Tre famiglie italiane su quattro vivono in condominio. Una scelta, o una necessità, che riguarda la stragrande maggioranza degli italiani (circa 45 milioni, il 75% delle famiglie), soprattutto nelle grandi e medie città. Eppure, dietro le mura di molti edifici, si nasconde un problema spesso sottovalutato: la scarsa salubrità degli spazi condominiali.
A richiamare l’attenzione su questo aspetto sono l’Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari (Anaci) e la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), secondo cui una parte rilevante del patrimonio edilizio italiano presenta criticità che possono incidere non solo sul comfort abitativo, ma anche sulla salute di chi ci vive. Una realtà quotidiana fatta di scale, pianerottoli, garage, cantine e impianti condivisi, utilizzati ogni giorno, che può incidere in modo significativo sulla nostra qualità della vita.
In alcuni casi, infatti, i problemi che emergono negli appartamenti non provengono dall’interno delle singole abitazioni, ma dalle parti comuni dell’edificio, e molti condomini risultano oggi poco salubri. Vediamo più nel dettaglio da dove possono avere origine queste problematiche e come vanno gestite a livello condominiale.
Il problema non è (solo) dentro casa
Muffe che compaiono sui muri, odori persistenti, umidità che risale dai pavimenti o macchie sul soffitto. Situazioni che molti condòmini conoscono bene e che vengono liquidate come fastidi isolati. In realtà, dietro questi segnali si nascondono spesso criticità strutturali: facciate poco isolate, tetti che lasciano filtrare acqua, vani scala e locali interrati scarsamente aerati, impianti centralizzati datati.
Quando l’origine è comune, anche la soluzione deve esserlo. E questo cambia completamente il punto di vista.
Aria indoor e umidità: un tema sottovalutato
Trascorriamo gran parte del nostro tempo in ambienti chiusi. Eppure, la qualità dell’aria all’interno degli edifici è uno degli aspetti più trascurati nella gestione condominiale.
Scarsa ventilazione, presenza di muffe, impianti non adeguatamente manutenuti possono rendere l’aria meno salubre, con conseguenze che vanno ben oltre il semplice disagio abitativo. Bambini, anziani e persone con fragilità respiratorie sono i primi a risentirne, ma nessuno è davvero escluso.
Quando la questione diventa condominiale
Dal punto di vista giuridico, il confine è netto: se il problema nasce dalle parti comuni, la responsabilità è del condominio.
L’amministratore ha il compito di vigilare sullo stato dell’edificio e di segnalare eventuali criticità, mentre l’assemblea è chiamata a decidere sugli interventi. Rimandare lavori necessari, soprattutto in presenza di situazioni potenzialmente dannose, non è solo una scelta gestionale discutibile, ma può trasformarsi in un problema di responsabilità.
Cosa può fare il singolo condòmino
Chi si accorge di un’anomalia non deve sottovalutare la questione. Alcuni passaggi sono fondamentali, in particolare bisogna:
segnalare per iscritto il problema all’amministratore;
chiedere che l’argomento venga inserito all’ordine del giorno dell’assemblea;
informarsi su eventuali verifiche tecniche già effettuate;
valutare, nei casi più gravi, una perizia;
La tutela parte spesso da una segnalazione formale, non da una lamentela informale sul pianerottolo.
Prevenire è sempre la scelta migliore
Al di là delle problematiche prese in esame, è sempre bene tenere presente che un condominio curato non è solo più piacevole da vivere, ma anche più sicuro, più efficiente, meno esposto a interventi urgenti e costosi, più valorizzato sul mercato.
La manutenzione programmata e l’attenzione alla salubrità degli spazi comuni non rappresentano quindi un lusso, ma un investimento, economico e per il proprio benessere.
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