«Io in Parlamento? È bene che mi dedichi alle regionali». Così il governatore uscente del Veneto Luca Zaia, capolista delle Lega nelle regionali del 23 e 24 novembre, si è schermito di fronte all’ultima proposta del leader leghista Matteo Salvini che lo ha lanciato alle suppletive per la Camera in sostituzione di Alberto Stefani, vincitore scontato delle elezioni di domenica e lunedì prossimi. Il voto sarebbe in febbraio, nel Polesine, collegio di Rovigo. Ma le parole di Zaia tradiscono il disappunto per non essere stato consultato prima dal leader. Tanto più che il Doge sta portando avanti una campagna elettorale serratissima sul territorio.
Del resto i rapporti tra i due sono gelidi da mesi. «Io – ha ricordato Zaia – sono sempre candidato a tutto quello che passa il convento, a tutte le cariche. Nelle ultime settimane sono passato dalla presidenza dell’Eni alla presidenza del Consiglio regionale, a parlamentare piuttosto che a sindaco di Venezia e altre attività». E ancora: «Sono concentrato assolutamente su questa campagna elettorale e comunque il mio contributo lo do. E poi voglio sempre essere a disposizione della mia terra e questo l’ho sempre detto. E quindi vedrò cosa fare»
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La frenata di Salvini
Al di là delle battute, la mossa di Salvini è stata letta dalle parti del governatore uscente come un tentativo di allontanarlo dal suo Veneto, e dalla sua Liga, e dunque mal digerita. Non a caso Salvini ha subito dopo frenato. «Insieme decideremo cosa fare, dove farlo. Ci sono tante possibilità, se vorrà rimanere cinque anni a battagliare per il Veneto, in Veneto, benissimo. A me interessa che Luca Zaia e la Lega prendano tantissimi voti» alle elezioni regionali in Veneto e che «da martedì prossimo Alberto Stefani sia in ufficio. Poi Zaia, per quello che ha fatto di grande in questi 15 anni, può assolutamente decidere cosa fare per i veneti, in Veneto o altrove».
Le ipotesi
Ma indubbiamente il futuro di Zaia, smaltito il disappunto per il no degli alleati al terzo mandato a Palazzo Balbi e per il niet al suo nome nel simbolo della Lega in Veneto, è una questione centrale che investe il Carroccio. Sono mesi che circolano voci e illazioni. Si è parlato di una candidatura per il dopo Brugnaro come sindaco di Venezia il prossimo anno. Altra ipotesi è un ministero “pesante” in caso di eventuale rimpasto del governo Meloni. Infine la presidenza dell’Eni, una sorta di “parcheggio di lusso” in attesa di coprire una casella politica di peso. Ma non è neppure escluso che alla fine Zaia decida di restare in consiglio regionale. Mentre per ora, nonostante il calo dei consensi per Salvini, non è in agenda una scalata di via Bellerio.
La posta in ballo
Certo a pesare saranno anche i numeri delle preferenze che incasserà come capolista della Lega nelle imminenti elezioni regionali. Grazie al suo traino il Carroccio potrebbe tornare a essere primo partito in regione, superando Fdi dal quale è stato ampiamento superato alle politiche del 2022 e alle europee del 2024

