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    Calabria, la cultura fa irruzione in campagna elettorale

    Ascolta la versione audio dell’articoloUna campagna elettorale inattesa, obbligata, forzata, dopo le dimissioni a sorpresa del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto. Che ha sparigliato tutte le carte, anche quelle della stessa maggioranza di centrodestra. Figurarsi sull’altro fronte. E per quanto entrambi gli schieramenti abbiano tentato di recuperare l’assetto a colpi di social, comizi, qualche irriverenza e una gara quotidiana a chi la spara più grossa, la campagna elettorale quasi langue.L’assist dei big nazionaliFa rumore, semmai, l’assist dei big nazionali, Giuseppe Conte, Elly Shlein e Nicola Fratoianni per il campo largo del centrosinistra, e una convention annunciata, prevista per i prossimi giorni a Lamezia, con i big del centrodestra e la partecipazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.Loading…La cultura irrompe nel dibattito e lo ravvivaIl dibattito fra i due contendenti, che poi sarebbero tre – in corsa c’è anche Francesco Toscano, lista Democrazia sovrana e popolare – non aggiunge nulla di nuovo alle questioni note che affliggono la Calabria, men che meno alle soluzioni: la sanità (in primis), lo spopolamento, il lavoro, le infrastrutture. Ma a portare un guizzo di novità, questa volta, è la cultura e la sua programmazione, che sorprendentemente ravviva il dibattito fra liste e candidati. A distanza, certo, prevalentemente via social, ma con argomentazioni che hanno acceso gli animi e messo un po’ di pepe su questa vigilia di elezioni.Corrado Alvaro e la sua fondazioneAl centro della discussione, Corrado Alvaro, scrittore monumento della Calabria, originario di San Luca, “utopista insofferente”, idealista quanto basta, appassionato della favola della vita più che della vita stessa, come gli piaceva dire. Calabrese mediterraneo ed europeizzato, fra i primi a comprendere quel deficit di rappresentazione di cui ancora soffre la Calabria. Nel suo paese natale, noto solo per faide e fatti di ‘ndrangheta, la fondazione a lui intitolata è stata sciolta e commissariata: bilanci in perdita per circa 10mila euro e soci vicini alle ’ndrine, come scrive la prefetta Clara Vaccaro («taluni amministratori del consiglio di amministrazione non offrono garanzie di onorabilità e indipendenza»). Un’azione clamorosa che non ha precedenti in Italia.La sfida della democraziaA San Luca, a essere commissariato è anche il comune, ed è la terza volta: il sindaco Bruno Bartolo, nonostante la sua specchiata reputazione, è stato travolto da un’inchiesta dei Carabinieri per l’affidamento dell’area mercatale del Santuario della Madonna di Polsi e per la gestione dello stadio comunale, costruito durante uno dei tanti commissariamenti. La struttura non è risultata del tutto a norma. Bartolo è rimasto ai domiciliari per sette giorni. Ma intanto sono arrivati i commissari. Oggi, nel cuore dell’Aspromonte, evidentemente la sfida è quella della democrazia. LEGGI TUTTO

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    Elezioni, urne aperte in sette regioni nei prossimi due mesi: quando e come si vota

    Calabria al voto il 5 e 6 ottobreIn Calabria si voterà il 5 e 6 ottobre 2025. Per il centrosinistra (senza Azione, che anche in questa regione non presenta la lista) corre Pasquale Tridico, europarlamentare M5S ed ex presidente dell’Inps, sostenuto da sei liste: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Democratici e Progressisti, Casa riformista, Lista Tridico presidente e Alleanza Verdi e Sinistra. Il centrodestra schiera Roberto Occhiuto (FI), che si è dimesso a luglio dopo essere stato indagato in un’inchiesta per corruzione. Otto le liste a sostegno: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, Occhiuto Presidente, Forza Azzurri, Noi Moderati, Democrazia Cristiana-Udc e Sud chiama Nord-Partito Animalista. Corre anche Francesco Toscano, di “Democrazia sovrana popolare”,L’elettore può votare per una lista circoscrizionale collegata al candidato presidente prescelto e, nell’ambito di questa lista, esprimere fino a due preferenze, purché riferite a candidati di sesso diverso. Non è previsto il voto disgiunto, quindi non è possibile votare per un candidato presidente e contemporaneamente scegliere una lista che sostiene un altro candidato.In Toscana elezioni il 12 e 13 ottobreIn Toscana si voterà il 12 e 13 ottobre. Il presidente uscente Eugenio Giani (Pd) cerca la riconferma, sostenuto da Pd, M5S, Avs e Casa riformista, quarta gamba del campo largo (dentro anche alcuni big renziani fiorentini, Stefania Saccardi, Francesco Casini e Titta Meucci, il coordinatore regionale di +Europa, Federico Eligi). Il centrodestra unito schiera Alessandro Tomasi (FdI), sindaco di Pistoia. Due gli outsider: Antonella Bundu con la lista di sinistra radicale Toscana Rossa e il partito no vax Forza del popolo, che candida il medico Carlo Giraldi.Tracciando un segno su una lista si esprime un voto per quella lista e per il candidato presidente ad essa collegato. Tracciando un segno solo su un candidato presidente si vota solo per questo candidato, senza esprimere alcun voto alle liste. Si può anche dare un voto disgiunto. Scegliere cioè un candidato presidente e poi una lista che risulta collegata ad un altro candidato presidente. In questo caso vale sia il voto per il candidato presidente che quello per la lista prescelta. Tre sono le soglie di sbarramento: 10% per le coalizioni di lista, 3% per le liste all’interno di coalizioni e 5% per le liste singole.Election day in Veneto, Puglia e Campania il 23-24 novembreIl 23 e 24 novembre si vota infine in Veneto, Puglia e Campania, regioni in cui non è ancora definita la lista dei candidati alla presidenza. In Veneto il centrosinistra presenta l’ex sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, del Pd, mentre il centrodestra non ha ancora deciso chi schierare al posto del presidente uscente, Luca Zaia, non più ricandidabile. In Puglia invece la coalizione di centrosinistra punta su Antonio Decaro, europarlamentare Pd ed ex sindaco di Bari, mentre il centrodestra non ha ancora un candidato ufficiale. Stessa situazione in Campania, dove il centrosinistra che non può più ricandidare Vincenzo De Luca dopo due mandati, ha scelto il pentastellato ex presidente della Camera Roberto Fico, mentre non c’è ancora un nome per il centrodestra. LEGGI TUTTO

