«È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza. Si impone, subito, il cessate il fuoco». Poi, in un passaggio più avanti. «Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano». Poco prima che iniziasse il concerto per celebrare la festa della Repubblica, alla presenza della premier e del corpo diplomatico accreditato, Mattarella dedica il suo discorso allo scenario internazionale e prevalentemente alla crisi in Medio Oriente. Parole durissime che non si limitano a una generica condanna ma indicano cosa è necessario, adesso. «In qualunque caso è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone».
I palestinesi hanno diritto al loro focolare
Le definizioni, forse, servono a poco quando le immagini e le notizie parlano di migliaia di bambini morti, ma il capo dello Stato dopo aver ricordato «il sanguinario attacco di Hamas e il rapimento di ostaggi che vanno liberati immediatamente», si sofferma sul «dramma» in atto a Gaza. E insiste non solo sugli aiuti ma su quanto sta accadendo da tempo nei territori. «E’ grave l’erosione dei territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese. I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi». Una questione cruciale ma anche per la sopravvivenza di Israele stessa, fa notare Mattarella.
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Territori e rischi di antisemitismo
Il ragionamento del capo dello Stato è che la prospettiva di una terra ai palestinesi è «imprescindibile» dalla «sicurezza di Israele» gravemente minacciata dalla «semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo». Insomma, Mattarella sembra dire che non è con la deterrenza brutale che si proteggono gli israeliani. Al contrario. Inoltre «si aggiunge l’alta preoccupazione per le manifestazioni di antisemitismo che si riaffacciano nel mondo».
Da Kiev al Medio Oriente: le occupazioni illegali.
Va detto che aveva cominciato il suo discorso partendo dall’Ucraina e ricordando che da più di tre anni resiste all’aggressione di Putin. «Nel confermare il nostro fermo e convinto sostegno a Kiev, continuiamo a lavorare perché si possa giungere a una pace che sia giusta, complessiva e duratura». Ma quello che accade a Kiev si ritrova, poi, in quello che sta accadendo in Medio Oriente e «come ovunque, in qualsiasi Continente». E cioè che «l’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio, della barbarie nella vita internazionale». In effetti, anche l’invasione russa è stata presentata come un atto di difesa e non di aggressione: un rovesciamento della logica e delle relazioni tra Stati. Tant’è che, dice Mattarella questi «teatri di instabilità agevolati dalla violenza e dallo scontro sembrano, per taluno, essere divenuti la misura dei rapporti internazionali».
La pace non è un ideale per anime ingenue
Ecco, davanti agli scenari appena descritti, la pace è l’unico orizzonte che però sfugge anche a chi lo promette e dice di impegnarsi. Ma soprattutto, il capo dello Stato sottolinea che «la pace non è un ideale per anime ingenue, stroncato poi dal severo giudizio della storia», e ricorda come statisti lungimiranti seppero concepirla ed ora «va proseguita l’opera, non ci si può limitare solo ad evocarla». Agire, quindi, ma in quale direzione? Quella di un ritorno a un ordine globale fondato su un diritto internazionale che si rispetti e non venga violato. «L’ordine mondiale che abbiamo conosciuto per decenni appare compromesso. Le regole sono destinate a evolvere ma un quadro di riferimento, un ordine globale, basato sul rispetto e sul riconoscimento reciproco, è essenziale per scongiurare i conflitti».