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    Non fa male sapere che bere alcol fa male

    Caricamento playerNegli ultimi mesi il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida ha in più occasioni difeso il consumo degli alcolici, e in particolare del vino, criticando la scelta del governo irlandese di introdurre etichette sulle bevande alcoliche con avvisi sui loro effetti nocivi per la salute, come avviene già sui pacchetti delle sigarette. Lollobrigida ha per esempio sostenuto che in Irlanda il vino «non sanno nemmeno consumarlo con moderazione come è giusto fare» e che un’etichetta che indica pericoli gravi per la salute «racconta una cosa distorta», nonostante tutte le più importanti istituzioni sanitarie a cominciare dall’Organizzazione mondiale della salute dicano da tempo che «nessuna quantità di consumo di alcol è sicura per la salute».Questo succede, peraltro, proprio nei giorni in cui il governo si sta esprimendo in varie modalità contro il consumo di altre sostanze stupefacenti, quelle a cui ci si riferisce normalmente come droghe: è da poco uscito un discusso spot istituzionale, finanziato dal Dipartimento politiche antidroga, in cui l’allenatore della Nazionale di calcio maschile Roberto Mancini ripete numerose volte che «tutte le droghe fanno male». Né in questa né in comunicazioni simili, tuttavia, viene quasi mai incluso esplicitamente l’alcol, nonostante diversi riconosciuti studi lo indichino come molto più pericoloso della maggior parte, se non tutte, delle sostanze che intendiamo normalmente quando ci riferiamo alle droghe. Una discussione analoga si è sviluppata attorno alla proposta di riforma del codice della strada del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che contiene alcune misure ancora poco chiare che però sembrano irrigidire l’approccio verso i consumatori di sostanze psicotrope, compresa la marijuana.La legge irlandese richiede l’applicazione degli avvisi sulla salute entro due anni su tutti i prodotti alcolici venduti nel paese, birra compresa, la principale bevanda alcolica bevuta nel paese – ed elemento importantissimo dell’economia nazionale – e non è quindi indirizzata esclusivamente ai vini. Nel caso dell’Italia, il dibattito sulla scelta dell’Irlanda si è concentrato sul vino semplicemente perché il nostro paese ne produce ed esporta molto, più di altre bevande a base di alcol. Qualcosa di analogo si è verificato in Spagna e in Francia, altri paesi che producono ed esportano molto vino, con associazioni di categoria ed esponenti politici che hanno accusato il governo irlandese di «fare terrorismo» sul consumo di vino.Si è parlato di demonizzazione e di proibizionismo, nonostante l’Irlanda non abbia vietato in alcun modo il consumo di vino e delle altre bevande alcoliche. Come ha spiegato il governo irlandese, le etichette con gli avvisi sui pericoli per la salute hanno l’obiettivo di rendere i consumatori di alcol più consapevoli dei rischi in un contesto dove si beve molto, con numerose implicazioni sociali e per la salute pubblica. Bere alcol è una scelta come molte altre che spetta ai singoli, sulla base delle loro preferenze e dei loro gusti, e proprio per questo è importante sapere quali implicazioni può avere.AlcolL’etanolo (o alcol etilico, quello che comunemente chiamiamo “alcol”) è una sostanza prodotta attraverso la fermentazione degli zuccheri e degli amidi da parte dei lieviti. Nelle birre è di solito presente in concentrazioni inferiori al 10 per cento, mentre nei vini può raggiungere il 20 per cento, percentuali più alte riguardano soprattutto i liquori e i distillati, dove la parte alcolica della bevanda può arrivare al 70 per cento. A parità di porzione, gli effetti a breve termine di una birra sono naturalmente diversi da quelli di un distillato, semplicemente perché si assume una quantità inferiore di alcol, ma i rischi per la salute sono presenti in entrambi i casi perché non c’è una soglia entro la quale il consumo di alcol è definibile “sicuro”.Quando beviamo un bicchiere di vino, una birra o un cocktail, l’alcol contenuto nella bevanda viene assorbito molto rapidamente dallo stomaco e dall’intestino tenue: si distribuisce nell’organismo