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    Referendum cittadinanza, corsa contro il tempo per le firme. Come si sottoscrive e qual è la scadenza

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl dibattito sulla riforma della legge sulla cittadinanza è ripartito quest’estate. Dopo l’oro alle Olimpiadi della nazionale di volley femminile trascinata tra l’altro da giocatrici simbolo come Paola Egonu e Myriam Sylla, che, ha ricordato il ct Julio Velasco in un’intervista al Corriere della Sera, «sono diventate italiane prima di compiere 18 anni, quando lo sono diventati i loro genitori, altrimenti non avrebbero potuto potuto giocare in Nazionale». I partiti si sono mossi. Ma le proposte di legge presentate dall’opposizione (tra ius scholae e ius soli) per semplificare l’iter di concessione della cittadinanza italiana faticano a farsi strada. E +Europa ha deciso perciò di tentare la strada del referendum mettendo a punto un quesito che chiede di ridurre da 10 a 5 gli anni di soggiorno legale continuativo nel Paese per i maggiorenni per ottenere la cittadinanza italiana, estendibile a quel punto ai figli minori conviventi.30 settembre termine ultimo per raccogliere le 500mila firmeE ora è corsa contro il tempo per raccogliere le 500mila firme necessarie. Il termine previsto dalla legge per poter indire qualsiasi referendum l’anno successivo è infatti il 30 settembre. «L’obiettivo è difficile – sottolinea il segretario di +Europa Riccardo Magi che ha denunciato come la piattaforma online per la raccolta delle sottoscrizioni sia andata in tilt nella notte per il boom di accessi – ma è a portata di mano per una riforma della legge sulla cittadinanza che farebbe fare un passo avanti al nostro Paese. Serve uno sforzo ulteriore da parte di tutti per raggiungere questo risultato».Loading…Superate finora le 100mila firme Sono state superate finora le 100mila firme, con una impennata, raccontano da +Europa, anche grazie a sostenitori d’eccellenza come Julio Velasco, allenatore della nazionale femminile di pallavolo. Ma anche don Luigi Ciotti, Roberto Saviano, il professor Alessandro Barbero, la cantante Levante, il regista Matteo Garrone, l’attore Andrea Pennacchi. Qualche giorno fa è arrivata quella della segretaria Dem Elly Schlein, anche dopo un incontro al Nazareno con associazioni di italiani di seconda generazione. E ad aver sottoscritto sono una serie di sindaci Dem, come Roberto Gualtieri (Roma), Stefano Lo Russo (Torino), Matteo Lepore (Bologna), Sara Funaro (Firenze).Come funziona la firma digitaleDati i tempi ristretti il comitato promotore punta tutto sulle firme digitali che bypassano il problema dei banchetti da trovare e soprattutto i tempi a volte lunghi dei certificati di iscrizione alle liste elettorali dei firmatari che gli uffici anagrafe devono trasmettere al comitato promotore. Grazie alla piattaforma del governo è possibile infatti autenticare tramite Spid o carta di identità elettronica la firma per sottoscrivere il quesito referendario. Firma poi certificata in collegamento automatico con l’anagrafe nazionale dei residenti. Tempo per l’operazione: non più di due minuti.Cosa chiede il referendum Sulla pagina del comitato promotore si spiega che ai fini della concessione della cittadinanza, oltre alla residenza ininterrotta in Italia (che questo referendum propone di ridurre a 5 anni) «resterebbero invariati gli altri requisiti già stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza, quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso di adeguate fonti economiche, l’idoneità professionale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica». E che in Italia «le persone in possesso di questi requisiti che potrebbero beneficiare direttamente o indirettamente (figli minori conviventi) dell’intervento proposto sono circa 2,5 milioni». LEGGI TUTTO

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    Sì della “Capitana” Rackete all’uso da parte dell’Ucraina di armi occidentali in territorio russo

