More stories

  • in

    Open Arms: per i giudici l’Italia non era obbligata ad assegnare un porto sicuro

    Ascolta la versione audio dell’articoloLo Stato italiano non aveva l’obbligo di fornire il Porto sicuro (Pos) alla nave Open Arms. la conclusione da cui parte il ragionamento che ha indotto il tribunale di Palermo ad assolvere l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nella vicenda che ha visto protagonista la ong spagnola Open Arms. Alla imbarcazione, ad agosto del 2019, il Viminale vietò, illegittimamente secondo l’accusa, di far sbarcare i migranti soccorsi in mare. I giudici hanno depositato la motivazione della sentenza.«Il convincimento che nella vicenda oggetto del presente procedimento nessun obbligo di fornire il Pos gravasse sullo Stato italiano, né, dunque, sull’odierno imputato, – spiegano i giudici preliminarmente – esime evidentemente il collegio dall’affrontare analiticamente diverse tematiche prospettate ed animatamente dibattute dalle parti quali, ad esempio, quelle relative alla circostanza che la nave Open Arms avesse potuto fungere da Pos, ovvero al fatto che il primo intervento non avesse in realtà riguardato un’imbarcazione in distress, o ancora al fatto che i tempi trascorsi in attesa del Pos potevano legittimamente spiegarsi (anche tenuto conto dei considerevoli tempi ordinari di sbarco impiegati in altre operazioni di salvataggio concluse in Italia, anche in epoca diversa dalla reggenza Salvini del Ministero dell’Interno) con l’esigenza di provvedere prima alla distribuzione dei migranti fra gli Stati Europei».Loading… LEGGI TUTTO

  • in

    Calo nascite, così i paesi Ue lo affrontano con nuove politiche migratorie: il confronto

    Ascolta la versione audio dell’articoloGiorgia Meloni ha introdotto la terza sessione di lavoro del G7, intitolata “Comunità sicure” e concentrata sul tema migratorio, ribadendo che bisogna contrastare le cause del fenomeno migratorio, con un approccio di cooperazione con i Paesi africani come quello del Piano Mattei. Seppur lodevoli i piani strategici di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia per rafforzare e rinnovare i legami con il continente, si scontrano con la realtà italiana e i limiti del bilancio pubblico – accentuato dalla bocciatura del referendum che proponeva di accellerare i tempi per gli stranieri di chiedere cittadinanza. L’apertura all’immigrazione potrebbe aprire uno spiraglio al problema del declino demografico, che non può essere affrontato con il solo aumento delle nascite.La Germania riduce i tempi per ottenere la cittadinanzaMa l’Italia non è un eccezione nel resto dell’Europa, che sta affrontando un calo demografico senza precedenti. In Germania il numero di lavoratori anziani rispetto al 2004 è quadruplicato: secondo l’Ufficio federale di statistica, lo scorso anno oltre 1,1 milioni di persone di età pari o superiore a 67 anni erano ancora occupate, 51mila in più rispetto al 2023. L’invecchiamento della popolazione sta provocando gravi carenze di personale nelle aziende. Il modo migliore per riempire il vuoto, oltre a far restare un pò di più al lavoro chi dovrebbe andare in pensione, è ricorrere agli immigrati. Lo scorso anno il numero di persone a cui è stata concessa la cittadinanza tedesca è balzato di quasi il 50%. Il precedente governo, guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz, aveva ridotto i termini per ottenere la cittadinanza da otto a cinque, con l’obiettivo di attirare in Germania più lavoratori specializzati. Uno studio dell’economista Martin Werding stima che se la Germania dovesse portare il numero di nuovi immigrati a duecentomila all’anno, lo stato tedesco nel lungo periodo «potrebbe contare su sostanziose entrate aggiuntive, perché gli immigrati sono in media più giovani e, quando trovano lavoro, garantiscono entrate alle casse della sanità e del sistema pensionistico, oltre a rafforzare i consumi».Loading…Il 40% della crescita spagnola può essere attribuibile all’immigrazioneI casi di paesi che sostengono la propria economia cercando di gestire al meglio l’immigrazione non mancano. Secondo l’istituto nazionale di statistica (Ine) il numero di abitanti in Spagna «ha superato i 49 milioni nel 2024, con un aumento netto di 450mila residenti, arrivati soprattutto dalla Colombia, dal Venezuela e dal Marocco. Nel 2022 il saldo migratorio era stato di 727mila persone, nel 2023 di 642mila. In tre anni la popolazione è aumentata di 1,6 milioni». L’aumento della popolazione contribuisce alla forte crescita della territorio iberico, che «nel 2024 è stata del 3,2% contro l’1,1% della Francia e lo 0,2% della Germania. A dicembre del 2024 il primo Ministro Pedro Sánchez commentava che «il 40% della crescita attuale poteva essere attribuito all’immigrazione, che sostiene in particolare i consumi. L’anno scorso solo sessantamila dei 470mila posti di lavoro creati sono stati occupati da persone nate in Spagna, e l’88% è andato a residenti stranieri o persone nate all’estero con doppia cittadinanza. Negli ultimi quattro anni l’immigrazione ha coperto il 70% dei posti di lavoro creati» conclude il primo Ministro spagnolo.Il calo delle nascite in ItaliaIl numero di nascite, rispetto al numero di italiani che hano lasciato il paese è diminuito del 2,6%. In particolare, nel 2024 sono nati 370mila bambini, diecimila in meno rispetto all’anno precedente e mezzo milione in meno rispetto a 10 anni fa, registrando il sedicesimo anno consecutivo di calo. Sono stati 191mila, invece, gli italiani che si sono trasferiti all’estero, il 20,5% in più rispetto al 2023. Secondo i dati Istat del 2025, tra il 2021 e il 2025 è raddoppiata l’incidenza di lavoratori sopra i 55 anni rispetto a quelli con 35 anni. LEGGI TUTTO

