L’ex presidente del Consiglio è intervenuto per la quarta volta alla kermesse, nel corso del panel intitolato “Quale futuro per l’Europa?”. Per Draghi “il 2025 è stato l’anno in cui è evaporata l’illusione dell’Unione di contare”
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“L’Unione Europea, nonostante abbia dato il maggior contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace”. A dirlo è stato l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo intervento al Meeting di Rimini, al quale ha preso ufficialmente parte per la quarta volta dopo un breve giro degli stand per andare a visitare una mostra dedicata al lavoro. “Nel frattempo la Cina ha apertamente sostenuto lo sforzo bellico della Russia” e “le proteste europee hanno avuto poco effetto: la Cina ha chiarito che non considera l’Europa come un partner alla pari e usa il suo controllo nel campo delle terre rare per rendere la nostra dipendenza sempre più vincolante”, ha proseguito Draghi. In più l’Ue “è stata spettatrice anche quando i siti nucleari iraniani venivano bombardati e il massacro di Gaza si intensificava”, ha detto l’ex governatore della Bce, ricevendo un lungo applauso dalla platea. “Questi eventi hanno fatto giustizia di qualunque illusione che la dimensione economica da sola assicurasse una qualche forma di potere geopolitico”.
“Il 2025 è stato l’anno in cui è evaporata l’illusione Ue di contare”
“Per anni”, ha detto Draghi nel corso del suo intervento al panel intitolato ‘Quale futuro per l’Europa?’, “l’Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno, in cui questa illusione è evaporata”. “Abbiamo dovuto rassegnarci” – ha spiegato Draghi – “ai dazi imposti dal nostro più grande partner commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo comunque dovuto prendere – ma in forme e modi che probabilmente non riflettono l’interesse dell’Europa”.
“Scetticismo nei confronti dell’Europa ha raggiunto nuovi picchi”
“Non è quindi sorprendente”, ha quindi sottolineato, “che lo scetticismo nei confronti dell’Europa abbia raggiunto nuovi picchi. Ma è importante chiedersi quale sia veramente l’oggetto di questo scetticismo. Non è a mio avviso uno scetticismo nei confronti dei valori su cui l’Unione europea era stata fondata: democrazia, pace, libertà, indipendenza, sovranità, prosperità, equità e protezione sociale. Noi abbiamo un sistema di social welfare probabilmente il più sviluppato al mondo”. “Credo piuttosto”, ha detto Draghi, “che lo scetticismo riguardi la capacità dell’Unione europea di difendere questi valori. Ciò è in parte comprensibile. I modelli di organizzazione politica, specialmente quelli sopra-statuali, emergono in parte anche per risolvere i problemi del loro tempo. Quando questi cambiano tanto da rendere fragile e vulnerabile l’organizzazione preesistente, questa deve cambiare”.
“Debito comune per grandi progetti Ue come la difesa”
“Soltanto forme di debito comune possono sostenere progetti europei di grande ampiezza, che sforzi nazionali frammentati insufficienti non riuscirebbero mai ad attuare”, ha spiegato ancora l’ex governatore della Bce. “Questo vale per la difesa, soprattutto per ciò che riguarda la ricerca e lo sviluppo; per l’energia, per gli investimenti necessari nelle reti e nell’infrastruttura europea; per le tecnologie dirompenti, un’area in cui i rischi sono molto alti ma i potenziali successi sono fondamentali nel trasformare le nostre economie”. Ricordando il suo discorso di qualche anno fa, sempre a Rimini, su “debito buono e debito cattivo” e Draghi ha sottolieato che oggi “in alcuni settori il debito buono non è più possibile a livello nazionale poiché gli investimenti fatti in isolamento non possono raggiungere la dimensione necessaria per aumentare la produttività e giustificare il debito”.
“Trump sveglia brutale, Ue impari ad andare d’accordo”
“La seconda” spinta al suo rapporto sulla competitività della Ue “è stata una sveglia molto più brutale, quella che ci ha dato Trump: le elezioni Usa hanno cambiato tutto”. Draghi ha ricordato: “All’inizio a settembre del 2023 parlavo ma nessuno aveva la sensazione che le cose non andassero bene. C’era una situazione di complessiva tranquillità, questo sia nell’industria, sia nella politica, sia negli stessi servizi burocratici di di Bruxelles”. E “di fronte a quello che succede viene in mente che forse la prima cosa da fare è stringersi tutti insieme”: gli Stati europei devono “imparare ad andare d’accordo”.