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    Caso Almasri, mozione di sfiducia contro il ministro Nordio dai partiti di opposizione

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«In merito alla gravissima vicenda della liberazione e del rimpatrio con volo di Stato del torturatore libico Almasri, i partiti di opposizione – Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra, Italia Viva e Più Europa – presenteranno in Parlamento una mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia del governo Meloni, Carlo Nordio». Lo si legge in una nota. Intervenendo in Parlamento, la scorsa settimana, il Guardasigilli ha puntato il dito contro la Corte penale internazionale e più di un esponente del governo, a partire dalla stessa Meloni, avevano adombrato l’ipotesi di una regia per un ordine di arresto diramato solo nel momento in cui il generale libico era arrivato in Italia dalla Germania.Cpi apre fascicolo sul ruolo dell’ItaliaPochi giorni dopo aver spiccato un mandato d’arresto internazionale nei confronti del carceriere libico, la Cpi ha deciso di chiedere a Roma spiegazioni formali sui motivi che hanno portato le autorità a ignorare la richiesta di consegna, violando gli obblighi di cooperazione. Niente realisticamente all’orizzonte nei riguardi della premier Giorgia Meloni e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, a dispetto del ricorso presentato da un rifugiato sudanese vittima delle torture di Almasri.Loading…«Non faccio il passacarte, atto era nullo»«Il ministro non è un passacarte: è un organo politico che deve meditare sul contenuto delle richieste in funzione di qualche contatto con altri ministeri e altri organi dello Stato. Ho il potere e dovere di interloquire con altri organi dello Stato ove se ne presentasse la necessità, e questa necessità c’era eccome». È stato, questo, unp degli argomenti portati da Nordio nel ricostruire l’accaduto dinanzi a deputati e senatori. Per il ministro in sostanza l’atto della Corte penale internazionale «era nullo» perché «in lingua inglese e con allegati arabo». LEGGI TUTTO

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    Caso Santanché, ecco cos’è la mozione di sfiducia: in 40 anni falliti 79 tentativi su 80

