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    Italiani sensibili all’inciviltà politica, ma nei media l’insulto fa audience

    Ascolta la versione audio dell’articoloGli italiani sono sensibili all’inciviltà politica, in particolare alla mancanza di rispetto per i valori democratici. Ma per una minoranza significativa questa è normalizzata. E il sistema mediatico ha creato una trappola strutturale dove “l’insulto fa audience” e chi mantiene un atteggiamento civile “paga un prezzo”. Queste sono in sintesi alcune delle principali evidenze emerse dal progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) “Attribution, Perceptions, and Practices of Political Incivility in Europe” i cui risultati sono stati presentati oggi all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori di Università Cattolica del Sacro Cuore, Sapienza Università di Roma e Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, guidati rispettivamente dai professori Giovanna Mascheroni, Sara Bentivegna e Giovanni Boccia Artieri. La ricerca è stata condotta attraverso un questionario somministrato a un campione rappresentativo di 1500 cittadini italiani e 53 interviste individuali in profondità tra politici e giornalisti tra settembre 2024 e giugno 2025Loading…Rispetto all’inciviltà politica il 73,6% del campione si dichiara fortemente infastidito da un politico che insulta, urla, offende. Inoltre, oltre due terzi degli intervistati (76,6%) percepiscono un netto peggioramento dell’inciviltà negli ultimi anni. Il paradosso è evidente: di fronte al crescere dell’inciviltà politica ci si sarebbe potuti aspettare una sorta di assuefazione, una progressiva tolleranza verso toni sempre più aspri. Invece gli italiani hanno mantenuto un forte attaccamento ai valori del confronto civile.Ciò che maggiormente infastidisce gli italiani sono l’inciviltà valoriale (mancanza di rispetto per i valori democratici, e tra questi la stereotipizzazione delle donne, forme di discriminazione, e uso della menzogna), quella relazionale (mancanza di rispetto per gli altri che si manifesta con il ricorso all’insulto, la volgarità e la ridicolizzazione nei confronti degli avversari politici) e quella istituzionale (espressioni irrispettose nei confronti dei valori/simboli della democrazia e incitazioni alla violenza contro gli avversari politici). Chi mostra maggiore sensibilità al fenomeno sono le donne, gli over 65 e gli elettori del centro-sinistra.La significativa minoranza per cui l’inciviltà politica, invece, è normalizzata è costituita prevalentemente da giovani uomini della Generazione Z (18-30enni). La tolleranza, però, non è data dall’assuefazione all’uso dei social media o dall’esposizione ad ambienti comunicativi digitali, ma da atteggiamenti anti-politici, dalla scarsa fiducia nelle istituzioni democratiche e da una visione cinica della politica. Il 16,7% degli italiani considera addirittura accettabile l’inciviltà politica quando è “comunicativamente efficace”, pur riconoscendone le conseguenze negative (oltre il 94% l’associa ad allontanamento dalla politica, sfiducia e polarizzazione). L’evidenza paradossale è che nonostante la consapevolezza che l’inciviltà politica “fa male alla democrazia” (l’80% lo ammette), questa viene giustificata se “funziona”. More

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    Manifestazioni pro Pal e riconoscimento della Palestina, da M5s a Fdi: le posizioni dei partiti italiani

