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    La motovedetta con i 43 migranti di ritorno dall’Albania è arrivata a Bari

    Crippa (Lega): da giudici ennesima invasione di campo«Dai giudici ennesima invasione di campo, decisione che danneggia l’Italia e che fa felici le sinistre e i clandestini» dichiara il vicesegretario della Lega Andrea Crippa.Schlein: clamoroso fallimento di Meloni, soldi buttatiL’opposizione va all’attacco. «Giorgia Meloni si rassegni, i centri in Albania non funzionano e non funzioneranno, sono un clamoroso fallimento» dichiara la segretaria Pd Elly Schlein. «Aumentano a dismisura le risorse pubbliche sprecate a causa dell’ostinata volontà del governo di non rispettare le leggi e le sentenze europee. Chiederemo di avere il resoconto di tutti i costi sostenuti dallo Stato in questa missione. Secondo le nostre stime, siamo ormai a oltre un miliardo di euro che poteva essere investito per assumere infermieri e medici nei reparti svuotati della sanità pubblica».Crosetto: «Sì a qualunque cosa giusta per difesa paese»«Io sono convinto che chi governa debba fare qualunque cosa giusta per difendere la nazione. Questo sì, è uno dei compiti di chi ha la responsabilità di governare». L’ha detto Guido Crosetto, uno dei fondatori di Fratelli d’Italia e ministro della Difesa arrivando alla direzione nazionale del partito a Roma.Musumeci, non opportuno Meloni in Aula su caso Almasri«C’è una indagine in corso ed è stata spiegata la ragione per la quale in questo momento non è opportuno, per rispetto della magistratura, che il presidente (del Consiglio, ndr) vada in Aula. Del resto ha riferito già il collega Piantedosi». Così Nello Musumeci, ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, arrivando alla direzione nazionale di FdI parlando della vicenda Almasri. Sull’ipotesi che FdI possa chiedere alla sua ‘base’ di scendere in piazza, ha poi aggiunto: «Le piazze appartengono al nostro codice genetico, perché quando non c’erano i cellulari e le emittenti libere, la piazza era per noi di destra l’unico luogo dove poter parlare agli italiani. Quindi siamo affezionati alle piazze».Malan (Fdi): «Cassazione è stata chiara, valgono le leggi»«Non ho letto le motivazioni di quest’ultimo dispositivo, ma la Cassazione è stata chiara… Valgono le leggi, e le leggi le fa – come dice la Costituzione – il Parlamento. Quando la Corte europea si esprimerà, vedremo». Lo dice il capogruppo di Fdi al Senato Lucio Malan, parlando, a margine della direzione nazionale di Fratelli d’Italia, della decisione del Tribunale di Roma di sospendere il trattenimento dei 43 migranti portati in Albania. «L’Italia è l’unico paese che non può rimandare a casa nessuno, l’unico paese nell’Unione europea. La Germania manda dove vuole, l’Olanda manda dove vuole, la Svezia manda dove vuole. L’Italia per una norma, o una non-norma presuntamente europea, deve tenerseli tutti, dal primo all’ultimo», l’affondo del senatore meloniano. LEGGI TUTTO

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    Caso Almasri, Meloni: da Lo Voi atto voluto, indagarmi è danno alla nazione

