Lavori in fase conclusiva per il ddl sulla riscossione dei debiti voluto dal Carroccio. La maggioranza di governo ha già dato il via libera a tutti gli emendamenti. Manca solo il voto finale della commissione Giustizia al Senato per poi inviare il testo all’Aula. Potrebbe entrare in vigore tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027
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Il disegno di legge sulla riscossione dei debiti non è ancora stato approvato in commissione Giustizia al Senato, ma i lavori sono in fase conclusiva e la maggioranza di centrodestra ha già approvato tutti gli emendamenti. Al provvedimento a prima firma Lega manca quindi solo il voto della commissione per poi mandare il ddl all’Aula. Si tratta di una proposta che introduce un meccanismo che permetterebbe ai creditori di ottenere un pignoramento senza passare dal giudice. Chi ha debiti di quasi qualunque tipo – dalle bollette arretrate fino a prestiti da società finanziarie o conti insoluti — potrebbe ricevere una lettera dall’avvocato del creditore e, se non risponde entro 40 giorni, vedere i propri beni o conti pignorati. Il tutto senza un controllo esterno da parte dello Stato o di un tribunale.
La proposta leghista: pignoramento automatico dopo 40 giorni dall’intimazione
Secondo i promotori del Carroccio, l’obiettivo è snellire una procedura oggi considerata “farraginosa” e “poco funzionale”. Attualmente, infatti, il creditore deve rivolgersi a un giudice civile o di pace per ottenere un decreto ingiuntivo e solo dopo può procedere al pignoramento. Con la riforma, quel passaggio verrebbe saltato: sarà l’avvocato, su incarico del creditore, a inviare una “intimazione di tipo monitorio”, allegando le prove del debito. Se il debitore non si oppone entro quaranta giorni, scatterà automaticamente l’esecuzione forzata.
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Non previsti controlli pubblici
La nuova procedura riguarderebbe solo i debiti di competenza del giudice di pace, cioè fino a 10 mila euro, e non includerebbe i mutui bancari. Secondo quanto riporta Fanpage.it, il ddl però non esclude i crediti finanziari, agevolando così gli intermediari e le società di recupero crediti ma lasciando scoperte le famiglie. Il testo prevede inoltre che la responsabilità per eventuali abusi ricada sull’avvocato del creditore, che potrà essere sanzionato dal proprio ordine professionale o chiamato a rispondere civilmente dei danni causati. Ma non sono previsti controlli pubblici o interventi preventivi.
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Se la legge passa, potrebbe entrare in vigore tra la fine del 2026 e il 2027
La legge, anche se non ancora approvata, ha già sollevato dubbi di costituzionalità e la contrarietà delle associazioni dei consumatori, preoccupate per i rischi di truffe e per la vulnerabilità dei cittadini meno informati. Dopo il voto in commissione Giustizia, il testo dovrà passare all’Aula e poi alla Camera. Considerando l’avvio dei lavori sulla legge di Bilancio, difficilmente la riforma sarà calendarizzata prima della fine dell’anno. E anche in caso di approvazione, il ministero della Giustizia avrebbe sei mesi di tempo per emanare il decreto attuativo. Le nuove regole, dunque, non entrerebbero in vigore prima della fine del 2026 o, più realisticamente, nel 2027.