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    Cattolici, il 18 gennaio a Milano il battesimo di Comunità Democratica. Sarà la prima volta di Ruffini dopo l’addio alle Entrate

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaA dicembre, al seminario dei cattolici democratici promosso all’Università Lumsa e dedicato all’impegno sociale nell’era della radicalità di Papa Francesco, Ernesto Maria Ruffini era già quasi un ospite d’onore. Ma il 18 gennaio, al nuovo raduno organizzato a Milano nel Palazzo della Regione dagli ex Ppi, in prima linea Graziano Delrio, lo sarà ancora di più: sarà la sua “prima volta” dopo l’addio all’incarico di direttore dell’Agenzia delle Entrate.Delrio: «Chiediamo spazio nel Pd o fuori»In calendario ci sono gli interventi di alcuni dei padri nobili dei cattolici di centrosinistra, come Romano Prodi (da remoto) e Pierluigi Castagnetti, oltre a un’ampia platea di amministratori locali, professori e associazioni. Il movimento ha già un nome: Comunità Democratica. «Vogliamo far capire che la cultura politica dei cattolici democratici può dare molto al Paese, come in altri tornanti storici», spiega Delrio. «Chiediamo una maggior accoglienza e spazio, nel Pd o anche fuori dal Pd».Loading…Al centro dell’agenda la crisi demograficaIn nuce c’è già una bozza di manifesto. Basta guardare alle priorità snocciolate da Delrio. In cima all’agenda i cattolici democratici mettono la crisi demografica: «Se non viene affrontata subito metterà in crisi tutto il welfare, dalle pensioni alla sanità». Sull’europeismo non si discute: «Rilanciamo un ritorno allo spirito coraggioso degasperiamo sull’Europa, con una cessione di sovranità; dall’altro lato intendiamo riproporre l’autonomismo di Sturzo, con un municipalismo spinto» alternativo al neo-centralismo delle Regioni. Un bel “no” all’autonomia differenziata sognata da Calderoli. Sullo sfondo, ma non troppo, i temi etici, intorno ai quali Delrio promette: «Siamo intenzionati a farci sentire». Ed è probabile che su questo terreno, più che su altri, si misurerà la distanza dal Pd di Elly Schlein.L’attenzione ai territoriL’evento sarà aperto dall’ex sindaco di Brescia e consigliere regionale lombardo Emilio Del Bono. A seguire il collega Fabio Pizzul, che è anche presidente della Fondazione Ambrosianeum di Milano, e rappresentanti di altre Regioni, come il vicepresidente del Consiglio del Friuli-Venezia Giulia, l’ex senatore Francesco Russo, animatore di una rete di oltre 400 amministratori.La rete di studiosi e accademiciCome ogni movimento che si rispetti, anche Comunità Democratica ha i suoi referenti nel mondo della cultura e del sapere: una sorta di think tank capace di elaborare proposte concrete sui diversi dossier. I professori scelti per il panel sono Leonardo Becchetti, economista promotore del Manifesto per una Nuova economia civile, Elena Granata, docente di urbanistica al Politecnico di Milano e vicepresidente della Scuola di economia civile, e Mauro Magatti, ordinario di sociologia all’Università Cattolica. Non mancheranno gli esponenti delle associazioni del laicato cattolico, da Sant’Egidio alle Acli. «La cultura cattolica democratica – rivendica Delrio – è una cultura politica laica, che ha gli strumenti in grado di di fare proposte forti e creative per affrontare i problemi del Paese, in un tornante storico per l’Italia e per l’Europa». LEGGI TUTTO

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    Indulto parziale, apertura a sinistra ma Forza Italia dice no

