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    BoJo, compleanno fatale. Indaga anche la polizia. E arriva l’ultimo dossier

    La giornata era iniziata male fin dal primo mattino per Boris Johnson. Mentre il premier britannico rimaneva sulle spine in attesa di conoscere i risultati del rapporto di Sue Gray sui festini tenutisi a Downing Street in tempi di lockdown, ieri il capo della polizia metropolitana Cressida Dick ha confermato l’apertura di un’indagine criminale sul caso. La notizia è arrivata durante una riunione di Gabinetto nel corso della quale, però, il premier non ha ritenuto di avvertire i ministri della cosa. L’apertura dell’inchiesta fa inoltre seguito alla notizia, data nella tarda serata di lunedì da Itv News, secondo cui nel giugno del 2020 – vale a dire nel corso della prima chiusura – più di una trentina di componenti dello staff del primo ministro si erano dati appuntamento nella stanza di Gabinetto portandosi dietro del cibo da picnic di Marks&Spencer per festeggiare il compleanno di BoJo, intonando ad alta voce «Happy Birthday» e consegnandogli una torta di compleanno. All’evento, che secondo il ministro dei Trasporti Grant Shapps «non era un party e si è concluso in una decina di minuti», c’erano anche la moglie del premier Carrie e l’interior designer Lulu Lyttle. «Chiaramente il primo ministro non l’aveva organizzato per ricevere una torta – ha dichiarato Shapps a Sky News – alcune persone si sono fatte avanti e hanno pensato che fosse una cosa da fare in occasione del suo compleanno. Certo non è stata una cosa saggia, nei confronti del premier», ha concluso Shapps, confermando la fiducia nel suo leader.Tornando all’indagine di Scotland Yard, sempre ieri un rappresentante del primo ministro ha dichiarato che Johnson «collaborerà con gli inquirenti di Scotland Yard, ma non ritiene di aver violato la legge». Di fatto, l’avvio della nuova indagine non ritarderà la diffusione del rapporto della Gray, il cui contenuto potrebbe essere stato inviato a Boris nella notte, o al massimo stamattina, con il primo ministro già al lavoro su una dichiarazione. D’altra parte Cressida Dick non ha sollevato alcuna obiezione alla sua pubblicazione. «È chiaro – ha proseguito il portavoce di Downing Street – che ogni diffusione del rapporto da parte dell’ufficio di Gabinetto potrebbe essere a questo punto soltanto parziale fino a che non viene conclusa l’indagine criminale». Si è appreso infatti che soltanto una parte dei presunti party verranno presi in considerazione dalla polizia e quindi il primo ministro potrebbe rendere pubblica esclusivamente la parte della relazione che non li riguarda. Ammesso che abbia mai considerato di farlo, dato che il premier era già stato accusato di voler rendere pubblico soltanto il minimo necessario.Intanto però l’opposizione cavalca con crescente successo l’indignazione della gente comune nei confronti di rappresentanti del governo che si sono creduti al di sopra delle regole imposte ai loro cittadini. Nella seduta parlamentare di ieri, il numero due del Labour Angela Rayner ha chiesto risposte urgenti in merito ai contenuti e all’uscita del rapporto di Susan Gray, affermando che «vista l’apertura della nuova indagine della polizia, sembra che siano avvenute a Downing Street delle azioni potenzialmente criminali». I fedelissimi di Johnson fanno quadrato attorno al premier sempre più in difficoltà, ma gli elettori sembrano avere le idee già piuttosto chiare. Secondo un sondaggio effettuato ieri dalla YouGov, ben il 62% del campione di intervistati ritiene che Boris debba dare immediatamente le dimissioni. Lui però, almeno per il momento, non ha alcuna intenzione di farlo. LEGGI TUTTO

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    Burkina Faso, golpe militare. In arresto il presidente

