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Tim dice addio alle azioni di risparmio


Tim propone ai soci di convertire le azioni di risparmio in ordinarie e di ridurre il capitale sociale a 6 miliardi di euro. L’assemblea degli azionisti è stata convocata per il prossimo 28 gennaio.

L’operazione, varata ieri sera dal cda, arriva all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione che sabato ha confermato la restituzione del canone concessorio preteso per il 1998 dicendo l’ultima parola sulla restituzione di circa un miliardo alla società guidata da Pietro Labriola ( nella foto ), compresi gli interessi maturati.

Gli azionisti di risparmio potranno convertire le azioni di risparmio detenute in azioni ordinarie Telecom Italia Spa, sulla base di un rapporto di conversione pari a un’azione ordinaria per ciascuna azione di risparmio detenuta, più un conguaglio in denaro pari a complessivi 0,12 euro per azione di risparmio. È inoltre prevista la conversione obbligatoria delle azioni di risparmio eventualmente in circolazione al termine del periodo per l’esercizio della conversione facoltativa in azioni ordinarie Telecom sulla base di un rapporto di conversione pari a 1 azione ordinaria per ciascuna azione di risparmio, più un conguaglio in denaro pari a complessivi 0,04 euro per azione di risparmio. Gli azionisti di risparmio che non approveranno la conversione obbligatoria avranno diritto di recesso a un valore unitario fissato a 0,5117 euro. L’efficacia della conversione (che è inscindibile dalla riduzione del capitale) è subordinata anche alla condizione tuttavia rinunciabile – che l’esborso per il recesso sia limitato a 100 milioni di euro. Le azioni ordinarie venerdì hanno chiuso a 0,502 euro e quelle di risparmio a 0,5744 euro.

I principali azionisti di risparmio sono Davide Leone, legale rappresentante di Davide Leone and Partners Investment Company con il 12,15% del capitale rappresentato da azioni di risparmio di Tim e Iván Martín, rappresentanti di Magallanes Value Investors, che ne detiene il 3,52 per cento.

La conversione delle azioni di risparmio avrà comunque efficacia prima della eventuale distribuzione del dividendo 2025. Di conseguenza, le azioni di risparmio non beneficeranno degli eventuali privilegi patrimoniali. Quanto all’importo riveniente dalla riduzione del capitale sociale a 6 miliardi, verrà destinato a riserva legale «fino a concorrenza del quinto del capitale sociale (post riduzione)» e per la parte restante alla costituzione di una riserva disponibile di patrimonio netto.

L’obiettivo, si legge in una nota, è quello di «razionalizzare la struttura del capitale», semplificare l’assetto proprietario e la governance, nonché di ridurre i costi di gestione. Saranno, inoltre, create le condizioni «per incrementare la liquidità e ampliare il flottante delle azioni ordinarie ». L’operazione, viene aggiunto, tiene conto degli effetti della cessione di FiberCop, la cui realizzazione nel corso del 2024 ha determinato una significativa riduzione del capitale investito netto, dell’indebitamento finanziario e del patrimonio netto di Tim.

Si sblocca così una trasformazione che si trascina dal 2015, quando la proposta di convertire le risparmio fu bocciata dagli ex soci di Vivendi.

Oggi l’azionista di riferimento è Poste, che è salita al 27,23% (proprio per effetto dell’acquisizione del 2,51% di proprietà di Vivendi) e vuole scendere sotto la soglia d’Opa. Il cda di ieri ha infine cooptato nel board Lorenzo Cavalaglio come consigliere indipendente dopo le dimissioni di Umberto Paolucci.


Fonte: https://www.ilgiornale.it/taxonomy/term/40822/feed

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