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    Forza Italia insiste sullo ius scholae: a settembre la proposta di legge, ma gli alleati fanno muro

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaForza Italia tira dritto sullo ius scholae e ribadisce la volontà di presentare appena possibile una sua proposta di legge organica sulla cittadinanza. La strategia è procedere a livello parlamentare, incaricando gli uffici di elaborare un testo da sottoporre agli alleati di governo. Possibilmente entro settembre, si sbilanciano autorevoli fonti azzurre, ma – viste le resistenze degli altri azionisti del governo – dal quartier generale del partito arriva una frenata. «L’obiettivo è farlo bene – dice il portavoce Raffaele Nevi -, adesso la priorità è mandare avanti la manovra e i provvedimenti oggetto delle iniziative» dell’esecutivo.Il muro di Fdi e LegaAd oggi, infatti, il muro eretto da FdI e Lega sembra invalicabile. «Non è una priorità – dice Tommaso Foti da Fratelli d’Italia -, non è un argomento che fino ad oggi è stato posto all’ordine del giorno, è un tema estivo». Un aggettivo identico a quello usato dal leghista Nicola Molteni per archiviare l’argomento: quella di Tajani per lo ius scholae «penso sia solo una cotta estiva».Loading…La proposta di Fi: cittadinanza dopo i 10 anni di scuola dell’obbligoNel confronto che verrà, però, il partito azzurro è deciso a dimostrare agli alleati che il sistema congegnato, oltre che più giusto, sarebbe anche più stringente di quello attuale: rendere possibile la richiesta della cittadinanza italiana dopo un percorso di 10 anni di studio (ossia dopo la scuola dell’obbligo) con profitto che attesti, tra le altre cose, la conoscenza della lingua e della storia italiana. Questo criterio sostituirebbe quello attuale dei 18 anni di età di residenza continuativa, per «abolire ogni automatismo nella concessione della cittadinanza».Il rilancio di AzioneSe la strada politica tracciata da Tajani per FI è chiara (il segretario ha già dato input ai capigruppo di Camera e Senato di iniziare a lavorare sul testo), l’iter dello ius scholae è costellato di ostacoli, interni ed esterni alla maggioranza. «Il testo della nostra proposta è pubblico, lo trovate sul nostro sito e verrà depositato il 9 settembre», annuncia su X il leader di Azione Carlo Calenda gettando il guanto di sfida verso i forzisti. Si tratta di un emendamento al disegno di legge in materia di sicurezza», che all’articolo 9 «già reca una norma di modifica della legge» in materia «di cittadinanza degli stranieri, e che l’aula della Camera inizierà a discutere il 10 settembre». Si tratta della traduzione normativa della proposta avanzata, ma non ancora formalizzata, da Forza Italia. E recita: «Il minore straniero nato in Italia che ha frequentato regolarmente nel territorio nazionale per almeno dieci anni il sistema educativo di istruzione e formazione, concludendo positivamente il primo ciclo e i primi due anni del secondo ciclo nelle scuole secondarie di secondo grado o, in alternativa, nei percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale di competenza regionale, acquista la cittadinanza italiana».Le aperture del PdDal Pd incalza anche la capogruppo alla Camera, Chiara Braga: “Non aver approvato una legge sulla cittadinanza è un nervo scoperto per il Pd – ammette -. Abbiamo presentato una mozione su questi temi. La nostra proposta guarda con più interesse allo Ius Soli. Vogliamo capire se FI utilizzi questo tema per una strategia di posizionamento col proprio elettorato o se è davvero interessata ad arrivare a un punto di caduta, ma non siamo disponibili a trattare l’argomento come una trattativa politica perché si sta parlando della vita delle persone”. LEGGI TUTTO

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    Rai, prende quota l’ipotesi dello slittamento delle nomine in Cda

