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    Il ricevimento al Quirinale: in fila per parlare con la premier

    Ascolta la versione audio dell’articoloSi parla di referendum con le urne aperte l’8 e 9 giugno e di regionali, appuntamento elettorale clou in autunno per la politica. Ma si parla anche dell’Inter sconfitta in Champions League ai Giardini del Quirinale per il tradizionale ricevimento in occasione del 2 giugno.In fila per MeloniCi sono gli esponenti politici e le alte cariche istituzionali. Tra cui ovviamente Giorgia Meloni, la più ricercata: abito a maniche corte di pizzo celeste, stringe mani e ha una battuta per tutti. È sommersa dagli ospiti che si affollano lungo i vialetti quirinalizi. «Sono la più bassa qui», scherza la premier che rischia di inciampare, tra una stretta di mano e l’altra. Solo un saluto veloce (allunga la mano per prima la premier) con la segretaria del Pd Elly Schlein. Si danno del tu: «Come stai?», «sto bene, grazie».Loading…Per gli appuntamenti rimanda a Patrizia Scurti, capo del suo staff che la segue passo passo, e le allunga anche un bicchiere d’acqua, nella giornata romana oramai estiva. «Fai il bravo», scherza pure con il presidente leghista della commissione Finanze del Senato, Massimo Garavaglia. Solo qualche battuta coi cronisti e un “ma noooo” quando le si chiede cosa farà per i referendum.Mezzo governo presenteTra i tavolini c’è anche Matteo Salvini, con la compagna Francesca Verdini, che si tiene lontano dai cronisti. Sfila mezzo governo, compreso l’altro vicepremier, Antonio Tajani che annuncia l’arrivo del piccolo Adam, il bambino palestinese unico sopravvissuto di 9 fratelli insieme alla madre. C’è tutto lo stato maggiore di Fdi, i capigruppo di tutti i partiti, di maggioranza e opposizione, compresi Matteo Renzi e Carlo Calenda. C’è anche il vicepresidente della commissione europea Raffaele Fitto.Gli ospiti: c’è anche il Nobel ParisiNel parterre il presidente di Stellantis John Elkann (con la moglie Lavinia Borromeo), il ceo di Intesa San Paolo Carlo Messina, l’ad di Piaggio Matteo Colaninno, l’ex governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Ci sono anche il premio nobel Giorgio Parisi, il presidente della Triennale di Milano, Stefano Boeri, il regista Marco Bellocchio, Paola Cortellesi e Claudia Gerini, Geppi Cucciari e i direttori delle principali testate italiane. LEGGI TUTTO

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    Gaza, Mattarella: «Disumano ridurre alla fame un’intera popolazione»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza. Si impone, subito, il cessate il fuoco». Poi, in un passaggio più avanti. «Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano». Poco prima che iniziasse il concerto per celebrare la festa della Repubblica, alla presenza della premier e del corpo diplomatico accreditato, Mattarella dedica il suo discorso allo scenario internazionale e prevalentemente alla crisi in Medio Oriente. Parole durissime che non si limitano a una generica condanna ma indicano cosa è necessario, adesso. «In qualunque caso è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone».I palestinesi hanno diritto al loro focolareLe definizioni, forse, servono a poco quando le immagini e le notizie parlano di migliaia di bambini morti, ma il capo dello Stato dopo aver ricordato «il sanguinario attacco di Hamas e il rapimento di ostaggi che vanno liberati immediatamente», si sofferma sul «dramma» in atto a Gaza. E insiste non solo sugli aiuti ma su quanto sta accadendo da tempo nei territori. «E’ grave l’erosione dei territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese. I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi». Una questione cruciale ma anche per la sopravvivenza di Israele stessa, fa notare Mattarella.Loading…Territori e rischi di antisemitismoIl ragionamento del capo dello Stato è che la prospettiva di una terra ai palestinesi è «imprescindibile» dalla «sicurezza di Israele» gravemente minacciata dalla «semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo». Insomma, Mattarella sembra dire che non è con la deterrenza brutale che si proteggono gli israeliani. Al contrario. Inoltre «si aggiunge l’alta preoccupazione per le manifestazioni di antisemitismo che si riaffacciano nel mondo».Da Kiev al Medio Oriente: le occupazioni illegali.Va detto che aveva cominciato il suo discorso partendo dall’Ucraina e ricordando che da più di tre anni resiste all’aggressione di Putin. «Nel confermare il nostro fermo e convinto sostegno a Kiev, continuiamo a lavorare perché si possa giungere a una pace che sia giusta, complessiva e duratura». Ma quello che accade a Kiev si ritrova, poi, in quello che sta accadendo in Medio Oriente e «come ovunque, in qualsiasi Continente». E cioè che «l’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio, della barbarie nella vita internazionale». In effetti, anche l’invasione russa è stata presentata come un atto di difesa e non di aggressione: un rovesciamento della logica e delle relazioni tra Stati. Tant’è che, dice Mattarella questi «teatri di instabilità agevolati dalla violenza e dallo scontro sembrano, per taluno, essere divenuti la misura dei rapporti internazionali».La pace non è un ideale per anime ingenueEcco, davanti agli scenari appena descritti, la pace è l’unico orizzonte che però sfugge anche a chi lo promette e dice di impegnarsi. Ma soprattutto, il capo dello Stato sottolinea che «la pace non è un ideale per anime ingenue, stroncato poi dal severo giudizio della storia», e ricorda come statisti lungimiranti seppero concepirla ed ora «va proseguita l’opera, non ci si può limitare solo ad evocarla». Agire, quindi, ma in quale direzione? Quella di un ritorno a un ordine globale fondato su un diritto internazionale che si rispetti e non venga violato. «L’ordine mondiale che abbiamo conosciuto per decenni appare compromesso. Le regole sono destinate a evolvere ma un quadro di riferimento, un ordine globale, basato sul rispetto e sul riconoscimento reciproco, è essenziale per scongiurare i conflitti». LEGGI TUTTO