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaIl tentativo del M5s di sfiduciare il ministro del Turismo, Daniela Santanché per le vicende giudiziarie legate al “caso Visibilia” è al centro dell’agenda parlamentare. Ma per l’esponente di Fdi non è un inedito: le due mozioni di sfiducia individuale presentate alla Camera e al Senato, con primi firmatari, rispettivamente, Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, seguono quelle dei due stessi esponenti dei Cinque stelle, finite sotto i riflettori nell’aprile e nel luglio del 2024: entrambe respinte dai due rami del Parlamento. Così come quasi tutte le altre 75 che dall’ormai lontano 1983 (all’alba della nona legislatura) ai giorni nostri sono transitate per le Aule di Montecitorio e Palazzo Madama. L’unica mozione ad arrivare sostanzialmente a segno delle 80 messe nero su bianco negli ultimi 40 anni (di cui meno della metà effettivamente votate) è stata quella approvata nel 1995 da un Parlamento scosso da “Mani pulite” che aveva come destinatario l’allora ministro della Giustizia dell’esecutivo Dini, Filippo Mancuso, che, tra l’altro, aveva lanciato più di un’accusa nei confronti del capo dello Stato dell’epoca, Oscar Luigi Scalfaro. Ma allora per quale motivo, alla luce di questi risultati, i gruppi parlamentari provano a utilizzare questa carta? Perché quasi tutti i partiti ritengono che la mozione di sfiducia individuale sia di fatto uno strumento con un peso politico rilevante. Che per la prima volta fece la sua comparsa sulle scene parlamentari nel 1984, in piena prima Repubblica, quando alcuni esponenti di opposizione presentarono una richiesta di dimissioni dell’allora ministro degli Esteri, Giulio Andreotti, per il suo presunto coinvolgimento nel “caso Sindona”.Che cos’è la mozione di sfiduciaLa nostra Costituzione prevede che un governo, una volta nominato dal presidente della Repubblica, per entrare operativamente in carica deve prima presentarsi alle Camere per ottenere la loro fiducia. Che, come prevede l’articolo 94 della Carta, può anche essere revocata facendo leva su una mozione di sfiducia, con il risultato di costringere l’esecutivo a dimettersi. La Costituzione non prevede esplicitamente che possa essere sfiduciato un singolo membro del governo, ma nemmeno esclude questa possibilità. E, non a caso, il regolamento della Camera dispone che per le mozioni di sfiducia rivolte a un singolo ministro debba essere applicata la stessa disciplina di quelle riguardanti l’intero governo.Loading…Andreotti, il primo ministro a rischio sfiduciaNel 1984, durante la nona legislatura, si è manifestata per la prima volta una richiesta di sfiducia individuale nei confronti di Giulio Andreotti, all’epoca ministro degli Esteri nel governo Craxi, per un presunto coinvolgimento nel caso Sindona. Eravamo anche nel pieno della prima Repubblica. Ma bisogna attendere l’inizio della cosiddetta seconda Repubblica per vedere la sola mozione di sfiducia approvata, almeno finora: quella che nel 1995, ancora sull’onda dell’inchiesta “Mani pulite”, ha interessato Filippo Mancuso, ministro della Giustizia dell’esecutivo Dini.Prima della pronuncia su Santanché, 36 mozioni votate in oltre 40 anniIn oltre 40 anni, dalla nona legislatura (cominciata nel luglio 1983) a quella in corso (la diciannovesima), si sono materializzate 80 mozioni di sfiducia individuale, comprese le ultime due nei confronti del ministro Santanché, ma fin qui non più di 36 sono state effettivamente discusse e votate in Aula. Nell’attuale legislatura alle quattro presentate dal M5s nei due rami del Parlamento nei confronti di Santanché, va aggiunta quella relativa al ministro delle Infrastrutture, e vicepremier, Matteo Salvini, che è arrivata in Aula a Montecitorio nella primavera del 2024, con la prima firma di Matteo Richetti (Az),e che è stata poi respinta.I voti nelle ultime quattro legislatureGuardando in particolare alle ultime quattro legislature, partendo quindi dalla sedicesima (cominciata nell’aprile 2008), emerge che le mozioni di sfiducia discusse e votate fino a questo momento sono state in tutto 23. In questo periodo oltre a Santanché altri membri di governo sono stati investiti da più di una mozione di sfiducia: gli ex ministri Alfonso Bonafede, Angelino Alfano, Danilo Toninelli e Sandro Bondi. L’unico esponente con tre mozioni di sfiducia a proprio carico è Roberto Speranza, ministro della Salute nel periodo della pandemia nel governo “Conte 2” e nell’esecutivo guidato da Mario Draghi. E nel caso di Speranza queste tre mozioni sono state discusse e votate nello stesso giorno: a presentarle sono stati Gianluigi Paragone (Misto-Italexit, ex M5s), Mattia Crucioli (Misto-L’alternativa, ex M5s) e Luca Ciriani (Fdi), che attualmente nell’esecutivo Meloni ricopre l’incarico di ministro per i Rapporti con il Parlamento. Sempre nell’arco delle ultime quattro legislature sono stati due i governi al centro di mozioni di sfiducia, sempre respinte: il IV governo Berlusconi nel 2010 e l’esecutivo Renzi nel 2016. LEGGI TUTTO

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    Santanchè, arriva la mozione di sfiducia in Parlamento. La ministra: non ho paura