  • in

    Terzo mandato, Tajani alza il tiro per ottenere il taglio dell’Irpef. Ora la parola a Meloni

    Ascolta la versione audio dell’articolo«Non mi vendo per un piatto di lenticchie. Le trattative sono sempre politiche, non per la spartizione di potere. Non è che io cambio idea sul terzo mandato se mi danno il sindaco di Verona o il sindaco di Milano».Tajani alza il prezzo: non voglio poltrone, sì alla riduzione delle aliquote IrpefPer il secondo giorno consecutivo, mentre la premier Giorgia Meloni sta ancora rientrando dal Canda dove si è tenuto il G7, il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani ribadisce la sua contrarietà al terzo mandato per i governatori caro alla Lega e su cui Fratelli d’Italia ha aperto uno spiraglio. Ma nel ribadire la sua contrarietà di principio («siamo contro non perché siamo contro qualcuno, ma perché ci sono incrostazioni di potere che rischiano poi di essere dannose per la democrazia»), fa capire che la trattativa è possibile sui temi e non sulle poltrone. «Il terzo mandato non è nel programma, e se io devo accettare una cosa che non è nel programma è ovvio che poi gli alleati devono accettare una cosa che non è nel programma che noi proponiamo, per esempio». Tradotto: deve passare la nostra linea sulla riduzione delle aliquote Irpef al posto della rottamazione chiesta a gran voce dalla Lega.Loading…I tempi stringono: emendamento in Senato al Ddl sul numero dei consiglieriL’unica cosa certa è che i tempi stringono, se si vogliono cambiare le regole per le regionali d’autunno (il Consiglio di Stato ha stabilito che in Veneto si dovrà votare entro il 20 novembre). E altrettanto certo è che l’unica che può dirimere la controversia è Meloni stessa nelle prossime ore. Quanto allo strumento, il plenipotenziario della Lega nonché ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli lo ha individuato nel disegno di legge sull’aumento del numero dei consiglieri regionali all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato e ha prontamente chiesto e ottenuto lo slittamento di una settimana dei tempi per la presentazione degli emendamenti.L’interesse di Salvini: tenere occupato il “Doge” ZaiaChe Matteo Salvini prema per il terzo mandato, anche se c’è da dire che il tema non è di quelli per cui si straccia le vesti, è evidente: perdere il Veneto dopo quindici anni sarebbe un colpo tremendo per la “culla” del Carroccio, e in più tenere ancora occupato nel suo mestiere di “Doge” uno Zaia che altrimenti potrebbe essere un pericoloso competitor nel partito o nel governo è la soluzione più sicura per il leader leghista.La retromarcia di Meloni dopo l’impugnativa della legge campanaE Meloni? A Palazzo Chigi la volontà di trovare una soluzione c’è. Ma qui occorre fare un passo indietro. E capire perché Meloni, dopo aver impugnato con successo la legge campana sul terzo mandato davanti alla Corte costituzionale, ha fatto nelle scorse settimane una clamorosa marcia indietro e ha aperto al pressing della Lega per rivedere la legge nazionale del 2004 portando da due a tre il limite dei mandati per i governatori in modo da permettere sia a Zaia di potersi ricandidare in Veneto sia al dem Vincenzo De Luca di poterlo fare in Campania (effetto collaterale gradito, quest’ultimo, che getterebbe scompiglio in un centrosinistra già pronto a convergere sul pentastellato Roberto Fico). LEGGI TUTTO