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    Le Marche come l’Ohio: qual è la posta in gioco per Meloni e per Schlein

    Ascolta la versione audio dell’articoloSanità, trasporti, sicurezza, giustizia, fine vita e financo la questione del riconoscimento dello Stato di Palestina. Nella campagna elettorale marchigiana, che vede contrapposti il governatore meloniano uscente Francesco Acquaroli e lo sfidante dem Matteo Ricci, entrano tutti i temi caldi del dibattito politico. Né poteva essere altrimenti, in una terra di soli un milione e 300mila abitanti divenuta suo malgrado lo “swing state” che potrebbe segnare un’inversione di tendenza in vista delle prossime politiche. Se infatti Veneto e Calabria dovrebbero restare al centrodestra e Toscana, Campania e Puglia al centrosinistra, la riconquista dell’ex regione rossa finita per la prima volta a destra cinque anni fa da parte di Pd e alleati del campo largo potrebbe davvero cambiare il quadro in vista delle politiche del 2027. Da qui il passaggio in regione – tra Ancona e Pesaro, la città amministrata da Ricci per dieci anni – di tutti i leader nazionali, dalla premier Giorgia Meloni al leader del M5s Giuseppe Conte passando naturalmente per il leader leghista Matteo Salvini e per la segretaria del Pd Elly Schlein.Schlein spera nella riconquista per rafforzarsi alla guida del Pd (e della coalizione)…La posta in gioco è insomma alta, ed è tutta politica. Schlein spera nel miracolo del risveglio degli indecisi, soprattutto nella zona popolosa costiera tra Pesaro e Ancona dove il Pd è tradizionalmente più forte. Se dovesse avverarsi il miracolo è chiaro che la segretaria dem ne uscirebbe rafforzata non solo come leader in pectore della futura coalizione che sfiderà il centrodestra a guida Meloni tra due anni ma anche nel confronto interno, tanto che potrebbe decidere di rafforzarsi alla guida del partito anticipando al 2026 il congresso previsto per il 2027.Loading…… ma in caso di sconfitta ripartirebbero i distinguo interniMa la sfida di Ricci, che a luglio ha dovuto anche incassare l’avviso di garanzia per l’inchiesta ”affidopoli”, appare in salita. E se i marchigiani confermeranno Acquaroli il risultato della tornata elettorale nelle sei regioni – che finirà il 23 e 24 novembre con il voto in Veneto, Puglia e Campania – sarà un sostanziale pareggio, con la conferma dei “colori” di cinque anni fa. Certo, Schlein può e potrà comunque rivendicare l’indubbio successo di aver siglato l’alleanza con il M5s, con Avs e financo con la renziana Italia Viva in tutte le regioni al voto. Un risultato impensabile anche solo due anni fa. Ma il prezzo pagato al M5s non è basso: ben due candidature (Roberto Fico in Campania e Giuseppe Tridico in Calabria) e programmi regionali molto spostati sui temi ”grillini”, a partite dal reddito di cittadinanza e dal no ai termovalizzatori, tanto che Azione di Carlo Calenda si è sfilata per protesta dal campo largo in quasi tutte le regioni. E c’è da scommettere che in caso di sconfitta la “rivolta” dei riformisti del Pd, che con Lorenzo Guerini, Graziano Delrio e altri stanno organizzando per fine ottobre un evento a Milano, prenderà nuovo vigore.L’attesa di Meloni per chiudere la partita della candidatura in Veneto…Speculare l’attesa di Meloni, per la quale la sconfitta dell’unico governatore di Fratelli d’Italia renderebbe l’esigenza di conquistare in prima persona la guida del Veneto più pressante. Non è un caso che la quadra sulle candidature mancanti del centrodestra sia stata rimandata a dopo il voto marchigiano (oltre alla successione a Luca Zaia in Veneto mancano i candidati in Campania e Puglia). In caso di riconferma di Acquaroli, invece, è già pronto il via libera alla candidatura del leghista Alberto Stefani in cambio della rinuncia di Zaia a presentare una lista a suo nome che drenerebbe consensi a tutti i partiti della coalizione (il Doge dovrebbe essere capolista della Lega in tutte le province)…. e aprire il confronto con la riottosa Lega sulla riforma elettoraleE sul tavolo, in cambio della continuità leghista in Veneto, la premier è intenzionata a vedere le carte dell’alleato riottoso sulla legge elettorale che nelle sue intenzioni dovrà sostituire il Rosatellum: via la lotteria dei collegi uninominali, premio di maggioranza del 55% alla coalizione che supera il 40% e indicazione del candidato premier (ossia Meloni stessa) sulla scheda elettorale. Per Salvini il Veneto ”val bene una messa”?. LEGGI TUTTO

