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    Non bisogna allarmarsi per le zanzare che possono trasmettere la malaria trovate in Puglia

    Lo scorso settembre in alcune aree rurali della provincia di Lecce è stata fatta un’indagine scientifica per verificare la presenza di zanzare appartenenti a specie capaci di trasmettere la malaria. I risultati dello studio, condotto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata e dall’Istituto Superiore di Sanità insieme all’ASL di Lecce, sono stati pubblicati il 10 aprile sulla rivista scientifica Parasites & Vectors: di 216 zanzare e larve di zanzara catturate, 20 appartenevano alla specie Anopheles sacharovi, una di quelle che possono fare da vettore agli organismi unicellulari che causano la malaria.Questo non significa che la malaria sia tornata in Italia, dunque non bisogna allarmarsi. Le zanzare in questione non erano parassitate dagli organismi unicellulari (per la precisione protozoi del genere Plasmodium) che causano la malattia, e inoltre erano poche. Per le autorità sanitarie è però importante prendere in considerazione i rischi legati alla presenza delle zanzare Anopheles. Nell’ultimo decennio in Italia sono stati segnalati centinaia di casi di malaria, quasi tutti relativi a persone che avevano viaggiato all’estero: se una zanzara Anopheles succhiasse il sangue di una persona infettata in questo modo, potrebbe poi diffondere la malattia. Dunque per prevenire un’eventuale reintroduzione della malaria le autorità sanitarie devono sorvegliare la presenza di queste zanzare, peraltro favorita dal cambiamento climatico.
    Nel 2022 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che ci siano stati 249 milioni di infezioni da malaria, quasi sempre a causa delle zanzare che sono portatrici sane della malattia (e che sono solo alcune tra le numerose specie di zanzare esistenti). Se curato subito, un paziente riesce a guarire senza particolari problemi, ma la malaria può portare alla morte se non si riceve un’assistenza sanitaria adeguata: in Africa, dove si registra più del 90 per cento dei casi e delle morti per malaria, continua a succedere.

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    In Italia la malaria era una malattia endemica fino alla prima metà del Novecento: è di fatto scomparsa negli anni Cinquanta, dopo decenni di bonifiche, uso di insetticidi (principalmente il DDT, poi vietato per i danni che faceva) e progressi di vario genere nel miglioramento delle tecniche agricole e nel contrasto alla povertà.
    Delle specie di zanzare che sono in grado di trasmettere la malattia, l’Anopheles sacharovi non era stata rilevata in Puglia nell’ultima indagine sui vettori della malaria, fatta alla fine degli anni Sessanta. La ricerca condotta lo scorso anno in provincia di Lecce è stata decisa a causa del ritrovamento di una singola zanzara Anopheles nel settembre del 2022 e ha confermato che questi insetti sono tuttora presenti nella regione.
    Gli autori dello studio ritengono che le iniziative di contrasto alla malaria del secolo scorso abbiano grandemente ridotto la presenza di questa specie, ma che alcune popolazioni residue siano rimaste nelle aree rurali meno antropizzate. Pensano inoltre che di recente il loro numero potrebbe essere aumentato – fino a farcene accorgere – a causa del progressivo abbandono delle zone di campagna e dell’aumento di condizioni climatiche favorevoli.
    L’Anopheles sacharovi non è la sola specie di zanzara capace di trasmettere la malaria che sia stata trovata negli ultimi anni nel Sud Italia, in particolare lungo le zone costiere. Finora la loro presenza non ha causato particolari problemi perché, come nota lo studio pubblicato su Parasites & Vectors, la loro «densità non risulta sufficientemente rilevante, dal punto di vista epidemiologico, da costituire una minaccia per la salute». Vanno però tenute sotto controllo con ulteriori indagini, anche in altre regioni del Sud.

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    È stata trovata una nuova sottospecie di Xylella in provincia di Bari

    Caricamento playerA Triggiano, in provincia di Bari, è stata trovata una nuova sottospecie del batterio Xylella fastidiosa, quello che negli ultimi anni ha causato la morte e l’abbattimento di milioni di ulivi. La nuova specie è stata trovata su sei mandorli. Donato Pentassuglia, assessore all’Agricoltura della Puglia, ha detto all’agenzia di stampa ANSA che gli alberi su cui il batterio è stato trovato saranno abbattuti e verranno fatte analisi sulle piante presenti in un’area di 800 metri di raggio intorno. Il nome della sottospecie individuata sui mandorli è Xylella fastidiosa fastidiosa, mentre la sottospecie già ben nota è la Xylella fastidiosa pauca.
    La Xylella è la causa del “disseccamento rapido”, una malattia che se colpisce gli ulivi li porta a non produrre più olive e a morire in poco tempo. Si trasmette da un albero all’altro grazie ad alcuni insetti vettori, e principalmente attraverso il Philaenus spumarius, noto con il nome comune di “sputacchina”. È stato ricostruito che il batterio arrivò in Salento, nel sud della Puglia, nel 2008, trasportato da una pianta di caffè proveniente dal Costa Rica. Della sua presenza ci accorgemmo solo nel 2013, quando in Salento molti ulivi cominciarono a morire per il disseccamento rapido, per cui non esiste una cura. Da allora il batterio ha continuato a diffondersi verso nord e negli ultimi due anni è arrivato in provincia di Bari.
    Da anni la Regione Puglia contrasta la diffusione del batterio facendo ripetuti controlli su ampie aree di territorio agricolo. Il Piano d’azione per contrastare la diffusione di Xylella fastidiosa in Puglia 2023-2024 prevede zone dette “cuscinetto” e “di contenimento” a nord delle zone infette in cui vengono fatte analisi a campione sugli insetti vettori e, se è confermata la presenza della Xylella, su piante della zona. È stato così che è stato trovato il batterio nei mandorli, dopo una raccolta di campioni fatta a gennaio.

    Dall’inizio dell’anno le operazioni di monitoraggio hanno già interessato 2.614 ettari di terreno, cioè circa 26 chilometri quadrati; le piante ispezionate sono state più di 17mila. Tra gennaio e febbraio gli abbattimenti sono stati 237, ma finora nessuno ha riguardato piante infette: sono state abbattute anche quelle valutate a rischio per contenere la diffusione del batterio.
    «Non dobbiamo creare allarmismi», ha detto Pentassuglia, «ma nemmeno abbassare la guardia». L’assessore ha poi aggiunto che non si sa ancora se la sottospecie di Xylella sia più o meno dannosa per gli ulivi o altre piante, ma ha ricordato che la sputacchina si nutre anche della linfa della vite, un’altra pianta fondamentale per l’economia agricola non solo pugliese, e anche per questo bisogna continuare a fare attenzione alla diffusione del batterio. LEGGI TUTTO