  • in

    Il «moderato ottimismo» di Meloni al ritorno dal G7 terremotato da Trump

    Ascolta la versione audio dell’articoloDal G7 in Canada, Giorgia Meloni riporta a casa un bagaglio di “moderato ottimismo”, espressione che in gergo diplomatico significa che le trattative sono in corso e nessuna però è ancora chiusa. E in questo momento il tema principale che ha dominato il G7 appena concluso tra i boschi dell’Alberta è la guerra tra Iran e Israele. Un summit “importante e complesso”, lo definisce la Premier non negando le diverse posizioni al tavolo, a partire da quelle Donald Trump e gli altri Grandi riuniti qui a Kananaskis.Meloni parla senza troppa enfasi. Il tono è misurato quando risponde ai giornalisti a vertice concluso. Punta a smussare gli angoli la leader della Destra. Tutti concordano che Israele ha “il diritto di difendersi”, che l’Iran è “una minaccia reale”, dice citando la dichiarazione congiunta ottenuta dopo una serie di modifiche volute dagli Usa. Però «penso che sia possibile oggi uno scenario diverso in cui si arriva a delle negoziazioni e si arriva all’obiettivo che tutti condividiamo, che è la rinuncia da parte dell’Iran a essere una potenza nucleare» e contemporaneamente al «cessate il fuoco a Gaza» per cui l’Italia si continua a spendere e che è stato inserito nella dichiarazione finale sulla crisi mediorientale .Loading…La chiave resta dunque il negoziato ma sul come e quando ci si arrivi nessuno è in grado di fare previsioni. E’ in questo senso che va letta – secondo la Premier – la dichiarazione del cancelliere tedesco Merz su Israele che «fa il lavoro sporco anche per noi». Molto dipenderà da quel che accadrà nelle prossime settimane. «Io ho sempre pensato che lo scenario migliore fosse quello di un oppresso popolo iraniano che riesce a rovesciare il regime. Dopodiché si deve fare il pane con la farina che si ha». Significa fare i conti con la realtà. Vale anche per l’eventuale uso delle basi Nato in Italia se gli Stati Uniti dovessero affiancare Israele. «Ora non possiamo dare una risposta», si limita a dire la Presidente del Consiglio.Certo il ruolo di mediatore non può essere offerto a Putin, aggiunge prendendo le distanze da Trump che per primo lo aveva proposto: «Affidare a una nazione in guerra la mediazione su un’altra guerra non mi sembrerebbe proprio l’opzione migliore da prendere in considerazione. Ma non è un’opzione sul campo anche dalle parole che ho ascoltato personalmente in questi giorni».Parole certamente apprezzate da Volodomyr Zelensky che ieri ha partecipato alla giornata conclusiva dei lavori ricavandone però ben poco. Anche perché è saltato l’obiettivo principale: il faccia a faccia con Trump nel frattempo volato a Washington. Fonti canadesi hanno riferito tra l’altro che proprio gli Usa avrebbero impedito una dichiarazione a sostegno dell’Ucraina. Meloni però smentisce. Ma quel che è certo è il nulla di fatto nei confronti di Kiev sul fronte delle sanzioni a Mosca e su un ulteriore impegno finanziato da parte dei Grandi, come avvenne in occasione del G7 presieduto dall’Italia . E non c’è dubbio che questa differenza, da un anno all’altro sia legata alle posizioni Usa. Del resto il Presidente americano è tornato a parlare di sanzioni ma solo per sottolineare che «costano molto agli americani». LEGGI TUTTO