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa condanna dei partiti alle scene di guerriglia registrate a Milano al termine della manifestazione ProPal è stata unanime. Pur con alcuni distinguo. Ma diverse sono le posizioni dei partiti politici italiani sul riconoscimento della Palestina.Fratelli d’Italia ha chiarito più volte quale sia la sua linea, che poi è quella del governo, sulla Palestina. Sulla carta, sì al riconoscimento, dato che l’Italia continua a dirsi favorevole alla soluzione dei due Stati. Ma non ora. «Io credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo» ha dichiarato la premier Giorgia Meloni spiegando: «Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è. Essendo favorevolissima allo Stato della Palestina, non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione». Quindi, fin quando non ci sarà un accordo bilaterale tra le autorità palestinesi e quelle israeliane, FdI (e il governo italiano) non cambierà idea.Loading…Questa è in sostanza anche la posizione di Forza Italia. «Io – ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – non sono mai stato contrario allo Stato palestinese. Ho detto che noi non possiamo riconoscere uno Stato palestinese che non riconosca Israele o non sia riconosciuto da Israele» e «non possiamo avere Hamas come interlocutore perché è un’organizzazione terroristica». E ancora: «Non deve esserci futuro per Hamas a Gaza. Un futuro pacifico per la regione deve iniziare con una Gaza libera da Hamas, riunificata con la Cisgiordania sotto un’autorità palestinese rafforzata e riformata»Il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso sempre una forte vicinanza al governo di Benjamin Netanyahu. Quando Macron lo scorso luglio ha annunciato l’intenzione di riconoscere la Palestina Salvini ha detto che si trattava di un «regalo ad Hamas». A Pontida il segretario della Lega ha dichiarato che «l’auspicio di due popoli e due Stati, che è il mio auspicio, non sarà possibile finché ci saranno i tagliagole islamici di Hamas»Nell’opposizione, i tre partiti principali per consensi si sono schierati nettamente a favore del riconoscimento della Palestina. Pd, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno presentato ad aprile una mozione unitaria che chiedeva di «riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele». More

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    Furti d’auto, per combatterli Forza Italia punta su un’aggravante specifica

    Ascolta la versione audio dell’articoloI furti d’auto sono “un fenomeno in aumento negli ultimi tempi, soprattutto nel 2024”, quando “si è registrato un +3% di furti di autoveicoli ad uso privato e un +6% di veicoli ad uso commerciale: in totale, circa 136mila veicoli che sono stati sottratti ai legittimi proprietari”. Questa situazione, spiega il senatore Dario Damiani (Forza Italia), primo firmatario di una proposta di legge per aggiornare le norme di contrasto, “crea allarme sociale” perché è diventato un “fenomeno spregiudicato”, che risulta concentrato in alcune regioni in particolare: Lazio, Campania, Puglia ma anche la Lombardia. Da considerare anche i problemi economici che derivano dai furti d’auto: “In queste regioni i danni che subiscono le società anche di assicurazione sono notevoli”, le polizze di assicurazione degli autoveicoli aumentano costantemente “e quindi abbiamo una disparità anche economico sociale nel nostro Paese perché in queste determinate zone le polizze auto, incendio e furto, costano molto di più che in altre zone d’Italia”.Damiani (FI): arresto in flagranza e intercettazioni per contrastare il boom dei furti d’autoPer cambiare le cose la proposta di legge di Forza Italia (AS 1506, “Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di furto d’auto) ora all’attenzione della commissione Giustizia di Palazzo Madama punta innanzitutto sull’introduzione di una nuova circostanza aggravante per il delitto di furto, all’interno dell’articolo 625 del Codice penale: quella di avere commesso il fatto su autoveicoli o motocicli o comunque su mezzi privati di trasporto. Per aumentare gli strumenti investigativi a disposizione delle Forze dell’ordine per combattere il fenomeno previsto anche l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e la confisca obbligatoria, anche per equivalente, del prodotto, o del prezzo oppure del profitto del reato di furti d’auto. Inasprite poi le sanzioni relative alla ricettazione di autoveicoli o motocicli derivanti dal reato di furto aggravato dalla nuova circostanza.Loading… More

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    Salis, martedì il primo verdetto: sul filo il sì del Parlamento Ue all’immunità. Lei: «Voglio essere processata in Italia»

