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    Salis, martedì il primo verdetto: sul filo il sì del Parlamento Ue all’immunità. Lei: «Voglio essere processata in Italia»

    Ascolta la versione audio dell’articoloFiato sospeso e occhi puntati sui Popolari: per Ilaria Salis è la vigilia del voto della commissione Affari Giuridici dell’Eurocamera sulla richiesta di revoca della sua immunità da parte del governo Orban, ma sulla sorte dell’eurodeputata di Avs a Bruxelles ancora non c’è chiarezza. Il voto non sarà quello definitivo: la decisione finale spetterà infatti all’Aula, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre (è circolata la data del 7 ottobre), indipendentemente dall’esito del voto in commissione. La plenaria però tradizionalmente conferma il parere della commissione, ed è per questo che l’eurodeputata sa di giocarsi nelle prossime ore una partita chiave. Salis è stata detenuta in un carcere ungherese di massima sicurezza per quasi un anno (con l’accusa di violenza e lesioni) da dove fu scarcerata dopo l’elezione a Strasburgo.I numeri in commissioneI numeri al momento non le sorridono. Si sono infatti detti pronti a difendere la sua immunità 11 eurodeputati su 25: si va dalla Sinistra (tra loro il pentastellato Mario Furore) agli esponenti dei Verdi, fino ai Liberali ai Socialisti, tra cui il dem Brando Benifei. Sono invece sette quelli che, quasi certamente, voteranno per la revoca: gli eurodeputati dei gruppi sovranisti Europa delle Nazioni Sovrane e Patrioti e dei conservatori di Ecr, tra cui il meloniano Mario Mantovani.Loading…Partito popolare ago della bilanciaL’ago della bilancia saranno quindi i sette eurodeputati del Ppe, che sulla carta, al momento, appaiono per la revoca dell’immunità, come indica la riservatissima relazione del relatore del testo, lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara, anch’egli popolare. Ma è proprio il documento di Vázquez Lázara ad aprire una crepa nel Ppe, spiegano fonti molto vicine al dossier, che sottolineano come basterebbero solo due defezioni nel gruppo per salvare Salis. Sarebbe infatti la presenza nel testo di una frase che indica «l’assenza di fumus persecutionis» ad aver destato più di una perplessità tra gli eurodeputati, soprattutto dopo il tweet con le coordinate di un carcere ungherese diffuso dal portavoce di Viktor Orban.I risvolti politici ungheresiEd è proprio la campagna elettorale ungherese a complicare il destino di Salis. Il voto sull’eurodeputata di Avs si terrà infatti contemporaneamente a quello sulla revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese Péter Magyar, ex esponente del governo, oggi leader dell’opposizione e sfidante, avanti nei sondaggi, Orbán in vista delle elezioni di aprile. Al Ppe da un lato converrebbe appaiare i due voti, dando così un giudizio negativo sullo stato del sistema giudiziario ungherese e validando la tesi della persecuzione politica. Tuttavia, fonti popolari fanno sapere che qualcuno teme che se Magyar e Salis si trincerassero dietro la loro immunità, Orbán potrebbe sfruttare la situazione a favore della sua campagna euroscettica.Salis: voglio essere processata ma in Italia«Io non voglio sottrarmi al processo. Anzi, voglio essere processata. Ma non in Ungheria, dove sarebbe un processo politico, dove la sentenza è già scritta. Voglio essere processata nel mio paese. In Italia. Io ho fiducia nella magistratura. Ho fiducia della magistratura italiana» ha detto Salis, in un’intervista al Corriere.it alla vigilia del voto sulla sua immunità in commissione al Pe. «Sono preoccupata, agitata. Ma sono anche fiduciosa» ha proseguito Salis che ha aggiunto: «Sono convinta che il governo sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia. È quello che chiedo con forza» LEGGI TUTTO

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    Kirk, Meloni: fermato perché era libero e coraggioso. «Le minacce si moltiplicano ma non abbiamo paura»

