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    Psb, ok di Camera e Senato a risoluzione maggioranza. Giorgetti: spread giù di 100 punti grazie a credibilità governo

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaL’Aula della Camera ha approvato con 183 voti a favore, 118 contrari e 2 astenuti la risoluzione di maggioranza sul Piano strutturale di bilancio (Psb) il documento di finanza pubblica da inviare a Bruxelles. Mentre l’Aula del Senato ha dato il via libera al Psb con 95 sì, 66 no e 4 astenuti. Precluse, quindi, in entrambi i casi le risoluzioni presentate delle opposizioni, su cui il governo aveva dato parere contrarioPsb, maggioranza Camera: strutturali effetti taglio cuneo e accorpamento IrpefTra gli impegni che la maggioranza sollecita al Governo attraverso la risoluzione alla Camera sul Piano strutturale di bilancio, si legge che la manovra di bilancio deve prevedere «interventi che rendano strutturali gli effetti del taglio al cuneo fiscale sul lavoro e l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni già in vigore per l’anno in corso; iniziative a sostegno delle famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose, e della genitorialità, anche con misure volte a supportare gli istituti per la conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari; risorse per proseguire con il percorso avviato di rinnovo dei contratti del pubblico impiego; individuare fondi per sostenere la spesa sanitaria e mantenere gli investimenti pubblici in rapporto al PIL al livello registrato durante il periodo di vigenza del Pnrr». Nel documento si chiede anche di «adottare le riforme e gli investimenti pubblici negli ambiti indicati nel Piano»Loading…Giorgetti: voglio costruire credibilità, spread giù di 100 punti«Affrontiamo ogni manovra con il fardello del debito con i relativi oneri e interessi e io invidio miei colleghi europei che hanno un gravame pari alla metà e quando io come un mantra continuo a ripetere prudenza, responsabilità e cautela, qualcuno dice ’questo ha il disco rotto’: no, non è un disco rotto perché io voglio costruire una credibilità a questo governo e a questo paese che ci permetta come ci ha permesso di abbassare lo spread sul debito pubblico italiano di 100 punti base» ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intervenendo in aula alla Camera in replica alla discussione sul Psb.«Pil pro-capite cresce non Pil Italia, riflettere»«Stiamo diventando una società signorile di massa, in cui il pil pro capite sì cresce ma quello aggregato dell’Italia no. Questa è una riflessione che voglio fare qui, perché quando andremo tra qualche giorno a fare delle scelte in materia di legge di bilancio, abbiamo bisogno di guardare lungo, anche alle nuove generazioni» ha aggiunto Giorgetti. «Ribadisco qui che c’è un’evidente correlazione tra demografia e crescita del Pil», ha spiegato ancora: «Un paese come il nostro che decresce, perdiamo 300mila-400mila cittadini italiani ogni anno, non puoi immaginare una crescita al 3, 4 o 5%» LEGGI TUTTO

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    Liguria, per gli ultimi sondaggi testa a testa Orlando-Bucci

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaCon l’uscita dalla coalizione di centrosinistra da parte di Italia Viva, dopo il diktat di Conte, il voto del 27 e 28 ottobre in Liguria appare tutt’altro che scontato. Si va verso una battaglia all’ultimo voto e un esito al fotofinish. E questo nonostante le disavventure giudiziarie del governatore Giovanni Toti. Il contraccolpo causato dalla decisione di Toti di patteggiare una condanna a due anni e un mese sembra infatti in larga parte svanitoLa conferma arriva da due recenti sondaggi che descrivono entrambi lo stesso scenario. La rilevazione eseguita dall’Istituto Noto per Porta a Porta, vede Marco Bucci, candidato del centrodestra, superare di un soffio Andrea Orlando, candidato del centrosinistra. Il sindaco di Genova si attesta al 47,5 per cento e Orlando appena sotto, al 47 per cento. Dal sondaggio emerge inoltre che il voto si sta polarizzando. Infatti il candidato del centrodestra in 7 giorni ha aumentato i consensi dell’1,5 per cento mentre quello del centrosinistra ha guadagnato l’1 per, cento. Perdono consensi, invece i partiti minori che in sette totalizzano il 5,5, lasciando sul campo il 2,5 per cento rispetto alla scorsa settimana.Loading…Un altro sondaggio, realizzato da BiDiMedia, assegna a Bucci la stessa percentuale: 47,5 per cento contro il 47 per cento di Orlando e il 2 per cento a Nicola Morra, ex senatore M5S candidato per Uniti per la Costituzione. A livello di liste il primo partito è il Pd con il 25,9 per cento davanti a Fratelli d’Italia con il 20,2 per cento. Molto bene Vince Liguria, la lista civica di Bucci, al 10,4, davanti alla Lega (8 per cento) e Forza Italia (5,7 per cento). Mentre nel campo largo il M5s è dato al 7% e la lista civica a sostegno di Orlando al 4%Insomma, quella che sembrava una vittoria annunciata si è improvvisamente complicata con la discesa in campo di Bucci e con il divorzio da Italia viva. LEGGI TUTTO