    Questo e altri fattori – come l’udienza al Tar del prossimo 23 ottobre sul ricorso presentato sulle modalità di nomina del Cda Rai – finiscono per pesare sempre di più, con l’andare del tempo, su un rinnovo di un Cda atteso da maggio e che con le settimane si è andato complicando.I dossier aperti per la RaiCerto, la questione Rai non è banale sotto tanti punti di vista. Al di là di tutte le considerazioni politiche si tratta di una realtà con 12.605 dipendenti (al 31 dicembre), che si muove sul mercato dei bond quotati, che ha un piano industriale appena varato e cui occorre dare corpo, che ha in discussione un possibile matrimonio fra la sua controllata (quotata) delle torri Rai Way e la EiTowers controllata da F2i (60%) e Mfe-Mediaset (40%). Il gruppo Rai ha chiuso il 2023 con pareggio di bilancio ma la capogruppo Rai Spa riporta, all’ultima riga di bilancio, un rosso di 39,3 milioni con un Indebitamento finanziario netto escluse le passività per leasing operativi pari a 567,7 milioni. C’è un tema canone, con la necessità di capire se e come il Governo deciderà di confermare il taglio dello scorso anno da 90 a 70 euro, che era previsto per un anno soltanto.Il controllo della politicaL’azienda guidata dall’ad Roberto Sergio, che dal 10 agosto svolge anche le funzioni di presidente dopo le dimissioni di Marinella Soldi, ha avuto miglioramenti nei conti e negli ascolti, ma di sicuro non può avere vantaggi dall’essere sottoposta a un tira e molla cui di fatto è però condannata dalle norme che ne regolano i meccanismi di governance. La Legge Renzi, da questo punto di vista, non ha per nulla migliorato le cose. Quattro componenti sono di nomina parlamentare (due dalla Camera e due dal Senato) a valle di un avviso pubblico, con curricula spediti dai candidati, che però lascia il tempo che trova. Il consigliere nominato dai dipendenti, la nomina dell’ad da parte del Mef (Governo) e il placet dei due terzi della maggioranza per il presidente completano il quadro.Salvini: «Aumentare il tetto pubblicitario»Allungare di un anno l’attuale governance Rai? «No, no speriamo di no. Oggi (durante il vertice di maggioranza di ieri 30 agosto 2024, ndr.) non ne abbiamo parlato. Saremmo favorevoli ad aumentare il tetto pubblicitario per potenziare la forza della Rai» ma «non litigheremo sul tema Rai», ha assicurato Salvini. Certo, anche solo evocare l’aumento del tetto pubblicitario visto come fumo negli occhi in cama Mediaset non è un buon viatico. Per ora l’unico modo sembra spostare la palla in avanti.Loading… LEGGI TUTTO

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    Regionali, a due mesi dal voto in Liguria i due schieramenti ancora senza candidato

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl rebus regionali e campo largo, passa per la Liguria. La partita è ancora aperta, ma momenti di disgelo ci sarebbero stati. E tra i partiti del centrosinistra qualcuno si aspetta che, a breve, arrivi la fumata bianca per il candidato in pectore dem Andrea Orlando. Entro venerdì 30. Ufficialmente però il Movimento 5 stelle tiene la barra dritta su alcune condizioni. Le grane interne e un logorante dibattito tra il leader Giuseppe Conte e il fondatore Beppe Grillo non aiuta il dibattito con gli alleati. Ed è ancora sul tavolo la candidatura del pentastellato Luigi Pirondini. Del resto anche nel centrodestra FdI, Lega e Forza Italia non hanno trovato la quadra su un nome unitario. E questo malgrado manchino solo due mesi alle elezioni solo due mesi (si vota il 27 e 28 ottobre)Ad andare al voto infatti prima di Natale saranno tre regioni. Ed oggi si torna a parlare di election day. Un’unica tornata elettorale sarebbe vista di buon occhio dal sindaco di Ravenna e candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale, perché potrebbe aiutare l’affluenza e la partecipazione elettorale. Sia l’Emilia sia la Liguria, hanno però già indetto il giorno del voto, rispettivamente il 17 e 18 nombre e 27-28 ottobre. Quindi l’idea di fare un’unica tornata nazionale ad oggi sembra complessa. «O si va tutti insieme o un mini-election day non ha alcun senso dal punto di vista delle economie che si devono mettere in campo». E’ l’opinione di Irene Priolo, presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna.Loading…Anche per la regione Umbria sarebbe tecnicamente impraticabile fissare a ottobre, come la Liguria, le elezioni per eleggere il presidente della Regione e rinnovare l’Assemblea legislativa. Secondo quanto risulta all’Ansa la data più probabile resta quindi il 17 novembre, con l’Emilia Romagna, ma potrebbe essere valutato anche l’1 o il 2 dicembre. La Regione guidata da Donatella Tesei, centrodestra, non ha comunque ancora fissato il giorno del voto LEGGI TUTTO

