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La Lega stretta tra Vannacci e Zaia, lancia la campagna per il Veneto

All’indomani della batosta elettorale in Toscana, con la Lega sotto il 5%, sono in pochi nel Carroccio a essere solidali con il generale Roberto Vannacci, dominus della campagna elettorale e della composizione delle liste. A lui è imputata la percentuale flop, causata secondo molti dall’estromissione di colleghi di partito con più anzianità di servizio e radicamento sul territorio, come l’europarlamentare Susanna Ceccardi. I malumori sono più forti soprattutto tra i dirigenti della vecchia guardia legati alle battaglie autonomiste e federaliste.

I malumori nella Lega

Tra i primi a esporsi in una analisi del voto il segretario lombardo, Massimiliano Romeo, che senza citare l’ex generale si è limitato ad osservare che «va bene il contributo di chi può dare un valore aggiunto, ma se si perde l’identità, il territorio e la militanza non ci si può meravigliare del calo di fiducia». A seguire è stato il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari a parlare di «errori da non ripetere», spiegando che «la Lega è forte e vince quando parla di autonomia, federalismo e territorio e valorizza gli amministratori sul territorio. La Toscana ha una sua classe dirigente che in questa campagna è stata estromessa e il fatto di lanciare un messaggio ideologico da una parte sola non è il messaggio della Lega». Mentre il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha chiosato: «Il risultato deludente della Lega in Toscana è forse la constatazione che la Lega deve continuare ad essere il partito dei territori e della gente. Bisogna riprendere in mano quelli che sono i nostri valori»

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A tre anni dalle elezioni politiche la Lega continua a girare insomma attorno al problema irrisolto: partito regionale fondato su istanze autonomiste e rappresentanza dei territori o partito nazionale a forte componente ideologica di destra.

Vannacci: avanti ancora più determinati

Vannacci, espressione della seconda linea, non accenna ad autocritiche, anzi rilancia: «Chi non ha votato poi non si lamenti», dice tranchant, assicurando che il calo dei consensi non è che «un punto di partenza» e aggiungendo che «noi non perdiamo mai, o vinciamo o impariamo». Nessuna intenzione, insomma, di arretrare: «Chi pensa che io mi fermi non mi conosce, chi pensa che mi scoraggi sbaglia». Ora anzi si va avanti «ancora più determinati».

La campagna di Stefani in Veneto

Chi invece è senz’altro espressione delle istanze autonomiste e territoriali è Alberto Stefani, il candidato a succedere a Luca Zaia, che sta sta preparando la campagna elettorale per la sua corsa a Palazzo Balbi. E a mezza bocca sono in molti nel Carroccio a tirare un sospiro di sollievo per il fatto che l’ex generale non abbia un ruolo anche nella campagna elettorale nella terra del Doge. Questa sera Stefani inaugura la campagna elettorale dal Gran Teatro Geox di Padova. Accanto a lui sul palco, oltre a Matteo Salvini (cha a Vannacci ha dato ruolo e spazio in Toscana), prenderà la parola anche il governatore uscente, Luca Zaia, arrivato alle battute finali dei suoi 15 anni consecutivi alla guida del Veneto.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/rss/notizie/politica.xml


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