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaNessuna preoccupazione per l’udienza sul caso Visibilia in programma per la fine di marzo. Daniela Santanchè ostenta sicurezza e dalla Bit (la Borsa Internazionale del Turismo che si tiene alla Fiera di Milano) la ministra del Turismo invia un messaggio chiaro: «Sto lavorando tranquillamente, rispondo a tutto. Lavoro e porto avanti le attività del ministero». Parole che non lasciano spazio ad interpretazioni e che arrivano alla vigilia della mozione di sfiducia, targata Movimento Cinque Stelle e sottoscritta anche dal Partito democratico.La precedente bocciaturaL’appuntamento è per oggi alle 14, quando salvo sorprese, la ministra si siederà ai banchi del governo della Camera per ascoltare un’ora e mezza di accuse da parte delle opposizioni. Santanchè non dovrebbe replicare e potrebbe restare in silenzio anche il giorno della votazione. I tempi della discussione generale poi sono dimezzati rispetto alla normalità, perchè il centrodestra all’unisono ha deciso di non intervenire. La spiegazione ufficiale richiama il precedente del 2024, quando la maggioranza bocciò la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni sempre a Santanchè. Anche in quell’occasione i gruppi di maggioranza scelsero di non partecipare alla discussione generale, ma di intervenire solo nelle dichiarazioni di voto. Al di là dell’ufficialità è chiaro però che il silenzio dei gruppi di centrodestra, ed in particolare di FdI, abbia un peso differente.Loading…Gli equilibri nella maggioranzaChe i rapporti tra la titolare del Turismo e Fratelli d’Italia siano ai minimi storici è cosa nota, così come la freddezza di Palazzo Chigi nei confronti della ministra. Anzi, c’è chi arriva a sospettare che il silenzio degli azzurri e della Lega (che in pubblico hanno difeso la titolare del Turismo) sia motivato dalla scelta di evitare che FdI resti l’unico gruppo a non intervenire, certificando di fatto una spaccatura nel centrodestra. L’input che arriva dai piani alti del partito di via della Scrofa comunque è quello di abbassare i toni, evitare lo scontro e rinviare il più possibile il dossier. Sulla carta la votazione della mozione è in programma per martedì, ma come ultimo punto all’ordine del giorno. Difficile dunque, visti gli argomenti in coda, che entro la settimana si arrivi ad un responso. Anzi c’è chi nella maggioranza pronostica che il voto possa slittare addirittura ai primi di marzo.Caso Almasri, focus su NordioPer la prossima settimana infatti sono attesi dei decreti alla Camera che da regolamento hanno la precedenza rispetto ai provvedimenti ordinari. Prendere tempo dunque ed abbassare la tensione. E chi ostenta calma e serenità è proprio Santanchè che fa sapere di non avere nessuna preoccupazione: «Sto lavorando normalmente», ripete a più riprese. La ministra per il Turismo però rischia di non essere l’unica a dover fare i conti con una mozione di sfiducia. Il Pd infatti starebbe lavorando ad mozione – questa volta al Senato, ma i tempi sarebbero ancora lunghi – contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio per la gestione del dossier Almasri. LEGGI TUTTO

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    +Europa, Riccardo Magi eletto segretario

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaRiccardo Magi è stato confermato segretario di +Europa con 205 preferenze, 72 schede bianche e 20 nulle. Carla Taibi resta tesoriera, Matteo Hallisey è il nuovo presidente battendo Benedetto Della Vedova. È l’esito del congresso del partito.«Grazie a Schlein, avanti su referendum cittadinanza»«Grazie alla segretaria del Pd Schlein per quello che ha detto in modo chiaro dando valore ad obiettivi che ci accomunano. Non avevamo sentito negli anni scorsi segretari del Pd» pronunciare qualcosa del genere. «Davanti abbiamo sfide enormi». Così Magi intervenendo in precedenza al congresso del partito. Magi ha sottolineato l’importanza di «aver riconosciuto il referendum sulla cittadinanza. Da oggi deve iniziare l’apertura dei comitati per il sì nelle Regioni italiane», ha ribadito. «Troveremo ostacoli enormi ma è una questione di pratica democratica».Loading…«Rinnoviamo la non violenza contro l’anti-democrazia»«Sta accadendo qualcosa che rischia di stravolgere i connotati dell’Ue» con un’impostazione che «non prevede più limiti al potere» ma solo il «rapporto diretto tra il popolo e il leader» e «il potere che deve sciogliersi da tutti i vincoli». La democrazia fino a qualche tempo fa «era data per scontata. Ora c’è chi teorizza l’antidemocrazia». A fronte di tutto ciò, Magi ha teorizzato la necessità di «un uso rinnovato della non violenza, per far emergere la natura di questo potere, assoluto, violento e antidemocratico». LEGGI TUTTO

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    Falso Crosetto, truffati anche Beretta e Menarini. Tronchetti, Moratti, della Valle e Bertelli tra i bersagli

