”Ho tirato un sospiro di sollievo, ma la mia storia non è ancora finita”. Così Ilaria Salis in una intervista a Repubblica commenta la notizia del voto contrario della commissione europea alla revoca della sua immunità. ”Ci ho messo un po’ a realizzare. Lì per lì, la sensazione è stata di grande sollievo e gioia, con la consapevolezza che occorre tenere ancora i piedi ben piantati a terra”. Come prima cosa ”ho chiamato i miei: erano sollevati e felicissimi. Mi è dispiaciuto dover smorzare un po’ il loro entusiasmo, e ricordargli che dobbiamo aspettare il voto della plenaria a ottobre. Solo allora, se andrà bene, festeggerò”.
Salis si aspettava questo risultato, ”nutrivo la speranza che i miei colleghi avrebbero tenuto in considerazione la grave situazione dello stato di diritto in Ungheria e il fatto che, nel mio caso in particolare, è in atto una vera e propria persecuzione da parte del governo ungherese, come è riemerso chiaramente anche dalle ultime dichiarazioni di Viktor Orbán e del suo portavoce”. Questo primo “no” alla revoca per Salis è ”una conferma ulteriore e a più voci del fatto che in Ungheria non è possibile un processo equo nei miei confronti”. “Credo però che il rigetto abbia anche una rilevanza più generale, perché riafferma i principi dello stato di diritto e l’indipendenza del Parlamento europeo dalle pressioni dei regimi illiberali”. prosegue Salis.
“Salvini vorrebbe giustizia illiberale anche in Italia?”
L’europarlamentare spiega di aver ricevuto solidarietà ”anche da colleghi di destra, che si sono mostrati sinceramente preoccupati per la mia situazione. Hanno capito cosa potrebbe accadermi e sono perfettamente consapevoli dello stato di salute della democrazia in Ungheria. Hanno scelto di far prevalere la tutela delle garanzie democratiche sulla appartenenza politica, per questo li ringrazio”. Sul ministro Salvini e la Lega, Salis afferma che ”se hanno ancora qualcosa da obiettare vuol dire che il loro modello di giustizia è quello ungherese, dove la magistratura non è indipendente dal potere esecutivo, e questo è del tutto inaccettabile, oltre che pericoloso, perché significa che vogliono importare il modello di giustizia illiberale e vendicativa in Italia”.
“Chiedo a Nordio di essere processata in Italia”
“Il rigetto della richiesta di revoca ungherese non implica nella maniera più assoluta che voglia sottrarmi alla giustizia. Io stessa chiedo a gran voce al ministro Nordio di essere processata in Italia, con tutte le garanzie dello stato di diritto”. E ”le autorità italiane possono celebrare il processo in Italia. Possono farlo anche mentre sono protetta dall’immunità europea, che è fondamentale conservare per difendermi dalla vendetta di Orban. In Italia sono protetta da una immunità analoga a quella dei parlamentari italiani, che non impedisce l’apertura di un procedimento a mio carico. Ed è previsto dal codice penale italiano, in presenza di alcune circostanze, la possibilità di processare in Italia un cittadino italiano anche per accuse relative a fatti avvenuti all’estero. È necessario che sia il ministro della Giustizia a chiedere di aprire il processo. Mi chiedo cosa aspetti e perché abbia aspettato sinora”.
“Da Orban persecuzione e volontà di vendetta”
Sul voto a Strasburgo, Salis dice che ”nutro sempre la stessa fiducia nei miei colleghi. L’assemblea plenaria ha votato ad ampia maggioranza diverse risoluzioni sulla situazione preoccupante dello stato di diritto in Ungheria”. Nel frattempo ”il regime di Orbán non conosce il principio di presunzione di innocenza ed è in cerca di una escalation: l’accusa di terrorismo non compare assolutamente nelle carte del processo. Mi pare un comportamento vergognoso e pericoloso, ai limiti dell’assurdo, che ben sintetizza la persecuzione in atto e la volontà di una vendetta feroce”.