    Anche il Burkina Faso, come la Guinea e il Mali, è finito nella mani dei militari. Nel poverissimo Paese dell’Africa occidentale, schiacciato da quasi un decennio di brutalità jihadista, forze armate ribelli hanno destituito il presidente Roch Marc Christian Kaboré e dissolto il Parlamento. Accusando le autorità di aver fallito contro l’Isis e al Qaida, che hanno ucciso migliaia di persone e costretto un milione e mezzo a fuggire dalle proprie case. La crisi, scoppiata con episodi di ammutinamento in varie caserme e manifestazioni anti-governative in cui è stato dato alle fiamme il quartier generale del partito di Kaborè, è degenerata nello spazio di 24 ore con la notizia dell’arresto del presidente. Il capo dello Stato, insieme con il leader del Parlamento e alcuni ministri, sono stati condotti in una caserma della capitale Ouagadougou, hanno poi confermato diverse fonti di sicurezza, mentre nei pressi della residenza di Kaborè sono stati visti tre veicoli militari crivellati di proiettili e tracce di sangue. E decine di militari incappucciati si sono appostati davanti alla sede della tv pubblica. Nel caos è apparso un tweet del presidente che invitava «coloro che hanno imbracciato le armi a riporle». Impossibile però sapere se l’avesse scritto di suo pugno, mentre il partito denunciava persino un «tentativo di ucciderlo». In serata i golpisti hanno fatto chiarezza, annunciato in tv di aver preso il potere e di aver chiuso le frontiere. Con la promessa di rito di un «ritorno all’ordine costituzionale in un tempo ragionevole». LEGGI TUTTO

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    Abu Mazen in Israele da Gantz. Hamas: “Tradisce l’Intifada”

    È vecchia di dieci anni l’ultima visita amichevole di Abu Mazen in Israele: l’indirizzo quella volta era la residenza di Benjamin Netanayhu, in Rehov Balfour, e i sorrisi di Sarah a Mahmoud Abbas di nuovo invadono i teleschermi, in memoria. Invece, non esistono immagini dell’incontro nella casa di Rosh Haayin del ministro della Difesa israeliano Benny Gantz con il presidente palestinese. Gantz lo ha ricevuto alle 20,30 di martedì per due ore, con pochi intimi politici e tecnici. È stato un incontro importante? Si sono dette cose serie? Perché ha avuto luogo? Di sicuro gli ha dato molto importanza Hamas, Ismail Hanyie ha attaccato a testa bassa lo sgarro disgustoso dicendo che Abu Mazen «tradisce l’Intifada»; e per spiegare come si fa invece, dopo poche ore ha sparato oltre il confine a casaccio ferendo un civile e suscitando la reazione dell’esercito, che ha risposto e ferito tre persone.Hamas ha voluto rubare la scena al leader 87enne, ma per ora è lui che ha spiazzato l’opinione pubblica palestinese e israeliana che in questi giorni si era abituata al ritmo serrato di attentati a fuoco, coltelli, auto. Otto in due settimane, di cui due mortali. Il clima si è surriscaldato: gli attacchi palestinesi, come per esempio quello in due riprese, ai santuari come la tomba di Giuseppe, nei Territori, si alternavano alle risposte dei residenti dei territori infuriati. Gli attacchi con le pietre si erano moltiplicati, le reazioni israeliane sono andate oltre i limiti di legge. Insomma, un clima iper eccitato, quasi una nuova Intifada che ha preoccupato anche Abu Mazen: ogni situazione estrema è pane per i denti di Hamas, come si è visto nella guerra di maggio. Abu Mazen non ha interesse allo scontro generale: un paio di settimane fa due israeliani entrati per sbaglio a Ramallah sono stati sottratti al linciaggio dalla polizia palestinese.Come calmare il terreno? L’incontro ha trattato di questo: Abu Mazen, si sussurra, ha ribadito la sua intenzione di non arrivare a scontri fatali, di evitare l’escalation, di tenere saldo l’accordo di sicurezza che tante volte lo ha salvato da Hamas. Per gestire la situazione, ha ottenuto mezzi economici e facilitazioni, oltre a più controllo dei settler. Ha ottenuto più permessi di lavoro, più ingressi in Israele, il transfer di 100 milioni di shekel (25 milioni di dollari circa) delle tasse che Israele raccoglie, la legalizzazione dello status di 6mila cittadini del West Bank e di 3.500 di Gaza e altre «misure di fiducia».È già successo con gli accordi Abramo, che le misure pratiche, lo scambio, siano portatrici di buone speranze. Ma lo sfondo qui è Abu Mazen, un leader che, anche se certo, a differenza di Arafat, non tenta di affogare nel sangue Israele, pure dà prova da sempre di inimicizia inguaribile: è lui l’inventore delle peggiori forme di delegittimazione dello Stato Ebraico, che irrora di prensili falsità come quella dello «stato di apartheid» o della «illegalità internazionale» o della «pulizia etnica». Il suo passato di negatore della Shoah si mescola all’erogazione milionaria di stipendi per i terroristi, al sostegno degli shahid dai testi scolastici alla santificazione dei terroristi suicidi. È difficile crederlo un partner.La destra, all’interno dello stesso governo di Gantz, critica aspramente il suo ministro che ha «aperto la casa» a un nemico dichiarato, la sinistra, sempre dentro il governo, lo loda. E Bennett dice che non sapeva nulla dell’incontro. Ma è difficile crederlo. Gantz ha obiettivi condivisibili dall’attuale governo: sicurezza interna e simpatia americana. Biden ci tiene a riaprire il dialogo palestinese, mentre in questi giorni decide sulla trattativa con l’Iran degli ayatollah atomici. LEGGI TUTTO