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    Minacce alla figlia della Meloni. La premier denuncia: clima malato

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Auguro alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola». Questo messaggio minaccioso, girato sui social e denunciato da Fratelli d’Italia su Instagram, sarebbe opera di un professore dipendente del Mim. Immediati gli accertamenti, annunciati dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Cosi come immediata giunge la solidarietà trasversale di tutta la politica alla presidente del Consiglio e a sua figlia Ginevra.La reazione della premierPremier che interviene con un suo post su X parlando di un clima «malato» e di qualcosa di «oscuro». «Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire. Perché esistono confini – scrive Meloni – che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza».Loading…La solidarietà della politicaLa politica si “unisce” nella condanna e nella solidarietà, a partire dal ministro dell’Istruzione e del Merito che ha denunciato l’accaduto e le immediate indagini, così come i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. E ancora, i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini che usano parole come «ignobile» e «orrore» per manifestare il loro sdegno insieme a quello di tutti gli altri ministri che intervengono a ruota ribadendo questo sentimento. Arriva anche la solidarietà del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che a sua volta avrebbe subito sui social un attacco contro le figlie, come riporta “Il Giornale”, di tenore assai simile a quello contro la figlia della premier: «Vedi che anche voi rubate i soldi e il cibo dei nostri figli. Quindi confermo l’augurio anche ai tuoi», avrebbe scritto l’autore del post aggiungendo i nomi delle due ragazze. Fratelli d’Italia fa quadrato con tutta la sua forza d’urto. Anche la sorella della premier, Arianna, non fa mancare l’affetto e la solidarietà alla sorella e alla nipote: «Quanto ancora dobbiamo sopportare? Fin dove dobbiamo arrivare? Rispetto a questa ignobile barbarie – scrive sui social – tutto lo sdegno possibile! La condanna sia unanime e forte. A mia sorella Giorgia e a mia nipote giunga il mio più affettuoso e protettivo abbraccio».Un abbraccio ideale che attraversa tutto l’arco dei partiti, dal resto degli alleati della coalizione di governo, come Maurizio Lupi e Michaela Biancofiore, fino agli esponenti dell’opposizione. «Incredibile dove possa arrivare l’odio politico. Prendersela con una bambina per attaccare la madre. Non si fa mai, non si deve fare. Vicinanza a Giorgia Meloni per gli attacchi vili e incivili riferiti a sua figlia», scrive, ad esempio, Simona Malpezzi del Pd. Gli fanno eco altri suoi compagni di partito, le capogruppo di Iv Maria Elena Boschi e Raffaella Paita. E ancora, il leader di Azione Carlo Calenda e tanti altri parlamentari dei due schieramenti.Valditara: subito accertamentiIntanto, dopo l’annuncio dell’avvio degli accertamenti sul caso, il ministro Valditara si spinge più in là nel ragionamento, preannunciando sanzioni severe per i responsabili. «La figura del docente è di straordinaria importanza nella formazione dei giovani, non solo nell’impartire saperi ma anche nell’educare al rispetto verso gli altri. È indispensabile che i docenti siano per primi sempre consapevoli della responsabilità e del valore sociale del loro ruolo. Non possiamo più tollerare comportamenti di singoli che sui social o in pubblico tradiscono quel decoro e quella dignità che devono caratterizzare una professione così delicata. Il Ministero sanzionerà quanti non sono degni di far parte della nostra scuola». LEGGI TUTTO

