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Perché l’Everest continua a crescere?

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L’erosione causata dall’acqua potrebbe essere uno dei fattori che contribuiscono alla lentissima crescita annuale dell’altezza dell’Everest, la montagna più alta della Terra. Una pubblicata lunedì su Nature Geoscience suggerisce che l’azione erosiva del fiume Arun, che scorre a nord e a est della montagna nel massiccio dell’Himalaya, al confine tra Nepal e Tibet, stia alleggerendo il pezzo di crosta terrestre su cui si trova l’Everest, permettendole di “galleggiare” un po’ più in alto sul mantello, lo strato di magma sottostante all’involucro roccioso della crosta terrestre.

L’Everest è alto secondo le misurazioni ufficiali più recenti 8.848,86 metri e cresce di circa due millimetri ogni anno, quanto lo spessore di una monetina. Secondo i modelli geologici attuali però la variazione della sua altezza dovrebbe essere soltanto di circa all’anno. La ricerca pubblicata lunedì ha valutato quale potrebbe essere il contributo alla sua crescita dell’alleggerimento della porzione di crosta terrestre su cui si trova la montagna. Un fenomeno simile in passato, ma questo è il primo studio approfondito sulla zona dell’Everest: qualche scienziato comunque ha sollevato dubbi.

L’altezza di una montagna può variare per diversi fattori, ed è noto da tempo che fra questi ci sia anche l’erosione: solitamente però la si considera un fattore che riduce l’altezza delle montagne, dato che rimuove materiale dalla loro cima, non uno che le fa crescere, come suggerito invece dalla ricerca pubblicata lunedì. I principali fattori che influiscono sull’altezza delle montagne sono comunque i , gli enormi blocchi che formano la crosta terrestre: l’Himalaya, la catena montuosa che include la maggior parte delle cime più alte del pianeta, fra cui l’Everest, si formò tra i 40 e i 50 milioni di anni fa dallo scontro della placca indiana con quella eurasiatica. Il loro continuo movimento continua a far crescere le cime della catena.

La nuova ricerca però non parla dell’azione erosiva prodotta dalle intemperie sulla superficie della montagna, ma di quella causata dallo scorrimento di un fiume alla base, che avrebbe peraltro un effetto molto più veloce. Gli autori dello studio hanno simulato l’evoluzione del corso dei fiumi della zona, e hanno valutato che l’erosione del terreno attorno all’Everest sia diventata un fattore significativo per la sua crescita circa 89mila anni fa, quando il fiume Arun cambiò corso. Nella scala dei tempi dei cambiamenti geologici è dunque un evento recente.

L’Everest, al centro, e le montagne circostanti (Paula Bronstein/Getty Images)

Il fiume in effetti ha un corso insolito. Parte a nord della montagna, sul suo versante cinese, per il suo primo tratto scorre verso est, poi gira improvvisamente a sud ed entra in Nepal tagliando una catena di rilievi. Secondo la simulazione elaborata dai ricercatori la curva è dovuta al fatto che migliaia di anni fa il primo tratto, che scorre verso est, fu inglobato da un corso d’acqua che scorre verso sud. L’unione fra i due diede all’Arun il suo corso attuale: il fiume inoltre si è ingrandito, e la sua capacità di rimuovere il materiale dal suo percorso è aumentata.

Secondo i ricercatori negli ultimi 89mila anni l’alleggerimento della crosta terrestre dovuto all’azione erosiva dell’Arun avrebbe prodotto un innalzamento della cima dell’Everest compreso fra i 15 e i 50 metri. L’effetto dovrebbe essere ancora più forte sul Makalu (8.485 metri), la quinta montagna più alta del mondo, dato che la sua cima si trova più vicina al corso dell’Arun rispetto all’Everest. Gli effetti dell’erosione su questa montagna però non sono analizzati approfonditamente dallo studio.

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Un fenomeno analogo, noto come isostasia, è conosciuto e osservato da tempo in molte parti del mondo, soprattutto in zone come il Canada, la Scandinavia e le Alpi che circa 20mila anni fa, durante l’ultimo massimo glaciale (un prolungato periodo di abbassamento della temperatura media della Terra, comunemente noto come era glaciale), erano coperte da uno strato di ghiaccio alto migliaia di metri. L’alleggerimento della crosta terrestre causato dallo scioglimento della calotta glaciale che prima la schiacciava produce tuttora l’innalzamento graduale del terreno in quelle zone.

Hugh Sinclair, professore all’Università di Edimburgo che non ha collaborato alla ricerca, ha detto a BBC News che il procedimento alla base dello studio è ragionevole, ma ha aggiunto che l’analisi dei tempi e dell’efficacia dell’erosione causata dal fiume ha grossi margini di incertezza, così come la valutazione degli effetti dell’alleggerimento della crosta su punti distanti alcune decine di chilometri dal letto del fiume. Il geologo dell’Università di Oxford Mike Searle, sentito dal Washington Post, è stato più critico, dicendo che lo studio si basa più su assunti che su osservazioni. Matthew Fox, geologo allo University College di Londra e fra i co-autori dello studio, ha specificato che nonostante i ricercatori non abbiano analizzato separatamente quale sia l’impatto di ogni singolo fattore che influenza l’altezza delle montagne, è sicuro che l’erosione sia fra questi.

La misura dell’altezza dell’Everest può anche cambiare per motivi molto diversi, a partire dal metodo con cui viene calcolata. Per anni la sua entità fu dibattuta, dato che rilevamenti diversi effettuati con metodi diversi avevano prodotto risultati discordanti. Dopo aver considerato per anni due altezze diverse, nel 2020 Cina e Nepal (il cui confine passa dalla cima della montagna) decisero una volta per tutte di mettersi d’accordo su un numero.

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Fonte: https://www.ilpost.it/scienza/feed/


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