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Ho visto gente che ha fatto stampare delle magliette con la foto di Kirk, il sangue che scorre dal collo e la scritta “vinci questo dibattito”. Era pericoloso perché smontava la narrazione del mainstream con la logica. E andava fermato perché era libero, coraggioso e capace, le persone così fanno paura a chi pensa di poter imporre con la forza le proprie convinzioni». Lo ha detto la premier, Giorgia Meloni, nel suo intervento di chiusura di ’Fenix’, la festa di Gioventù nazionale.«Qualche giorno fa nessuno dei moralizzatori che hanno riempito le pagine di commenti su di voi ha ritenuto di dover dire mezza parola sull’ignobile post pubblicato dai sedicenti antifascisti che esibiva l’immagine di Charlie Kirk a testa in giù con la scritta meno uno. Una minaccia di morte, perché le cose vanno chiamate con il loro nome, tutti zitti. Ma non ci facciamo fare la morale da questa gente, siamo fieri, profondamente orgogliosi di essere alternativi tanto per parlare di cultura dell’odio». E aggiunge: «Non siamo come loro e non lo diventeremo mai e non cadremo nella loro trappola perché sarà sempre l’amore, non sarà mai l’odio, a muovere quello che facciamo», «l’amore per l’Italia, l’amore per le persone, il coraggio di difendere le nostre convinzioni sempre con il sorriso sulle labbra, con rispetto verso chi non la pensa come noi. Perché in fondo noi siamo persone che credono in qualcosa, abbiamo sempre avuto tanto rispetto per chiunque creda in qualcosa anche quando crede cose molto diverse dalle nostre. A me ha sempre spaventato molto di più il nichilismo, mi spaventa molto di più chi non crede in niente, combatto molto di più chi non crede in niente».Loading…Le minacce si moltiplicano ma non abbiamo paura«Le minacce si moltiplicano man mano che dimostriamo di saper governare questa nazione, ma non abbiamo paura», dice Meloni. «Non abbiamo avuto paura ai tempi in cui potevi essere ammazzato a colpi di chiave inglese per aver scritto un tema sulle Brigate rosse. Non abbiamo paura oggi, non avremo paura domani».«Essere coraggiosi in quest’epoca sempre più difficile da interpretare significa prima di tutto non avere paura di dire la verità, chiamare le cose con il loro nome, con chiarezza, senza giri di parole. Ed è quello che stiamo tentando di fare. Abbiamo avuto il coraggio di dire fin dal primo giorno alla guida di questa nazione, fin dal primo provvedimento varato in Consiglio dei ministri, che la mafia fa schifo e la combatteremo con tutte le forze che abbiamo, che non cederemo mai sul carcere duro quando altri invece avevano provato a smantellarlo».Basta disastri ’68, liberare scuola da gabbia sinistra«Non ne possiamo più dei disastri del ’68, del 6 politico, della demeritocrazia costruita su una distorta concezione dell’uguaglianza», «le scuole e le università devono essere liberata dalla gabbia opprimente e asfissiante in cui la sinistra le hanno tenute per anni», attacca la premier dal palco. LEGGI TUTTO

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    I giovani della Lega a Pontida: Vannacci moderato, noi no