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    Referendum, l’8 giugno per la prima si potrà votare fuori sede. Oltre 67mila hanno fatto richiesta

    Ascolta la versione audio dell’articoloLunghi viaggi, costi proibitivi, impegni di lavoro, di studio o di cura sono ostacoli che in molti casi creano “astensioni involontarie” sul voto dei cittadini italiani che vivono fuori dal loro comune o provincia di residenza. Si stima che in Italia sono circa 4milioni e 900mila le persone “fuori sede”, di questi, quelli ammessi al voto nei comuni di temporaneo domicilio ammontano a 67.305 , di cui 28.430 per motivi di lavoro, 38.105 per motivi di studio e 770 per motivi legati alle cure mediche. In relazione al dato complessivo, che è in fase di consolidamento e di verifica da parte degli uffici elettorali comunali, si segnalano le province con maggior incidenza di elettori fuori sede: Milano con 10.980; Torino con 9.691; Roma con 9.890 e Bologna con 7.785. Le sezioni speciali riservate ai “fuori sede” (costituite in presenza di almeno 800 elettori fuori sede) saranno complessivamente 51 di cui 12 a Torino, 11 a Milano, 9 a Bologna, 7 a Roma e 2 a Firenze. I Comuni che non istituiscono sezioni speciali distribuiranno gli elettori fuori sede nelle sezioni elettorali ordinarie.Il trend è positivo?Secondo le analisi, le votazioni referendarie risultano solitamente meno “attraenti” per gli elettori, rispetto ad esempio alle elezioni europee. In merito a quest’ultime, nelle tornate elettorali del 2024, il numero di studenti fuori sede che hanno votato – per la prima volta, per le liste e i candidati della propria circoscrizione territoriale di origine (senza la necessità di rientrare nel comune di residenza), sono stati all’incirca 24mila. Nel confronto tra i due anni è possibile osservare un aumento del 58,77% di domande tra gli studenti fuori sede. «Osservando le prime sperimentazioni, avvenute già negli altri Paesi europei, si nota una richiesta iniziale di domande medio basse che va via via crescendo – afferma il direttore di The good Lobby, Federico Anghele – a giudicare dai dati che abbiamo a disposizione, per essere la prima sperimentazione del voto da fuori sede nella storia del nostro Paese, possiamo dire che è un buon risultato».Loading…Tempistiche problematiche Un problema sollevato da molti elettori fuori sede è stato certamente la finestra temporale con la quale hanno dovuto gestire la presentazione di richiesta per la domanda. L’arco temporale andava dal 30 aprile fino al 4 maggio – all’incirca 35 giorni – che però non prendono in considerazione le problematiche «legate alle festività ed i vari ponti che vi si sono presentati all’interno di questo periodo». Problematica ancora più importante però riguarda la scarsa informativa inerente alla novità della possibilità di voto fuori sede. «Se notiamo, la tipologia di elettore che più di tutti ha fatto domanda per il voto fuori sede sono gli studenti – afferma Federico Anghele. Questi ultimi infatti sono un bacino più informato e più facile da raggiungere attraverso campagne social, ecc.». Di fatto, la città di Milano, che è la città con più incidenza di elettori fuori sede, nel periodo tra il 30 aprile e il 4 maggio ha avviato una vera e propria campagna di sensibilizzazione, che ha prodotto 10.980 richieste.La situazione in Europa In Europa, il voto per corrispondenza è possibile in Spagna, Lussemburgo, Germania, Irlanda, Austria, Ungheria, Slovenia, Regno Unito e Polonia. Nella maggior parte di questi Paesi, il voto per posta costituisce uno dei canali disponibili per i fuori sede. Attualmente i Paesi europei che non hanno ancora adottato modalità di voto a distanza – che sia per posta o per delega – sono l’Italia, Malta e Cipro. Anche Paesi con una popolazione comparabile o superiore all’Italia, come la Spagna e la Germania, hanno avuto – all’inizio della loro fase di sperimentazione – poche richieste di voto che è via via cresciuto, come detto anche sopra da Federico Anghele. In Spagna il voto per corrispondenza nel 2000 ha coinvolto 500.000 votanti con i 2.6 milioni del 2023. Mentre in Germania il voto per corrispondenza nel 1957 era del 4,9%; nel 1990 del 9,4%; nel 2017 del 28,6% diventando nel 2021 il 47,3%. LEGGI TUTTO

