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La silver economy avanti tutta


La crisi demografica non è più un problema del futuro, ma è già qui. I tassi di natalità, anche nei Paesi a reddito medio, stanno precipitando, mettendo a rischio la crescita economica di lungo periodo.

Basta guardare a tre esempi emblematici. In Italia, nei primi sette mesi dell’anno, si sono registrate meno di 200mila nascite e il tasso di natalità è sceso al minimo storico di 1,13 figli per donna. In Giappone, sulla base dei dati preliminari, si prevede che nel 2025 il numero totale di nascite scenderà a 670mila: il livello più basso dall’inizio delle rilevazioni nel 1899 e ben 16 anni prima rispetto alle stime originarie. Ancora più drastico il caso della Corea del Sud, dove nel 2024 il tasso di natalità è stato pari a 0,74: tradotto, ogni 100 coreani sono nati circa 36 bambini, con una riduzione significativa della forza lavoro nel corso delle generazioni.

In questo scenario, le aziende sono chiamate a rivedere strategie di vendita e customer experience, offrendo soluzioni sempre più personalizzate e adatte al cambiamento demografico. È qui che la silver economy guadagna terreno. Secondo uno studio di Oxford Economics, nel 2025 questo settore in Europa, dove entro il 2060 un abitante su tre avrà più di 65 anni, arriverà a valere 5.700 miliardi di euro, quasi un terzo del Pil dell’Unione europea. Tra i comparti destinati a diventare sempre più centrali spiccano in particolare il settore sanitario e quello estetico. La domanda di dispositivi medici e farmaceutici non è più legata solo alla cura, ma sempre di più al miglioramento della qualità della vita.

Da febbraio sono entrati in commercio anche in Europa, ad esempio, gli occhiali di EssilorLuxottica pensati per supportare chi soffre di disturbi lievi e moderati dell’udito. Non si tratta semplicemente di unire due dispositivi medici, ma di creare una nuova generazione di smart glasses, capaci di potenziare vista e udito. Anche grazie a questa innovazione, il titolo è cresciuto di oltre il 18% da inizio anno. Sorte opposta per Amplifon che, in un mercato sempre più competitivo, ha perso oltre il 45% negli ultimi dodici mesi.

Sul fronte più strettamente medicale, Biogen, attiva nella ricerca su malattie neurologiche come la sclerosi multipla e l’Alzheimer, ha registrato una crescita del 5%. Anno molto positivo anche per la statunitense Eli Lilly, in rialzo del 19,6%, e per Roche, leader nella ricerca oncologica e nella diagnostica, che ha guadagnato il 28,2 percento.

Accanto ai settori tradizionali della cura, a beneficiare della silver economy sono anche la cosmetica e la skincare. Gruppi come L’Oréal ed Estée Lauder stanno puntando sempre più su un pubblico maturo, con prodotti dedicati alla prevenzione delle rughe e alla cura di pelli agé. Una strategia che il mercato sembra apprezzare: i titoli hanno registrato rispettivamente crescite del 5,6% e del 26,3%.

Negli ultimi sei mesi, l’indice Euronext Silver Economy, nato proprio per seguire questo trend, è cresciuto del 13,4%, una performance in linea con quella della Borsa Italiana, che nello stesso periodo ha guadagnato il 13,7%.

Un segnale chiaro di come l’invecchiamento della popolazione non sia solo una sfida sociale, ma anche un tema sempre più centrale per investitori e aziende.

La silver economy non rappresenta più una nicchia, perché se il declino demografico è un problema strutturale, l’adattamento dei mercati può diventare, almeno in parte, una risposta.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed

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