    Ascolta la versione audio dell’articoloFiato sospeso e occhi puntati sui Popolari: per Ilaria Salis è la vigilia del voto della commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera sulla richiesta di revoca della sua immunità da parte del governo Orban, ma sulla sorte dell’eurodeputata di Avs a Bruxelles ancora non c’è chiarezza. Il voto non sarà quello definitivo: la decisione finale spetterà infatti all’Aula, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre (è circolata la data del 7 ottobre), indipendentemente dall’esito del voto in commissione. La plenaria però tradizionalmente conferma il parere della commissione, ed è per questo che l’eurodeputata sa di giocarsi nelle prossime ore una partita chiave. Salis è stata detenuta in un carcere ungherese di massima sicurezza per quasi un anno (con l’accusa di violenza e lesioni) da dove fu scarcerata dopo l’elezione a Strasburgo.I numeri in commissioneI numeri al momento non le sorridono. Si sono infatti detti pronti a difendere la sua immunità 11 eurodeputati su 25: si va dalla Sinistra (tra loro il pentastellato Mario Furore) agli esponenti dei Verdi, fino ai Liberali ai Socialisti, tra cui il dem Brando Benifei. Sono invece sette quelli che, quasi certamente, voteranno per la revoca: gli eurodeputati dei gruppi sovranisti Europa delle Nazioni Sovrane e Patrioti e dei conservatori di Ecr, tra cui il meloniano Mario Mantovani.Loading…Partito popolare ago della bilanciaL’ago della bilancia saranno quindi i sette eurodeputati del Ppe, che sulla carta, al momento, appaiono per la revoca dell’immunità, come indica la riservatissima relazione del relatore del testo, lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara, anch’egli popolare. Ma è proprio il documento di Vázquez Lázara ad aprire una crepa nel Ppe, spiegano fonti molto vicine al dossier, che sottolineano come basterebbero solo due defezioni nel gruppo per salvare Salis. Sarebbe infatti la presenza nel testo di una frase che indica «l’assenza di fumus persecutionis» ad aver destato più di una perplessità tra gli eurodeputati, soprattutto dopo il tweet con le coordinate di un carcere ungherese diffuso dal portavoce di Viktor Orban.I risvolti politici ungheresiEd è proprio la campagna elettorale ungherese a complicare il destino di Salis. Il voto sull’eurodeputata di Avs si terrà infatti contemporaneamente a quello sulla revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese Péter Magyar, ex esponente del governo, oggi leader dell’opposizione e sfidante, avanti nei sondaggi, Orbán in vista delle elezioni di aprile. Al Ppe da un lato converrebbe appaiare i due voti, dando così un giudizio negativo sullo stato del sistema giudiziario ungherese e validando la tesi della persecuzione politica. Tuttavia, fonti popolari fanno sapere che qualcuno teme che se Magyar e Salis si trincerassero dietro la loro immunità, Orbán potrebbe sfruttare la situazione a favore della sua campagna euroscettica.Salis: voglio essere processata ma in Italia«Io non voglio sottrarmi al processo. Anzi, voglio essere processata. Ma non in Ungheria, dove sarebbe un processo politico, dove la sentenza è già scritta. Voglio essere processata nel mio paese. In Italia. Io ho fiducia nella magistratura. Ho fiducia della magistratura italiana» ha detto Salis, in un’intervista al Corriere.it alla vigilia del voto sulla sua immunità in commissione al Pe. «Sono preoccupata, agitata. Ma sono anche fiduciosa» ha proseguito Salis che ha aggiunto: «Sono convinta che il governo sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia. È quello che chiedo con forza» More