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    Tre anni di Meloni al potere. Il suo è il terzo governo più longevo: bilanci e prospettive

    Ascolta la versione audio dell’articoloSono tre anni, oggi, dalle elezioni politiche che hanno portato la destra di Fratelli d’Italia per la prima volta al governo della Repubblica. «Tre anni che sembrano dieci», ha commentato da New York il 24 settembre, a margine dell’80esima Assemblea generale dell’Onu, la timoniera della svolta: Giorgia Meloni, prima premier che vanta ora il traguardo del terzo Esecutivo più longevo d’Italia, dopo il quarto e il secondo di Silvio Berlusconi, almeno se si guardano i giorni effettivi che a metà settembre hanno superato i 1.058 del Governo Craxi.Il ritorno del primato della politicaLe urne del 25 settembre 2022 hanno segnato il ritorno del primato della politica sull’impronta tecnico-istituzionale del Governo di Mario Draghi, durato venti mesi, giusto il tempo di mettere in sicurezza il Pnrr e rilanciare il Paese dopo il buio della pandemia. Il voto ha premiato proprio Fdi, l’unico partito, nato dalle ceneri di Alleanza nazionale e prima ancora del Msi, che era rimasto all’opposizione nell’era Draghi e che mai, prima di allora, era assurto alla guida del Paese. Fedeli alleati, per ora, gli azzurri di Forza Italia e i leghisti, capitanati rispettivamente dai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Debole ancora il fronte dell’opposizione, diviso e in competizione: uno dei fattori del successo e della popolarità della premier sinora.Loading…La via della prudenza sui conti pubbliciDal palco del comizio di Ancona, pochi giorni fa, Meloni ha elencato la lunga serie di previsioni smentite, dallo spread «al livello più basso degli ultimi 15 anni» agli occupati cresciuti di circa un milione dall’ottobre 2022, con il record del tasso di occupazione al Sud. La massima prudenza ha segnato finora la gestione dei conti pubblici, anche grazie alla navigazione cauta del ministro leghista dell’economia, Giancarlo Giorgetti, molto attento alla percezione dei mercati in presenza di un debito pubblico che resta tra i più alti d’Europa e dovrebbe chiudere il 2025 poco sopra i 3.080 miliardi.La crescita asfittica e la promessa di un intervento sui prezzi dell’energiaPiù deludenti i risultati in termini di Pil: per il 2025 e il 2026, secondo le stime Ocse, dovrebbe attestarsi sul +0,6 per cento. Il Governo prevede +0,5% per quest’anno. Sulla crescita asfittica pesano la dinamica della produzione industriale e i prezzi dell’energia: Meloni ha di nuovo riconosciuto che «sono un’assoluta priorità» e promesso un intervento «strutturale» per abbassarli. Insieme con «diverse iniziative per continuare ad aiutare le aziende che investono e sostenere il loro lavoro: su questo ci stiamo concentrando per la legge di bilancio».Le nubi internazionaliIl triennio ha registrato un drastico peggioramento del quadro internazionale: alla guerra in Ucraina si è sommato il conflitto Israele-Hamas. E l’avvento della seconda presidenza Trump negli Stati Uniti ha sconvolto ulteriormente equilibri già precari, costringendo l’Italia a un complicato gioco di equilibrismi. Meloni continua a fare da mediatrice tra le posizioni opposte dei suoi vice, ossia tra l’euroatlantismo senza se e senza ma di Tajani e le pulsioni filorusse di Salvini, che a sua volta sconta le conseguenze di un partito sempre più “vannaccizzato”. Soprattutto, la premier ha deciso di non smarcarsi mai dal presidente Usa Donald Trump in nome dell’unità dell’Occidente. Anche se i costi dell’accordo sui dazi al 15% con l’Ue per il nostro sistema produttivo sono tutti ancora da calcolare. LEGGI TUTTO