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Vannacci è un moderato noi no». È il coro intonato dai giovani della Lega, appena arrivati sul pratone di Pontida, per la manifestazione che anticipa di un giorno il raduno del partito. Scritte e cori sull’identità leghista e contro l’immigrazione. Ma sul pratone di Pontida contestazioni anche al leader di Azione Carlo Calenda, ospite dell’evento di Forza Italia giovani a San Benedetto del Tronto lo scorso weekend. Un generale e un capitano insieme a Pontida. Con Matteo Salvini che, dopo l’annuncio della colica renale e del passaggio al pronto soccorso, non diserta la Pontida dei giovani e viene osannato come capitano (“C’è solo un capitano”, è stato il coro che lo ha accolto). Salvini arriva mentre Vannacci sta chiudendo il suo intervento, protagonista indiscusso fino a quel momento fra l’assalto di cronisti e militanti, accolto al grido di “c’è solo un generale”. «Abbiamo dimostrato che la Lega è una, e nessuno la potrà mai dividere», tira le somme alla fine il coordinatore dei giovani Luca Toccalini, prima della foto con i due protagonisti, tutti insieme ai piedi del palco.Salvini: la Lega di oggi è la Lega di 30 anni fa«La Lega di oggi è la Lega di 30 anni fa: tv, radio, giornali ce l’hanno con noi. Baroni universitari, collettivi degli studenti, i grandi finanzieri, le grandi banche, i grandi sindacati, ci vedevano come un corpo estraneo da cancellare 30 anni fa, ci vedono come un imprevisto da cancellare anche oggi. Non ci sono riusciti 30 anni fa, non ci riusciranno oggi, e non ci riusciranno mai. La Lega è la Lega, se serve soli contro tutti, ma la Lega è la Lega», ha detto Matteo Salvini dal palco dei giovani di Pontida, dove è giunto, a sorpresa, dopo che in mattinata era stata segnalata la sua assenza per una colica renale. «Quando oggi gli amici del pronto soccorso di Chiari mi hanno dimesso, mi hanno detto: ’Ministro, si deve riposare’. Il mio riposo siete voi», ha detto dal palchetto allestito sotto il tendone per l’evento organizzato dalla giovanile del partito. Salvini, dopo un omaggio a Umberto Bossi che è andato a salutare per gli auguri di compleanno, non le manda a dire: «Una cosa unisce la Lega di oggi a quella di trent’anni fa: ce l’hanno con noi ed ’è colpa della Lega’ giornali, baroni universitari, collettivi di studenti, i sindacati, gli amici potenti a Roma e a Bruxelles. Ci vedevano trent’anni fa come un corpo estraneo da cancellare, ci vedono come un imprevisto oggi da cancellare. Non ci cancelleranno mai. La Lega è la Lega. Se serve soli contro tutti, ma la Lega è la Lega».Loading…Vannacci: io segretario? No, continuo lavoro in Ue“Un generale, c’è solo un generale”. La platea dei giovani della Lega ha accolto così a Pontida, tra cori e applausi, l’arrivo del vicesegretario della Lega. Vannacci è salito sul palco con una maglietta con il volto di Charlie Kirk e la scritta “Freedom”. «Tutti noi qua oggi siamo come Charlie Kirk e ne porteremo l’eredità nel sangue, nelle vene e tra la gente», ha detto ai giovani sul pratone di Pontida. Vannacci aspira a tornare a Pontida da segretario della Lega? «No, io aspiro a continuare a fare il mio lavoro, che è quello di europarlamentare, al meglio delle mie possibilità. Questo è il mandato che mi hanno dato 563 mila elettori», ha risposto l’attuale vice segretario del Carroccio, arrivando a Pontida. «Io sono venuto qua a portare me stesso. Nella Lega chiunque porta il meglio di sé. Io vannaccizzo, Fontana fontanizza, Romeo romeizza e faremo la Lega grande», ha detto Vannacci, rispondendo a una domanda sulla presunta ’vannacizzazione’ della Lega.Contrario alla guerra a oltranza che Europa ci sta propinandoPoi la guerra. «L’ho sempre detto che l’aggressione della Russia all’Ucraina non è giustificata. Io ho sempre ripudiato la guerra, quella che c’è tra Ucraina e Russia, e ho detto sempre che dobbiamo cercare una pace. E quindi io sono contrario alla guerra a oltranza, che invece questa Europa a trazione social-democratica ci sta propinando». Serve una pace ragionevole. «Io attacco qualsiasi persona che vuole continuare la guerra, e questa guerra non può essere vinta a meno di un intervento diretto dell’Unione Europea o della Nato, che ci porterebbe di fronte al baratro di una distruzione termonucleare. Io sto dicendo che è meglio la pace ragionevole di oggi, che ci costerà meno della pace di domani». Poi le regionali. «Io sulle liste in Toscana mi sono confrontato con il segretario regionale, che è la persona titolata a farlo. Io non ho scelto persone a caso, ho scelto Baroncini che è il segretario regionale della Toscana», ha detto Vannacci parlando con i cronisti a Pontida.Gli invasori non sono i russi ma i clandestini«Non ci sono cosacchi a Pontida, né fanti di marina russi che sbarcano sulle nostre coste, non ci sono russi che stanno invadendo i nostri negozi e le nostre città. Gli unici invasori sono quelli che violano i nostri confini, che entrano illegalmente e che ogni giorno commettono stupri e reati», ha detto Vannacci al termine del suo intervento a Pontida. «La scorta me la faccio da solo», ha detto sottolineando di non aver paura, ma di essere consapevole dei rischi. «Saviano ha la scorta e io no». LEGGI TUTTO

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    Il parlamento Ue vota sull’immunità di Ilaria Salis: ecco perché Forza Italia potrebbe salvarla

