More stories

  • in

    Il grande caldo nell’emisfero boreale

    Caricamento playerDa alcuni giorni in parte dell’Europa, del Nord Africa, dell’Asia e del Nord America si registrano temperature massime molto al di sopra della media per questo periodo dell’anno. Secondo le previsioni in Europa si potrebbero raggiungere nuovi record, specialmente in Italia dove per Sicilia e Sardegna sono previste massime fino a 48 °C martedì. Negli Stati Uniti la grande ondata di calore sta interessando in particolare il sud e gli stati occidentali, con una massima di 53,9 °C registrata nella Death Valley in California, spesso uno dei posti più caldi del pianeta. In Cina sono stati raggiunti i 52,2 °C secondo le prime rilevazioni provvisorie: se confermate, sarebbe un nuovo record per la temperatura più alta mai registrata nel paese.L’Europa sta affrontando una seconda ondata di calore in appena una settimana, con temperature alte soprattutto in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Il caldo interessa inoltre buona parte del bacino del Mediterraneo ed è causato da un sistema di alta pressione proveniente dal Nord Africa, che ha ridotto la probabilità di precipitazioni e portato a condizioni in parte comparabili con quelle dell’agosto del 2021, quando in alcune zone della Sicilia si erano registrate massime intorno ai 48,8 °C.Nei giorni scorsi il ministero della Salute aveva segnalato un alto livello di rischio a causa del caldo in 16 città. Secondo le previsioni martedì 18 luglio ci sarà un aumento marcato delle temperature massime e minime, probabilmente con nuovi record. A Roma si prevedono massime intorno ai 42-43 °C, al di sopra del record dei 40,5 °C registrato nell’agosto del 2007. Il fronte di aria calda in arrivo da sud-ovest sull’Italia è mostrato in buona parte delle elaborazioni effettuate utilizzando dati satellitari, che rilevano gli spostamenti di masse d’aria a diverse temperature nell’atmosfera.⚠️🔴♨️🇮🇹The arrival of the severe #heatwave over #Italy is visible in the RGB Airmass product by #eumetview.Look at the red area of very warm air slowly extending on the peninsula and the islands in the latest 12hrs(until 14.30UTC) #Caronte #Weather @Giulio_Firenze @climatemon pic.twitter.com/ar00cqHj1R— antonio vecoli 🛰️🇪🇺#️⃣ (@tonyveco) July 16, 2023In Spagna sono previste temperature massime ben al di sopra dei 40 °C in buona parte del centro-sud del paese, zone in cui fa già solitamente molto caldo d’estate, ma anche in questo caso con probabili nuovi record rispetto alle rilevazioni degli anni scorsi.#Predicción de #temperaturas máximas y mínimas para #hoy y sus variaciones (2/2). https://t.co/nkt7p7WaxU pic.twitter.com/0lsHkfuS1Q— AEMET (@AEMET_Esp) July 17, 2023L’ondata di caldo sul Mediterraneo e il Sud Europa è dovuta a un anticiclone, cioè un sistema di alta pressione, che si presenta spesso in estate e che comporta periodi con poche piogge, scarsa nuvolosità e poco vento. A differenza dei fronti di bassa pressione, gli anticicloni si muovono più lentamente e possono interessare per giorni, talvolta settimane, estese porzioni di territorio. La loro permanenza in aree dove solitamente fa già molto caldo, come la zona desertica del Sahara, li rende ancora più stabili e caldi. L’anticiclone attuale secondo le previsioni impiegherà almeno un paio di settimane per dissipare parte della propria energia, sotto forma di calore, prima di lasciare spazio alle piogge.Negli ultimi anni è stata osservata una maggiore permanenza degli anticicloni sull’Europa, così come la loro capacità di spingersi più verso nord rispetto a quanto avveniva alcuni decenni fa. Il cambiamento è ormai evidente, ma ricondurre singoli fenomeni agli effetti del riscaldamento globale è difficile e richiede molte analisi. In generale si è comunque osservato un cambiamento delle correnti atmosferiche, con andamenti compatibili con le ondate di caldo rilevate negli ultimi anni e con i prolungati periodi di siccità.Una analisi sull’ultima ventina di anni in Europa ha segnalato come le ondate di calore siano diventate più intense e frequenti. Lo scorso anno vari paesi europei come Spagna, Francia e Italia avevano superato in più occasioni i 40 °C di temperatura