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    Regionali, niente election day: ecco perché si prospetta una campagna elettorale fino a Natale

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaDopo Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Piemonte, il 2024 vedrà al voto per le elezioni regionali anche Liguria, Emilia Romagna e Umbria. Nel 2025 toccherà poi a Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta. Per quanto riguarda l’anno in corso le date sono già state fissate per Liguria (27 e 28 ottobre) ed Emilia Romagna (17 e 18 novembre), mentre l’Umbria non ha ancora ufficializzato i giorni in cui si andrà alle urne: l’orientamento sembrerebbe cadere tra metà novembre e l’inizio di dicembre.Ipotesi election day più lontanaL’ipotesi di un election day per accorpare i tre appuntamenti – messa in campo dal centrodestra – sembra essersi allontanata. Considerato il nodo tecnico della Liguria, che deve votare necessariamente entro ottobre, ci vuole l’accordo di tutte le Regioni coinvolte ad anticipare le consultazioni al 27 e 28 ottobre. Accordo che non si è però materializzato.Loading…Voto anticipato in LiguriaLa Liguria ha anticipato di un anno le elezioni in seguito alle dimissioni del governatore Giovanni Toti, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria che lo ha portato anche all’arresto. A soli due mesi dal voto le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra non hanno ancora espresso candidati ufficiali per la presidenza della Regione, guidata attualmente da Alessandro Piana. Mentre ha annunciato la sua candidatura l’ex presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra (Uniti per la Costituzione). Per il centrodestra FdI, Lega e Forza Italia non hanno trovato la quadra su un nome unitario. Nel centrosinistra il senatore M5s Luca Pirondini, professore d’orchestra, ha affiancato il suo nome a quello dell’ex ministro Andrea Orlando (Pd) fino a qualche giorno fa considerato unico e condiviso. A due mesi esatti dal voto, il campo largo sembra bloccato. E Orlando ha dato l’ultimatum, chiedendo una decisione entro la settimana.Candidature definite in Emilia Romagna e UmbriaPiù definita la situazione in Emilia Romagna ed Umbria. Nella prima la coalizione che sostiene il presidente facente funzioni Irene Priolo (centrosinistra e M5s) presenterà Michele de Pascale (Pd), mentre il centrodestra si è compattato sul nome di Elena Ugolini, indipendente, già sottosegretario nel governo Monti. In Umbria si sfideranno l’uscente Donatella Tesei (Lega) per il centrodestra e l’indipendente sindaca di Assisi, Stefania Proietti per il campo largo, con il sindaco di Terni Stefano Bandecchi a fare da terzo incomodo. Attualmente sono 14 le Regioni e Province autonome governate dal centrodestra (Piemonte, Basilicata, Abruzzo, Trentino, Alto Adige, Molise, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio, Sicilia, Calabria, Liguria, Marche e Veneto). Il centrosinistra è alla guida in cinque: Sardegna, Campania, Puglia, Toscana ed Emilia Romagna. In Valle d’Aosta governano gli Autonomisti.Dopo Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Piemonte, il 2024 vedrà al voto per le elezioni regionali anche Liguria, Emilia Romagna e Umbria. Nel 2025 toccherà poi a Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta. Per quanto riguarda l’anno in corso le date sono già state fissate per Liguria (27 e 28 ottobre) ed Emilia Romagna (17 e 18 novembre), mentre l’Umbria non ha ancora ufficializzato i giorni in cui si andrà alle urne: l’orientamento sembrerebbe cadere tra metà novembre e l’inizio di dicembre. L’ipotesi di un election day per accorpare i tre appuntamenti – messa in campo dal centrodestra – sembra essersi allontanata. Considerato il nodo tecnico della Liguria, che deve votare necessariamente entro ottobre, ci vuole l’accordo di tutte le Regioni coinvolte ad anticipare le consultazioni al 27 e 28 ottobre. Accordo che non si è però materializzato. La Liguria ha anticipato di un anno le elezioni in seguito alle dimissioni del governatore Giovanni Toti, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria che lo ha portato anche all’arresto. A soli due mesi dal voto le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra non hanno ancora espresso candidati ufficiali per la presidenza della Regione, guidata attualmente da Alessandro Piana. Mentre ha annunciato la sua candidatura l’ex presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra (Uniti per la Costituzione). Per il centrodestra FdI, Lega e Forza Italia non hanno trovato la quadra su un nome unitario. Nel centrosinistra è in campo l’ex ministro Andrea Orlando (Pd) ma la convergenza con M5s e Avs tarda ad arrivare. Più definita la situazione in Emilia Romagna ed Umbria. Nella prima la coalizione che sostiene il presidente facente funzioni Irene Priolo (centrosinistra e M5s) presenterà Michele de Pascale (Pd), mentre il centrodestra si è compattato sul nome di Elena Ugolini, indipendente, già sottosegretario nel governo Monti. In Umbria si sfideranno l’uscente Donatella Tesei (Lega) per il centrodestra e l’indipendente sindaca di Assisi, Stefania Proietti per il centrosinistra, con il sindaco di Terni Stefano Bandecchi a fare da terzo incomodo LEGGI TUTTO