    Ascolta la versione audio dell’articoloIl destino di Ilaria Salis sarà deciso dal voto dei 188 eurodeputati popolari (tra i quali i 9 di Forza Italia) che siedono nell’Eurocamera. Cifre alla mano, l’eurodeputata eletta nelle file di Avs (detenuta in un carcere ungherese di massima sicurezza per quasi un anno e da dove fu scarcerata dopo l’elezione a Strasburgo) eviterà di tornare sotto processo a Budapest solo se almeno un terzo tra loro voterà con i progressisti a favore dell’immunità, nel corso della prossima plenaria. Il giorno della verità, con ogni probabilità, sarà il 7 ottobre. A giocare a favore di Salis i continui attacchi da parte del governo magiaro che potrebbero compattare l’ala dei popolari che in passato si è battuta per la cacciata di Orban stesso (che ha definito Salis, anche senza citarla, “terrorista”) dal Ppe.Che l’eurodeputata di Avs non sia una terrorista ne è convinto il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Non devo fare commenti sulle scelte di altri Stati – premette il vicepremier – non credo che la Salis sia una terrorista. Ha idee molto diverse dalle mie, c’è un processo che la riguarda, ma non mi risulta che sia una terrorista». Mentre è duro Giovanni Donzelli di FdI: «Credo che la Salis se ha fatto le sue scelte con coraggio deve rinunciare all’immunità parlamentare. Se non vi rinuncia, il Parlamento deve votare per la rinuncia all’immunità parlamentare per la Salis»Loading…Voto decisivo in AulaIl primo passaggio sarà il voto martedì 23 settembre in Commissione Affari legali sul testo del relatore, il popolare spagnolo Adrián Vázquez Lázara. Le carte non sono pubbliche, tuttavia fonti informate assicurano che dovrebbe proporre la revoca dell’immunità, secondo il principio che tale istituto tutela gli eletti dai reati presuntamente compiuti durante il mandato parlamentare, e non prima. I numeri in Commissione, se il Ppe votasse compatto la relazione, sarebbero 14 contrari all’immunità, e 11 favorevoli. In caso di parità, la relazione verrebbe bocciata. Il voto non sarà vincolante. Quello decisivo, come ricordato, è quello dell’Aula, a maggioranza semplice dei presenti.La richiesta di revoca dell’immunitàTuttavia, la Commissione sarà chiamata a esprimersi lo stesso giorno su un altro caso, anche quello legato strettamente legato a Budapest, ovvero se concedere o meno l’immunità al popolare ungherese Péter Magyar, leader dell’opposizione a Orban. La speranza dei sostenitori di Salis è che il Ppe, chiamato a difendere uno dei propri contro Orban, faccia lo stesso con l’italiana. Da ricordare che il governo di Orban chiese la revoca dell’immunità a Ilaria Salis il 10 ottobre dell’anno scorso, il giorno dopo al dibattito sulla presidenza ungherese del Consiglio, quando l’eurodeputata di Avs aveva criticato apertamente l’esecutivo magiaro. Per i suoi sostenitori, è la conferma lampante che si tratta di una richiesta tutta politica, persecutoria.L’ipotesi di mandato di cattura internazionaleIn caso di perdita dell’immunità il governo guidato da Viktor Orban potrebbe emettere un mandato di cattura internazionale. La diretta interessata non nasconde la preoccupazione: «Sono giorni difficili – racconta Salis in un’intervista a Repubblica – ho fiducia nei miei colleghi chiamati al voto sull’immunità, ma sì, sono preoccupata. Lo scenario che potrebbe aprirsi è terrificante. Se il parlamento dovesse revocarmi l’immunità, ripartirebbe il mio processo a Budapest: un processo farsa, con una sentenza già scritta, svolto in assenza di garanzie democratiche. Un processo in cui è impossibile difendersi e nel quale rischierei fino a 24 anni di carcere, una pena spropositata rispetto ai fatti che mi vengono contestati. Potrei essere estradata in Ungheria, riconsegnata a chi mi ha trascinato in tribunale al guinzaglio e in catene, a chi mi ha tenuto in carcere per più di quindici mesi in condizioni disumane». LEGGI TUTTO

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    Giorgetti: possibile deficit sotto il 3% del Pil quest’anno