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    Dall’autonomia alla legge sulla cittadinanza, qual è la posta in gioco dietro l’elezione del giudice costituzionale

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaNell’emiciclo di Montecitorio ieri è andata in scena l’ottava fumata nera sull’elezione del giudice mancante della Corte Costituzionale (che oggi lavora con 14 giudici rispetto ai 15 previsti). La premier Giorgia Meloni avrebbe voluto chiudere su Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi nonché “padre” della riforma del premierato, ma il muro delle opposizioni – unite nel non partecipare al voto – e i numeri risicati per il via libera, alla fine, hanno suggerito la prudenza della scheda bianca per non “bruciare” il nome di Marini. Per il quorum, infatti, sarebbero servite 363 preferenze (tre quinti dei parlamentari) ovvero, al netto di assenti e possibili franchi tiratori, diverse in più rispetto ai numeri della maggioranza. Intanto, il tempo stringe: la casella da riempire è quella dell’ex presidente della Consulta, Silvana Sciarra, il cui mandato è terminato quasi un anno fa. Non solo. A metà dicembre scadranno altri tre giudici portando la Consulta alla soglia minima di 11 componenti.La posta in palioMa qual è la posta in palio dietro l’elezione del giudice mancante e in prospettiva degli altri giudici in scadenza della Consulta? La partita legata al nome di Marini va chiusa per il centrodestra prima del 12 novembre, giorno in cui la Consulta è chiamata a decidere sul ricorso in via diretta delle regioni di centrosinistra contro la legge Calderoli sull’Autonomia differenziata. Ma soprattutto a gennaio i giudici della Corte Costituzionale saranno chiamati a valutare l’ammissibilità di quesiti referendari sui quali l’opposizione (ad eccezione di quelli sul Jobs act) si è compattata. Sono sette i referendum che hanno superato le 500mila firme previste dalle legge. Due contro l’autonomia differenziata, uno sulla legge sulla cittadinanza (dimezati da 10 a 5 gli anni di residenza in Italia richiesti agli stranieri maggiorenni che chiedono la cittadinanza), quattro per cancellare la riforma del Jobs act, o quel che ne resta. Ora attendono il parere della Corte costituzionale sull’ammissibilità. Il “responso” è previsto per la metà di gennaio 2025.Loading…Le accuse dell’opposizioneLe opposizioni accusano il centrodestra di aver tentato il “blitz” prima di questi appuntamenti decisivi, spostando “a destra” gli equilibri della Corte. La Costituzione prevede che i cinque (su 15 totali) giudici di nomina parlamentare della Consulta siano eletti con voto segreto dalle Camera in seduta comune. E’ richiesta la maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini (403 voti sul totale dei 605 tra deputati e senatori in carica al momento) e di tre quinti dei componenti a partire dal quarto scrutinio (363 voti). Sono state fissate soglie alte affinché la nomina non sia appannaggio esclusivo della maggioranza. E per spingere a un’intesa bipartisan per una carica all’interno di un’organo che ha una funzione di garanzia costituzionale.Verso un’intesa bipartisanNei decenni è invalsa la prassi di riservare la designazione dei cinque giudici ai partiti in base ai rapporti di forza in Parlamento. Dopo il fallito blitz di ieri non sembra esserci spazio per forzature. E per uscire dall’impasse la strada sembra proprio quella dell’accordo bipartisan. E’ probabile infatti che a questo punto si attenderà che scadano altri tre giudici entro la fine dell’anno (lo stesso presidente Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti) per trattare tutto il “pacchetto”: uno a Fratelli d’Italia, uno a Forza Italia, uno alla Lega e uno alle opposizioni, che a loro volta però insisteranno per chiederne due LEGGI TUTTO