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    Kirk, Meloni: fermato perché era libero e coraggioso. «Le minacce si moltiplicano ma non abbiamo paura»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Ho visto gente che ha fatto stampare delle magliette con la foto di Kirk, il sangue che scorre dal collo e la scritta “vinci questo dibattito”. Era pericoloso perché smontava la narrazione del mainstream con la logica. E andava fermato perché era libero, coraggioso e capace, le persone così fanno paura a chi pensa di poter imporre con la forza le proprie convinzioni». Lo ha detto la premier, Giorgia Meloni, nel suo intervento di chiusura di ’Fenix’, la festa di Gioventù nazionale.«Qualche giorno fa nessuno dei moralizzatori che hanno riempito le pagine di commenti su di voi ha ritenuto di dover dire mezza parola sull’ignobile post pubblicato dai sedicenti antifascisti che esibiva l’immagine di Charlie Kirk a testa in giù con la scritta meno uno. Una minaccia di morte, perché le cose vanno chiamate con il loro nome, tutti zitti. Ma non ci facciamo fare la morale da questa gente, siamo fieri, profondamente orgogliosi di essere alternativi tanto per parlare di cultura dell’odio». E aggiunge: «Non siamo come loro e non lo diventeremo mai e non cadremo nella loro trappola perché sarà sempre l’amore, non sarà mai l’odio, a muovere quello che facciamo», «l’amore per l’Italia, l’amore per le persone, il coraggio di difendere le nostre convinzioni sempre con il sorriso sulle labbra, con rispetto verso chi non la pensa come noi. Perché in fondo noi siamo persone che credono in qualcosa, abbiamo sempre avuto tanto rispetto per chiunque creda in qualcosa anche quando crede cose molto diverse dalle nostre. A me ha sempre spaventato molto di più il nichilismo, mi spaventa molto di più chi non crede in niente, combatto molto di più chi non crede in niente».Loading…Le minacce si moltiplicano ma non abbiamo paura«Le minacce si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa nazione, ma non abbiamo paura», dice Meloni. «Non abbiamo avuto paura ai tempi in cui potevi essere ammazzato a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema sulle Brigate rosse. Non abbiamo paura oggi, non avremo paura domani».«Essere coraggiosi in quest’epoca sempre più difficile da interpretare significa prima di tutto non avere paura di dire la verità, chiamare le cose con il loro nome, con chiarezza, senza giri di parole. Ed è quello che stiamo tentando di fare. Abbiamo avuto il coraggio di dire fin dal primo giorno alla guida di questa nazione, fin dal primo provvedimento varato in Consiglio dei ministri, che la mafia fa schifo e la combatteremo con tutte le forze che abbiamo, che non cederemo mai sul carcere duro quando altri invece avevano provato a smantellarlo».Basta disastri ’68, liberare scuola da gabbia sinistra«Non ne possiamo più dei disastri del ’68, del 6 politico, della demeritocrazia costruita su una distorta concezione dell’uguaglianza», «le scuole e le università devono essere liberata dalla gabbia opprimente e asfissiante in cui la sinistra le hanno tenute per anni», attacca la premier dal palco. More

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    I giovani della Lega a Pontida: Vannacci moderato, noi no

