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Manovra, valanga di emendamenti. Scontro su condono e scioperi. Sindacati: “Inaccettabile”

Le proposte di modifica alla Manovra in commissione Bilancio al Senato sono circa 5.700, di cui 1.700 avanzate dalla maggioranza. Tra gli emendamenti che nelle ultime ore fanno più discutere ce n’è uno sugli scioperi e uno sulla sanatoria edilizia (definita “condono” dalle opposizioni), entrambi proposti da Fratelli d’Italia. Ecco di cosa si tratta

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La Manovra del governo Meloni per il 2026 anima il dibattito politico, ancora di più dopo che la Legge di bilancio è stata travolta dagli emendamenti in commissione Bilancio al Senato: le proposte di modifica sono circa 5.700, di cui 1.700 avanzate dalla maggioranza. Tra gli emendamenti che nelle ultime ore fanno più discutere ce n’è uno sugli scioperi e uno sulla sanatoria edilizia (definita “condono” dalle opposizioni), entrambi proposti da Fratelli d’Italia.

L’emendamento sugli scioperi

Partiamo dagli scioperi. Secondo un emendamento di FdI alla Manovra, i lavoratori dei trasporti dovranno dichiarare “preventivamente” la propria intenzione di aderire a uno sciopero del settore. “La comunicazione di adesione – si legge – è irrevocabile e deve pervenire in forma scritta alle amministrazioni e alle imprese erogatrici dei servizi entro sette giorni dalla data prevista per l’astensione dal lavoro. Le amministrazioni e le imprese devono tener conto delle adesioni preventive nella individuazione dei nominativi dei lavoratori tenuti a garantire le prestazioni indispensabili, ricorrendo, ove possibile, prioritariamente al personale che non ha manifestato l’intenzione di aderire allo sciopero”. Il testo, quindi, prevede che “le amministrazioni e le imprese erogatrici dei servizi, oltre a garantire le prestazioni indispensabili, sono tenute ad assicurare gli ulteriori livelli di servizio erogabili attraverso l’impiego dei lavoratori che non hanno comunicato l’adesione allo sciopero”.


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Le critiche dei sindacati

L’emendamento non piace ai sindacati: Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, in una nota, hanno espresso “ferma contrarietà” all’emendamento che “impone ai lavoratori di comunicare con sette giorni di anticipo, in forma scritta e irrevocabile, la propria adesione a uno sciopero. Una misura che snatura il diritto stesso di sciopero garantito dalla nostra Costituzione, crea di fatto liste di scioperanti e apre la strada a discutibili pressioni e potenziali discriminazioni inasprendo le relazioni industriali”. Le sigle hanno anche sottolineato: “Il sindacato ha avuto da sempre un approccio molto responsabile nei confronti del ricorso allo sciopero”. Filt Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno chiesto il “ritiro immediato dell’emendamento” e hanno precisato che metteranno “in campo tutte le iniziative necessarie a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti, dei servizi accessori e complementari ai trasporti e del loro legittimo diritto di sciopero”. “I problemi della mobilità italiana non possono risolversi limitando il diritto di sciopero, ma occorre un intervento costruttivo e migliorativo. È necessario investire sulle infrastrutture, sulla forza lavoro e adoperarsi per rimuovere le cause del conflitto riconducibili al mancato rispetto, da parte delle aziende, dei contratti collettivi di lavoro vigenti, degli accordi liberamente sottoscritti fra le parti e, peggio ancora, al mancato pagamento delle retribuzioni a fronte delle prestazioni di lavoro rese”, hanno concluso le sigle sindacali. 