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl messaggio del Parlamento europeo, espresso nella votazione della plenaria di Strasburgo di giovedì 19 settembre, è indirizzato ai governi dei 27 Stati membri. Ed è il seguente: occorre cancellare le restrizioni all’uso delle armi fornite all’Ucraina, così da mettere nelle condizioni Kiev di raggiungere gli «obiettivi militari legittimi» in territorio russo.Una parte di The Left, inclusa Carola Rackete, ha votato a favore del paragrafo 8 della risoluzione che, per l’appunto, invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso delle armi occidentali consegnate all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo. La scelta della “Capitana” non è passata inosservata.Loading…Le divisioni nell’estrema sinistraSu questo passaggio sono emerse le divisioni della componente di estrema sinistra che siede negli scranni dell’asssemblea di Strasburgo. Si sono espressi contro il paragrafo 8 la sinistra italiana di Ilaria Salis e Mimmo Lucano, il Movimento 5 stelle e la sinistra francese di Mélenchon. A favore, oltre a The left, gli svedesi Jonas Sjöstedt Hannah Gedin, il danese Per Clausen e i finlandesi Jussi Saramo, Merja Kyllönen e Li Andersson.Il braccio di ferro con Salvini sulla politica dei porti chiusi Rackete è la capitana della Sea Watch 3 che il 26 giugno del 2019, dopo aver soccorso 53 migranti nella zona Sar libica il 12 giugno, forzò il blocco a Lampedusa imposto dal leader della Lega Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno. In quell’occasione Rackete ha speronato una motovedetta della Guardia di finanza. Quell’iniziativa le costò alcuni giorni di arresti domiciliari e il sequestro della nave per sei mesi. Ma la proiettò anche alla ribalta internazionale, alimentando lo scontro tra le ragioni dell’accoglienza senza condizioni e la politica selettiva dei porti chiusi, inaugurata dall’Italia ma di fatto portata avanti anche da altri Paesi del Sud Europa. Alle elezioni Europee di giugno l’attivista è stata tra i 3 eletti in Germania della Linke. La Linke ha quasi dimezzato i voti rispetto al 2019, passando dal 5,5% al 2,7%. LEGGI TUTTO

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    Vannacci: «Il mio partito? Non è una ipotesi di oggi»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura«Il partito è un’altra invenzione della stampa di sinistra, ma io non escludo mai nulla». E ancora: «Io oggi sono nella Lega. Chi si conglomera attorno a me è perché condivide quello che dico e quindi condivide il fatto che io stia nella Lega». Chi si aspettava che il generale Vannacci dicesse una parola definitiva sulle sue intenzioni politiche è rimasto deluso. Tanto più che manifesta fedeltà all’esecutivo: «il governo sta bene e durerà l’intera legislatura, rosicate pure». Se scissione sarà, insomma, non è dietro l’angolo. Anche se quando la giornalista che dialoga con Vannacci chiede se la platea è pronta al nuovo partito, la risposta è all’unisono: “sì”.Cosa si muove attorno al generaleMa la kermesse di due giorni organizzata a Viterbo per festeggiare l’europarlamentare eletto a Strasburgo forte di 560mila preferenze è stata un’occasione per capire cosa si muove attorno al generale. In giro pochi simboli della X Mas. Ma anche nessuna bandiera della Lega. Perché la festa è tutta e solo per lui. Qualcosa più di una festa, forse. Nell’aria e nei discorsi si respira un certo culto della personalità. Che va oltre la vendita dei libri (“Il mondo al contrario” e il “Coraggio vince”) e delle magliette. Siamo nella sala congressi dell’hotel Salus Terme (location al chiuso cambiata in corsa per ovviare alla pioggia battente), 300 posti circa a sedere, a Viterbo, città roccaforte del generale, che nella Tuscia in occasione delle elezioni europee ha raccolto 5mila preferenze, su 10mila voti totali andati al Carroccio nelle cui fila si è candidato come indipendente. Ad assistere agli interventi iniziali non ci sono più di cento persone. Ma quando arriva “lui” a chiudere la kermesse la sala è strapiena.Loading…La due associazioni a sostegno di VannacciNella seconda e conclusiva giornata parlano tra gli altri l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, che definisce Vannacci «la grande novità della politica italiana» e alcuni ex senatori leghisti, tra i più convinti sponsor del progetto partito, come Vito Comencini («è sempre più difficile che Vannacci possa rimanere nel sentiero stretto della Lega») e Edouard Ballaman («ha bisogno di muoversi libero»). Ma la convention è soprattutto l’occasione per far conoscere le due associazioni nate a sostegno dell’avventura dell’europarlamentare. La prima, “Noi con Vannacci”, è guidata dall’ex senatore leghista Umberto Fusco, “deus ex machina” dell’evento. Fondatore del salvinismo nella Tuscia, quando emerse il fenomeno Vannacci Fusco ha riproposto lo schema e il «Noi con Salvini» è diventato «Noi con Vannacci». La seconda è “Il Mondo al contrario” (dal titolo del best seller), presieduta dal tenente colonnello in congedo Fabio Filomeni, che a novembre si trasformerà in comitato politico.«Con armi nessun risultato,trovare altre stradeUn passaggio del suo intervento è sulla guerra in Ucraina. «Io non sono un pacifista. Ma dopo due anni di guerra i risultati sul campo in Ucraina non si vedono. Qualcuno il problema se lo pone? Se dobbiamo far entrare nel conflitto la Nato, sarà il caso di provare con altri metodi a trovare una soluzione? Non è un problema di ideologia. Se la guerra convenisse, va bene: è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Ma io la guerra la ripudio, perché l’ho fatta». Il generale ha quindi difeso il voto contrario al Parlamento europeo sull’uso delle armi fornite all’Ucraina in territorio russo. «Non vogliamo – ha aggiunto – che armamenti vengano usati in territorio russo. Non spiralizziamo il conflitto». Vannacci ha poi difeso Viktor Orban. LEGGI TUTTO