    Ascolta la versione audio dell’articolo6′ di lettura«A chiunque nei miei panni di fronte a questa vicenda cadrebbero un po’ le braccia». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, intervenendo all’evento La Ripartenza, organizzato dal giornalista Nicola Porro a Milano, rispondendo a una domanda sull’atto inviato a lei e alcuni ministri sul caso Almasri dalla Procura di Roma. «L’atto era chiaramente un atto voluto – ha rimarcato -, tutti sanno che le Procure in queste cose hanno la loro discrezionalità come dimostrato da numerosissime denunce di cittadini contro le istituzioni e su cui si è deciso di non procedere con l’iscrizione nel registro degli indagati, come negli anni del Covid».Meloni: indagarmi danno a nazione, non intendo mollare di un millimetro«Io ieri mi ritrovo sulla prima pagina del Financial times con la notizia che sono stata indagata e se in Italia i cittadini capiscono perfettamente quello che sta accadendo all’estero non è la stessa cosa. Quello che sta cadendo è un danno alla nazione, alle sue opportunità e questo mi manda ai matti» ha aggiunto la premier. E ancora: «Agli italiani dico: finché ci siete voi ci sono anche io. Non intendo mollare di un millimetro, finché gli italiani sono con me».Loading…«Alcuni giudici vogliono governare, ma così sistema crolla»Non basta. «Ci sono alcuni giudici, fortunatamente pochi, che però vogliono decidere la politica industriale, vogliono decidere la politica ambientale, vogliono decidere le politiche dell’immigrazione, vogliono decidere se e come si possa riformare la giustizia, vogliono decidere per cosa possiamo spendere e per cosa no. In pratica vogliono governare loro» ha aggiunto Meloni, che ha sottolineato come ci sia «un problema» perché «sè io sbaglio gli italiani mi mandano a casa, se loro sbagliano nessuno può fare o dire niente. Nessun potere al mondo in uno stato democratico funziona così, i contrappesi servono a questo e la magistratura svolge un ruolo fondamentale nella nostra democrazia. È una colonna portante della nostra Repubblica, solo che nessun edificio regge su una colonna sola. Quando un potere dello Stato pensa di poter fare a meno degli altri, il sistema crolla, non può tenere».Continua insomma lo scontro muscolare tra maggioranza e opposizione sul caso Almasri. Un caso che blocca anche Parlamento. I lavori delle aule, su decisione delle conferenze dei capigruppo, sono sospesi fino alla prossima settimana in attesa che il governo faccia sapere se e con chi intenda riferire sulla questione. Il tutto dopo che è stata la stessa premier ad annunciare via social di essere indagata per favoreggiamento e peculato insieme a Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, per la gestione del caso del comandante libico Najeem Osema Almasri Habish, arrestato e poi rilasciato e riportato in Libia con aereo di Stato dei servizi. Una notifica arriva dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi dopo un esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti.Tajani: Lo Voi non ha fatto l’interesse dell’Italia «Questa scelta secondo me non fa l’interesse dell’Italia». Così il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha commentato l’atto inviato dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi alla premier Giorgia Meloni e altri componenti del governo sul caso Almasri. «Il problema è la scelta di un magistrato di iscrivere nel registro degli indagati del tribunale ministri. Non è un atto dovuto – ha aggiunto Tajani a margine di una conferenza stampa di FI sulla sanità -, quindi c’è una scelta, mi auguro non legata ad altre vicende, frutto di una richiesta di un avvocato che era stato al governo con un governo di sinistra e che fa parte dello schieramento di opposizione. A pensar male si fa sempre bene. Un servitore dello Stato, prima di fare delle scelte a mio giudizio più che azzardate, deve pensare se la sua scelta, visto che non è un atto dovuto, fa o meno l’interesse dell’Italia». LEGGI TUTTO