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    La crescita che manca ai conti pubblici

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaTra i tanti messaggi arrivati durante le audizioni dedicate alla valutazione del Piano strutturale di bilancio impostato dal governo ce n’è una che fa capire quanto sia stretto, strettissimo, il sentiero entro cui deve muoversi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.La crescita sarà dello 0,8%, parola di Banca d’Italia.Loading…Troppo poco per rendere coerente il quadro macroeconomico cui ha sempre pensato il Tesoro che scommetteva su un rilancio dell’economia di almeno un punto percentuale.Dunque l’aspetto tagli o nuove tasse diventa sempre più cogente.E ci sono due variabili di contesto rilevanti: la prima è che il quadro internazionale è quanto mai incerto visto il mondo in guerra; il secondo è che il Piano del Governo presuppone la piena attuazione dei programmi del Pnrr a cui è affidata la cloche per la crescita e gli investimenti. LEGGI TUTTO

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    Giudice costituzionale, alta tensione Meloni-Pd. Domani il voto

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaÈ appeso a una votazione sul filo l’obiettivo di Giorgia Meloni di fare eleggere Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, come giudice della Corte costituzionale. E la tensione è palpabile sia nella maggioranza, dove la fuga di notizie sui parlamentari di FdI precettati ha provocato l’ira della leader e una “caccia alla talpa”, sia fra le opposizioni, dove la mossa della premier è considerata prevalentemente “un blitz inaccettabile”, e si cerca a fatica una posizione comune. Si tratta dell’ottavo scrutinio ed è necessaria la maggioranza dei tre quinti (363 voti) dei componenti del Parlamento riunito in seduta comunePd, M5s e Avs non parteciperanno al votoPer ora è chiara la posizione di Pd, M5s e Avs: non parteciperanno alla votazione. Lasciare l’Aula è anche l’orientamento di Italia viva, che smentisce voci su un proprio parlamentare pronto invece a votare. Al netto di assenti e possibili franchi tiratori, nel centrodestra si calcola che servano diversi voti esterni per arrivare ai 363 necessari. Meloni, è il ragionamento che si fa nella maggioranza, avrà fatto bene i calcoli prima di far precettare i suoi giovedì scorso in modo da arrivare finalmente a sostituire dopo dieci mesi Silvana Sciarra, l’ex presidente della Consulta, che fra l’altro tra un mese inizierà la discussione delle questioni di legittimità costituzionale sollevate da diverse regioni sull’Autonomia differenziata. Inoltre, l’ira della premier per la fuga di notizie dalle chat interne di FdI ha ulteriormente aumentato il valore politico di questo cambio di passo, rispetto all’intesa – che ha retto per sette scrutini – di attendere fino a dicembre, quando andranno sostituiti altri tre componenti della Corte, lasciando alle opposizioni l’onere di indicarne uno su quattro.Loading…Maggioranza compattaAnche Forza Italia ha raccomandato massima attenzione ai propri parlamentari, pronta a convergere su Marini, che nella scorsa legislatura è stato consulente legislativo degli azzurri. Il nome di un azzurro, poi, quello del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, circola fra i candidati per uno dei posti che presto si libereranno alla Corte costituzionale. Anche Noi moderati garantirà i suoi voti. Dalla Lega è arrivata l’indicazione a essere presenti come in ogni votazione con il quorum, spiegano fonti del partito di Matteo Salvini, reduce da un fine settimana di polemiche incrociate con l’altro vicepremier, Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri e deputato di FI sarà assente, impegnato in Argentina, e non sarà l’unica defezione nel centrodestra. Basti pensare a Umberto Bossi. Ogni voto sarà dunque cruciale, ne servirà anche qualcuno dalle opposizioni, e si guarda ai rappresentanti di Svp.Calenda: non si può andare avanti continuamente sull’AventinoNelle ore in cui partiva la precettazione di FdI, giovedì scorso Meloni sentiva al telefono Elly Schlein, per auspicare l’unità delle forze politiche sul fronte della politica estera con l’aggravarsi della crisi in Medio Oriente. E l’indomani la segretaria del Pd non ha nascosto, con vari interlocutori, lo stupore per non essere stata aggiornata dalla presidente del Consiglio anche sull’accelerazione impressa su Marini. La linea del Pd è non partecipare alla votazione: se restare o meno in Aula, si deciderà in una riunione dei gruppi in programma poco prima. Il M5s conferma che non parteciperà, ma fra gli altri partiti di opposizioni si attende di verificare le mosse del partito di Giuseppe Conte. Da Avs, Angelo Bonelli rinnova «l’appello a Meloni affinché si fermi e avvii un confronto con le opposizioni, perché, in mancanza di dialogo, non parteciperemo alle votazioni». «Io penso che non si possa andare avanti continuamente sull’Aventino – ha puntualizzato Calenda -. Capisco la difficoltà perché la maggioranza non ha grande voglia di ascoltare, però bisogna insistere. Dopodiché ci sentiremo con le altre opposizioni e cercheremo di prendere una posizione comune». LEGGI TUTTO