  • in

    Sei regioni al voto in autunno, ecco gli intrecci con l’ipotesi terzo mandato

    Ascolta la versione audio dell’articoloSono sei le Regioni che andranno al voto in autunno (Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle D’Aosta, Veneto) e il terzo mandato potrebbe cambiare le regole del gioco. A oggi la questione terzo mandato dei governatori è stata chiusa dalla sentenza della Consulta con lo stop alla legge regionale della Campania. L’unica strada possibile per mutare il numero dei mandati sarebbe modificare la legge ordinaria che li fissa a due. Meloni, dopo aver impugnato con successo la legge campana davanti alla Corte costituzionale, ha fatto nelle scorse settimane una clamorosa marcia indietro aprendo al pressing della Lega per rivedere la legge nazionale del 2004, in modo da permettere al “Doge”, Luca Zaia, di potersi ricandidare in Veneto in autunno. Ma, esclusa la strada del decreto legge (mancano i requisiti di necessità e urgenza), i tempi per l’approvazione di un disegno di legge in Parlamento appaiono strettissimi.Terzo mandato, termine per emendamenti slitta di una settimanaPer questo nella maggioranza si sta tentando la strada di un emendamento al disegno di legge sul numero dei consiglieri e degli assessori regionali ora all’esame della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Il termine per la presentazione degli emendamenti è slittato di una settimana. C’è più più tempo per arrivare ad un accordo all’interno della maggioranza. Ma Forza Italia resta contraria. «La Lega può presentare l’emendamento che vuole, noi non lo votiamo» ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in merito all’ipotesi di un emendamento della Lega sul terzo mandato, a margine di un convegno alla Camera. E il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (Fdi) ha avvisato: «Una proposta non è ancora arrivata, quando ci sarà la valuteremo ma attenzione perché il tempo sta per scadere: se c’è un’iniziativa deve essere presentata in tempi molto rapidi».Loading…In Veneto candidato della LegaIl confronto interno alla maggioranza sui candidati è già iniziato, a partire dalla più piccola delle Regioni al voto nei prossimi mesi, la Valle D’Aosta. I dossier più delicati riguardano, però, le altre. A cominciare dal Veneto. Dove sembra passata la linea della Lega che insiste sulla linea della continuità, (anche se FdI è diventato il primo partito a livello territoriale) per poter esprimere il candidato alla successione di Luca Zaia nell’unica corsa che il centrodestra considera blindata. Sempre che il “Doge” non potrà ricandidarsi. A Fdi dovrebbe toccare in cambio la Lombardia, al voto nel 2028.Lo scontro nelle MarcheL’unica regione dove i candidati sono certi sono le Marche, che potrebbero andare al voto già a settembre. Qui Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro ed ora eurodeputato Pd, sfiderà il governatore uscente, il meloniano Francesco Acquaroli. A breve Ricci dovrebbe chiudere l’accordo di programma dell’alleanza di centrosinistra, M5s c0mpreso. In una regione che il centrosinistra punta a strappare al centrodestra.In Campania l’incognita De LucaIn Campania l’accordo Pd-M5s su Roberto Fico è appeso al nodo dell’uscita di scena di Vincenzo De Luca, che invece una nuova legge sul terzo mandato potrebbe rimettere in gioco (gettando scompiglio nel centrosinistra). Nel centrodestra finora sono circolati i nomi del vice ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, indicato da Fratelli d’Italia e del deputato della Lega, Gianpiero Zinzi. Mentre l’eurodeputato Fulvio Martusciello in corsa per Forza Italia ha deciso per un passo indietro in attesa che si chiarisca la vicenda Huawei (nella quale non è indagato) avanzando l’ipotesi di un candidato civico, come D’Amato o Piantedosi. LEGGI TUTTO

