Nell’ambito della discussione del disegno di legge “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, iniziata questa mattina, la Lega ha depositato alla Camera un emendamento sull’educazione alla sessualità a scuola, in parte correttivo rispetto al testo approvato in commissione. Cade così il divieto per le scuole medie nelle quali si richiede per tali attività il consenso dei genitori che dovranno essere a conoscenza dei temi e del materiale didattico trattati. “Fermo restando quanto previsto dalle indicazioni nazionali”, permane il divieto per la scuola dell’infanzia e per quella elementare.
La spiegazione del relatore
Il relatore Rossano Sasso ha spiegato che la modifica che riguarda le scuole medie è contenuta in un “nuovo emendamento, che abbiamo depositato a prima firma di Latini (Lega)” e che mira a “fare chiarezza”. All’articolo 1, al comma 5 sostituire le parole: “per la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado” con le seguenti “per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria”, si legge nell’emendamento. “Il ddl sul consenso informato non vieta l’educazione sessuale, che è già previsto nelle indicazioni nazionali. Giusto che a scuola si parli con adolescenti e ragazzi di malattie sessualmente trasmissibili, di gravidanze indesiderate e di educazione all’affettività e al rispetto. Questo lo si fa già e anzi, il ministro Valditara lo sta potenziando”, ha aggiunto Sasso. “Quello che vietiamo sono le distorsioni ideologiche care alla sinistra: grazie a questa legge fortemente voluta dalla Lega, non potranno più entrare a scuola attivisti ideologizzati trans e Lgbt, drag queen, porno attori privi di competenze pedagogiche, per parlare a bambini e ragazzi di fluidità di genere, di utero in affitto e di confusione sessuale. Per i ragazzi più grandi chiediamo solo che le famiglie vengano informate preventivamente su contenuti, relatori e materiale didattico utilizzato”.
Le critiche dell’opposizione
Diverse le critiche che l’opposizione ha avanzato in aula durante la discussione generale. “Dal disegno di legge Valditara è stato tolto il divieto all’educazione sessuale alle scuole medie ma subordinarne l’insegnamento, così come alle scuole superiori, al consenso dei genitori resta una scelta incomprensibile. In quasi tutti gli Stati europei l’educazione sessuale è obbligatoria, mentre in Italia il governo Meloni vuole la scuola dei tabù”, ha spiegato l’eudeputato del Pd, Alessandro Zan. Sulla stessa linea la deputata, sempre Pd, Irene Manzi: “E evidente che Valditara e la Lega, di fronte alle critiche diffuse e all’imbarazzo crescente, abbiano dovuto cambiare posizione almeno rispetto a questo aspetto. Non basta un correttivo a cancellare l’errore di fondo: quello di pensare che la scuola debba tacere su tutto ciò che riguarda la crescita emotiva, relazionale e sessuale degli adolescenti”. Secondo la deputata del M5s, Daniela Morfino, “la maggioranza si è svegliata di colpo sull’educazione affettiva e sessuale con un correttivo dell’ultimo minuto non per convinzione, ma per pura pressione. Non è illuminazione, è paura di un autogol politico”, ha detto. “Ma non illudiamoci: il requisito del consenso dei genitori resta una clausola che permette ai contrari di negare ai propri figli un diritto essenziale. Hanno comunque dovuto cedere su qualcosa. La nostra insistenza paga, ma la lotta continua per un’educazione sessuale inclusiva-strutturale e non bloccabile dai veti ideologici”, ha poi aggiunto.
Le parole di Valditara
Intervenuto telefonicamente a “Timeline”, su Sky TG24, di recente il ministro dell’Istruzione Valditara aveva espresso la posizione del governo nel merito, precisando che educazione sessuale e educazione all’affettività sono argomenti “previsti nei programmi scolastici”. “Teorie complesse sull’identità e la fluidità di genere”, invece, potranno essere introdotte con il “consenso informato dei genitori, a partire dall’adolescenza”, aveva detto.