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    Meloni: fiduciosa sulla crescita, +1% a portata di mano. Impegno a correggere il «green deal»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di lettura «Ho molto apprezzato la relazione del presidente Orsini, condivido molti spunti e proposte, così come l’analisi di scenario e le proposte e sui rischi che l’economia italiana ed europea corrono se non si invertono in modo deciso le tendenze». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in apertura del suo primo intervento all’assemblea 2024 di Confindustria, a Roma.Loading…Meloni: Governo guarda con ottimismo al quadro economico«Le crisi in fondo nascondono anche sempre un’opportunità: per voi l’opportunità è stata quella di dimostrare quanto l’Italia grazie al suo tessuto produttivo fosse alla fine dei conti più tenace di altri. Questo ci ha reso tutti più consapevoli e quella consapevolezza consente oggi al Governo di guardare al quadro economico, nonostante tutto, con positività, vorrei dire con ottimismo, una parola che si usa poco in Italia» ha aggiunto la premier per la quale nonostante «il continuo allarmismo, le previsioni che ovviamente non sono quasi mai favorevoli, noi dobbiamo penso essere insieme soddisfatti per i risultati che abbiamo, raggiunto soprattutto se teniamo in considerazione il contesto nel quale abbiamo operato in questi ultimi due anni».«Fiduciosa sulla crescita, +1% a portata di mano»In questo contesto Meloni ha detto di essere «fiduciosa che si possa fare qualcosa di meglio rispetto alle previsioni della Commissione: continuo a ritenere che il +1% del Pil sia a portata di mano soprattutto dopo i primi due trimestri, ogni trionfalismo sarebbe infantile ma non era scontato dopo anni trascorsi in fondo alle classifiche». «Non è lo Stato a creare ricchezza, ma le imprese e i loro lavoratori. Lo Stato deve fare la sua parte, creare l’ambiente più favorevole possibile. E abbiamo garantito stabilità, che in Italia è una eccezione. Abbiamo disegnato una strategia per la nazione, e se non ci sono idee non ci possono essere investimenti» ha aggiunto Meloni, che ha spiegato: «Abbiamo dato chiaro il messaggio che lo Stato non avrebbe disturbato chi voleva fare ma gli avrebbe camminato accanto come un alleato. Abbiamo anche detto dei ’no’ quando andavano detti, perché i soldi dei cittadini non si gettano dalla finestra»«Manovra ispirata a buonsenso e serietà, chiusa la stagione dei bonus»Quanto alla legge di bilancio sarà «ispirata al buonsenso e alla serietà, con particolare attenzione a famiglie, imprese e difesa della salute cittadini». Così la premier Giorgia Meloni nel corso del suo intervento all’assemblea di Confindustria. «Alla fine definiremo quali sono i provvedimenti che possono dare il moltiplicatore maggiore, seguendo l’impostazione che abbiamo avuto in questi anni. Ci saranno queste priorità, quelle che noi abbiamo continuato a indicare, non ci saranno altre cose, non ci saranno i bonus per ristrutturare, non ci sarà la seconda e la terza casa, non ci sarà il reddito di cittadinanza per chi può lavorare, non ci saranno i bonus, tutto questo non c’è perché è definitivamente chiusa quella stagione e credo che l’Italia avesse bisogno di chiudere questa stagione, dire basta a questo costume di gettare un po’ i soldi dalla finestra». LEGGI TUTTO