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Vannacci è un moderato noi no». È il coro intonato dai giovani della Lega, appena arrivati sul pratone di Pontida, per la manifestazione che anticipa di un giorno il raduno del partito. Scritte e cori sull’identità leghista e contro l’immigrazione. Ma sul pratone di Pontida contestazioni anche al leader di Azione Carlo Calenda, ospite dell’evento di Forza Italia giovani a San Benedetto del Tronto lo scorso weekend. Un generale e un capitano insieme a Pontida. Con Matteo Salvini che, dopo l’annuncio della colica renale e del passaggio al pronto soccorso, non diserta la Pontida dei giovani e viene osannato come capitano (“C’è solo un capitano”, è stato il coro che lo ha accolto). Salvini arriva mentre Vannacci sta chiudendo il suo intervento, protagonista indiscusso fino a quel momento fra l’assalto di cronisti e militanti, accolto al grido di “c’è solo un generale”. «Abbiamo dimostrato che la Lega è una, e nessuno la potrà mai dividere», tira le somme alla fine il coordinatore dei giovani Luca Toccalini, prima della foto con i due protagonisti, tutti insieme ai piedi del palco.Salvini: la Lega di oggi è la Lega di 30 anni fa«La Lega di oggi è la Lega di 30 anni fa: tv, radio, giornali ce l’hanno con noi. Baroni universitari, collettivi degli studenti, i grandi finanzieri, le grandi banche, i grandi sindacati, ci vedevano come un corpo estraneo da cancellare 30 anni fa, ci vedono come un imprevisto da cancellare anche oggi. Non ci sono riusciti 30 anni fa, non ci riusciranno oggi, e non ci riusciranno mai. La Lega è la Lega, se serve soli contro tutti, ma la Lega è la Lega», ha detto Matteo Salvini dal palco dei giovani di Pontida, dove è giunto, a sorpresa, dopo che in mattinata era stata segnalata la sua assenza per una colica renale. «Quando oggi gli amici del pronto soccorso di Chiari mi hanno dimesso, mi hanno detto: ’Ministro, si deve riposare’. Il mio riposo siete voi», ha detto dal palchetto allestito sotto il tendone per l’evento organizzato dalla giovanile del partito. Salvini, dopo un omaggio a Umberto Bossi che è andato a salutare per gli auguri di compleanno, non le manda a dire: «Una cosa unisce la Lega di oggi a quella di trent’anni fa: ce l’hanno con noi ed ’è colpa della Lega’ giornali, baroni universitari, collettivi di studenti, i sindacati, gli amici potenti a Roma e a Bruxelles. Ci vedevano trent’anni fa come un corpo estraneo da cancellare, ci vedono come un imprevisto oggi da cancellare. Non ci cancelleranno mai. La Lega è la Lega. Se serve soli contro tutti, ma la Lega è la Lega».Loading…Vannacci: io segretario? No, continuo lavoro in Ue“Un generale, c’è solo un generale”. La platea dei giovani della Lega ha accolto così a Pontida, tra cori e applausi, l’arrivo del vicesegretario della Lega. Vannacci è salito sul palco con una maglietta con il volto di Charlie Kirk e la scritta “Freedom”. «Tutti noi qua oggi siamo come Charlie Kirk e ne porteremo l’eredità nel sangue, nelle vene e tra la gente», ha detto ai giovani sul pratone di Pontida. Vannacci aspira a tornare a Pontida da segretario della Lega? «No, io aspiro a continuare a fare il mio lavoro, che è quello di europarlamentare, al meglio delle mie possibilità. Questo è il mandato che mi hanno dato 563 mila elettori», ha risposto l’attuale vice segretario del Carroccio, arrivando a Pontida. «Io sono venuto qua a portare me stesso. Nella Lega chiunque porta il meglio di sé. Io vannaccizzo, Fontana fontanizza, Romeo romeizza e faremo la Lega grande», ha detto Vannacci, rispondendo a una domanda sulla presunta ’vannacizzazione’ della Lega.Contrario alla guerra a oltranza che Europa ci sta propinandoPoi la guerra. «L’ho sempre detto che l’aggressione della Russia all’Ucraina non è giustificata. Io ho sempre ripudiato la guerra, quella che c’è tra Ucraina e Russia, e ho detto sempre che dobbiamo cercare una pace. E quindi io sono contrario alla guerra a oltranza, che invece questa Europa a trazione social-democratica ci sta propinando». Serve una pace ragionevole. «Io attacco qualsiasi persona che vuole continuare la guerra, e questa guerra non può essere vinta a meno di un intervento diretto dell’Unione Europea o della Nato, che ci porterebbe di fronte al baratro di una distruzione termonucleare. Io sto dicendo che è meglio la pace ragionevole di oggi, che ci costerà meno della pace di domani». Poi le regionali. «Io sulle liste in Toscana mi sono confrontato con il segretario regionale, che è la persona titolata a farlo. Io non ho scelto persone a caso, ho scelto Baroncini che è il segretario regionale della Toscana», ha detto Vannacci parlando con i cronisti a Pontida.Gli invasori non sono i russi ma i clandestini«Non ci sono cosacchi a Pontida, né fanti di marina russi che sbarcano sulle nostre coste, non ci sono russi che stanno invadendo i nostri negozi e le nostre città. Gli unici invasori sono quelli che violano i nostri confini, che entrano illegalmente e che ogni giorno commettono stupri e reati», ha detto Vannacci al termine del suo intervento a Pontida. «La scorta me la faccio da solo», ha detto sottolineando di non aver paura, ma di essere consapevole dei rischi. «Saviano ha la scorta e io no». More

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    Il parlamento Ue vota sull’immunità di Ilaria Salis: ecco perché Forza Italia potrebbe salvarla