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    Patrimoniale parola bipartisan

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaLa parola patrimoniale ora diventa vocabolo bipartisan. L’ha invocata il governo di centro destra e nazionalista di Michel Barnier in Francia, l’ha enunciata negli effetti senza nominarla il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’ha sdoganata e non da oggi Elly Schlein per conto del Pd pur avendo preso le distanze dal disegno immaginato dalla destra (anche se a onor del vero ancora, quel disegno non c’è).Probabilmente sarà tema da battute e mezze frasi anche all’eurogruppo dove Giorgetti sarà salutato come il ministro di Pontida «che sa chi già fa i sacrifici e sa chi può ancora farne».Loading…Al di là delle connotazioni della propaganda, il Mef sta studiando forme di sgravio Ires per chi investe o assume, ma soprattutto forme di riallocazione delle agevolazioni fiscali per le imprese, vista anche la disponibilità della Confindustria a rimetterle in gioco in cambio di forme di facilitazione degli investimenti.Quanto alle banche, il Tesoro sta cercando di concordare con gli stessi istituti forme di anticipazione di cassa di entrare future sempre di tipo fiscale.Al Governo servono una decina di miliardi: 2 o qualcosa in più arriverà dai tagli ai ministeri 1 forse da quello per gli enti locali, un altro paio potrebbe scaturire dalla riedizione della spending review. Magari arriveranno altre sorprese positive dalle entrare fiscali visto che già sono entrati nelle casse 19,2 miliardi inattesi. Ma non si scappa: il resto saranno i famosi sacrifici di chi li potrà fare. Anche perché l’Europa non fa più sconti. LEGGI TUTTO

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    Ciriani: La legge di bilancio non sarà una manovra lacrime e sangue

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaL’espressione sacrifici per tutti usata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti «significa semplicemente che l’epoca dei soldi usati allegramente, gettati della finestra, dei superbonus in chiave elettorale si è chiusa definitivamente. Questa epoca è chiusa, i soldi sono pochi e vanno usati attentamente. E’ iniziata l’epoca della responsabilità e tutti sono chiamati al senso di responsabilità”. Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, intervistato ’Il caffè della domenica’ a Radio 24 rassicurando: “Non sarà una manovra lacrime e sangue” e “voglio rassicurare tutti: noi non siamo il governo delle tasse e dell’aumento delle tasse”.Alla domanda se anche in Italia ci siano le intenzioni per introdurre una patrimoniale come in Francia, Ciriani ha risposto: “Fortunatamente non siamo in Francia e non abbiamo i problemi enormi che hanno il governo e la politica francesi. Fortunatamente le nostre previsioni di crescita sono buone, l’economia sta bene, nonostante un quadro molto difficile negli ultimi anni. La patrimoniale non è assolutamente all’orizzonte e contraria ai nostri principi”.Loading…Quanto ai tempi della manovra, Ciriani ha spiegato: “Purtroppo negli ultimi anni, per colpa un po’ di tutti, una Camera ha sempre fatto da notaio senza avere la possibilità di approfondire la legge di bilancio. Il mio compito e la mia speranza è che questa volta si possa consentire sia alla Camera che al Senato di poterla esaminare con calma. Vedremo se questo sarà possibile. Adesso il 9 ottobre viene approvato il Piano strutturale di bilancio e poi alla fine del mese viene inviata alla Camera e poi al Senato la nuova legge di bilancio. Faccio appello a tutti, affinché sia alla Camera che al Senato i gruppi, maggioranza e opposizione possano fare un lavoro calmo e approfondito”. LEGGI TUTTO