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    La Russa sulle dimissioni di Santanchè: «La sentenza della Cassazione un elemento da valutare»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Credo che Daniela, quando ha detto che avrebbe valutato, può darsi che valuti anche questo. Però non l’ho sentita. Anzi me lo hanno appena detto della sentenza. Non ci ho ragionato. Però certamente anche quello è un elemento di valutazione. Se cambia qualcosa? E’ un elemento di valutazione, ripeto». Il presidente del Senato Ignazio la Russa ha risposto così ai cronisti che, a margine del convegno sui 30 anni di An, gli chiedono di commentare la sentenza della Cassazione sul caso Santanché.La Suprema Corte ha rigettato la questione di competenza territoriale in favore di Roma sollevata dalla difesa. Resta perciò a Milano il procedimento in cui la ministra del turismo Daniela Santanchè e altre due persone sono imputate di truffa ai danni dell’Inps in un filone dell’inchiesta su Visibilia.Loading…Udienza gup Santanchè potrebbe chiudersi entro maggio Riprenderà il prossimo 26 marzo e potrebbe concludersi entro maggio l’udienza preliminare a Milano nei confronti di Santanchè, del suo compagno Dimitri Kunz e di una terza persona, accusati di truffa aggravata ai danni dell’Inps in uno dei filoni dell’indagine su Visibilia per presunte irregolarità legate alla cassa integrazione ottenuta per 13 dipendenti durante il Covid con ingenti danni per l’istituto previdenziale.Calanderizzata la mozione di sfiducia M5SLa mozione di sfiducia presentata dal Movimento Cinque Stelle contro la ministra del Turismo Daniela Santanchè sarà discussa in Aula alla Camera lunedì 10 febbraio. È quanto si legge dal calendario dei lavori dell’assemblea di Montecitorio. La decisione è stata presa nel corso della conferenza dei capigruppo che si è tenuta ieri. Il voto sulla mozione è previsto martedì 11 febbraio nel pomeriggio.Le conclusioni del pgIl procuratore generale della Cassazione ieri, durante l’udienza, aveva concluso ritenendo che il procedimento dovesse restare a Milano. A sollevare la questione della competenza territoriale era stato il difensore della ministra, Nicolò Pelanda, ritenendo che Roma sia il luogo non solo dove si trova il server dell’Inps, ma soprattutto dove è stato effettuato il primo pagamento a uno dei dipendenti Visibilia relativo alla cassa integrazione, ossia su un conto bancario romano. Non così per la Procura milanese, per il pg e per il legale dell’Inps Aldo Tagliente, poiché la presunta truffa contestata sarebbe avvenuta con una condotta “continuata” su tutti i dipendenti e con l’ultimo pagamento su un conto a Milano di un altro dipendente. Quindi la competenza si radicherebbe nel capoluogo lombardo. La gup Tiziana Gueli, in sede di udienza preliminare lo scorso 23 ottobre, anche in base alla riforma Cartabia, aveva trasmesso gli atti alla Suprema Corte per dirimere la questione. LEGGI TUTTO

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    Caso Almasri, chi è Bongiorno, avvocato delle istituzioni: da Andreotti a Meloni

    Portavoce di “Futuro e libertà per l’Italia” nel periodo 2011-2013, dal giugno 2018 al settembre 2019 è ministra per la Pubblica amministrazione con delega alla digitalizzazione e alla semplificazione nel primo governo Conte.I casi da legale Come penalista, si occupa anche di molti casi di cronaca: dall’omicidio di Meredith Kercher, difendendo Raffaele Sollecito, poi assolto in Cassazione, al caso di stupro che vede tra gli imputati Ciro Grillo, il figlio di Beppe Grillo fondatore del M5S, come legale della presunta vittima della violenza.Salta informativa governo su Almasri, opposizioni in rivoltaAutrice di diverse pubblicazioni – “Nient’altro che la verità. Come il processo Andreotti ha cambiato la mia vita” (2005); “Con lascusa dell’amore” (con M.Hunziker, 2013); “Le donne corrono da sole” (2015) – Bongiorno difende anche il ministro Matteo Salvini nel caso della nave Gregoretti e nel processo Open Arms dai quali viene assolto. Tra i vari incarichi, c’è anche quello di far parte del cda di diverse società quotate tra cui la Juventus.Giulia Bongiorno è anche la prima firmataria del ddl, appena approvato in commissione, che punta ad impedire, in caso di violenza domestica, che il coniuge o il convivente possano disporre delle spoglie mortali della vittima in caso di condanna. LEGGI TUTTO

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    Proporzionale, ma con premio: ecco come il “lodo Franceschini” ha rilanciato il dibattito sulla legge elettorale