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaL’ipotesi di un indulto parziale per cominciare a mettere mano nel caos del sistema carcerario piace a sinistra ma non a Forza Italia. Lo spunto viene dal presidente del Cnel ed ex ministro azzurro Renato Brunetta che sul Sole 24 ore chiede una convergenza a opposizione e maggioranza proprio su questo tema.«Penso che la proposta di Renato Brunetta vada ripresa, sostenuta, resa effettiva. Spero che opposizione e maggioranza possano convergere su un obiettivo minimo di umanità, civiltà, decenza. Chi ci sta?» scrive su X il senatore del Pd Filippo Sensi.Loading…L’idea di un indulto parziale che coinvolga i detenuti per reati meno gravi, già evidenziata dal vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, viene sostenuta anche da Benedetto Della Vedova: «In un carcere sovraffollato, luogo di isolamento, umiliazione, malattia e morte, la pena rischia di perdere la certezza dell’esempio, che è la vera fonte di legittimazione della potestà punitiva, per trasformarsi invece in certezza della recidiva. È vero, e non conviene a nessuno un modello di pena che incentivi i detenuti a tornare a delinquere o a cominciare a farlo – rimarca Della Vedova – se detenuti ingiustamente. E la proposta di indulto parziale, per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti, merita attenzione e una iniziativa parlamentare trasversale. Sarebbe infatti positivo che anche nella maggioranza la proposta di Brunetta, che ha alle spalle una lunga militanza nel centrodestra, venisse raccolta e rilanciata. La situazione nelle carceri è incivile ed inaccettabile, quindi bisogna agire con urgenza».Magi: il Governo agisca«Perché l’intollerabile situazione delle carceri in Italia non sia vissuta come un’emergenza nel periodo natalizio e in quello di ferragosto ma appunto come qualcosa di davvero non più tollerabile per ogni sincero democratico in questo Paese – dice il segretario di Più Europa Riccardo Magi – è necessario che il governo apra gli occhi e si muova. Il presidente del Cnel Brunetta evoca un indulto parziale, ma ancora prima che si comprendano meglio i contorni di una proposta del genere e quali possano essere gli effetti sull’attuale condizione del sistema penitenziario, il Ministro della Giustizia ha escluso atti di clemenza che ritiene inutili a fornire soluzioni strutturali ma solo effetti temporanei. Non siamo d’accordo e siamo preoccupati perché ciò rivela il vero problema che c’è a via Arenula e a Palazzo Chigi: la mancanza di volontà politica di riformare il carcere».L’apertura del PdCauta ma comunque aperturista la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani: «Noi abbiamo le nostre idee, non condividiamo tutto, ma almeno iniziamo a discuterne seriamente e per dare risposte ad una situazione ormai insostenibile. Lavoro, misure alternative, sconto per buona condotta, case di reinserimento sono tutte proposte condivisibili e giuste che abbiamo presentato più volte con emendamenti puntuali. Sempre respinti. Vale la pena ricordare il comportamento della maggioranza, ed in particolare di Forza Italia, sulla proposta Giachetti di liberazione anticipata o quanto accaduto sull’inutile decreto carcere o quanto contenuto nell’inaccettabile ddl Sicurezza. Basta quindi farsi belli con proposte che poi non si è disponibili a sostenere al momento opportuno. Si passi ai fatti e non si sprechino solo parole al vento. Il partito democratico è pronto a discuterne». LEGGI TUTTO

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    Manovra, subito il taglio del cuneo e la pensione a 64 anni. Ma per attuare tutte le misure servono 103 decreti

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaL’ok definitivo arrivato ieri al Senato (112 sì, 67 no e un astenuto) chiude il percorso parlamentare della legge di bilancio 2025, una manovra che vale 30 miliardi. Si apre ora la partita dell’attuazione, che coinvolgerà soprattutto ministeri e apparati delle amministrazioni statali.Ci sono infatti norme che entreranno subito in vigore dal 1° gennaio 2025, come per esempio il taglio del cuneo fiscale (confermato e reso strutturale per i redditi medio-bassi ed esteso anche ai redditi fino a 40mila euro), la possibilità di anticipare la pensione a 64 anni attraverso il cumulo della previdenza obbligatoria con quella complementare, o la proroga, per i prossimi tre anni, della maggiorazione del 20% della deduzione relativa al costo del lavoro per nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate da imprese e professionisti.Loading…Altre misure, tuttavia, avranno bisogno di un ulteriore passaggio per non restare solo sulla carta. Quando infatti una legge viene approvata – e questo vale soprattutto per provvedimenti complessi come le leggi di bilancio – non tutte le misure entrano subito in vigore. Ci sono alcune norme che necessitano di un ulteriore passaggio attuativo, come può essere un decreto ministeriale o un provvedimento di qualche agenzia governativa.Nel dettaglio, per la Manovra 2025 dovranno essere approvati 103 provvedimenti attuativi, alcuni dei quali saranno necessari per sbloccare 1,8 miliardi nel 2025 (che salgono a 8 miliardi se si considera il triennio 2025-2027). Provvedimenti attuativi che sono lievitati rispetto ai 48 che la Manovra aveva nel testo varato dal governo, e entrato alla Camera lo scorso 23 ottobre.A pesare è stata soprattutto l’introduzione di tutta una serie di micromisure con microstanziamenti, che si sono portate dietro in molti casi il loro provvedimento attuativo: dei 103 atti, 53 sono legati allo stanziamento di risorse nel 2025, di cui 29 per somme sotto i 10 milioni. LEGGI TUTTO