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    Il contagio globale: Berlino chiude, Londra rimanda (ancora) la stretta

    Nonostante la situazione di Omicron nel Regno Unito sia «estremamente difficile», come ammesso dallo stesso Boris Johnson, con oltre 91mila contagi in un giorno e gli ospedali sotto pressione, il governo inglese prende tempo e non adotta nuove restrizioni. Nessun lockdown per il momento, nonostante gli esperti lo abbiano sollecitato.Ma il premier britannico non esclude ulteriori azioni nei prossimi giorni per contenere la diffusione della variante, i cui dati vengono monitorati «ora per ora». Dell’emergenza si è parlato ieri nel corso di una riunione ad hoc del consiglio dei ministri, al termine della quale il capo di Downing Street ha raccomandato cautela ai britannici, incoraggiandoli ancora una volta a vaccinarsi. Prima di Natale, dunque, si dovrebbero escludere ulteriori restrizioni. Si procede per ora con quelle già introdotte, come l’obbligo di indossare la mascherine sui mezzi pubblici e nei luoghi chiusi.La Gran Bretagna non è l’unico Paese a dover correre ai ripari per contenere il virus, alimentato dalla nuova variante molto più contagiosa della Delta. Gran parte dell’Europa è in allarme per l’impennata dei casi. In Germania il nuovo giro di vite potrebbe arrivare subito dopo le feste, forse già dal 28 dicembre. Se ne parlerà oggi al vertice tra governo federale ed i governatori dei Laender. Secondo le anticipazioni dei media tedeschi le restrizioni riguarderanno tutti i cittadini, anche i vaccinati e i guariti. Saranno chiuse le discoteche e i locali al chiuso, mentre ancora si discute delle misure da adottare per i grandi eventi sportivi: ferme le regole del «2G» e «2G+» (accesso solo a vaccinati e guariti con in più, in certi casi, l’obbligo di tampone), potrebbe essere decisa la riduzione delle capienze dal 30 al 50% e l’annullamento completo nelle zone dall’indice di contagio particolarmente alto. Nella bozza del documento che sarà discusso oggi si afferma che Omicron presenta «una rapidità di diffusione senza precedenti» che fa temere una forte sovraccarico delle strutture sanitarie. Dopo la conferenza Stato-Laender il testo uscirà probabilmente modificato, ma stando a quello trapelato ieri dal 28 dicembre si potranno incontrare privatamente «al massimo dieci persone, sia in ambienti esterni che interni». Una stretta in vista del Capodanno, dunque. Se sarà presente una persona non vaccinata, sarà possibile unire al massimo due nuclei familiari. «Ci occuperemo anche di limitazioni dei contatti privati dei vaccinati», ha confermato il cancelliere tedesco Olaf Scholz.Per contenere la variante, l’Austria ha deciso invece di limitare l’ingresso solo alle persone che hanno ricevuto la terza dose o a coloro che si sono vaccinati o sono guariti negli ultimi sei mesi (con l’aggiunta di un tampone molecolare negativo). Chi è senza tampone sarà posto in quarantena, finché non lo presenterà. Sono previste eccezioni per le donne in gravidanza, per chi non si può immunizzare per motivi sanitari e per i frontalieri. Il governatore del Land di Salisburgo, Wilfried Haslauer, ha annunciato intanto l’obbligo del controllo della regola del 2G (che prevede l’accesso ai luoghi pubblici solo per vaccinati o guariti) nel commercio al dettaglio, esclusi alimentari e farmacie. L’Olanda, invece, dove da mesi era saltata ogni restrizione, è tornata in lockdown. Il primo Paese in Europa a chiudere di nuovo tutto.Dall’altra parte dell’oceano, è a rischio la tradizionale festa di capodanno di Times Square, a New York: una decisione sarà presa prima di Natale, ha annunciato l’amministrazione della Grande Mela. LEGGI TUTTO