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    La fine del Movimento 5 Stelle, il delitto perfetto

    Ascolta la versione audio dell’articolo4′ di letturaDopo Silvio Berlusconi la vera novità politica in Italia è arrivata con Gianroberto Casaleggio . L’uomo della televisione era stato sostituito dall’uomo della rete. E, credetemi, Berlusconi sapeva nel 2013 che lui ormai era il passato, mentre Casaleggio il futuro. Il medium è il messaggio. Ma Casaleggio da solo, con il carattere che aveva, non ce l’avrebbe mai fatta in politica: da qui l’incontro con Beppe Grillo e da allora Grillo capì che i computer non servivano solo per essere presi a martellate durante uno spettacolino. Nasce così una coppia perfetta che sa unire la rete e la piazza. Uno il Mazzini e l’altro il Garibaldi del nuovo Risorgimento italiano.L’idea guida: la politica non è una professione, anche la cuoca di Lenin, può sedere in Parlamento o andare al governo. Ma ci deve stare per poco. Due mandati al massimo e poi torna a fare la cuoca. Non c’è bisogno di partiti. Ma sì un po’ di democrazia rappresentativa ci vuole, ma con il mandato imperativo e comunque bisogna puntare sulla democrazia diretta, con i referendum senza quorum. Ispiratore fondamentale? Adriano Olivetti , la sua critica ai partiti e l’ordine politico delle comunità. C’era dell’altro ovviamente ma sarebbe lungo parlarne.Loading…Il primo periodo, dopo le elezioni del 2013, è duro e ci sarebbero molte cose da raccontare che nessuno sa, ma è acqua passata. Il tentativo di far cadere in autunno il governo fallisce, perché Berlusconi in realtà non controllava una parte del suo partito. Nel 2014 Casaleggio, già malato di un tumore al cervello, commette un grosso errore strategico e perde le elezioni europee. Non puoi concludere una campagna elettorale peraltro debole inneggiando a Enrico Berlinguer . Nell’ aprile del 2016 muore, e con lui muore il primo MoVimento.Per la verità le cose sono più complesse ma sintetizzo. Casaleggio muore in famiglia ma politicamente in solitudine: con Grillo i rapporti si erano molto raffreddati. Casaleggio in punto di morte fonda con il figlio Davide l’ Associazione Rousseau , perché ha paura che Grillo deragli dalle linee progettuali del MoVimento. Luigi Di Maio è più furbo di tutti gli altri e si accorda con Davide. Grillo fa il passo di lato. Resta come garante ma si defila. Nasce il nuovo MoVimento guidato da Di Maio con il sostegno di Casaleggio jr, fondatore insieme a lui della nuova associazione (mentre Grillo resta a guardare accontentandosi della regalia del ruolo nobile – e senza rischi – di Garante).Elezioni 2018, la vittoria, ma i voti non bastano, nasce il governo giallo verde ma i “due ragazzi” commettono un tragico errore: quello di mettere alla guida del governo un terzo credendo di controllarlo; mentre sin dall’inizio l’“avvocato del popolo” aveva cominciato a tessere la sua tela. Salvini cade nella trappola, che lui stesso aveva preparato, e invece di far saltare il governo e andare a elezioni sarà proprio lui a saltare. Mattarella è stato molto abile e ha chiuso la partita. LEGGI TUTTO