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    Decreto sicurezza, Schlein: continueremo a opporci duramente. Oggi in piazza a Roma

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Il decreto sicurezza produce repressione del dissenso, anche manifestata in maniera pacifica. Hanno aumentato i reati, ci sono 14 nuovi reati in questo decreto». Così la segretaria del Pd Elly Schlein intervenendo ad “Agorà weekend” su RaiTre. «Abbiamo fatto un duro lavoro di ostruzionismo in Parlamento e continueremo a opporci a questo decreto ingiusto approvato con una forzatura senza precedenti»».Una delegazione del Partito Democratico domani ha partecipato a Roma alla manifestazione nazionale contro il dl sicurezza. Erano presenti il capogruppo al Senato Francesco Boccia e Cecilia D’Elia, Antonio Nicita, Matteo Orfini e Andrea Casu. Nella mobilitazione sono confluite diverse anime, tra cui i movimenti di lotta per l’abitare e quelli studenteschi partiti dall’università La Sapienza per unirsi al corteo di piazza Vittorio.Loading…Tajani: interviene su problema sociale profondoSul decreto sicurezza «andiamo a chiedere, non a chi manifesta, ma ai cittadini quali sono i problemi. I cittadini che vivono in periferia si sentono sicuri? Si sentono sicuri i genitori che mandano una figlia di 15-16 anni in giro per le stazioni, magari per andare la mattina a scuola? O a tornare la sera dal lavoro? Siamo sicuri di come come stanno le nostre mogli, le nostri figlie, le nostre mamme quando prendono un treno in un’estrema periferia». Lo ha detto il vicepremier e segretario nazionale di Forza Italia Antonio Tajani rispondendo, a margine del congresso dei giovani del partito che da poco ha preso il via a Roma, a una domanda sulla manifestazione di oggi sul decreto Sicurezza.Perché il Governo sta intervenendo? «Perché c’è un problema sociale profondo, io vengo da una visita a Bergamo e Brescia ed uno dei punti fondamentali è stato posto è quello della sicurezza e allora se il Governo decide di intervenire per garantire la sicurezza dei cittadini credo che faccia bene, dopodiché l’opposizione che vuole, meno sicurezza? Sostenere quelli che distruggono le vetrine, quelli che che aggrediscono la polizia? O vogliamo avere il coraggio e la forza di fermare la delinquenza? Questo è quello che noi dobbiamo fare», ha concluso Tajani. LEGGI TUTTO

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    Stretta di Mantovano: via scorta 007 a ex premier. Ira di Renzi

    Ascolta la versione audio dell’articoloDal 2026 via la scorta dei Servizi segreti agli ex premier per i quali resterà esclusivamente il dispositivo predisposto e curato dal ministro dell’Interno. Lo anticipa la versione online de Il Foglio che pubblica la fotografia della lettera con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano (autorità delegata agli 007), dispone la stretta. Ad esserne interessati – scrive il quotidiano – sono «una serie di ex presidenti del Consiglio: Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Mario Monti, Romano Prodi e Massimo D’Alema. C’è anche chi – precisa Il Foglio riferendosi a Mario Draghi e Giuseppe Conte – non beneficia della scorta mista, ma ha solo quella gestita dal Viminale».Il taglio delle scorteIl taglio delle scorte, si legge ancora nell’articolo, sarebbe stato motivato da Mantovano «come un atto dovuto, come l’applicazione di una circolare emanata dal governo Conte due». La lettera del sottosegretario invita dunque “gli ex premier interessati dal doppio dispositivo differenziato a prendere contatti con il ministero dell’Interno, “ai fini dell’attivazione delle previste procedure di legge per l’assegnazione del servizio di protezione”».Loading…La “fuga di notizie”Una “fuga di notizie” che manda su tutte le furie il leader di Iv ed ex primo ministro italiano, Matteo Renzi che se la prende con Mantovano, responsabile assieme a Meloni, sottolinea, della diffusione alla stampa della “velina” impugnata come arma di ritorsione nei suoi confronti. «In data 15 aprile 2025 – racconta Renzi – ho ricevuto una lettera riservata dal sottosegretario Mantovano. Conservo l’originale sulla mia scrivania. In data odierna ho risposto al sottosegretario anticipando via messaggio la mia missiva. Tre ore più tardi il sito de Il Foglio ha pubblicato la lettera di Mantovano mostrando l’immagine, da cui si evince chiaramente che solo Palazzo Chigi può aver passato la velina, perché nella mia copia non c’è il timbro azzurro simbolo del protocollo del sottosegretario». «Cosa significa tutto questo?», si chiede allora Renzi. Significa che «Mantovano usa le veline senza rispettare le regole di riservatezza e rendendo pubblica corrispondenza in teoria privata. La sicurezza del Paese è nelle mani di un signore che si diverte a veicolare veline ai giornali anche su argomenti delicatissimi come la scorta delle figure istituzionali di questo Paese» e che lascia “allibiti” ritenendo inoltre «l’atteggiamento di Mantovano pericoloso, superficiale, incomprensibile».La lettera pubblicataConcetti contenuti, assieme ad altri anche più affilati, nella lettera a Mantovano citata da Renzi che in serata ha poi deciso di rendere pubblica e in cui – parlando tra l’altro di democratura sudamericana – annuncia “formalmente e inderogabilmente”, anche la rinuncia alla scorta del Viminale: «Avevo una scorta, mi viene tolta, farò senza», conclude LEGGI TUTTO