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    Il Dipartimento di Stato Usa: «L’arresto di Cecilia Sala una leva politica, va liberata subito»

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaGli Stati Uniti chiedono all’Iran il «rilascio immediato e incondizionato» di tutti i detenuti senza giusta causa, inclusa Cecilia Sala. Lo afferma un portavoce del Dipartimento di Stato a Repubblica. «Sfortunatamente il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica. Non c’è giustificazione e dovrebbero essere rilasciati immediatamente», ha aggiunto osservando che «i giornalisti svolgono un lavoro fondamentale per informare il pubblico, spesso in condizioni pericolose e devono essere protetti». Gli Stati Uniti sono «in frequente contatto con gli alleati e i partner i cui cittadini sono ingiustamente detenuti», ha messo in evidenza.Loading… LEGGI TUTTO

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    Salvini: “Parlerò con Giorgia del mio ritorno al Viminale”, ma Fazzolari lo gela: “No a rimpasti”

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura“Un mio ritorno al Viminale nel 2025? Siamo nelle mani del buon Dio”. Così il vicepremier e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, parlando con i cronisti fuori Palazzo Madama subito dopo il voto sulla manovra, torna sull’ipotesi di un suo ritorno al Viminale dopo l’assoluzione nel processo Open Arms. “Il ministro dell’Interno l’ho fatto e penso discretamente. Adesso l’assoluzione toglie le scuse soprattutto alla sinistra che diceva Salvini non può occuparsi di immigrazione perché sotto processo”, ha aggiunto il vice premier. Che ha sottolineato come nonostante abbia “tante cose da portare avanti al ministero” dei Trasporti “occuparsi della sicurezza degli italiani è qualcosa di bello e importante. C’è Piantedosi che ha tutta la mia stima e fiducia, ragioneremo sia con Giorgia che con lui”.Salvini non molla sull’ipotesi di un suo ritorno al ViminaleMatteo Salvini dunque non molla sull’ipotesi di un suo ritorno al Viminale che gli è rimasto evidentemente nel cuore. “Quando uno fa il ministro dell’Interno e si occupa della sicurezza degli italiani per una volta nella vita, gli rimane dentro per tutta la vita”, ha spiegato il vicepremier e ministro dei Trasporti, fuori al Senato. A chi gli chiede poi se abbia parlato con la premier Giorgia Meloni di un suo ritorno al Viminale, il segretario leghista risponde: “Se lo avessi fatto non lo racconterei a voi, sicuramente”. “Non si tratta di turnover – prosegue Salvini – questo è un governo che gli italiani apprezzano, è stabile, ha l’obiettivo di arrivare al 2027. Sono assolutamente contento di quello che stiamo facendo: sicuramente, aver occupato il ministero dell’Interno con risultati positivi è qualcosa che ricordo con estrema gioia e orgoglio”.Loading…Fazzolari: “Il rimpasto si fa quando il Governo ne può giovare”“Non è all’ordine del giorno, non se ne è mai parlato”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, interpellato al Senato, sull’ipotesi di un rimpasto di governo e dopo che Matteo Salvini, assolto nel processo Open arms, ha espresso il desiderio di tornare al ministero dell’Interno. E se se ne parlasse? “Si può parlare di tutto, non c’è preclusione su nulla”, ha detto Fazzolari. Il quale ha puntualizzato subito dopo: “un rimpasto si fa quando l’attività di un governo ne troverebbe giovamento, ad oggi non mi sembra ci sia questa esigenza”. E poi il sottosegretario a Palazzo Chigi e braccio destro della premier Giorgia Meloni ha concluso: “Piantedosi è un ottimo ministro, così come Salvini all’Interno farebbe molto bene ma ad oggi non c’è un’esigenza di rimpasto”. LEGGI TUTTO

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    Ferrara, dal Pd a Fdi e Lega: ok a mozione bipartisan contro neofascisti e ronde anti-migranti

