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Ponte sullo Stretto, stop Corte dei Conti. Salvini: “Risponderemo, cantieri a febbraio”

Il Ponte sullo Stretto di Messina si farà. Lo promette il vicepremier Matteo Salvini, dopo la riunione d’emergenza convocata da Giorgia Meloni all’indomani della decisione della Corte dei Conti che ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess sull’opera da 13,5 miliardi di euro. Mentre si attendono le motivazioni dei magistrati, che arriveranno entro 30 giorni, Salvini assicura: “Nel primo Consiglio dei ministri, a giorni, informerò i colleghi su come intendiamo andare avanti, mettere in sicurezza i fondi. Attendiamo con estrema tranquillità i rilievi, a cui risponderemo punto per punto, senza scontri tra poteri dello Stato. Mi sarebbe piaciuto partire con i cantieri a novembre, partiranno invece a febbraio. È un secolo che se ne parla, per me il tempo è denaro, ma voglio rispettare tutte le prescrizioni”. E anche se Salvini sembra smorzare i toni, è di nuovo scontro tra il governo e il sistema giudiziario. 

Scontro tra governo e magistratura sul Ponte sullo Stretto

“Ennesimo atto di invasione dei giudici. Ma non ci fermeranno, le riforme della giustizia e della Corte dei Conti saranno la risposta”, attacca la premier Giorgia Meloni. Proprio nel giorno in cui il Senato ha dato l’ok definitivo alla riforma della giustizia, risponde la magistratura contabile: “Ci siamo espressi su profili strettamente giuridici della delibera Cipess, relativa al Piano economico finanziario afferente alla realizzazione del Ponte, senza alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera. Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica”. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a Sky TG24, parla invece di un “processo di ‘giurisdizionalizzazione’, ovvero di attribuzione alla magistratura di compiti e censure tipiche della politica”. Pur non entrando nel merito della decisione della Corte, evidenzia “un problema che andrà risolto con animo freddo e pacato, un problema serio che non riguarda soltanto l’Italia”.

Cosa succede adesso

Adesso il governo aspetterà dunque le motivazioni della Corte dei Conti. Da lì in poi deciderà come muoversi e replicarherà “puntualmente a ciascun rilievo”, si legge in una nota di Palazzo Chigi. Resta fermo “l’obiettivo, pienamente condiviso dall’intero Esecutivo, di procedere con la realizzazione dell’opera”. Inizialmente sembrava che si sarebbe tornati subito in Cdm per approvare nuovamente il progetto, segnalandolo come di “interesse pubblico di rilevanza superiore” e quindi da eseguire comunque. Come spiega la stessa Corte dei Conti, nel caso in cui il controllo riguardi un atto governativo, secondo la legge, l’amministrazione interessata, in caso di rifiuto di registrazione da parte della Corte, può chiedere un’apposita deliberazione da parte del Consiglio dei ministri, il quale, a propria volta, può ritenere che l’atto risponda ad interessi pubblici superiori e debba avere comunque corso. In questo caso la Corte, se ancora mantiene la propria contrarietà, è chiamata ad apporre un “visto con riserva alla delibera”. La procedura prevede poi una segnalazione in Parlamento: “L’atto registrato con riserva acquista piena efficacia, ma può dare luogo ad una responsabilità politica del governo – spiega il sito della Corte – poiché la Corte trasmette periodicamente al Parlamento l’elenco degli atti registrati con riserva”.

I punti controversi

Tra i diversi punti finiti sotto la lente dei magistrati le coperture economiche, l’affidabilità delle stime di traffico, la conformità del progetto definitivo alle normative ambientali, antisismiche e alle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale. Le eccezioni sollevate durante l’adunanza della Sezione centrale della Corte, dal consigliere, Carmela Mirabella sarebbero state diverse: tra queste anche quella sulla competenza del Cipess, considerato organo “politico”. La Corte, del resto, valuta gli aspetti economico finanziari e la correttezza dell’iter procedimentale, non esprimendo un giudizio complessivo sull’opera. La premier Meloni comunque si dice convinta che la scelta sia politica. “Sul piano tecnico, i ministeri interessati e la Presidenza del Consiglio hanno fornito puntuale risposta a tutti i rilievi formulati per l’adunanza di oggi; per avere un’idea della capziosità, una delle censure ha riguardato l’avvenuta trasmissione di atti voluminosi con link, come se i giudici contabili ignorassero l’esistenza dei computer”, spiega.    