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    Omicidio Martina Carbonaro, polemica sulla frase di De Luca: «12enne che si fidanza per me è un problema»

    Ascolta la versione audio dell’articoloLa 14enne Martina Carbonaro «era fidanzata da due anni con un ragazzo, da quando cioè aveva 12 anni. È normale che una ragazza di 12 anni, che è una bambina, si fidanzi senza che nessuno dica niente? Per me è un problema». Fanno discutere le parole del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca sul femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne di Afragola uccisa con una pietra dall’ex fidanzato 19enne Alessio Tucci. Parole prunciate da De Luca a margine di un intervento agli Stati generali sull’ambiente 2025 in corso alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Alla presentazione ha partecipato anche l’influencer Valeria Angione, che ha interrotto il governatore campano dicendo che «non è un problema della ragazza che aveva 14 anni ma del ragazzo che l’ha ammazzata».De Luca: 12enne che si fidanza per me è un problemaDe Luca ha proseguito: «Io direi a quelli della mia generazione di essere padri e madri, non finti giovani, soprattutto con i figli maschi. È normale che una ragazza di 12 anni, che è una bambina, si fidanzi senza che nessuno dica niente? Per me è un problema. Ovviamente concordo con il fatto che la violenza che eserciti, quale che sia l’interlocutore, è sempre violenza. Io sono d’accordo anche che la donna deve presentarsi come vuole, non c’è dubbio che abbia il diritto di fare come vuole. Poi posso dire, da padre, che siccome nel mondo ci sono anche persone che hanno un po’ di disturbi, che hanno un po’ di fragilità, forse è ragionevole avere un po’ di prudenza. Non contesto il tuo diritto, ti dico: cerchiamo di essere umani e capire qual è la realtà vera, altrimenti moriamo di ideologismi».Loading…Carfagna: da respingere parole De Luca su femminicidio AfragolaMa la polemica per le considerazioni di De Luca si è subito accesa. «Le parole del governatore De Luca sul femminicidio di Afragola ripropongono la vecchia giustificazione maschilista: è lei che se l’è andata a cercare. Spero siano respinte con forza da tutti: questo tipo di pensiero, più attento ai presunti ”peccati” della vittima che alle azioni ingiustificabili dell’assassino, è il segno più chiaro della cultura distorta e pericolosa di questi tempi» ha scritto sui social Mara Carfagna, segretario di Noi Moderati, a proposito delle affermazioni del presidente della Regione Campania. «Quanti ragazzi – ha aggiunto Carfagna – hanno sentito o sentiranno le stesse parole ripetute dai loro coetanei o nella cerchia degli adulti più vicina? Quanti si convinceranno che quando una donna viene uccisa in fondo è anche colpa sua? Ogni dato, statistica, esperienza, ci dice che non è vero: è indegno – conclude – continuare a proporre questo ragionamento, soprattutto da parte di esponenti istituzionali» LEGGI TUTTO

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    Renzi-Calenda insieme in piazza il 6 giugno per Gaza: che cosa c’è dietro il riavvicinamento