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaE’ lungo l’elenco nelle mani della procura di Milano che sta cercando di ricostruire la complessa rete del raggiro messo in atto da un gruppo di truffatori che ha usato il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto, del suo staff e di un generale. Si tratta del gotha dell’imprenditoria e della finanza in Italia anche se per ora solo un filantropo ha denunciato la truffa da quasi un milione di euro. Salgono a tre, intanto, le denunce degli imprenditori che si sono rivolti alla procura di Milano. A non cadere nella rete, ma a denunciare la tentata truffa, è stato un esponente della famiglia Beretta, a capo della multinazionale produttrice di armi, e il gruppo Menarini. La truffa telefonica era ben congegnata: i soldi venivano chiesti, sfruttando il recente caso di Cecilia Sala, per arrivare alla liberazione”, così sostenevano, di giornalisti rapiti in Medio Oriente. Tra i nomi dei contattati (non caduti nel tranello) c’è il gotha dell’imprenditoria e della finanza tra cui lo stilista Giorgio Armani, un esponente della famiglia Moratti, Marco Tronchetti Provera, l’amministratore delegato di Tod’s Diego Della Valle e Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e presidente del gruppo.Anche Moratti tra le vittime: «Sembrava tutto vero»C’è anche Massimo Moratti tra le vittime dei truffatori che spendevano il nome del ministro della Difesa Guido Crosetto. È lo stesso imprenditore, presidente dell’Inter dello storico triplete, ad ammetterlo. «Questi sono bravi, nel senso che sembrava assolutamente tutto vero – dice al quotidiano la Repubblica -. Comunque può capitare, poi certo uno non se l’aspetta una roba di questo genere. Ma succede a tutti…». «Hanno contattato anche me – rivela -. Preferirei non raccontare altro, vediamo come va avanti l’inchiesta. Al momento preferisco stare tranquillo. Ho fatto denuncia, certo”. “È corretto dire che ha pagato un milione di euro?”, insiste il giornalista. “È corretto dire che ho fatto denuncia, aspettiamo e poi le saprò dire”, si limita a rispondere Moratti. La denuncia è arrivata sul tavolo del pm Giovanni Tarzia, che coordina il lavoro dei carabinieri.Loading…Le indagini in corsoGli episodi, tra truffe messe a segno e tentate sono diversi, ma la vittima caduta nella rete del gruppo – capace di utilizzare tantissimi numeri “clonati”, uno con prefisso di Roma, ma anche dello staff del ministro Crosetto – è solo una. Alla richiesta di fantomatici riscatti da pagare per persone – giornalisti in particolare – rapite in Medio Oriente, solo una vittima ha versato denaro, in due diversi momenti. Sul suo nome il riserbo è massimo, anche per ragioni investigative. Il procuratore capo Marcello Viola, il pubblico ministero Giovanni Tarzia e i carabinieri del Nucleo investigativo, sono al lavoro per bloccare i bonifici fatti su conti esteri, anche se pare difficile si riescano a congelare. In tal senso, sono stati attivati tutti i canali di cooperazione internazionale per arrivare a bloccare il denaro, in particolare su un conto europeo. In Procura a Milano sono in arrivo altre denunce. Si tratta, da quanto si è saputo, di tentativi portati avanti anche attraverso gli staff, e a volte non direttamente, che avrebbero avuto come obiettivi Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, le famiglie Aleotti, Beretta, Caltagirone.Altre truffe in attoLa truffa in cui viene usato il nome di Crosetto, però, non sembra l’unica. Da Banca d’Italia arriva un invito alla prudenza. «Si sono verificati di recente alcuni tentativi di truffa che utilizzano indebitamente il nome e il logo della Banca d’Italia», come ad esempio richieste di denaro per liberare giornalisti rapiti all’estero, «con la promessa di una restituzione da parte della Banca d’Italia» si legge in una nota dell’istituto, completamente estraneo a tali richieste. «Si raccomanda di non fornire alcuna risposta e denunciare i casi all’autorità giudiziaria». LEGGI TUTTO

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    Caso Almasri, Nordio prepara una lettera alla Corte dell’Aja. Cosa succede adesso – Chi è Lo Voi