massima giornaliera. Il fenomeno era stato ricondotto da alcuni studi al cambiamento climatico, con avvisi sull’aumentato rischio di avere estati più calde con maggiore frequenza.Nel Nord America un altro sistema di alta pressione sta causando un marcato aumento delle temperature massime, con avvisi e allerte da parte delle autorità negli Stati Uniti e che nel complesso riguardano un’area in cui vivono oltre 100 milioni di persone. A Las Vegas, nel Nevada, le previsioni segnalano che si potrebbero raggiungere i 47,2 °C, segnando un nuovo record per la città. Non molto distante, a Phoenix in Arizona, la temperatura media giornaliera non è scesa sotto i 43 °C per più di due settimane, mentre a El Paso in Texas si è attestata intorno ai 38 °C.Una misurazione con un termometro non ufficiale della temperatura a Furnace Creek nella Death Valley, California, Stati Uniti (David McNew/Getty Images)In Asia la situazione non è migliore, con molti paesi che hanno dovuto affrontare più ondate di calore già a partire dallo scorso aprile. In Cina domenica 16 luglio è stato registrato un nuovo record con una temperatura massima di 52,2 °C nella città di Sanbao, nella regione autonoma dello Xinjiang. Il record precedente era di 50,3 °C ed era stato registrato nel 2015 nella depressione in cui si trova il lago di Ayding, sempre nello Xinjiang. Il territorio cinese è molto ampio e comprende aree climatiche diverse tra loro, di conseguenza sono frequenti forti sbalzi di temperatura in alcune aree. Negli ultimi anni, però, i fenomeni estremi sono diventati più frequenti e con maggiori effetti rispetto a un tempo.China just experienced its highest temperature in recorded history, topping out at an unbelievable 52.2°C (126°F).This crushes the country’s previous all-time high by 1.7°C (3°F). pic.twitter.com/CrmdgGgm7g— Colin McCarthy (@US_Stormwatch) July 16, 2023Parte della Cina sud-orientale si sta intanto preparando all’arrivo del tifone Talim, che porterà forti venti e piogge sulla costa. Alcune zone sono state evacuate e ci si attende che le precipitazioni diventino più intense entro martedì. Anche il Vietnam si sta preparando al passaggio del tifone e ha disposto l’evacuazione di circa 30mila persone nelle aree che si prevede saranno maggiormente interessate. Secondo le autorità locali, il tifone potrebbe essere uno dei più intensi degli ultimi anni per il golfo del Tonchino, nel Mar Cinese Meridionale.Il passaggio del tifone Talim a Hong Kong lunedì 17 luglio 2023 (AP Photo/Louise Delmotte)In Giappone sono stati diffusi avvisi alla popolazione per i rischi dovuti alle alte temperature, con massime intorno ai 40 °C. In Corea del Sud il presidente Yoon Suk-yeol ha detto di voler ripensare le strategie adottate per affrontare le ondate di calore e più in generale gli eventi atmosferici estremi, in particolare dopo le forti alluvioni che hanno interessato il paese negli ultimi giorni. Le piogge intense hanno causato inondazioni e allagamenti nei quali sono morte almeno 40 persone, mentre oltre 100mila hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni. Nel paese ci sono stati estesi blackout e la risposta delle autorità all’emergenza è stata giudicata carente.È probabile che nel corso di questa estate ci saranno altre ondate di calore, così come è possibile che l’anno in corso si riveli il più caldo mai registrato. Sull’andamento delle temperature potrebbe incidere anche “El Niño”, l’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e che influenza buona parte del clima del pianeta, contribuendo a un aumento della temperatura media globale.Domenica intanto la temperatura media globale della superficie marina (SST) ha raggiunto i 20,98 °C, con una nuova anomalia record rispetto al periodo di riferimento 1991-2020: 0,64 °C in più.La prima settimana di luglio è stata definita dall’Organizzazione meteorologica mondiale come la più calda mai registrata, sulla base dei dati preliminari finora raccolti, che saranno poi ulteriormente studiati e analizzati. Secondo gli esperti è probabile che da qui a fine agosto si registreranno nuovi record, dovuti sia agli effetti del riscaldamento globale dovuto alle attività umane sia all’influenza di El Niño. LEGGI TUTTO