    Ascolta la versione audio dell’articoloIl destino di Ilaria Salis sarà deciso dal voto dei 188 eurodeputati popolari (tra i quali i 9 di Forza Italia) che siedono nell’Eurocamera. Cifre alla mano, l’eurodeputata eletta nelle file di Avs (detenuta in un carcere ungherese di massima sicurezza per quasi un anno e da dove fu scarcerata dopo l’elezione a Strasburgo) eviterà di tornare sotto processo a Budapest solo se almeno un terzo tra loro voterà con i progressisti a favore dell’immunità, nel corso della prossima plenaria. Il giorno della verità, con ogni probabilità, sarà il 7 ottobre. A giocare a favore di Salis i continui attacchi da parte del governo magiaro che potrebbero compattare l’ala dei popolari che in passato si è battuta per la cacciata di Orban stesso (che ha definito Salis, anche senza citarla, “terrorista”) dal Ppe.Che l’eurodeputata di Avs non sia una terrorista ne è convinto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Non devo fare commenti sulle scelte di altri Stati – premette il vicepremier – non credo che la Salis sia una terrorista. Ha idee molto diverse dalle mie, c’è un processo che la riguarda, ma non mi risulta che sia una terrorista». Mentre è duro Giovanni Donzelli di FdI: «Credo che la Salis se ha fatto le sue scelte con coraggio deve rinunciare all’immunità parlamentare. Se non vi rinuncia, il Parlamento deve votare per la rinuncia all’immunità parlamentare per la Salis»Loading…Voto decisivo in AulaIl primo passaggio sarà il voto martedì 23 settembre in Commissione Affari legali sul testo del relatore, il popolare spagnolo Adrián Vázquez Lázara. Le carte non sono pubbliche, tuttavia fonti informate assicurano che dovrebbe proporre la revoca dell’immunità, secondo il principio che tale istituto tutela gli eletti dai reati presuntamente compiuti durante il mandato parlamentare, e non prima. I numeri in Commissione, se il Ppe votasse compatto la relazione, sarebbero 14 contrari all’immunità, e 11 favorevoli. In caso di parità, la relazione verrebbe bocciata. Il voto non sarà vincolante. Quello decisivo, come ricordato, è quello dell’Aula, a maggioranza semplice dei presenti.La richiesta di revoca dell’immunitàTuttavia, la Commissione sarà chiamata a esprimersi lo stesso giorno su un altro caso, anche quello legato strettamente legato a Budapest, ovvero se concedere o meno l’immunità al popolare ungherese Péter Magyar, leader dell’opposizione a Orban. La speranza dei sostenitori di Salis è che il Ppe, chiamato a difendere uno dei propri contro Orban, faccia lo stesso con l’italiana. Da ricordare che il governo di Orban chiese la revoca dell’immunità a Ilaria Salis il 10 ottobre dell’anno scorso, il giorno dopo al dibattito sulla presidenza ungherese del Consiglio, quando l’eurodeputata di Avs aveva criticato apertamente l’esecutivo magiaro. Per i suoi sostenitori, è la conferma lampante che si tratta di una richiesta tutta politica, persecutoria.L’ipotesi di mandato di cattura internazionaleIn caso di perdita dell’immunità il governo guidato da Viktor Orban potrebbe emettere un mandato di cattura internazionale. La diretta interessata non nasconde la preoccupazione: «Sono giorni difficili – racconta Salis in un’intervista a Repubblica – ho fiducia nei miei colleghi chiamati al voto sull’immunità, ma sì, sono preoccupata. Lo scenario che potrebbe aprirsi è terrificante. Se il parlamento dovesse revocarmi l’immunità, ripartirebbe il mio processo a Budapest: un processo farsa, con una sentenza già scritta, svolto in assenza di garanzie democratiche. Un processo in cui è impossibile difendersi e nel quale rischierei fino a 24 anni di carcere, una pena spropositata rispetto ai fatti che mi vengono contestati. Potrei essere estradata in Ungheria, riconsegnata a chi mi ha trascinato in tribunale al guinzaglio e in catene, a chi mi ha tenuto in carcere per più di quindici mesi in condizioni disumane». More