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaRapporti ancora molto tesi tra il Governo italiano e la Corte penale internazionale sul caso Almasri. Il confronto tra l’Esecutivo e i giudici della Cpi si gioca su un piano squisitamente procedurale in una vicenda costata l’iscrizione nel registro degli indagati del ministro della Giustizia Carlo Nordio (insieme alla premier Giorgia Meloni, al ministro dell’Interno Piantedosi e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano) per favoreggiamento e omissioni di atti di ufficio dopo un esposto trasmesso dalla Procura di Roma al tribunale dei ministri.La difesa del GuardasigilliVia Arenula nei prossimi giorni, così come annunciato dallo stesso capo del dicastero nell’informativa al Parlamento, invierà all’Aja un documento per chiedere alla Cpi spiegazioni sulle incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del generale libico. Il 5 febbraio in Parlamento, Nordio ha parlato di errori e di “nullità” del mandato di arresto spiccato il 18 gennaio dalla Corte. «E’ arrivato in lingua inglese senza essere tradotto, con una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello» di Roma ha detto. Un atto – a detta del ministro che è tornato a ribadire la ferma volontà del governo di “andare avanti” sulla riforma della giustizia – caratterizzato da “incertezza assoluta” a cominciare, ha sottolineato, «dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere». Nell’atto che verrà trasmesso all’Aja, il ministero potrebbe fare riferimento agli “incomprensibili salti logici” presenti a dire del ministro nel dispositivo della pre-trial Chamber della Corte penale internazionale. «Le conclusioni del mandato di arresto risultavano differenti rispetto alla parte motivazionale», ha riferito il ministro davanti ai parlamentari.Loading…Detto e contraddetto: le polemiche sul caso AlmasriPossibili altre denunce alla Cpi su AlmasriMa all’attenzione dei magistrati di stanza all’Aja potrebbero arrivare anche altre denunce dopo quella presentata da un cittadino sudanese vittima delle torture del generale libico e in cui si tirano in ballo, oltre al ministro della Giustizia, anche la premier Meloni e il ministro Piantedosi. Secondo la segnalazione, non consegnando il generale alla Cpi, il presidente del Consiglio e i ministri «hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali». «Stiamo valutando di presentare altre denunce alla Corte», annuncia l’avvocato Omer Shatz, direttore di Front-Lex.Le condotte omissive contestate a NordioSul fronte interno, intanto, muove i primi passi l’indagine del tribunale dei Ministri dopo l’invio degli atti da piazzale Clodio. I giudici procederanno in primo luogo all’acquisizione e all’analisi degli atti in attesa della memoria difensiva da parte degli indagati. Favoreggiamento e peculato i reati contestati a Meloni, Piantedosi e al sottosegretario Mantovano. Per Nordio il procuratore della Capitale, Francesco Lo Voi, individua anche condotte omissive. Fattispecie che sarebbero legate alle “mancate interlocuzioni” con la Corte d’Appello di Roma e anche al non avere firmato la richiesta di un nuovo mandato di cattura per il generale libico. Una iniziativa che gli uffici di via Arenula avevano suggerito di fare inviando al ministro Nordio una bozza il 20 gennaio, 24 ore prima della liberazione del cittadino libico. Del profilo penale previsto dall’articolo 328 del codice, non citato nella denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, è stato lo stesso Nordio a parlarne nel corso dell’informativa. LEGGI TUTTO

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    Salvini a Madrid con Le Pen e Orban, asse con Trump

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa partecipazione di Matteo Salvini al meeting dei Patrioti europei di Madrid – sullo stesso palco con Marine Le Pen, Victor Orban e Santiago Abascal – sancisce la volontà del segretario della Lega di essere il leader italiano più vicino alla nuova amministrazione americana, protagonista in prima fila del “Make Europe Great Again” rilanciato da Elon Musk.La linea di Salvini filo-TrumpDalla proposta di uscire dall’Oms all’appoggio incondizionato alla nuova linea di politica estera Usa, dall’Ucraina a Gaza, il vicepremier ha sposato l’agenda Trump in tutto e per tutto. Anche sul tema dei possibili danni causati dai dazi, secondo Salvini, la colpa della crisi non è del tycoon ma dei burocrati di Bruxelles: «L’agricoltura europea – ha detto arrivando nella capitale spagnola per la kermesse sovranista – non è messa in difficoltà da Trump ma dalle regole, dalle tasse e dai vincoli europei. Gli operai del settore auto e moto non rischiano il posto per colpa di Trump o della Cina, ma per colpa delle regole idiote imposte da Bruxelles». Con gli Usa anche sui migranti: «Trump in pochi giorni ha espulso migliaia di persone e presidiato il confine col Messico, Von der Leyen temo non lo farebbe mai».Loading…Ue, Patrioti si riuniscono a Madrid all’insegna del ‘MEGA’La critica alle politiche UeSalvini a Madrid ha le mani libere per denunciare con vigore le politiche di Ursula Von der Leyen, dal Green deal a quelle migratorie, definite dai Patrioti «suicide per il futuro dell’Unione». E dire che tra lui e Santiago Abascal (il leader di Vox padrone di casa, che a luglio, dopo le Europee, voltò platealmente la spalle ai Conservatori di Giorgia Meloni per passare nello stesso gruppo di Le Pen e Orban a Strasburgo) non sempre c’è stato grande feeling. La stampa iberica sottolinea come quello di Salvini sarà il primo comizio in Spagna. E ricorda quando molti anni fa, ai tempi della Lega Nord, Salvini era molto vicino ai movimenti indipendentisti catalanisti e baschi, nemici giurati di Vox. Ma è tutta acqua passata. Nell’enorme sala del Marriott, a due passi dall’aeroporto internazionale di Barajas, Salvini sarà acclamato da 2.000 militanti di Vox.SALVINI AL MEETING DEI PATRIOTI SALVINI AL MEETING DEI PATRIOTILa cena riservataIn serata invece s’è tenuto il bureau del partito, quindi una photo opportunity e la cena dei leader con l’ospite d’onore, Kevin Roberts, presidente della Heritage Foundation, uno dei maggiori think tank ultra conservatori americani, considerato il principale punto di riferimento dell’ideologia trumpiana. Appuntamenti in un luogo assolutamente riservato: una segretezza imposta da ragioni di sicurezza vista la protezione speciale a cui è sottoposto il leader olandese Wilders, da anni minacciato di morte. I protagonisti sul palco Sabato mattina l’appuntamento clou: si parte con gli interventi dei rappresentanti di quattro piccoli partiti di Estonia, Grecia, Repubblica Ceca e Polonia. Quindi i big: Geert Wilders, il cui Partito per la Libertà (PVV) ha vinto le elezioni nei Paesi Bassi del novembre 2023 e fa parte della maggioranza nell’attuale governo quadripartito. Poi Matteo Salvini, la leader di Rn Marine Le Pen e il premier magiaro Viktor Orban. Chiuderà la mattinata il padrone di casa, il presidente di Vox Santiago Abascal. LEGGI TUTTO