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    Dopo Costa lasciano anche Gelmini, Carfagna e Versace: è fuga da Azione

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaDopo l’addio di Enrico Costa, anche Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace lasciano il partito di Carlo Calenda. Quattro addii di peso in 48 ore: un colpo durissimo per Azione. La causa del divorzio? L’avvicinamento del partito al campo largo, con le alleanze stipulate in occasione delle imminenti regionali in Liguria, Emilia-Romagna e UmbriaAddio di Gelmini a Calenda, per ora al Misto: voci su passaggio a Noi ModeratiLa voce su un possibile addio ad Azione girava da un po’. Oggi è arrivata la conferma: Mariastella Gelmini lascia il partito di Carlo Calenda e ad ufficializzare il “distacco” è lei stessa con una nota, a pochi giorni da un’altra importante “defezione”, quella di Enrico Costa (passato con Forza Italia). «Il mio percorso in Azione si conclude oggi», ha annunciato l’ex ministra che ha spiegato: «Ho avuto con Calenda un confronto sereno e leale e per quanto mi riguarda la stima e la gratitudine nei suoi confronti restano immutati», ma «le scelte politiche del movimento a cui ho aderito con entusiasmo due anni fa (nel luglio 2022) vanno in una direzione che non posso condividere perché significativamente diversa da quella originaria». All’ex ministra non è andata giù la scelta di un’alleanza di Azione con M5S e Avs in vista delle prossime regionali, il cosiddetto campo largo. Da qui la decisione di andare via: per ora la senatrice si iscriverà al Misto di palazzo Madama, poi si vedrà ma i rumors sempre più insistenti assicurano che ormai l’ex portavoce di Azione approderà a ’Noi Moderati’, la formazione politica di centrodestra che sostiene il governo Meloni ed è guidata da Maurizio Lupi. Entrata in Azione due anni fa dopo aver lasciato Forza Italia, in dissenso con la scelta dei senatori azzurri di non partecipare al voto di fiducia pro governo Draghi, Gelmini ha iniziato a manifestare la sua insofferenza verso la linea di Calenda sottotraccia di fronte all’ipotesi di un’alleanza organica con il centrosinistra.Loading…Anche Mara Carfagna lascia Azione In serata arriva la notizia che anche Mara Carfagna lascia Azione. Lo riporta una nota del partito: «Prendiamo atto con rammarico della decisione di Mariastella Gelmini, Giusy Versace e Mara Carfagna di lasciare un partito che le ha accolte e valorizzate in un momento particolarmente critico del oro percorso politico». Anche Carfagna ha alle sue spalle una lunga militanza in Forza Italia prima del passaggio nel 2022 in AzioneGiusy Versace: no al campo largoPoco prima aveva annunciato il suo addio un’altra ex forzista, la senatrice Giusy Versace. Anche lei contraria alla prospettiva del campo largo. «Già prima dell’estate avevo manifestato a Carlo Calenda il mio disagio, nonchè il mio disappunto rispetto all’ipotesi di aderire a un campo largo anche in Liguria. Nell’incontro avvenuto con lui oggi a Roma ho approfondito tutte queste ragioni, confermandogli la stima e l’affetto che nutro nei suoi confronti e la gratitudine per la fiducia riposta in me. Al contempo, però, devo prendere atto che le scelte politiche, benché legittime, portano il partito in una direzione che non è quella che auspicavo», ha dichiarato.Il divorzio di Costa Il giorno prima era stato Enrico Costa a lasciare Azione, anche lui in dissenso sull’avvicinamento di Carlo Calenda al campo largo. Forza Italia lo aspetta. «Se in tre regioni al voto su tre Azione si schiera con il campo largo, è difficile definirla “terza e al centro”, aveva spiegato. E quindi «da liberale che ha ottenuto, insieme ad Azione e a Calenda, tanti risultati garantisti sulla giustizia (contrastati dal campo largo), non condivido – aveva aggiunto – ma rispetto questo percorso, che non seguirò. Di certo proseguirò le mie battaglie garantiste con la stessa intensità e passione». Battaglie in cui spesso in questi mesi si è trovato allineato con gli azzurri alla Camera, dalla separazione delle carriere ai limiti alla pubblicazione, da parte dei giornalisti, delle ordinanze di custodia cautelare. LEGGI TUTTO