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaProporzionale sì, ma col premio di maggioranza. Alleanza sì, ma solo tecnica per vincere nei collegi uninominali. Anzi no, via i collegi e sì alle preferenze. Da qualche giorno il dibattito politico, a destra come a sinistra, ha rispolverato l’annosa questione della riforma del sistema elettorale. Che cosa c’è sotto, quando mancano ancora quasi tre anni alle prossime elezioni politiche? Qui occorre fare un passo indietro, anzi due.Il lodo Franceschini scuote il Pd: marciare divisi per colpire unitiA rilanciare il tema è stato da ultimo un big del Pd come Dario Franceschini: già segretario dopo Walter Veltroni, più volte ministro e parlamentare fin dove arriva la memoria dei cronisti, si è schierato con Bersani prima che Bersani vincesse le primarie, idem con Renzi, e contro tutti i pronostici idem con Schlein. Uno che conta, insomma, e che spesso indica la rotta prima degli altri. Ebbene, in un’intervista rilasciata a Repubblica il 24 gennaio Franceschini espone così il suo “lodo”: «Si dice spesso che la destra si batte uniti. Io mi sono convinto che la destra la battiamo marciando divisi. I partiti sono diversi e lo resteranno, è inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo», è la sua realistica analisi di fronte alle divisioni del centrosinistra e in particolare tra Pd e M5s, a partire dalla politica estera. Da qui la proposta: «Si vada ognuno per proprio conto, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale. È sufficiente stringere un accordo sul terzo dei seggi che si assegnano con i collegi uninominali per battere i candidati della destra». Non si tratta di un “liberi tutti” come se si giocasse la partita con un sistema proporzionale puro, visto che l’attuale Rosatellum prevede due terzi dei seggi da attribuire proporzionalmente e un terzo tramite collegi uninominali (viene eletto solo chi arriva primo). Inoltre la scheda elettorale è unica, con il candidato del collegio uninominale collegato alle liste dei partiti che lo sostengono, quindi non sono possibili desistenze vecchia maniera: l’alleanza va siglata. Ma un conto è un’alleanza “tecnica”, elettorale, un conto è la costruzione di una coalizione con un capo politico e con un programma dettagliato. Sulla base del “lodo Franceschini” bastano insomma pochi punti in comune, visto che la presentazione di un programma dell’alleanza è prevista dal Rosatellum, e per il resto ognun per sé con i suoi temi da proporre agli elettori. Quanto al capo della coalizione, e quindi al candidato premier, visto che la legge non obbliga a indicarlo, si vedrà dopo le elezioni in base ai voti raccolti da ciascun partito.Loading…Il placet di Conte: «Così si preserva la diversità del M5s»Tutto sommato lo schema non fa una piega, anche se non sembra poter scaldare i cuori, e serve al Pd per prendere le distanze dai continui diktat del leader del M5s Giuseppe Conte concentrandosi sulla proposta politica del Pd. Non c’è dunque da stupirsi se la proposta di Franceschini lascia tiepidi molti compagni di partito “unitaristi” e lo stesso padre dell’Ulivo Romano Prodi («la disunione non fa la forza») e piace invece ai Cinque Stelle: preserva infatti la voglia di distinguersi senza pregiudicare – almeno sulla carta – la possibilità di tornare al governo. «La prospettiva indicata da Franceschini per il centrosinistra è compatibile con la sensibilità del Movimento 5 Stelle», è il placet di Conte. «Dobbiamo anche prendere atto, ed è una realtà, che nell’area progressista ci sono forze di varie sensibilità. Quindi bene lavorare in modo realistico rispettando anche le diversità per poi colpire uniti. È un percorso che ci consentirebbe di coltivare anche le nostre posizioni più singolari e specifiche, di non lasciarci assorbire in un processo che ci snaturerebbe, ma con l’obiettivo di colpire uniti». Come poi una siffatta alleanza di diversi e senza un leader riconosciuto («diversamente uniti», copyright del dem Goffredo Bettini) possa essere competitiva di fronte a un centrodestra compatto attorno alla premier Meloni è un altro paio di maniche.Perché Meloni lavora invece a cancellare i collegi del RosatellumMa siamo sicuri che alle prossime politiche si voterà ancora con il Rosatellum? E che fine ha fatto la riforma costituzionale per l’elezione del premier che porta con sé una legge elettorale specifica? Qui occorre fare il secondo passo indietro e andare al 9 gennaio, giorno della conferenza stampa di fine/inizio anno di Giorgia Meloni: in quell’occasione la premier ha fatto capire che l’idea prevalente al momento è quella di dare il via libera al premierato in Parlamento con calma, verso la fine della legislatura, in modo da celebrare l’insidioso referendum confermativo solo dopo le politiche (il ricordo del fallito referendum del 2016 che portò alle dimissioni dell’allora premier Matteo Renzi è sempre ben presente agli inquilini di Palazzo Chigi). In questo caso – ha detto Meloni – l’attuale legge elettorale potrà subire delle migliorie. Già, perché il Rosatellum ha agli occhi della premier il difetto di costringerla a una defatigante trattativa con i partiti minori del centrodestra per la “spartizione” dei collegi uninominali. Non solo. Con il Rosatellum non c’è la certezza della vittoria: nel 2018 l’esito è stato quello di nessuna maggioranza, con la conseguenza che la scorsa legislatura è stata segnata da tre governi di segno politico diverso (giallo-verde con M5s e Lega, giallo-rosso con M5s e Pd, infine la grande coalizione di Draghi); al contrario nel 2022, grazie al fatto che il centrosinistra si è presentato diviso in tre (Pd con Avs e Più Europa, M5s e Terzo polo di Renzi e Calenda), il centrodestra è riuscito a vincere nella quasi totalità dei collegi ottenendo una supermaggioranza. E se la prossima volta le opposizioni dovessero trovare l’accordo mettendosi tutte assieme, magari solo per un accordo elettorale nei collegi come propone Franceschini?L’ipotesi allo studio: proporzionale sì, ma con premio di maggioranzaDal punto di vista di Palazzo Chigi meglio optare subito, anche senza premierato, sulla soluzione da sempre preferita dal centrodestra e che è anche il “canovaccio” per la futura elezione diretta del premier: un proporzionale con un premio che assicuri a chi vince una maggioranza del 55%. Insomma, sul tavolo c’è il vecchio Porcellum con l’aggiunta di una soglia per far scattare il premio: nel 2014 la Corte costituzionale, nel bocciare quella legge, stabilì infatti che il premio non può in ogni caso superare il 15%. Soglia al 40%, dunque. Oppure anche al 35%, come propone qualche dirigente di Fratelli d’Italia: l’importante è scavallare il 50%. Cosa fare al di sotto della soglia stabilita, vista l’allergia del centrodestra e in particolare della Lega al ballottaggio nazionale, non è chiaro (si rinuncia al premio, proporzionalizzando del tutto il voto?), ma l’ipotesi di non superare il 40% o addirittura il 35% è considerata residuale. LEGGI TUTTO