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Corte dei Conti esamina anche decreto Mit per la convenzione con la società concessionaria

Intanto, i giudici della Corte dei Conti stanno esaminando un altro atto legato al Ponte, il decreto approvativo del Ministero dei Trasporti del terzo atto aggiuntivo alla convenzione stipulata con il concessionario Società Stretto di Messina. I magistrati dell’Ufficio di controllo della Corte dei Conti entro i primi giorni di novembre dovranno decidere se sottoporre o meno i documenti al collegio della Sezione centrale di controllo di legittimità. A quanto si apprende, questo passaggio giuridico è stato citato ieri nell’adunanza pubblica che invece aveva riguardato la negazione del visto di legittimità al ponte sullo Stretto (delibera Cipess di agosto), da parte della Corte.


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Salvini: “Disperata invasione di campo di casta giudiziaria”

Oggi Salvini si è mostrato più morbido a quanto ci si aspettava, soprattutto dopo che, come Meloni, anche lui era già tornato a scagliarsi – durissimo – contro la magistratura contabile, parlando di una “casta giudiziaria che vede il crollo del suo potere e del suo impero” e che quindi si muove con “disperate invasioni di campo”. In un’intervista al Corriere della Sera, il vicepremier, dicendosi non sorpreso della decisione, continuava: “Il problema è che la scelta sul Ponte non è uno sgarbo alla Lega ma a tutti gli italiani. Lo fanno contro tutti. È un progetto a cui hanno lavorato 21 università italiane. Ventuno. Studi di progettazione di mezzo mondo, i migliori, dalla Danimarca al Giappone. Un progetto che desta una curiosità enorme a livello globale. È un progetto sostenuto dall’Europa: il commissario di oggi e il suo predecessore sono entrambi assolutamente favorevoli a quest’opera. E ora, vediamo una scelta dal sapore politico e pochissimo tecnico. Pensano di fermare questo progetto? Si sbagliano, e di grosso…”. Quali saranno dunque le prossime mosse? “La mia proposta è quella di tornare in Consiglio dei ministri e approvare di nuovo il progetto. E poi lo approverà il Parlamento. Ripeto, qui c’è dentro l’università italiana, c’è dentro l’Italia. Dovrebbero tutti farsi dire di no da un mini sistema di potere? Qui ci sono in ballo miliardi, ci sono in ballo centinaia di migliaia di posti di lavoro e migliaia di aziende pronte a partire. Fermarci è un’assurdità”.

Schlein: “Il governo si fermi”

“Abbiamo sempre detto che questa opera è inutile, vecchia e dannosa. Dopo quanto accaduto ieri chiediamo al governo di agire responsabilmente e di fermarsi. Ci sono anche progetti più seri e urgenti, anche in Calabria e Sicilia. Del resto noi avevamo fatto un esposto sul Ponte con Avs e probabilmente alcuni dei nostri rilievi saranno stati fatti propri dalla Corte dei Conti”, ha detto la segretaria dem Elly Schlein.

Caminiti (sindaco di Villa S.G.): “Non siamo sorpresi dalla Corte”

“Noi non siamo per nulla sorpresi dalla decisione della Corte dei Conti sul Ponte sullo Stretto”. Lo ha detto all’Ansa il sindaco di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti. “Questo perché gli stessi vizi di legittimità sulla procedura, le violazioni del diritto eurounitario in tema di appalti e di tutela ambientale, le perplessità sulle stime di traffico e sulle motivazioni del decreto Iropi erano già stati posti alla base del ricorso presentato dal nostro Comune al Tar del Lazio nel dicembre del 2024”, ha specificato. “Attendiamo di leggere le motivazioni della decisione collegiale della Corte dei Conti, ricordando prima di tutto a noi stessi come la verifica della legittimità sia presupposto della regolarità contabile del progetto. Il governo cambi metodo nell’approcciarsi a quest’opera”, ha concluso.


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