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    Giorgetti: possibile deficit sotto il 3% del Pil quest’anno

    Ascolta la versione audio dell’articolo«È possibile un deficit/Pil sotto il 3% quest’anno». Sono le parole dell’Economia Giancarlo Giorgetti intrattenutosi con la stampa a margine dei lavori dell’Ecofin. «Non c’è alcuna fantasia», su questo, «se abbiamo l’opportunità di uscire dalla procedure per deficit eccessivo è interesse dell’Italia coglierla», ha aggiunto. «Siamo a settembre, per arrivare a dicembre manca ancora qualcosa, certo che tutte le turbolenze a livello globale non ci hanno aiutato per quanto riguarda le esportazioni e quindi per la crescita, mancano tre mesi, vediamo anche i prossimi dati Istat sul terzo trimestre, però l’opportunità di uscire dalla procedura è una opportunità storica, penso debba essere colta».Irpef? Queste cose si faranno in sentiero sicurezza Il taglio delle tasse «lo chiedono tutti, se fosse per me abolirei le tasse, però non si può fare: il bilancio è fatto di entrate e uscite, un quadro complessivo in cui io ho degli obiettivi, il governo ha degli obiettivi, io però ho anche la responsabilità, come mostra il giudizio di Fitch, di tenere il sentiero (dei conti pubblici) in sicurezza, quindi queste cose si faranno con il sentiero in sicurezza». Così Giorgetti rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto di chiarire la sua posizione sulla richiesta di Salvini di procedere alla riduzione delle aliquote Irpef già dalla prossima manovra finanziaria. Il ministro si è poi riferito a un suo collega ministro delle Finanze argentino che «ha abolito per decreto le tasse il giorno prima delle elezioni e poi le ha perse». E comunque, a rafforzare il concetto, «un tesoretto da spendere non c’è: possiamo fare le cose che se lo spread fosse rimasto a 250 punti non avremmo potuto fare». Il messaggio è ribadito con fermezza. «Il timone lo so manovrare, quindi la rotta ce l’ho precisa, almeno fino a quando faccio io il capitan nostromo».Loading…Banche, visto quanto guadagnano non devono preoccuparsi«Visto quello che guadagnano» le banche «non hanno motivo di essere preoccupate» in vista della Legge di bilancio. «Una volta ho parlato di un pizzicotto e qualcuno l’ha presa male, ma a casa mia i pizzicotti erano anche qualcosa di affettuoso, non esattamente uno sberlone», puntualizza il ministro. «L’Italia è un sistema: se c’è coerenza, coesione e cooperazione tra le varie istituzioni possiamo fare tante cose», nota ancora, ricordando che anche «lo standing del sistema bancario italiano è migliorato in questi anni anche per merito del governo». «Chi opera nel sistema bancario immagina che contributo potrà dare», ha spiegato ancora. Quindi lo sanno già? «Siccome sono persone intelligenti…».Aumento spesa Difesa senza tagli a stato sociale e sanità Per Giorgetti «non è assolutamente immaginabile fare tagli allo stato sociale, in particolare alla sanità, a beneficio della Difesa». Intervenendo al Festival di Open il ministro insiste sulla linea. «Quello che può essere valutato alla Difesa è supplementare», tanto che «l’Europa dopo lunga discussione ha predisposto un trattamento diverso delle spese della Difesa».Mps-Mediobanca, privatizzato senza privatizzare «Abbiamo privatizzato senza privatizzare». Sulla vicenda Mps-Mediobanca secondo Giorgetti «il mercato ha valutato positivamente questa offerta pubblica con un’adesione che è andata al di là di ogni ragionevole aspettativa, non avevamo noi il controllo prima, tantomeno ce l’abbiamo adesso». Quanto alle relazioni precedenti l’operazione tra governo e Mps, «se abbiamo votato a favore in assemblea vuol dire che pensavano che l’operazione fosse una cosa positiva, come poi testimoniato dal mercato». More