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Achille Costacurta rivela di aver subito sette TSO: ”Legato a letto per giorni da dottori veramente cattivi”

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  • Il ragazzo, figlio di Martina Colombari e Billy Costacurta, ha raccontato dei suoi problemi
  • Il 21enne è finito in psichiatrica con il trattamento sanitario obbligatorio ben sette volte
  • A Padova e Como – ha affermato – sono stati gentilissimi, mentre a Milano avrebbe incontrato “due dottori veramente cattivi”
  • Poi la svolta con il recente ricovero in Svizzera: ora non si droga, non fuma e quasi non beve

Achille Costacurta ha rivelato di aver subito ben sette TSO nell’arco di un solo anno.

Il ragazzo, che oggi ha 21 anni, è l’unico figlio di Martina Colombari e Billy Costacurta.

Com’è noto ha avuto problemi di salute mentale e ha anche passato diverso tempo in un centro penale minorile a Parma da adolescente.

Adesso ha voluto raccontare tutto, ma proprio tutto, a Luca Casadei nel podcast “One More Time” (la puntata è disponibile da poche ore).

Tra le cose più forti emerse nell’intervista, ci sono, appunto, questi sette TSO, avvenuti quando lui aveva tra i 18 e i 19 anni.

Il primo è stato dopo un alterco con un poliziotto chiamato dall’autista di un taxi di Milano. Achille stava dando in escandescenze a causa di una mezza crisi psicotica: “Il poliziotto arriva, mi tira un pugno in faccia. Io mi difendo”. Mi fanno il primo TSO, me ne hanno fatti sette.

Ogni TSO è durato circa due settimane. L’esperienza peggiore – afferma lui – è stata a Milano a causa di due dottori “veramente cattivi”.

“Il problema era che quando me lo hanno fatto a Padova, perfetti, gentilissimi. A Como, gentilissimi. A Milano ci sono questi due dottori che sono veramente cattivi, mi hanno legato a letto per tre giorni perché gli ho dato un colpo sulla spalla”.

“Chiedevo il pappagallo (uno strumento usato per far fare la pipì a chi è allettato, ndr), urlavo che mi serviva il pappagallo, ero legato mani, piedi, tutto, e mi dovevo far la pipì addosso perché non mi portavano il pappagallo”, ha continuato.

Martina e Billy ogni tanto potevano andare a trovarlo quando era ricoverato in psichiatria: “Sì, una volta ogni tanto, però non ti possono portare da mangiare, niente, tu devi mangiare quello che dicono loro…”.

Parlando sempre dei TSO, Achille ha detto che spesso tutto iniziava da una telefonata proprio dei genitori: “I genitori chiamano la polizia, la polizia vedendo la persona che è un po’ fuori, chiama l’ambulanza, l’ambulanza prende i parametri se tu stai bene, però ti porta in ospedale, lì fai un colloquio con uno psichiatra. “Lui decide, però se vede i genitori o la polizia che dicono ‘dovete fare qualcosa’…”.

Achille a volte dava in escandescenze perché non voleva prendere i farmaci che gli avevano prescritto gli psichiatri italiani (dopo racconterà come le cose siano diverse in Svizzera).

“Il problema è che mi hanno fatto una volta anche un depot (forma farmaceutica a lunga durata d’azione, ndr). Mi ha portato a una depressione di nove mesi, ma una depressione che non provavo più emozioni, non sono uscito di casa per tutti gli otto mesi, non usavo il telefono, non vedevo più i miei amici, non ero felice, non ero triste, ero un vegetale”, ha confessato.

Grazie alle lamentele di chi gli stava vicino, quella terapia fu interrotta: “Il mio avvocato e mio padre si sono lamentati, infatti dopo non me l’hanno più fatto”. I suoi genitori non volevano che rischiasse di prendere altre denunce.

La svolta arriva con il ricovero in Svizzera, che cambia le cose “da così a così”. Si è concluso lo scorso maggio.

“Lì hai un massaggio al giorno, i fanghi, gli idromassaggi, il ristorante […] Ti dicono: ‘Tu sei qua e puoi scegliere, se ti vuoi drogare, puoi andare, puoi farti quello che vuoi. Se invece hai bisogno di una mano, vieni qua e noi ti aiutiamo’”, ha spiegato.

Ha iniziato il Ritalin, farmaco il cui principio attivo è il metilfenidato usato molto anche per l’ADHD (che gli è stato diagnosticato di recente). Gli ha fatto cambiare vita: Grazie a loro io non mi drogo più, non fumo più canne, bevo poco o niente.

“Ti danno dei metodi e ti danno il loro approccio, ti fanno capire veramente le cose importanti, ti fanno trovare le tue missioni nella vita”. A maggio ho finito il percorso, 50 giorni, ha proseguito. “Li ringrazierò per tutta la vita.


Fonte: https://www.gossip.it/feed/


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