Una panchina di legno tra gli aceri nel cuore dell’Alberta ha fatto da sfondo all’incontro bilaterale tra Donald Trump e Giorgia Meloni prima del rientro a sorpresa a Washington del Presidente Usa, dopo neppure ventiquattr’ore dal suo arrivo. Meloni invece è rimasta, e oggi tirerà le somme di questo summit che ha visto la crisi mediorientale assoluta protagonista.
I temi del colloquio
Con Trump la Premier ha parlato «dei più recenti sviluppi in Iran» e della necessità di «riaprire la strada del negoziato» che è al centro anche della dichiarazione concordata con gli altri Grandi e che alla fine ha avuto il via libera anche del leader Usa. Meloni è poi tornata a insistere sulla necessità di spingere il più possibile su un immediato cessate il fuoco a Gaza.
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I dazi
Altro tema caldo al centro del colloquio, i dazi. Trump su questo aveva avuto nel pomeriggio un faccia a faccia con Ursula von der Leyen dove però non si è entrati nel merito ma si è comunque ribadito la volontà da parte sia degli Usa che della Ue di arrivare a un intesa prima del 9 luglio, quando torneranno in vigore le tariffe al 50% sui prodotti Ue importati negli States.
Le spese per la difesa
Infine le spese per la difesa. Il comunicato di Palazzo Chigi fa esplicito riferimento al vertice Nato della prossima settimana. L’intesa sul 5% del Pil (3,5 per spese militari in senso stretto e 1,5 per quelle destinate anche a infrastrutture) è ormai assodata. Meloni però punta a spalmare l’impegno finanziario in un decennio e in modo flessibile (ossia permettendo diverse allocazioni di anno in anno) . La Francia è sulla stessa posizione e il cancelliere tedesco Merz così come il Primo ministro britannico, Keir Starmer – con ciascuno dei quali la Premier aveva avuto un incontro bilaterale – hanno manifestato la disponibilità a sostenerla. Ma è chiaro che il tassello decisivo è il via libera statunitense. Palazzo Chigi però al momento preferisce evitare di rendere pubblico il verdetto consegnatole da Trump sulla panchina di Kananastis.