  • in

    Ci saranno probabilmente altri giorni “più caldi mai registrati” quest’estate

    Caricamento playerMartedì 4 e mercoledì 5 luglio sono stati definiti i giorni più caldi mai registrati, a pari merito. E già lunedì 3 luglio la stima della temperatura media globale aveva superato i record precedenti: gli ultimi giorni insomma sono stati i più caldi sul pianeta dal 1979. I dati del Servizio meteorologico nazionale degli Stati Uniti su cui sono basate le stime sono ancora preliminari, ma poco sorprendenti. Gli esperti avevano previsto che probabilmente nel corso di quest’estate sarebbero stati raggiunti record di questo tipo, e dicono anche che da ora alla fine di agosto ce ne saranno altri.All’effetto del riscaldamento globale dovuto alle attività umane si sono infatti aggiunti due fenomeni naturali che causano un aumento delle temperature: l’estate nell’emisfero boreale e El Niño, quel periodico insieme di condizioni atmosferiche che avviene nell’oceano Pacifico ma influenza il clima di gran parte del pianeta. A giugno ne è cominciato uno nuovo e per quest’anno ci si aspetta un particolare aumento della temperatura media.Tutti i record di questo tipo avvengono quando è estate nell’emisfero boreale, quello in cui si trova anche l’Italia, perché la temperatura superficiale ha variazioni più ampie sulle terre emerse che sugli oceani. Dato che ci sono molte più terre emerse nell’emisfero settentrionale rispetto a quello meridionale, è il primo a influenzare di più le variazioni della temperatura media globale. Le temperature medie più alte si registrano dunque durante l’estate boreale, quelle più basse durante l’inverno boreale.Negli ultimi anni i valori delle temperature medie globali sono cresciuti progressivamente: nell’agosto del 2016 la temperatura media era di 16,92 °C; secondo le prime stime, lunedì di questa settimana era di 17,01 °C mentre martedì e mercoledì di 17,18 °C. Possono sembrare valori relativamente bassi, ma per interpretarli correttamente va ricordato che nell’emisfero australe siamo in inverno e che parliamo di una media.La temperatura media globale giornaliera viene stimata utilizzando modelli computazionali, cioè simulazioni basate su grandi modelli calcolati con i computer, che sono usati per fare previsioni meteorologiche e si basano su tantissimi valori di temperatura misurati in giro per il mondo e da dati ottenuti dai satelliti.Quando riferendosi alla temperatura si dice “mai registrata” si intende tecnicamente dal 1979 ad oggi: in quell’anno le tecnologie satellitari raggiunsero un livello tale da permettere misurazioni accurate. Si può andare però anche molto più indietro nel tempo grazie allo studio della climatologia, che si basa su dati di tipo diverso: per esempio quelli che si possono ottenere dai sedimenti marini, dai prelievi a grande profondità di ghiaccio dei ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide. Grazie alla climatologia sappiamo per esempio che per trovare un clima globale caldo come quello degli ultimi anni bisogna andare indietro di 120mila anni, al cosiddetto periodo Eemiano.I record degli ultimi giorni sono stati rilevati dal sistema di previsioni meteorologiche della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale statunitense che si occupa di meteorologia. È un sistema che permette di produrre stime molto velocemente, già il giorno successivo a quello su cui si vogliono ottenere informazioni. È meno avanzato di altri modelli, come l’“ERA5” del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF), ma solitamente quando si tratta di variazioni notevoli delle medie globali, i risultati dei due modelli sono coerenti.Per ora l’ECMWF ha diffuso i propri dati relativi a lunedì 3 luglio e per tale giornata ha confermato il record. Sono diverse solo le stime della temperatura: per Copernicus due giorni fa è stata registrata una media globale di 16,88 °C, mentre il record dell’agosto del 2016 era di 16,80 °C. Le differenze con le stime statunitensi dipendono dai metodi leggermente diversi usati dai modelli computazionali e dai diversi insiemi di dati utilizzati. Sul fatto che siano giorni più caldi del solito sono comunque concordi.📈 According to preliminary data from the #ERA5 dataset, the global average 2m #temperature reached 16.88°C on Monday, breaking the previous record of 16.80°C from August 2016.Get the data 👉 https://t.co/V3rirrGxRD#Climate #ClimateChange pic.twitter.com/gwVEYxfPok— Copernicus ECMWF (@CopernicusECMWF) July 5, 2023– Leggi anche: È molto probabile che supereremo il limite di 1,5 °C entro il 2027 LEGGI TUTTO