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    Oltre lo ius scholae, la strategia di Tajani per occupare il centro politico

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Ritengo che tutto quello che facciamo aiuti il centrodestra. Il mio obiettivo è continuare a vincere, e occupare gli spazi che oggi sono lasciati liberi, lo spazio che oggi c’è tra Giorgia Meloni e Elly Schlein. Dico sempre la stessa cosa: Forza Italia deve occupare quello spazio, stiamo lavorando per occupare uno spazio politico che un centrodestra moderno non può lasciare ad altri».Gli affondi di Tajani dallo ius scholae all’autonomiaOrmai ad Antonio Tajani non lo ferma più nessuno. Non solo lo ius scholae, rilanciato dal Meeting di Rimini proprio mentre l’altro vicepremier Matteo Salvini lo respingeva con gli interessi sempre dalla Fiera della città adriatica («il tema della cittadinanza non è nel programma di governo, la legge che c’è funziona benissimo»). Ma anche l’autonomia differenziata, con la puntualizzazione che prima di qualsiasi trasferimento di materie alle regioni bisogna definire e finanziare tutti Lep, ossia nel tempo del mai.Loading…Il leader di Forza Italia tra i più applauditi al Meeting di RiminiD’altra parte basta rievocare le immagini simbolo di questa edizione della kermesse tradizionale di Comunione e liberazione per capire che prima ancora che una svolta politica ai vertici di Forza Italia è stata decisa una svolta comunicativa: da una parte, il leader della Lega Salvini in posa alla guida di un trattore, che a molti ha evocato le ruspe di anni fa; dall’altra lui, Tajani, che prende in braccio una bimba adottata dallo Zambia e lancia il suo partito sulla strada dei diritti. I due non si incrociano tra i padiglioni della Fiera, ma nella kermesse che segna la ripresa della stagione politica si scambiano stilettate a distanza sullo ius scholae, il tema che alla fine si impone e segna tutta la manifestazione. E la comunità di Cl, tradizionalmente vicina al centrodestra, non ha dubbi: sulla legge di cittadinanza preferisce la linea di Fi. Non a caso Tajani è stato tra i leader più applauditi (quando parla di cittadinanza riesce a far battere le mani persino a monsignor Vincenzo Paglia).Obiettivo: rinforzaree il legame con i cattolici e crescere al centroIn fondo era ed è questo il primo obiettivo di Tajani: rinforzare il legame con il mondo cattolico rivendicando i valori europeisti e cristiani. E per questa via spostarsi verso il centro moderato del campo politico. Una strategia decisa dopo le elezioni europee assieme ai figli di Silvio Berlusconi, Marina e Pier Silvio: il successo inaspettato di Forza Italia con il sorpasso, sia pure di poco, sulla Lega; la decisione della premier Meloni di votare contro la riconferma della popolare Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue (non solo nel Parlamento di Strasburgo ma anche in Consiglio Ue, una prima assoluta per un Paese fondatore come l’Italia); infine il clamoroso fallimento del progetto del Terzo polo per le liti tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, con quest’ultimo precipitosamente riavvicinatosi al Pd di Schlein dopo il mancato raggiungimento della soglia del 4% alle europee. Lo spazio politico per crescere al centro, su posizioni moderate ed europeiste, in teoria c’è. L’obiettivo a medio termine è senz’altro quello di riequilibrare i pesi politici interni alla coalizione di centrodestra. A lungo termine, chissà (se il consenso del governo dovesse calare sensibilmente prima delle prossime politiche, se alla fine non si riuscisse a portare a casa l’elezione diretta del premier, se…). LEGGI TUTTO