  • in

    G7, Meloni: no a Iran potenza nucleare, sui dazi «una soluzione si troverà»

    Pressing per cessate il fuoco a GazaNel corso dei lavori del summit, la presidente del Consiglio si è fatta promotrice di un’iniziativa per il cessate il fuoco a Gaza, ottenendo il consenso dei partner Ue: «Credo che questa sia il momento giusto per ottenere un cessate il fuoco. È un obiettivo sul quale ho lavorato molto in questi giorni», ha dichiarato, sottolineando la necessità di coinvolgere maggiormente i Paesi arabi, in particolare quelli del Golfo, nella gestione della crisi.Pieno sostegno a KievSulla guerra in Ucraina, Meloni ha rinnovato il pieno sostegno a Kiev e al presidente Volodymyr Zelensky, condannando i “brutali” attacchi russi: «Ogni volta che si cerca un passo avanti, la Russia risponde colpendo i civili». E ha aggiunto: «C’è un’ampia disponibilità da parte ucraina per una trattativa, ma zero da parte della Russia». Per questo, ha sottolineato, è necessario «esercitare pressione su Mosca con le sanzioni» e, al tempo stesso, «continuare a sostenere l’Ucraina». La premier ha smentito poi le indiscrezioni secondo cui Trump avrebbe posto un veto a una dichiarazione finale sull’Ucraina, precisando che non era in programma.Cauto ottimismo sui dazi UsaQuanto ai dazi americani sulle merci europee, Meloni si è mostrata moderatamente fiduciosa: «C’è un negoziato in corso, e il fatto che ci sia stato un colloquio tra Trump e von der Leyen dimostra la volontà di trovare soluzioni». E ha rivendicato inoltre il ruolo dell’Italia nel favorire un clima costruttivo: «Siamo fieri del lavoro fatto per costruire un confronto franco ma sereno». L’obiettivo resta quello di trovare un accordo entro la scadenza del 9 luglio, scongiurando l’ipotesi di un ’no deal’. Infine, Meloni ha sottolineato il ruolo dell’Italia nella gestione della questione migratoria, affermando che «la ricetta italiana viene presa a paradigma anche da altre grandi nazioni». Una delle sette dichiarazioni del vertice è infatti incentrata sul contrasto ai trafficanti di esseri umani, secondo il principio del “follow the money”, su proposta italiana.Loading… LEGGI TUTTO

  • in

    Via libera del Senato al Ddl sul valore dell’immobile espropriato: ecco le novità

