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Live In, Ravasi: “Indifferenza e superficialità sono le vere malattie da combattere”

Il cardinale, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e fondatore del Cortile dei Gentili, si è soffermato sulle difficoltà dei più giovani nell’affrontare il “tempo delle crisi”. “Mancano i punti di riferimento”, ha detto, “e il rischio è quello di perdere il senso delle cose”

Ha parlato di giovani, accoglienza, ateismo e diversità monsignor Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura e fondatore del Cortile dei Gentili, ospite dal teatro di Villa Torlonia a Roma di Sky TG24 Live In (LA DIRETTA DI LIVE IN ROMA). Nel corso dell’incontro, Ravasi si è soffermato in particolare sul senso di smarrimento dei più giovani nell’affrontare contesti problematici come quelli dettati dal “tempo delle crisi” in cui viviamo. Lo ha fatto citando in primis le parole di una poesia di uno tra i più grandi poeti e drammaturghi laici del Novecento come Bertolt Brecht. “Nella cultura temporanea”, ha sottolineato il cardinale, “ci si muove come in un formicaio, ma c’è in ognuno di noi il bisogno costante di andare alla ricerca di qualcosa. Ecco, di questi tempi, “non si riesce più a portare a termine questa ricerca o, ancor peggio, non si ha più voglia di trovare un senso alle cose”. Per Ravasi questa crisi è riconducibile anche all’assenza di “punti di riferimento precisi, di stelle polari che, invece, potevano essere individuate in passato”.

“Bisogna imparare ad ascoltare il linguaggio dei giovani”

Una delle sfide della Chiesa, ha proseguito nel corso della riflessione con Tonia Cartolano, consiste nell’affrontare l’ateismo crescente delle nuove generazioni. Sulla scorta delle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“I giovani meritano più rispetto”), Ravasi ha ribadito che “l’elemento fondamentale per poterli incontrare è linguaggio”. “Io stesso”, spiega citando testi di Amy Winehouse, “mi sono allenato, non senza fatica ad ascoltare il linguaggio che utilizzano, per esempio attraverso le canzoni dei rapper”.”Se tra gli adulti, nel mondo della cultura e della scuola, non si riesce a entrare in contatto con questi linguaggi e con queste domande”, ha concluso, “si crea questo contesto, che non è soltanto un grande ateismo, ma qualcosa di molto peggio”.

“Riconoscere la diversità senza perdere la propria identità”

Per il cardinale “la vera malattia da cui guarire oggi è rappresentata da indifferenza, superficialità, banalità”. “Non si può ignorare la mancanza di qualcosa che ti fa fremere dall’interno”. Anche per questo i ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati e accolti, così come la chiesa di Leone sembra pronta ad accogliere tutti, anche le famiglie cosiddette non tradizionali. “Riconoscere la diversità, la differenza, dev’essere uno dei nuovi obiettivi per la Chiesa che verrà. La famiglia, per così dire, non tradizionale è già accolta nell’incontro, bisogna essere bravi ad accettare il contributo della diversità senza perdere la propria identità e sfociare nella fluidità”.

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