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaUn inconsueto voto bipartisan contro i partiti dichiaratamente neofascisti si è registrato a Ferrara, città guidata dal sindaco leghista Alan Fabbri: al Consiglio comunale, infatti, centrodestra e centrosinistra hanno approvato una mozione presentata dal Pd, che stigmatizzava la recente apertura di una sede di Forza Nuova in citta, la prima in tutta l’Emilia Romagna.La censura dei movimenti neofascistiRoberto Fiore, leader di Fn, ha ovviamente criticato il documento di censura, chiedendo un incontro pubblico con lo stesso sindaco Ferrari. Il Consiglio comunale, afferma il documento approvato, impegna la Giunta a «censurare la presenza a Ferrara di forze politiche e movimenti contrari ai principi democratici e antifascisti della nostra Costituzione, nonché ogni attività di propaganda che sia manipolatoria verso i cittadini, soprattutto se minori, e l’organizzazione di ’ronde’ in ogni parte del nostro territorio comunale».Loading…Ronde anti-migranti al centro dello scontro politicoProprio le ronde contro gli immigrati organizzate dal Movimento Nazionale, soggetto nato da una scissione di Fn, era stato nelle scorse settimane oggetto di polemica politica. Nella precedente seduta la prima versione della mozione non era stata votata, con l’astensione da parte di tutti i consiglieri. Ripresentata il 23 dicembre, invece, la mozione è stata approvata all’unanimità. Il Pd ha accolto il suggerimento del vicesindaco Alessandro Balboni (Fratelli d’Italia) di togliere il nome di Forza Nuova per «non dargli la visibilità che cerca».Le proteste di Forza Nuova«La maggioranza e la sinistra, che inviano armi all’Ucraina e fanno dichiarazioni bellicose contro la Russia, ora censurano Forza Nuova perché ’vuole reclutare giovani e portare ordine’. Parlano di democrazia ma escludono, di giustizia ma discriminano, di libertà ma censurano», ha detto Fiore, che ha chiesto un confronto pubblico. «Altrimenti chiederemo spiegazioni a Balboni e Fabbri in piazza, smascherando il loro antifascismo elettorale» LEGGI TUTTO

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    Arresto di Cecilia Sala, Crosetto: lavoriamo incessantemente per liberarla. Schlein: il governo la riporti in Italia

    Gozi (Renew): adoperarsi per immediato rilascio «Il governo italiano e l’Unione europea si adoperino senza indugio per ottenere l’immediato rilascio di Cecilia Sala. Coraggio Cecilia, siamo con te». Lo scrive su X l’eurodeputato Sandro Gozi, segretario generale del Partito democratico europeo e membro della presidenza di Renew Europe.Cerasa: il giornalismo non è crimine, riportare Cecilia a casa«Il punto è tanto semplice quanto drammatico: il giornalismo non è un crimine, e per una volta tanto scriverlo non è retorica ma è una realtà viva, reale e spaventosa. Quello che segue è un articolo che non avremmo mai voluto scrivere ma la dinamica dei fatti ci costringe a dover dar conto di un fatto grave che riguarda anche questo giornale». Lo scrive il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, in un editoriale pubblicato sul sito del quotidiano dopo l’arresto di Cecilia Sala, che lavora per il giornale.Mario Calabresi: Cecilia e la passione per le iraniane «Cecilia Sala è una giornalista straordinariamente coraggiosa, che da due anni cura il podcast Stories per Chora News, il più seguito ogni giorno in Italia. È abituata ad andare sul campo: non è una freelance, ma è regolarmente assunta da Chora, viaggia con tutte le tutele ed è entrata in Iran in accordo con le autorità, in modo regolare e trasparente. È una giornalista italiana che è stata arrestata mentre stava facendo il suo lavoro. Al momento non è stata formalizzata alcuna accusa». A sottolinearlo è Mario Calabresi, direttore e co-fondatore di Chora Media. «Cecilia – ricorda l’ex direttore di Repubblica – è stata in Ucraina, per molte settimane al fronte, ma anche in Sudan, e poi in Iran, che è la sua passione. Anzi, le ragazze iraniane e il loro coraggio sono la sua passione: ci teneva a tornare lì, a parlare con tante amiche di cui ha raccontato le storie nel libro L’incendio, che ha scritto per Mondadori. Voleva dare voce a queste ragazze che non mettono più il velo, sognano una vita diversa, cercano la loro libertà».Cecilia Sala, sottolinea ancora Calabresi, «ha ottenuto un regolare visto per otto giorni e ha cominciato a fare le sue interviste. Tre puntate del podcast sono già uscite e aveva materiale per realizzarne altre. Giovedì era al suo ultimo giorno, sarebbe ritornata in Italia venerdì. Nel primo pomeriggio, quando ci aspettavamo che mandasse la puntata, non è accaduto nulla e il suo telefono è rimasto muto. Fino alla mattina dopo non abbiamo saputo niente: abbiamo verificato che non aveva preso l’aereo di rientro e non aveva neanche fatto il check in. Chiaramente con la famiglia e con il compagno, Daniele Raineri, abbiamo avvisato l’unità di crisi della Farnesina. È stata allertata l’ambasciata che ha mandato una persona all’aeroporto, ma di Cecilia non c’era traccia. Nella tarda mattinata di venerdì le è stato permesso di fare una breve telefonata alla madre, ma leggeva evidentemente un foglio con le poche frasi che poteva dire: quando la madre ha provato a chiederle dove fosse o perché fosse stata arrestata, si è limitata a ripetere ’non posso’. Da quel momento abbiamo tenuto tutti i giorni i contatti con la Farnesina e Palazzo Chigi, mantenendo il patto del silenzio con la speranza che potesse permettere una liberazione più veloce di Cecilia. Oggi la Farnesina ha ufficializzato l’arresto perché si è resa conto che la notizia non si poteva più tenere».Loading… LEGGI TUTTO