    Ascolta la versione audio dell’articoloÈ passato al Senato la pdl per la determinazione del valore dell’immobile espropriato. Il provvedimento mira a rendere più trasparente, professionale e coerente il sistema delle esecuzioni immobiliari, intervenendo su due fronti: migliorando la qualità delle perizie di stima, imponendo standard precisi e obbligo di trasparenza sui criteri usati; regolando più severamente la pubblicità delle vendite giudiziarie, autorizzandola solo se espressamente prevista dal giudice. Si tratta di un intervento tecnico ma importante, volto a rafforzare l’efficienza, l’equità e l’affidabilità del sistema giudiziario civile, in un settore (quello delle esecuzioni immobiliari) particolarmente delicato e spesso soggetto a disomogeneità e opacità.Modifiche nelle valutazioni degli immobiliLa legge modifica l’art. 568 del Codice di procedura civile, introducendo nuove regole su come si deve determinare il valore dell’immobile pignorato. In dettaglio, l’esperto nominato dal giudice dovrà attenersi: «ai migliori standard estimativi nazionali e internazionali»; al valore complessivo e al valore al metro quadro dell’immobile; nella relazione di stima (secondo l’art. 173-bis delle disposizioni di attuazione del c.p.c.) dovranno essere esplicitati i criteri e gli standard usati per la valutazione.Loading…Divieto di pubblicitàInoltre, la legge modifica l’art. 490 c.p.c., vietando qualsiasi forma di «pubblicità della vendita giudiziaria non autorizzata dal giudice, salvo i casi già previsti dalla legge». Se si viola questo divieto, non è dovuto alcun compenso o rimborso spese per l’attività svolta.Gli obiettivi della leggeL’obiettivo di modifica della legge è evitare stime arbitrarie e disomogenee tra tribunali, migliorando qualità e trasparenza. Questo favorisce anche l’accesso al credito (mutui, in particolare) grazie a valutazioni più aderenti agli standard bancari. Nel contesto si tratta di un’evoluzione delle riforme già avviate nel 2015, che avevano superato il vecchio criterio “legale” a favore di valutazioni più aderenti al mercato. Le modifiche si riallacciano anche alle buone prassi indicate dal Consiglio superiore della Magistratura nel 2017 e 2021. Infine, il divieto di pubblicità mira a tutelare la regolarità e la riservatezza delle procedure di vendita, evitando pubblicità incontrollate, che potrebbero alimentare distorsioni o speculazioni. LEGGI TUTTO

  • in

    Approvato decreto Acconti Irpef: novità e impatti per 2,2 milioni di contribuenti

    Ascolta la versione audio dell’articoloL’aula della Camera, con 153 voti favorevoli, nessun contrario e 101 astenuti, ha approvato in via definitiva il disegno di legge di conversione del dl Acconti Irpef, già approvato dal Senato. Il decreto sugli acconti Irpef è dunque diventato legge.Il provvedimento riassesta lo squilibrio creato con la riforma fiscale del 2023, che aveva ridotto le aliquote Irpef e alzato la no tax area per i lavoratori dipendenti, ma solo per il 2024. Con la legge, ora, questa regola viene eliminata: gli acconti dovranno ora essere calcolati usando le nuove aliquote e detrazioni in vigore. Una decisione che riguarda circa 2,2 milioni di contribuenti, principalmente lavoratori autonomi o soggetti con redditi non da lavoro dipendente o pensione.Loading…Per la grande maggioranza dei lavoratori dipendenti e pensionati non cambia nulla: le nuove aliquote erano già state “assorbite” nei calcoli delle ritenute Irpef 2025. Per gli altri, il cambiamento comporta una riduzione degli acconti dovuti nel 2025 (pari a 245,5 milioni di euro), con un recupero previsto nel saldo del 2026.NovitàViene confermata la nuova detrazione di 1.955 euro per redditi da lavoro dipendente fino a 15.000 euro (esclusi i pensionati). Si precisa che solo circa 2,2 milioni di soggetti su 37,8 milioni sono realmente tenuti al versamento degli acconti Irpef. Gli acconti Irpef 2025 saranno calcolati con le nuove aliquote e le detrazioni aggiornate senza “traumi” per contribuenti autonomi e assimilati. Ciò garantisce più equità tra imposte e acconti, evitando versamenti superiori al dovuto. I fondi stanziati assicurano la copertura finanziaria dell’agevolazione.Nuove aliquoteLa norma precedente imponeva di usare le aliquote 2023 (23%, 25%, 35%, 43%) anche per gli acconti 2025. Ora verranno usate le nuove aliquote strutturali introdotte dalla Legge di bilancio 2025, valide dal 1° gennaio 2025: 23% fino a 28.000€; 35% tra 28.000 e 50.000€; 43% oltre 50.000€. Per i redditi da lavoro dipendente fino a 15.000€, la detrazione passa da 1.880€ a 1.955€, già prevista per gli acconti 2025. L’adeguamento riguarda anche la no‑tax area per lavoratori dipendenti, innalzata a 8.500€. LEGGI TUTTO