    Ascolta la versione audio dell’articolo«È possibile un deficit/Pil sotto il 3% quest’anno». Sono le parole dell’Economia Giancarlo Giorgetti intrattenutosi con la stampa a margine dei lavori dell’Ecofin. «Non c’è alcuna fantasia», su questo, «se abbiamo l’opportunità di uscire dalla procedure per deficit eccessivo è interesse dell’Italia coglierla», ha aggiunto. «Siamo a settembre, per arrivare a dicembre manca ancora qualcosa, certo che tutte le turbolenze a livello globale non ci hanno aiutato per quanto riguarda le esportazioni e quindi per la crescita, mancano tre mesi, vediamo anche i prossimi dati Istat sul terzo trimestre, però l’opportunità di uscire dalla procedura è una opportunità storica, penso debba essere colta».Irpef? Queste cose si faranno in sentiero sicurezza Il taglio delle tasse «lo chiedono tutti, se fosse per me abolirei le tasse, però non si può fare: il bilancio è fatto di entrate e uscite, un quadro complessivo in cui io ho degli obiettivi, il governo ha degli obiettivi, io però ho anche la responsabilità, come mostra il giudizio di Fitch, di tenere il sentiero (dei conti pubblici) in sicurezza, quindi queste cose si faranno con il sentiero in sicurezza». Così Giorgetti rispondendo ai giornalisti che gli hanno chiesto di chiarire la sua posizione sulla richiesta di Salvini di procedere alla riduzione delle aliquote Irpef già dalla prossima manovra finanziaria. Il ministro si è poi riferito a un suo collega ministro delle Finanze argentino che «ha abolito per decreto le tasse il giorno prima delle elezioni e poi le ha perse». E comunque, a rafforzare il concetto, «un tesoretto da spendere non c’è: possiamo fare le cose che se lo spread fosse rimasto a 250 punti non avremmo potuto fare». Il messaggio è ribadito con fermezza. «Il timone lo so manovrare, quindi la rotta ce l’ho precisa, almeno fino a quando faccio io il capitan nostromo».Loading…Banche, visto quanto guadagnano non devono preoccuparsi«Visto quello che guadagnano» le banche «non hanno motivo di essere preoccupate» in vista della Legge di bilancio. «Una volta ho parlato di un pizzicotto e qualcuno l’ha presa male, ma a casa mia i pizzicotti erano anche qualcosa di affettuoso, non esattamente uno sberlone», puntualizza il ministro. «L’Italia è un sistema: se c’è coerenza, coesione e cooperazione tra le varie istituzioni possiamo fare tante cose», nota ancora, ricordando che anche «lo standing del sistema bancario italiano è migliorato in questi anni anche per merito del governo». «Chi opera nel sistema bancario immagina che contributo potrà dare», ha spiegato ancora. Quindi lo sanno già? «Siccome sono persone intelligenti…».Aumento spesa Difesa senza tagli a stato sociale e sanità Per Giorgetti «non è assolutamente immaginabile fare tagli allo stato sociale, in particolare alla sanità, a beneficio della Difesa». Intervenendo al Festival di Open il ministro insiste sulla linea. «Quello che può essere valutato alla Difesa è supplementare», tanto che «l’Europa dopo lunga discussione ha predisposto un trattamento diverso delle spese della Difesa».Mps-Mediobanca, privatizzato senza privatizzare «Abbiamo privatizzato senza privatizzare». Sulla vicenda Mps-Mediobanca secondo Giorgetti «il mercato ha valutato positivamente questa offerta pubblica con un’adesione che è andata al di là di ogni ragionevole aspettativa, non avevamo noi il controllo prima, tantomeno ce l’abbiamo adesso». Quanto alle relazioni precedenti l’operazione tra governo e Mps, «se abbiamo votato a favore in assemblea vuol dire che pensavano che l’operazione fosse una cosa positiva, come poi testimoniato dal mercato». LEGGI TUTTO

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    La nuova Forza Italia apre la caccia al centro e ai cattolici. E nel pantheon spunta il giovane santo Carlo Acutis