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L’emendamento sulla sanatoria edilizia

Tensioni anche riguardo a un altro emendamento di Fdi: i senatori del partito della premier chiedono di riaprire il condono edilizio del 2003, quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi. In particolare, la norma punta a regolarizzare gli immobili rimasti esclusi dal provvedimento, con l’eccezione di quelli costruiti in zone vietate, sanando quella che il partito ha definito “una grave discriminazione”. La misura potenzialmente riguarda tutta Italia, ma nei fatti è stata pensata in particolare per la Campania. Le esclusioni dal cosiddetto terzo condono introdotto dal governo Berlusconi II, infatti, sono state rilevanti soprattutto in Campania: migliaia di cittadini, pur avendo pagato, erano rimasti esclusi “per errore della Regione”, ha detto il senatore di Fdi Antonio Iannone. La giunta, al tempo guidata dal centrosinistra con Antonio Bassolino, per condonare aveva applicato vincoli paesaggistici e ambientali più severi rispetto alle altre Regioni. La maggior parte delle persone escluse non ha ricevuto indietro le somme pagate perché non era previsto un rimborso automatico: bisognava presentare una istanza personale alla Direzione dei Servizi del Tesoro, ma l’iter piuttosto complesso ha spinto molti a rinunciare. Secondo quanto previsto dall’articolo 32 del decreto legge 2003, che ora Fdi punta ad aggiornare con l’emendamento alla Manovra, sono diverse le tipologie di opere abusive suscettibili di sanatoria: si tratta di un elenco di opere realizzate “in assenza o in difformità del titolo abilitativo edilizio e non conformi alle norme urbanistiche”. Vi rientrano, fra l’altro, anche le opere di ristrutturazione edilizia, di restauro e risanamento conservativo.


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Le polemiche

L’intenzione di agevolare la Campania, dichiarata esplicitamente da Fdi, è valsa al partito l’accusa da parte dell’opposizione di voler “comprare voti” con un condono in vista delle elezioni regionali di fine novembre. Di “voto di scambio” ha parlato sia il Pd sia Avs/Europa  Verde. “Annunciano un condono, in Campania, la settimana del voto! Questo non è riformismo, questo è il governo dei mediocri, questo è il governo del voto di scambio”, ha detto anche Matteo Renzi. “Meloni lo sa? Ritiene sia un emendamento consono?”, si è chesto il capogruppo Dem a Palazzo Madama Francesco Boccia. “Più che un emendamento a noi sembra una promessa da campagna elettorale: votateci e riapriremo la sanatoria edilizia”, ha aggiunto. Una scelta “empia”, ha rincarato la dose il M5S. “La riapertura del condono previsto da Berlusconi per prendere qualche voto in più in Campania è pazzesco, significa essere scollati dalla realtà”, ha dichiarato Giuseppe Conte.

La sfida per le Regionali in Campania

Si tratta di un “annuncio disperato per una coalizione che sa di aver perso le elezioni e si aggrappa ai suoi evergreen. Serve il diritto alla casa, non fare condoni”, ha dichiarato Roberto Fico, candidato del campo largo di centrosinistra alle Regionali in Campania. “Un atto gravissimo. Un provvedimento pensato non per risolvere l’emergenza abitativa, ma per raccogliere consenso in Campania alla vigilia del voto. Una dinamica che ha tutte le caratteristiche di un voto di scambio politico”, ha aggiunto Piero De Luca, segretario regionale del Pd Campania. La riapertura dei termini per la sanatoria del 2003 “è un atto di giustizia atteso da migliaia di famiglie campane costrette a realizzare case per necessità abitativa, non per abusivismo selvaggio”, ha detto invece Edmondo Cirielli, candidato governatore del centrodestra. L’ufficio stampa di FdI al Senato ha poi precisato che spetterà alle Regioni scegliere se aderire e stabilire il perimetro. E ha aggiunto: “Nessun nuovo condono. Sì tratta di una sanatoria, che consiste nella riapertura dei termini di una vecchia normativa per sanare vecchie pendenze di persone che anche se hanno pagato per accedere al condono ne sono rimaste escluse”. “Per alcune case si può pensare a un condono, per altre, quelle che sono pericolanti e dove c’è un pericolo per i cittadini, no. Quindi la questione va affrontata caso per caso, bisogna vedere quali possono essere sanate e quali no”, ha commentato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.


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