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    Belloni nominata consigliere diplomatico di von der Leyen

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaL’ex direttrice del Dis, Elisabetta Belloni è stata nominata Diplomatic Adviser – di fatto consigliere diplomatico – della presidente della Commissione Ursula von der Leyen nell’ambito del servizio di consulenza di Palazzo Berlaymont denominato Idea (Inspire, Debate, Engage and Accelerate Action), e nato con l’obiettivo di fornire alle policy comunitarie “idee innovative e uno spazio per la ricerca interdisciplinare e la collaborazione sulle priorità fondamentali’’. Il servizio Idea fa direttamente capo a von der Leyen. Belloni avrà presso l’esecutivo Ue un contratto iniziale di due anni, rinnovabile, per un massimo di 220 giorni di lavoro all’anno. Un team ad hoc supporterà l’attività di Belloni nell’ambito del servizio di consulenza Idea e in collaborazione con il Segretariato Generale della Commissione.Pochi giorni fa Belloni aveva lasciato la guida dei servizi di sicurezza. Laureata con lode in Scienze Politiche alla Luiss nel 1982, con una tesi in “Tecnica del negoziato internazionale” sulla conflittualità nell’area del Golfo Persico, Belloni vanta una carriera diplomatica di rilievo iniziata nel 1985 alla Farnesina, presso la Direzione Affari Politici. Dopo vari incarichi all’estero tra il 1986 e il 1999, rientra in Italia dove ricopre ruoli istituzionali di crescente importanza all’interno della Farnesina. Dal 2002 al 2004 è Capo della Segreteria del Sottosegretario agli Esteri, poi alla guida dell’Unità di Crisi. Dal 2008 al 2012 è Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo e, tra il 2013 e il 2015, Direttore generale per le Risorse e l’Innovazione. Promossa Ambasciatore di grado nel 2014, l’anno successivo assume l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Dal 2016 al 2021 è Segretario Generale della Farnesina e, dal 2021, Direttore generale del Disa, prima donna in un ruolo di massima rilevanza nel coordinamento della sicurezza nazionale. Nel marzo 2024 è stata, inoltre, nominata sherpa per il G7 e il G20.Loading… LEGGI TUTTO