    Ascolta la versione audio dell’articoloLinguaggio che ha vinto non si cambia. Torna all’antico la “nuova” Forza Italia, modellata negli incontri del leader Antonio Tajani con i figli di Silvio Berlusconi, Marina e Pier Silvio e prossima al debutto ufficiale con il Manifesto della Libertà che sarà presentato alla kermesse di Telese Terme in programma dal 26 al 28 settembre. Torna al sogno liberale con cui il Cavaliere stregò un pezzo di Paese nel 1994 e ai valori rivendicati a più riprese come irrinunciabili, ossia liberalismo, euroatlantismo e moderazione. Che ora saranno applicati alle nuove sfide, nel tentativo di sganciare il partito dalla morsa potenzialmente letale con il “sovranismo gentile” verso il quale Giorgia Meloni sta traghettando Fratelli d’Italia. E di spalancare le porte a tutti i centristi delusi, a partire dai cattolici.Fisco, casa e sanità al centro dell’agenda«La Festa di Fi a Telese Terme in programma il prossimo fine settimana sarà tutta dedicata a una parola, la parola “libertà”, perché presenteremo il Manifesto della Libertà, ovvero l’attualizzazione e l’aggiornamento del pensiero del nostro fondatore Silvio Berlusconi che ci ha guidato dal 1994 a oggi», ha spiegato oggi Tajani dalla sede nazionale del partito lanciando la manifestazione. «Da allora i valori sono sempre gli stessi, ma i temi sono cambiati». Anche se l’agenda citata non sembra tanto diversa dalle origini: fisco, sicurezza, sanità, giustizia (la riforma con la separazione delle carriere arrivata al terzo sì in Parlamento galvanizza il partito). Se Fi intende distinguersi nella coalizione per la difesa dei diritti (lo ius scholae è solo accantonato) e l’europeismo senza se e senza ma. E se il riferimento chiave in campo economico resta «l’economia sociale di mercato» cara a Berlusconi, ancorata a uno slogan più popolare che mai: «Nessuno sarà lasciato indietro».Loading…Nel pantheon De Gasperi e Thatcher ma anche il santo Carlo AcutisMa libertà da cosa e da chi, in un mondo dove l’ordine sembra sconvolto, le guerre sono arrivate a sessanta e il riferimento statunitense traballa? «La libertà di essere curati, di avere un posto di lavoro senza dover andare all’estero, di poter avere dei figli con il sostentamento necessario, di avere una casa», ha detto Gianfranco Librandi. Nel pantheon a cui Forza Italia vuole ispirarsi, oltre a Berlusconi, Tajani ha elencato figure scontate – lo statista democristiano Alcide De Gasperi, i padri fondatori dell’Europa, Robert Schuman e Konrad Adenauer, la lady di ferro britannica Margaret Thatcher, il carabiniere eroe Salvo D’Acquisto che si sacrificò per salvare la vita da 22 civili nelle mani dei nazisti – e nuovi punti di riferimento. Come Mogol, che a Telese si esibirà (l’altro ospite musicale sarà il neomelodico napoletano Gigi Finizio), e il giovane santo Carlo Acutis. «Figure positive di riferimento – ha sottolineato Tajani – che sono espressione di quella battaglia per la libertà che per noi è fondamentale».L’appello ai centristi (e ai cattolici) di sinistraSimboli di conoscenza laica, come Ulisse, e cattolici che parlano al cuore dei ragazzi: in questo spaziare, l’operazione si rivela per quel che politicamente è. Una caccia al centro aggiornata, rivisitata, per nulla nascosta, pronta ad approfittare delle divisioni a sinistra e dei malumori tra i cattolici che gravitano dentro e attorno al Pd. A Roma Tajani ha ripetuto ciò che aveva già detto mercoledì dal palco di Ancona: «Forza Italia vuole essere protagonista nel centrodestra, ma si candida a raccogliere anche quegli elettori che in passato hanno votato il centrosinistra convinti che ci fosse un centro pure nello schieramento alternativo al nostro. Ma, viste le scelte attuate da Pd, M5S e Avs, la sinistra ormai è solo sinistra, è sempre più estrema sinistra e sempre meno centrosinistra. A quegli elettori che non si riconoscono più nel centrosinistra dico che c’è un centro ancora in grado di garantirvi la possibilità di battervi per idee e valori nei quali credete. Quel centro siamo noi».La campagna acquisti anche a destraNel frattempo, Fi non disdegna la campagna acquisti a destra, come dimostra l’ultimo “furto” a Noi Moderati del deputato campano Pino Bicchielli, che ha portato dai 44 iniziali a 52 (+18%) il numero di azzurri alla Camera, per la gioia del capogruppo Paolo Barelli e i dolori del numero uno di Nm, Maurizio Lupi, che teme altri scippi. Bicchielli è soltanto l’ultimo di una lunga serie: dalla Lega sono arrivati Nino Minardo, presidente della commissione Difesa, e Davide Bellomo. Altri hanno dismesso la casacca da Azione, tra cui Enrico Costa, e dal M5S. LEGGI TUTTO

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    Separazione carriere, si va al referendum: come funziona e quando sarà