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    Giustizia, autonomia e premierato: i nodi politici per la maggioranza alla ripresa dopo le feste

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«L’augurio che faccio a tutti noi e alla comunità nazionale per il 2025è mettere nello zaino solo quello che è davvero utile per andare più veloce e riuscire a vedere quello che è davvero essenziale». Così Giorgia Meloni a Roma, all’inaugurazione di piazza Pia per il Giubileo Salvini era lì, al fianco della premier. Quell’invito ad andare veloce è stato un modo per ribadire che per adesso non c’è tempo né bisogno di cambiare caselle nel governo. E’ stato un nuovo stop all’ipotesi abbozzata dal segretario della Lega che, nelle ore successive all’assoluzione per il caso Open Arms, ha fatto capire che potrebbe mettere in conto l’idea di tornare a fare il ministro al Viminale.Separazione delle carriere dei magistrati alla Camera l’8 gennaioDi ritorno dalla Lapponia, Meloni ha cominciato a “mettere nello zaino” ciò che ritiene utile. Per il 2025 dovrà far fronte alle riforme. A partire dalla separazione delle carriere dei magistrati, che per altro è il primo provvedimento all’ordine del giorno alla Camera alla ripresa dei lavori, l’8 gennaio. A chiederne l’immediata approvazione il ministro della giustizia Cardio Nordio, Forza Italia , e lo stesso Salvini.Loading…La frenata dell’autonomia differenziataDel resto l’autonomia differenziata ha subito una brusca frenata ad opera della Corte costituzionale: che ci sia o meno il referendum abrogativo della legge Calderoli a giugno – e su questo è atteso per metà gennaio il giudizio definitivo sull’ammissibilità sempre da parte dei giudici costituzionali – dopo la sentenza 192 del 14 novembre scorso della legge Calderoli resta ben poco. Con la conseguenza che il processo di differenziazione ne risulterà in ogni caso ridimensionato nella portata e rallentato nei tempi.Le convergenze sulla riforma della giustiziaLa riforma Nordio sulla separazione delle carriere è invece attesa in Aula alla Camera subito dopo la pausa natalizia. Ed è una riforma che gode di un vento migliore sia rispetto all’autonomia differenziata, ribattezzata “spacca Italia” dall’opposizione, sia rispetto al premierato caro a Giorgia Meloni, a sua volta fermo a Montecitorio dopo il primo controverso sì del Senato nel giugno scorso. Se infatti permane l’ostilità delle toghe con il niet dell’Associazione nazionale magistrati, anni e anni di inchieste sulla politica finite nel nulla hanno sensibilizzato anche parte dell’opposizione: a favore ci sono Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi, a sua volta appena uscito indenne dall’inchiesta su Open dopo 5 anni di indagini.I nodi irrisolti del premieratoAvanti tutta con la riforma della giustizia, dunque. Delle tre riforme che formavano il patto iniziale tra i tre partiti della maggioranza, e che avrebbero dovuto viaggiare assieme, la riforma Nordio sembra essere quella sul binario più semplice. Dell’autonomia si è detto. Quanto al premierato, la lunga pausa di riflessione è stata determinata sia dai nodi irrisolti – in primis la legge con cui eleggere il premier – sia dalla possibile concomitanza con il referendum sull’autonomia differenziata. Se infine si andrà al voto popolare a giugno, Meloni non ha alcuna intenzione di aggiungere altra carne divisiva al fuoco delle opposizioni. Se invece a breve arriverà lo stop al referendum da parte della Consulta, allora la “riforma delle riforme” potrà riprendere con più tranquillità il suo cammino. LEGGI TUTTO