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    Giorgetti: so distinguere tra chi può fare sacrifici e chi no. Salvini: paghino i banchieri

    L’esordio di Vannacci tra i selfiePrima dell’inizio della manifestazione c’è stato un altro bagno di folla, quello per Roberto Vannacci tra gli stand della Lega che circondano il pratone di Pontida. Appena arrivato, l’eurodeputato è stato circondato da decine di persone in cerca di un selfie o una stretta di mano. Oltre ai cronisti, che l’hanno scortato fino allo stand dove è in vendita il suo libro “Il mondo al contrario”. A chi gli chiedeva se fosse sorpreso da tanta accoglienza, essendo la prima volta che partecipa al raduno, il generale ha risposto: «Ad agosto sono venuto a Pontida per la prima volta. Non mi aspettavo tanto ed è molto bello». E su un’eventuale e prossima tessera della Lega, Vannacci ha risposto: «Ne parleremo, vedremo ma ciò non toglie nulla: io sono qua con la Lega e faccio campagna elettorale per la Lega».Gli ospiti: da Orbán al portavoce di VoxDal leader dei Patrioti, Viktor Orbán all’olandese Geert Wilders; dalla vicepresidente di Fpö, il partito che ha dominato il voto in Austria, Marlene Svazek, a José Antonio Fúster, portavoce di Vox strappato nel frattempo ai Conservatori di Giorgia Meloni. Manderanno un messaggio invece l’amica Le Pen impegnata in Francia e l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Edizione numero 36 e di certo quella con più ospiti stranieri con una platea ben più folta di quella che, nel 2022, spinse Enrico Letta a definire Pontida “provincia dell’Ungheria”. Stavolta non sarà né il Pd né Meloni (nel 2023, nello stesso giorno, la premier era a Lampedusa con Ursula von der Leyen) a rubare la scena al “Capitano”.Orbán: Salvini è un eroe, il processo è una vergognaNumerosi applausi dai leghisti all’esordio sul palco del primo primo ministro ungherese e leader di Fidesz Orbán che ha ringraziato il pubblico mettendosi la mano sul cuore. Poi ha citato Matteo Salvini dicendo: «Noi in Ungheria festeggiamo Salvini come un eroe perché ha chiuso i confini e ha difeso le case degli italiani – ha aggiunto Orban interrotto dagli applausi dei militanti -. Anzi, ha difeso anche l’Europa e meriterebbe una onorificienza e non un procedimento giudiziario. Quello in corso è una vergogna».Orbán: porteremo migranti irregolari a Bruxelles Se continuerà l’immigrazione irregolare in Europa, «noi da Budapest i migranti li porteremo a Bruxelles e li deponiamo davanti agli uffici di Bruxelles. Se vogliono quei migranti che se li tengano!» detto il primo ministro ungherese accolto da numerosi applausi dei leghisti. Orbán ha aggiunto: «Non credete che sia impossibile, noi siamo l’esempio vivente», ricordando che «in Ungheria il numero dei migranti è zero, noi non diamo in mano altrui il nostro paese. Non facciamo entrare gli illegali, noi difendiamo i confini. Chi vuole entrare deve aspettare il permesso e deve farlo fuori dai nostri confini». LEGGI TUTTO