La stretta è contenuta in un emendamento della Lega approvato in commissione Cultura della Camera che sta esaminando il disegno di legge sul consenso informato presentato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Secondo le opposizioni si tratta di un provvedimento da “medioevo”, mentre il Carroccio parla di una misura di “buon senso”
L’educazione alla sessualità a scuola sì, ma solo alle superiori e previo consenso dei genitori che dovranno conoscere temi e materiale didattico. Diversamente dalle scuole primarie e medie dove, invece, verrà vietato di parlare di tematiche sessuali in aula “ad attivisti ideologizzati” ed “esperti esterni”. Ad introdurre la stretta è un emendamento della Lega approvato oggi in commissione Cultura della Camera che sta esaminando il disegno di legge sul consenso informato presentato dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. “Medioevo”, insorgono le opposizioni, mentre il Carroccio parla di una misura di “buon senso”.
Scontro con le opposizioni: “Medioevo”
Vietare l’educazione alla sessualità alle scuole medie è un atto “gravissimo”, per gli esponenti dem. E “mentre l’Europa va avanti, l’Italia torna nel Medioevo”, commenta l’europarlamentare Alessandro Zan. Cecilia D’Elia definisce il ddl Valditara già di per sé un testo “oscurantista” e “lesivo dell’autonomia scolastica. L’Italia – sostiene – è già tra i pochi Paesi europei che non rendono obbligatoria l’educazione sessuale nelle scuole. Con questa decisione, la maggioranza non solo non colma quel ritardo, ma sceglie consapevolmente di aggravarlo”. Insorge anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi: “la maggioranza ha di fatto abolito l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole”, afferma, ricordando che “nella legge di bilancio 2024 fu approvato un mio emendamento anche con i voti della maggioranza che stanziava fondi” per quella finalità, ma poi quelle risorse sono state riorientate altrove. Nel botta e risposta con le opposizioni, il capogruppo leghista in commissione Cultura e relatore del ddl Vaditara, Rossano Sasso, sostiene che “troppe volte abbiamo assistito a episodi di tentativi di indottrinamento da parte di attivisti di estrema sinistra Lgbt, e anche oggi i colleghi dei partiti di sinistra hanno dimostrato tutta la loro avversione ideologica alle famiglie”. Spiegando l’emendamento, il deputato del Carroccio sottolinea che “non vieta affatto l’educazione alla sessualità né impedisce l’accesso a informazioni corrette: si limita a escludere dalle scuole primarie e secondarie di primo grado attività didattiche che esorbitino da quanto previsto dalle indicazioni nazionali, che già includono, e anzi potenzieranno, contenuti su relazioni, empatia e rispetto”. E rigetta, quindi, le accuse di “censura” e “oscurantismo”. Esulta Pro Vita & Famiglia Onlus, che parla di “proposta liberale e democratica che impedisce alla politica di trasformare le scuole in sezioni di partito”. Intanto, sempre in tema di scuola, il Senato ha approvato in prima lettura il decreto che riforma l’esame di Stato a partire, tra le altre cose, dal nome: la prova tornerà, infatti, a essere chiamata “maturità”. “Una riforma – commenta Valditara – che abbiamo fortemente voluto per restituire serietà, valore e centralità a un momento decisivo del percorso educativo dei nostri studenti”. Ma che per Avs è un decreto “pericoloso, sbilanciato e calato dall’alto”. Uno scontro, quello tra maggioranza e opposizione sui temi scolastici, che si accende sempre più, dalle scuole medie alla maturità.