    Ascolta la versione audio dell’articoloUna piazza tutta dalla parte dei palestinesi, quella del 7 giugno a Roma organizzata dal Pd di Elly Schlein assieme al M5s di Giuseppe Conte e ad Alleanza Verdi/Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e una contropiazza che tiene conto anche delle ragioni di Israele e che indica il rischio di antisemitismo, quella convocata per il giorno prima a Milano dai centristi di Azione e Italia Viva. Alla quale, confermando che il tema è divisivo anche all’interno del Pd, parteciperanno anche molti big della minoranza dem (da Lorenzo Guerini e Giorgio Gori, da Piero Fassino a Filippo Sensi, da Graziano Delrio a Lia Quartapelle, da Simona Malpezzi e Virginio Merola).Insieme a Milano contro l’antisemitismo: scoppia la pace tra Renzi e Calenda?Ma la notizia non è solo la solita divisione del campo largo sui temi internazionali: la manifestazione milanese del 6 giugno sembra segnare un riavvicinamento tra i due eterni amici-nemici del fu Terzo Polo, ossia l’ex premier Matteo Renzi e il suo ex ministro Carlo Calenda. Ed è un riavvicinamento che è stato segnalato ai cronisti proprio da quest’ultimo, il più deciso a suo tempo nel rompere il patto elettorale e scegliere la strada della separazione dei gruppi parlamentari: «Fonti di Azione fanno sapere che ci sono stati contatti diretti tra Calenda e Renzi per organizzare venerdì 6 giugno a Milano una iniziativa comune di condanna dell’azione del governo israeliano e di sensibilizzazione sul pericolo dell’antisemitismo e contro chi professa la distruzione dello Stato di Israele».Loading…Come funziona il Rosatellum: il salvagente dei collegi per i piccoli partitiInsomma, è scoppiata la pace tra Renzi e Calenda? Non proprio. Non c’è dubbio che sui temi internazionali, così come sul lavoro con il no ai quesiti sul Jobs act al referendum dell’8 e 9 giugno, i due leader centristi siano in sintonia tra di loro e distanti dalla linea di Schlein. Ma il leader di Italia Viva, a differenza di quello di Azione che continua a professare il “terzopolismo” pur essendo all’opposizione, è da mesi in fase di riavvicinamento al partito che ha guidato come segretario dal 2013 al 2018. E Schlein, immortalata con Renzi in un campo di calcio la scorsa estate a suggellare la ripresa del dialogo, ha da allora tenuto la linea del “testardamente unitari” nonostante i ripetuti veti di Conte proprio su Italia Viva. Ma fin qui si è ragionato sulla base della attuale legge elettorale, il Rosatellum, che prevede l’accordo tra partiti in coalizione per le candidature comuni nei collegi uninominali e una soglia del 3% per essere eletti nella parte proporzionale. Il partito di Renzi è quasi sempre poco sotto il 3% nei sondaggi, mentre Azione è poco sopra, ma con l’accordo qualche candidatura sicura nei collegi uninominali è scontata. Ma che cosa accadrebbe se davvero la maggioranza cambiasse la legge elettorale?Le ipotesi di riforma elettorale e la temuta soglia di sbarramento al 3%Il pour parler alla Camera e al Senato, che al momento è solo un modo per testare la reazione delle varie forze politiche da parte della premier Giorgia Meloni, ha disegnato un modello chiaro: base proporzionale, senza più collegi uninominali, con premio di maggioranza del 55% dei seggi alla coalizione che supera il 40% dei voti e obbligo di indicare il candidato premier sulla scheda elettorale. E, soprattutto, soglia di sbarramento non inferiore al 3%. E questo significa che, senza più il paracadute dei collegi sostenuti da tutta la coalizione, i centristi – e segnatamente Italia Viva – rischierebbero di restare fuori dal Parlamento.Per Renzi (e non solo) il rischio di restare fuori dal Parlamento: serve un piano BVa da sé che Renzi, che non è immune da difetti ma non ha quello della mancanza di intuito politico, ha preso molto sul serio il pour parler dei colleghi della maggioranza. E dunque si lascia tutte le porte aperte, anche quella di una federazione centrista con l’ex nemico Calenda e con altre formazioni che vogliano unirsi per tenere lontana la fatidica soglia (come ad esempio Più Europa). Una soluzione che, superate le vecchie ruggini, metterebbe a ben vedere al sicuro anche la calendiana Azione. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. LEGGI TUTTO