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    La chat di Fdi con le accuse a Salvini è un caso. Meloni: «Polemica forzata non scalfisce il nostro rapporto»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Se qualcuno spera di mettere in difficoltà la maggioranza pubblicando vecchie chat riservate, sbaglia». Lo afferma in una lunga intervista sul Tempo il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini riferendosi alle chat interne di FdI pubblicate dal Fatto Quotidiano, con commenti poco lusinghieri su di lui e sul suo partito. «Certo, anche se non sono eccessivamente permaloso non fa piacere leggere certe cose – aggiunge – però si tratta di battute scritte in un’altra era politica che, sono certo, non rispecchiano il pensiero attuale degli alleati. Giorgia (Meloni, ndr) saprà confermarlo».Meloni: polemica forzata non scalfisce rapporto con SalviniLoading…Cosa che puntualmente accade. «Non sarà certo qualche polemica forzata e strumentale a scalfire il nostro rapporto. Con Matteo Salvini abbiamo affrontato tante battaglie insieme e continueremo a lavorare fianco a fianco, con lealtà e determinazione, per il bene dell’Italia» ha affermato in serata la premier sui social, postando una foto in cui abbraccia sorridente il vicepremier e leader della Lega. «La stima nei suoi confronti è nei fatti: oltre a essere Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è anche Vicepremier del nostro Governo – aggiunge Meloni -. Un ruolo centrale per portare avanti le riforme e i progetti che servono alla Nazione. Noi andiamo avanti, compatti, come sempre»E nella conferenza stampa alla Camera sulla proposta di rottamazione fiscale della Lega aggiunge: «Non è un problema politico perché eravamo su fronti diversi, ovviamente altro paio di maniche sarebbe se considerazioni di un certo tipo fossero fatte da alleati adesso mentre governiamo insieme»Gli affondi sferzanti contro SalviniNon erano alleati all’epoca, ma ora che il Fatto quotidiano pubblica commenti tutt’altro che teneri verso il leader leghista comparsi nelle chat interne di FdI ai tempi del governo Conte I, sono inevitabili le fibrillazioni fra il partito di Giorgia Meloni e quello del vicepremier. Anche perché uno degli affondi più sferzanti viene attribuito al sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, braccio destro della premier: “Il ministro bimbominkia colpisce ancora”, il commento scritto su WhatsApp dopo la visita in Israele dell’allora ministro dell’Interno, che definì i componenti di Hezbollah “terroristi islamici” aprendo uno scontro diplomatico con il Libano. Anche altri epiteti sono al vetriolo. Matteo Salvini è “un cialtrone”, “ridicolo”, “incapace”, “un Renzi di destra”, un politico che fa “accordi sottobanco con Renzi per il cognato Denis Verdini”. LEGGI TUTTO