    Il primo è quello del 7 ottobre 2001 quando si tenne il referendum per confermare o no la riforma del Titolo V della Carta, approvata dalla maggioranza dell’Unione negli anni dei governi Prodi, D’Alema e Amato: passò con il 64,2% di voti favorevoli anche se l’affluenza si fermò poco oltre il 34%.Il secondo caso di referendum confermativo, 25-26 giugno 2006, riguarda la riforma costituzionale varata dal governo Berlusconi (su ispirazione della Lega di Bossi e con Calderoli ministro delle Riforme): la cosiddetta devolution venne bocciata con il 61% mentre i votanti raggiungono il 52%.Il 4 dicembre 2016 fu la terza volta per il referendum costituzionale nella storia repubblicana: la maggioranza dei votanti respinse il disegno di legge costituzionale della riforma Renzi-Boschi, approvata in via definitiva dalla Camera ad aprile 2016 e che puntava tra l’altro a superare il bicameralismo perfetto ai danni del Senato. A dire no fu il 59,11%, contro il 40,89% di sì. I votanti però furono record, quasi il 69%. Prima conseguenza politica le dimissioni del governo Renzi.Diverso il caso del referendum del 20 settembre 2020 sul taglio dei parlamentari, approvato con voto bipartisan. Solo un piccolo gruppo di senatori di vari partiti raccolse le firme necessarie ma le urne confermarono la riforma: i partecipanti furono il 51,12%, i sì il 69,96% e i no il 30,04%. Gli altri tipi di referendumLa Costituzione prevede referendum abrogativi (ne sono stati celebrati in Italia 67 dal 1948) e non abrogativi. Tra i referendum non abrogativi, la Carta distingue quelli istituzionali (solo quello del 2 giugno 1946 tra monarchia e Repubblica), di indirizzo (solo quello sul conferimento del mandato costituente al Parlamento europeo del 18 giugno 1989) e costituzionali. LEGGI TUTTO

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    Giustizia, terzo sì alla separazione delle carriere: bagarre alla Camera. Cosa cambia con la riforma

    Schlein: battaglia continua anche con referendum, governo ossessionato da potereDi tutt’altro tono i commenti dell’opposizione. «Questo governo ha l’ossessione del potere e vuole e vive come un ostacolo anche il lavoro di un potere separato come è la giustizia e, come è doveroso che sia, la magistratura secondo la nostra Costituzione. Quindi noi continueremo la battaglia contro questa riforma e, come ho detto, la continueremo anche attraverso il referendum costituzionale» ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, in Transa.Anm: su voto riforma prendiamo atto, informeremo su pericoli«Prendiamo atto del terzo voto parlamentare sulla riforma costituzionale – fa sapere la Giunta esecutiva centrale dell’Anm – e rinnoviamo il nostro impegno in vista del referendum, per informare tutti gli italiani sui pericoli del disegno di legge Nordio. E lo faremo a partire dall’assemblea nazionale del 25 ottobre a Roma. Questa riforma toglie diritti ai cittadini, non danneggia i singoli magistrati ma mette a rischio l’equilibrio fra poteri definito dalla nostra stessa Costituzione». La riformaIl cuore del provvedimento è dunque la separazione delle carriere dei pm e dei giudici, per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione, e restarci. Insomma niente più “porte girevoli” tra pm e giudici secondo un’espressione abusata negli anni scorsi.I due Csm e la nomina tramite sorteggioE’ prevista l’istituzione di due Csm, uno per la magistratura requirente e l’altro per quella giudicante, entrambi presieduti dal Capo dello Stato. I membri dei due Csm restano in carica 4 anni. E ne fanno parte, di diritto di diritto i vertici della Cassazione (nel primo il procuratore generale e nel secondo il presidente). Gli altri consiglieri saranno individuati attraverso sorteggio, temperato nel caso di quelli di nomina parlamentare, secco per i togati. Un terzo infatti sarà sorteggiato da un elenco di professori ordinari, di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno 15 anni di esercizio compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti.L’alta Corte disciplinareLa funzione disciplinare è sottratta ai futuri Csm ed affidata a una Alta corte, alla quale è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari giudicanti e requirenti. L’Alta Corte è composta da 15 giudici, tre di nomina presidenziale e gli altri 12 estratti a sorte (tre estratti a sorte da un elenco predisposto dal Parlamento, sei magistrati giudicanti e tre requirenti). LEGGI TUTTO