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    Lavoro, ecco la strategia di Schlein tra Jobs act, Cgil e tour di ascolto delle imprese

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaNon solo quel che resta del renziano Jobs act, già fortemente ridimensionato negli anni dalla Corte costituzionale, con Elly Schlein che sostiene i quattro referendum abrogativi promossi dalla Cgil di Maurizio Landini e mezzo Pd contrario a partecipare a una campagna per cancellare una riforma allora votata da tutto il partito (Da Lorenzo Guerini a Graziano Delrio, dai liberal di Libertà Eguale Stefano Ceccanti, Enrico Morando e Giorgio Tonini alle ex capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, dall’unico rappresentante della minoranza in segreteria Alessandro Alfieri all’ex ministra Marianna Madia: già in molti hanno dichiarato che in primavera non ritireranno le schede sul Jobs act e voteranno solo sulla cittadinanza). Il nuovo fronte caldo del Pd sui temi economici e del lavoro si è aperto proprio in queste ore, con la discussione in Aula a Montecitorio della proposta di legge di iniziativa popolare per la partecipazione dei lavoratori al caitale d’impresa promossa dalla Cisl e dal suo leader in scadenza Luigi Sbarra (il suo mandato finisce il 12 febbraio) e fortemente osteggiata dalla Cgil di Landini in nome del benaltrismo.Il nuovo fronte dei riformisti dem: non possiamo votare contro la partecipazione dei lavoratoriIn assemblea del gruppo, in vista del voto previsto la prossima settimana, è ancora Guerini a dare battaglia: «La partecipazione dei lavoratori è un principio e un obiettivo importante che finalmente può trovare una prima affermazione grazie alla legge di iniziativa popolare proposta dalla Cisl che ho sottoscritto anche io alcuni mesi fa – è il Guerini pensiero – A onor del vero il testo uscito dalla commissione, come evidenziato dai membri del Pd, è stato significativamente modificato e annacquato rispetto alla proposta originaria. Ma non possiamo votare contro». Con Guerini, contro la tesi del voto contrario sostenuta da Arturo Scotto e Cecilia Guerra (entrambi provenienti da Articolo 1), si sono schierati tra gli altri l’ex sindaco di Bologna Virginio Merola, Anna Ascani, Simona Bonafé e Andrea De Maria. L’astensione potrebbe infine essere un compromesso, se Schlein vorrà evitare una spaccatura, ma il tema è comunque cartina di tornasole delle forti divisioni che attraversano il maggior partito d’opposizione, dal lavoro alla politica internazionale.Loading…Il j’accuse di minoranza e cattolici: troppo schiacciati sulla CgilUn Pd troppo schiacciato sulle posizioni “ultrasinistre” di Landini? Poco attento ai “penultimi” ossia alla classe media impoverita, come ha denunciato l’ex premier ed ex commissario Ue Paolo Gentiloni, che per il suo ritorno in campo ha scelto non a caso la platea orvietana dei riformisti di Libertà Eguale? E, soprattutto, un Pd poco attento alle ragioni del mondo produttivo del Nord? Sono queste le accuse della minoranza del Pd, e non solo: da Romano Prodi ai cattolici democratici riuniti il 18 gennaio scorso da Delrio a Milano, fino allo stesso Dario Franceschini che pure ha sostenuto Schlein nella sua corsa alle primarie contro Stefano Bonaccini, in molti mettono ormai in dubbio che con la proposta politica schleiniana si possano vincere le prossime elezioni.La strategia di Schlein della «riconnessione sentimentale»Dietro le scelte sul Jobs act e sulla Pdl per la partecipazione dei lavoratori al capitale d’imoresa c’è senz’altro, come ha spiegato il fedelissimo di Schlein in segreteria Marco Sarracino, la volontà di ricostituire l’asse storico con la Cgil allentatosi nella stagione renziana, quando il Pd guardava piuttosto alla Cisl: «Sui temi economici e sociali Schlein ha registrato non solo un avanzamento elettorale ma anche una riconnessione sentimentale con mondi che ci avevano abbandonato –. Nella stagione del Jobs act rompemmo non solo con il sindacato (e qui si intende appunto la Cgil, ndr) , ma anche con il mondo della scuola e con chi votò per il referendum sulle trivelle… Fu uno dei punti più bassi della storia politica».La risposta: un tour tra le imprese del Nord con Orlando (e Misiani)Riconnessione sentimentale con il sindacato rosso, dunque. Ma che ci sia bisogno di riconnettersi almeno in parte anche con chi il lavoro lo produce è esigenza ben presente alla segretaria “movimentista”. Che ha risposto a modo suo, ossia affidando già a fine anno la missione di fare una proposta di politica industriale al leader storico della sinistra dem ed ex ministro Andrea Orlando, appena dimessosi dal Parlamento per ricoprire la carica di consigliere regionale dopo essere stato battuto in Liguria dal centrodestra di Marco Bucci. E per la “riconnessione sentimentale” si parte subito, da metà febbraio, con un tour in tandem con il responsabile economico del partito Antonio Misiani (della stessa corrente di Orlando) nelle regioni del Nord produttivo: prima Veneto, poi Emilia Romagna e Lombardia. Un tour che vuole evocare quello fortunato fatto da Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta nel 2006 prima della seconda vittoria di Romano Prodi. Intanto Orlando ha già incontrato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini e nei prossimi giorni incontrerà la presidente Ance Federica Brancaccio. LEGGI TUTTO