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    Tajani: «Ius scholae nostra idea società, non priorità Governo. Nessun inciucio con sinistra»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Il tema dello Ius scholae è una nostra visione della società e dell’Italia, non una priorità del Governo. Diciamo quello che pensiamo su questo argomento». Il leader di Forza Italia e ministro degli Esteri Antoni Tajani, intervistato a “L’Arena” di Verona, è ritornato sul tema che ha diviso in questi giorni il centrodestra, quello della necessità di rivedere le regole per la concessione della cittadinanza. «Noi siamo leali, ma – ha aggiunto – dobbiamo anche guardare a un’Italia che cambia e, come centrodestra, non dobbiamo lasciare certi argomenti alla sinistra». Forza Italia, ha continuato, «non può rinunciare alla propria identità. Anche perchè lo ius scholae sarebbe più rigido dell’attuale legge sulla cittadinanza. Ma questo non ha niente a che fare con inciuci o accordi, con la sinistra. Ho sempre dimostrato da che parte sto».«Prima si fanno i Lep, poi l’autonomia»Un altro tema divisivo nel centrodestra è quello dell’autonomia. «Nessuno ha mai detto che vogliamo un referendum abrogativo, ma vigileremo sull’applicazione dell’autonomia differenziata – ha affermato -. Il che non significa certo che non la vogliamo. Noi di Forza Italia abbiamo detto che prima si fanno i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, in tutte le regioni, poi si fa l’autonomia. Poi su materie come il commercio internazionale bisogna vigilare, per non fare danni alle imprese. L’abbiamo votata in Cdm e in Parlamento la legge sull’autonomia. Noi siamo sempre coerenti, col diritto di esprimere le nostre idee».Loading…La crisi in Medio Oriente: «Il cessate il fuoco a Gaza si può raggiungere»Tajani ha prlato anche del conflitto in Medio Oriente, dopo l’ulteriore escalation registrata in queste ore. «L’importante è che l’Iran spinga gli Houthi e gli Hezbollah a ridurre gli attacchi e a fermarsi in questo momento così delicato. Si può raggiungere il cessate il fuoco a Gaza», ha affermato, parlando prima della celebrazione della Messa che a Verona chiude la Route nazionale Agesci. «Se sarà raggiunto questo obiettivo – ha aggiunto Tajani – si possono portare alimenti alla popolazione civile, con il lavoro che stiamo facendo attraverso il progetto ”Food for Gaza” del Ministero degli Esteri, con l’appoggio sia dell’Autorità nazionale palestinese, sia del governo israeliano, sia giungere alla liberazione degli ostaggi che sono nelle mani dei terroristi di Hamas».«Sentirò ministro esteri Iran, negoziato Cairo cruciale»Tajani, ha detto che sentirà in giornata il nuovo ministro degli esteri dell’Iran, Ali Bagheri Kani, per parlare di de-esclation nella crisi mediorientale. «Dovrei sentire più tardi il nuovo ministro degli esteri iraniano – ha detto Tajani a Verona – Anche a lui lancerò un messaggio chiaro: facciamo di tutto per impedire l’escalation in Medio Oriente. Mandiamo avanti la trattativa che si sta svolgendo al Cairo. Speriamo – ha aggiunto – che l’attacco di Hezbollah contro Israele sia concluso, come dice Hezbollah. È un fatto positivo che Israele abbia deciso di partecipare ai colloqui oggi al Cairo. Come diceva Santa Teresa di Calcutta, – ha concluso – ogni goccia serve a fare il mare». LEGGI TUTTO