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    M5S, Grillo ironizza su Fb e posta il simbolo «Movimento 5 Pec»

    Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaBeppe Grillo, nel pieno dello scontro con Giuseppe Conte sul futuro del Movimento, tra carteggi pubblici e risposte al vetriolo, torna a fare ironia sul suo profilo Facebook. Posta il simbolo del M5s con scritto “Movimento5pec” e commenta: «Consigli per il nuovo simbolo…».Grillo a Conte: valuto di sottoporre tue minacce a organi M5S In mattinata c’era stata la replica proprio del fondatore del Movimentio a Conte: «Accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici» si legge nel testo pubblicato sul Foglio. «Le ragioni per cui è in corso un tentativo di demolire i presidi democratici del movimento sono peraltro ben note, e non rispondono certo ai suoi valori democratici, ma agli interessi di pochi», continua la missiva in cui Grillo chiosa: «Mi riservo di valutare il da farsi, eventualmente anche sottoponendo le tue minacce agli organi competenti» del M5s.Loading…Conte tira dritto su costituente: la plenaria potrebbe slittareIntanto potrebbe slittare dal 19-20 ottobre agli inizi di novembre l’assemblea plenaria della costituente del M5s, un processo che oggi il M5s dovrebbe rilanciare sul sito del movimento con i dettagli tecnici della seconda fase. Il probabile slittamento della plenaria sarebbe legto all’eccessivo numero dei contributi arrivati per la costituente: «Ne abbiamo ricevuti ben 22mila e la società che gestisce questo processo, Avventura Urbana, si è dovuta prendere un po’ più di tempo» hanno fatto sapere fonti vicine a Conte. LEGGI TUTTO

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    Riesumati i corpi dell’ex deputato Matacena e della madre morti a Dubai. Indagata la moglie