  • in

    Non sappiamo quali saranno gli effetti del nuovo El Niño sull’Europa

    L’8 giugno la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale statunitense che si occupa di meteorologia, ha annunciato che è infine tornato il cosiddetto “El Niño”, quell’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e influenza il clima di gran parte del pianeta, portando tra le altre cose a un aumento della temperatura media globale. Per i prossimi anni dunque si prevedono nuovi record di alte temperature perché gli effetti del riscaldamento dovuto alle emissioni di gas serra saranno ulteriormente accentuati da quelli di El Niño.Ci saranno poi altre conseguenze del fenomeno atmosferico, che riguarderanno le precipitazioni: a causa di El Niño in alcune regioni pioverà di più e in altre di meno. Per la sua lontananza dal Pacifico, l’Europa non subirà gli effetti più forti di El Niño, ma un’influenza ci sarà comunque, specialmente se quello di quest’anno – ed eventualmente dei prossimi, se la situazione dovesse durare a lungo – sarà particolarmente intenso.Con l’espressione “El Niño” si fa riferimento a una delle tre fasi di quello che i climatologi chiamano ENSO, acronimo inglese di “El Niño-Oscillazione Meridionale”: una variazione dei venti e della temperatura della superficie della parte tropicale orientale del Pacifico che avviene periodicamente a intervalli irregolari. C’è una fase neutra in cui l’acqua superficiale del Pacifico è più fredda nella parte orientale dell’oceano rispetto a quella occidentale e i venti tendono a soffiare da est a ovest complessivamente.“El Niño” è invece la fase detta di riscaldamento, in cui i venti si indeboliscono o cambiano direzione, spingendo le acque più calde verso est invece che verso ovest: si scaldano così le acque superficiali del Pacifico orientale, sempre nella fascia tropicale. Il suo nome significa “il bambino” in spagnolo: deriva dal fatto che nel Diciassettesimo secolo i pescatori del Perù notarono che a intervalli di qualche anno le acque dell’oceano diventavano più calde nel periodo di Natale, cioè della festa di Gesù bambino.Convenzionalmente si dice che El Niño è iniziato quando la temperatura negli strati d’acqua superficiali nella fascia tropicale del Pacifico orientale aumenta di almeno mezzo grado Celsius rispetto alla media di lungo periodo, situazione che si è verificata tra fine maggio e inizio giugno.Come è cambiata la temperatura degli strati superficiali dell’acqua del Pacifico rispetto alla media tra il 30 gennaio e il 4 giugno 2023 rispetto alla media di lungo periodo (NOAA)Tra le altre cose El Niño potrebbe portare molte precipitazioni nel sud degli Stati Uniti e nel Golfo del Messico, e ridurle fino a condizioni di siccità nel sud-est asiatico, in Australia e nell’Africa centrale; al tempo stesso El Niño aumenta la frequenza di tempeste tropicali nel Pacifico e diminuisce quella di uragani nell’Atlantico.Un El Niño molto forte potrebbe avere effetti considerevoli, con alluvioni in alcune aree e siccità in altre, con danni per l’agricoltura e la pesca soprattutto per i paesi sulle coste del Pacifico. Si stima che tra il 1997 e il 1998 El Niño causò danni in giro per il mondo pari a quasi 35 miliardi di dollari, con 23mila morti riconducibili al fenomeno atmosferico. L’ultima volta in cui si è verificato fu nel 2016: l’anno con la temperatura media globale più alta mai registrata.Da zona a zona comunque gli effetti possono variare, anche a seconda dell’intensità dell’El Niño in questione, e sarebbe complicato elencarli tutti: alcune regioni del mondo potrebbero essere più fredde o più calde del solito in diversi momenti dell’anno.Per quanto riguarda l’Europa, ci sono molte incertezze su se e come il nuovo El Niño ne influenzerà le condizioni meteorologiche, sia per quanto riguarda la temperatura che le precipitazioni. Potrebbe causare inverni più freddi della media nel Nord Europa, ma non è certo: dipenderà da quanto sarà intenso, se fosse molto forte ci sarà invece una tendenza per temperature più alte. Altre possibilità sono che porti un’estate e un autunno più piovosi nella penisola iberica, cioè in Portogallo e Spagna, e un autunno più caldo nel Mediterraneo, Italia compresa.La terza fase di ENSO, quella di raffreddamento, è stata chiamata “La Niña”, al femminile, in quanto opposto di El Niño. Si verifica quando i venti diretti da est a ovest soffiano più forte, spingendo le acque calde ancora più a ovest rispetto alla fase neutra e rendendo particolarmente più fredde quelle del Pacifico orientale: succede infatti che acque più fredde risalgono dalle profondità oceaniche, raffreddando quelle in superficie.Generalmente due diverse fasi di El Niño avvengono a una distanza che va dai due ai sette anni e di solito durano dai nove mesi a un anno; non si alternano necessariamente con le fasi di La Niña, che peraltro sono meno frequenti.Fino allo scorso marzo eravamo in una fase di La Niña, la terza di fila dal 2020: nonostante il suo generale effetto di raffreddamento globale gli ultimi tre anni sono stati particolarmente caldi (il 2022 il terzo più caldo di sempre per temperatura media), un segno del fatto che anche in presenza di La Niña le conseguenze del cambiamento climatico causato dalle attività umane sono evidenti.– Leggi anche: È molto probabile che supereremo il limite di 1,5 °C entro il 2027 LEGGI TUTTO