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    Salvini sente Meloni: «Lo Ius Scholae non è la priorità»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaProseguono le schermaglie in maggioranza sulla legge di cittadinanza. Al muro della Lega sullo Ius Scholae, si aggiunge quello alzato da Fratelli d’Italia. Al Meeting di Rimini, il presidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini ribadisce la linea di Giorgia Meloni, già filtrata da Palazzo Chigi: modificare la legge non è la priorità, le cose da fare sono altre. Poi, è lo stesso leader della Lega a voler cementare la barriera, nel tentativo di spegnere e isolare gli entusiasmi degli azzurri. «Sto messaggiando con Meloni anche nelle ultime ore – rivela Matteo Salvini – il momento è complicato: il nostro obiettivo non è lo Ius Soli, ma stipendi e pensioni».La chiusura di FdIStrattone che in Forza Italia finisce per creare mal di pancia e divisioni interne proprio sul cavallo di battaglia che nelle ultime settimane ha creato non poche tensioni alla maggioranza. Tra gli stand della Fiera di Rimini, è Procaccini a riaffermare la posizione espressa già dal ministro di FdI Francesco Lollobrigida: «una legge sulla cittadinanza c’è già». Fino ai giorni scorsi, FdI aveva sottolineato come lo Ius Scholae non fosse nel programma di governo. Il presidente del gruppo Ecr, però, fa un passo in più. «Non credo che sia giusto per il Parlamento – rilancia – occuparsi di un tema come la cittadinanza, perché credo che il Parlamento sia impegnato nella realizzazione di un programma elettorale». Insomma, nell’esecutivo, così come nelle Aule parlamentari, FdI sembra lasciare pochi spazi. «Lavoro, economia, abbattimento del cuneo fiscale, natalità sono le priorità chieste dagli italiani», aggiunge Procaccini. Conferma il capogruppo alla Camera di FdI Tommaso Foti: «Ai nastri di partenza, dopo la pausa estiva, due disegni di legge del governo, sicurezza e lavoro».Loading…Salvini: «Legge che funziona non si cambia»Poco dopo, Salvini dice di aver parlato di priorità con la stessa premier: «L’obiettivo è alzare gli stipendi, il mio è cancellare la legge Fornero». Il segretario di via Bellerio non rinuncia a quella che ai più suona come una provocazione. «Legge che funziona non si cambia, – dichiara – il problema semmai sarà togliere la cittadinanza a qualcuno che l’ha presa e va in giro per l’Italia a fare casino». Dopo giorni di scontro aperto tra Lega e FI, Salvini torna a punzecchiare gli alleati. Lo Ius scholae «è una priorità per la sinistra ma non lo è né per la Lega, né per il governo, né per il centrodestra», spiega, e «sarebbe delittuoso lasciare spazio alla sinistra». A lanciare l’allerta ci aveva già pensato il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo, invitando FI a non offrire “sponde” alla sinistra con il rischio di indebolire il governo. Con una manovra difficile alle porte – ragionano fonti di maggioranza – si va assottigliando lo spazio dei partiti per piantare le bandierine e così ciascuno prova a segnare punti, marcando identità forti.Le divisioni in Forza ItaliaLa bandiera dello Ius Scholae, issata da Antonio Tajani e sventolata a Rimini, però, ha finito per creare divisioni interne agli stessi azzurri. Da una parte, la vicesegretaria Deborah Bergamini invita gli alleati a non chiudersi nel dogmatismo e a condividere «svolte liberali». «Non è che alcuni dettano l’agenda e altri scrivono, la polifonia delle voci allunga il campo», aggiunge Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato. Dall’altra parte, però, iniziano a manifestarsi malumori. Licia Ronzulli frena lo Ius Scholae, nel merito e nel metodo. Spiega che le priorità sono altre. Citando Berlusconi, afferma che una legge sulla cittadinanza non premia al livello elettorale. E invita a un dibattito interno e non sui giornali. Ascoltando fonti parlamentari, Fi sarà chiamata a superare le sue divisioni a settembre. Quando lavorerà a una proposta sullo Ius Scholae che presenterà in Parlamento. Alcuni, però, di fronte alle chiusure degli alleati, non immaginano una vita lunga per la pdl azzurra. Mentre Enrico Costa, di Azione, ipotizza una prima discussione sul tema già nel contesto del ddl Sicurezza. Mentre si attende la mozione firmata Pd. +Europa, intanto, prepara il quesito referendario. LEGGI TUTTO