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaLa Procura di Reggio Calabria ha disposto la riesumazione e l’autopsia delle salme di Amedeo Matacena, armatore ed ex parlamentare di Forza Italia morto il 16 settembre 2022 a 59 anni per un infarto mentre era latitante a Dubai dove si era trasferito da tempo per sfuggire alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, e della madre Raffaella De Carolis, morta anche lei nella città degli Emirati Arabi, due mesi prima del figlio. Nell’inchiesta risulta indagata Maria Pia Tropepi, la seconda moglie dell’ex parlamentare azzurro. L’ipotesi di reato è duplice omicidio.Lo scontro in famiglia sul destino della salma di MatacenaSubito dopo la morte di Matacena c’era stato uno scontro tra le anime della sua famiglia. Proprio Maria Pia Tropepi, ex modella e medico, sposata da Matacena a Dubai e al tempo in attesa di due gemelli, era intervenuta per replicare ad uno dei due figli di Matacena, il primogenito Athos (avuto dall’armatore dal matrimonio con Chiara Rizzo) aveva chiesto il rientro della salma del padre in Italia. La donna era intervenuta per evidenziare che il desiderio del marito era di essere cremato a Dubai.Loading…La condanna e la latitanzaMatacena, negli anni vissuti a Dubai dopo la condanna, aveva sempre rifiutato l’etichetta di latitante, definendosi “rifugiato”. I tentativi messi in atto più volte dal ministero della Giustizia di ottenerne l’estradizione in Italia erano andati sempre a vuoto e così Matacena aveva continuato a vivere nel suo rifugio dorato degli Emirati arabi, mantenendo comunque un’attenzione costante alle vicende giudiziarie in cui era coinvolto.Nato nel 1963 a Catania, Amedeo Gennaro Raniero Matacena era figlio di Amedeo senior (morto nel 2003), fondatore della società “Caronte” per la gestione dei servizi di traghettamento nello Stretto di Messina e già presidente della Reggina calcio. Matacena, in passato, era stato legato all’annunciatrice televisiva Alessandra Canale. Dopo il divorzio dall’ex moglie, Chiara Rizzo, si era da poco risposato con Maria Pia Tropepi, ex modella e medico.Era stato eletto in Parlamento nel 1994 con Forza Italia e confermato nella carica nel 1996 ma poco tempo dopo era incappato nelle maglie della giustizia con il coinvolgimento in un troncone della maxi inchiesta “Olimpia” nell’ambito della quale gli era stata inflitta la condanna definitiva a cinque anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto riconosciuto uomo politico di riferimento delle cosche reggine a salvaguardia dei loro interessi. La pena venne successivamente ridotta dalla stessa Suprema corte a tre anni. Rimase in cella 15 giorni nell’agosto 2013, dopo i quali fu rimesso in libertà. LEGGI TUTTO

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    Mattarella: «Scuola pilastro della Repubblica, ora risorse adeguate. Disagio giovanile questione nazionale»

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Talvolta, questo nostro tempo dominato dall’assillo del presente, del qui e ora, rischia di far dimenticare che l’impegno educativo rappresenta un pilastro fondamentale della vita della Repubblica. Dalla qualità del sistema educativo dipende strettamente il futuro della nostra società. A esso vanno dedicate indispensabili risorse adeguate, e idee, cura, attenzioni. La scuola non è una bolla, un recinto, un mondo a parte. Ma un organismo che vive nella società e concorre al suo progresso». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari nella cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2024-2025. Mattarella: retribuzioni dei docenti spesso non all’altezza Per Mattarella «agli insegnanti, ai presidi, ai docenti, al personale di supporto si chiede molto; talvolta troppo. Anche a fronte di retribuzioni spesso non all’altezza di altri Paesi europei. Si tratta di un aspetto di grande rilievo che va affrontato concretamente». Poi l’elogio. «Tutti loro hanno e devono sempre avere la consapevolezza e l’orgoglio di ricoprire un ruolo prezioso per la nostra società: quello di formare ed educare i cittadini che crescono. Dalla loro opera, spesso silenziosa e non conosciuta, dipende in gran parte il futuro della nostra Italia»Loading…«Disagio giovanile grande questione nazionale»Particolare attenzione poi il capo dello Stato l’ha rivolta al disagio giovanile. «Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a tanti fatti di cronaca, a tanti episodi di varia gravità ma tutti intollerabili» ha detto il presidente della Repubblica. «Il disagio giovanile – ha aggiunto – è una grande e urgente questione nazionale, che va affrontata con tutto l’impegno e i mezzi a disposizione. Senza indulgenze o lassismi, che sono peraltro diseducativi, ma senza nemmeno nutrire l’illusione che tutto possa essere risolto attraverso un’ottica esclusivamente securitaria».«’Europa è l’orizzonte della nostra scuola»Importante poi è che il mondo della scuola conservi un orizzonte europeo. «Va utilizzata al meglio l’occasione offerta dal grande Piano di ripresa europeo, noto come PNRR, e che già ci aiuta a incrementare la sicurezza degli edifici scolastici. E’ necessario proseguire su questo percorso virtuoso, facendo dell’Europa un investitore centrale nei settori strategici che aprono al futuro. La scuola è certamente uno di questi. E l’Europa è l’orizzonte della nostra scuola» ha chiosato Mattarella. LEGGI TUTTO