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Migranti, Meloni oggi in Tunisia e domani in Turchia: missioni lampo guardando alla Libia

A sorpresa, nel pieno della tempesta sui dazi e in attesa di conoscere i dettagli dell’accordo Usa-Ue sulle tariffe al 15%, la premier Giorgia Meloni vola in Tunisia. Obiettivo: rivedere il presidente Kaïs Saïed, rivendicare i risultati raggiunti in termini di blocco delle partenze di migranti dal Paese e di impegno sul Piano Mattei e «individuare le criticità da affrontare insieme – spiegano fonti di governo – anche attraverso approcci regionali».

Domani in Turchia, sullo sfondo il caos Libia

In questa espressione, più volte utilizzata in passato anche dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sta la chiave per leggere il viaggio di oggi e quello in programma domani in Turchia dal premier Recep Tayyip Erdoğan. Si scrive «cooperazione migratoria» e «contrasto alle reti criminali di trafficanti», si legge “alleanze strategiche” per affrontare il vero nodo irrisolto che preoccupa il governo: la Libia, ostaggio delle lotte tra i signori della guerra e sempre più terreno di conquista della Russia, dove però proprio Ankara ha aumentato la presenza sul piano militare, economico e diplomatico, rilanciando anche le relazioni con il generale Khalifa Haftar che controlla la Cirenaica a Est del Paese.

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Il pressing italiano anche sugli Usa

L’incidente diplomatico di inizio luglio, con la delegazione europea composta anche da Piantedosi bloccata a Bengasi dagli uomini del generale, è stato subito considerato chiuso dal governo: i rapporti con Haftar sono immutati (il figlio Saddam era stato ricevuto poco prima al Viminale), improntati alla cordialità e alla collaborazione, e l’alt in aeroporto non era certo uno sgarbo all’Italia. Una nuova missione in Libia non è, però, in agenda, anche se il dossier figurava tra quelli affrontati dal vicepremier e titolare della Farnesina, Antonio Tajani, nella sua ultima visita negli Usa per incontrare il segretario di Stato Marco Rubio.

La tela per perorare la causa della stabilizzazione del Paese

Meloni tesse la tela con la Tunisia e, soprattutto, con la Turchia per perorare la causa della stabilizzazione della Libia come chiave per la sicurezza nel Mediterraneo. Anche di questo si è parlato ieri nel punto sull’immigrazione irregolare fatto a Palazzo Chigi con i vicepremier, i ministri Piantedosi, Giancarlo Giorgetti (Economia), Guido Crosetto (Difesa) e il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha la delega ai servizi segreti. Perché i numeri non mentono: il 90% dei 36.545 migranti sbarcati da inizio anno, in crescita del 9,15% rispetto allo stesso periodo del 2024, è partito dalle coste libiche. Con le tensioni e l’incertezza che agitano lo scacchiere mondiale – è il messaggio che Meloni consegna agli omologhi – una Libia nel caos non conviene a nessuno.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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