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    Caso Almasri, ecco i reati in base ai quali sono indagati Meloni e 3 membri del governo

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNessun margine di discrezionalità, una denuncia è stata presentata (per ammissione della stessa premier Giorgia Meloni). L’intervento della procura di Roma a valle della scarcerazione del generale libico Almasri, accusato dalla Corte penale internazionale di torture, era obbligato, come pure la contestazione dei reati oggetto della denuncia stessa, favoreggiamento e peculato.Il favoreggiamento è punito fino a 4 anni di reclusione Il primo, punito nel massimo con 4 anni di reclusione, è stato tra l’altro modificato nel 2012 per inserire espressamente la Corte penale internazionale tra i soggetti le cui indagini sono ostacolate dalla condotta della persona indagata.Loading…Il peculato è punito con sanzione fino a 10 anni e 6 mesiIl secondo, peculato, colpisce il pubblico ufficiale che ha, per ragioni legate al suo ufficio, il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, e se ne appropria illegittimamente: la sanzione nei casi più gravi arriva a 10 anni e 6 mesi; nei casi più lievi (uso momentaneo della cosa e sua restituzione), la detenzione arriva nel massimo a tre anni.Casa Almasri, la competenza del tribunale dei ministriA riprova poi dei ristretti margini sia operativi sia cronologici a disposizione della procura c’è poi anche l’articolo 6 comma 2 della legge n. 1 del 1989 sui reati ministeriali (i quattro componenti del Governo, il premier Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano sono indagati in concorso tra loro).Meloni: “Ho ricevuto un avviso di garanzia da Lo Voi per Almasri”Nella norma si specifica che il procuratore della Repubblica, «omessa ogni indagine, entro il termine di 15 giorni» trasmette gli atti al tribunale dei ministri competente, «dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati perché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati». LEGGI TUTTO