e il compito di smaltirlo spetta in particolare al fegato, che trasforma l’etanolo in acetaldeide e successivamente in acido acetico. È un’attività intensa e il fegato può smaltire solo una certa quantità di alcol in un certo periodo di tempo: una persona adulta di medio peso (intorno ai 70 chilogrammi) riesce a smaltire circa 8 grammi di alcol all’ora. In un bicchiere di vino di media gradazione ci sono circa 10-12 grammi di etanolo, di conseguenza il tempo per smaltirlo per quella persona è di poco più di un’ora. Se si bevono più bicchieri o bevande con una gradazione alcolica più alta, il tempo per smaltire l’etanolo aumenta molto.Il lavoro molto intenso per il fegato può portare a infiammazioni e a un ispessimento dei tessuti, con la formazione di lesioni e cicatrici (cirrosi) che riducono in generale la capacità del fegato di svolgere le proprie funzioni molto importanti per il metabolismo. Il consumo di alcol riduce l’attività del sistema immunitario e può avere effetti sul sistema cardiocircolatorio. L’alcol deprime alcune attività dei neuroni ed è tossico per il sistema nervoso centrale, con riduzione delle capacità cognitive e danni che possono diventare permanenti. L’alcol è inoltre un fattore causale di circa 200 tra malattie e tipologie di infortuni.– Leggi anche: Come mai bere alcol di giorno sembra dare un effetto diversoCancro e alcolL’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) delle Nazioni Unite ha inserito da tempo le bevande alcoliche nel “Gruppo 1” delle sostanze cancerogene. In questo gruppo sono comprese le sostanze per le quali ci sono dati sufficienti per dimostrare che fanno aumentare inequivocabilmente il rischio dell’insorgenza di un tumore. Ciò non significa che se si consuma alcol allora ci si ammala sicuramente di cancro: la classificazione serve per indicare una sostanza che se assunta può aumentare il rischio di ammalarsi di un determinato tipo di tumore durante l’intera propria vita. Allo stesso modo non consumare alcol non dà la certezza di non ammalarsi di un determinato tumore, ma è un comportamento che espone a un rischio diverso.Nel suo uso corretto, come quello della IARC, la parola “cancerogeno” indica qualcosa che causa un certo tipo di cancro, in sostanza: una sostanza è cancerogena o non lo è. La classificazione dello IARC, che prevede vari gruppi, non indica quali sostanze sono “più” o “meno” cancerogene, ma semplicemente esprime quanto si è sicuri che una sostanza sia davvero cancerogena. Per le sostanze nel “Gruppo 1”, quello dell’alcol, la certezza è ormai consolidata, per quelle comprese nel “Gruppo 2A” il livello di certezza è minore e così via. Man mano che si accumulano nuovi studi e conoscenze le cose possono cambiare, con lo spostamento di alcune sostanze da un gruppo all’altro (difficilmente quelle comprese nel “Gruppo 1” saranno riclassificate, considerato il livello di certezza sui loro effetti).Ogni agente cancerogeno agisce in modo diverso e ciò determina anche gli effetti sull’organismo. Nel “Gruppo 1” oltre all’alcol ci sono gli insaccati e il fumo, per esempio, il cui consumo ha effetti diversi ed è l’eventuale causa di particolari tipi di tumore.Il consumo di alcol può causare almeno sette diversi tipi di cancro, anche nel caso in cui se ne assumano quantità minime. Le aree più interessate sono: bocca e gola, laringe, esofago, colon-retto, fegato e seno (nelle donne). Gli effetti su altri organi non sono necessariamente legati al cancro, ma sono stati accertati rischi e danni a carico di: cervello, cuore, polmoni, stomaco, pancreas, colecisti, reni, vescica e apparato riproduttivo.I rischi derivanti dal consumo di più sostanze cancerogene si possono sommare, come nel caso del bere sostanze alcoliche e del fumo. È stato rilevato che le persone che bevono e fumano hanno un rischio più alto di sviluppare tipi di cancro come quelli al cavo orale, alla laringe e all’esofago, rispetto alle persone che o fumano o consumano alcol.Il famoso bicchiere di vino rosso al giornoCome segnalano studi e istituzioni scientifiche, compresa l’OMS, il mito secondo il quale “un bicchiere di vino rosso al giorno fa bene al cuore” non ha prove scientifiche convincenti. Le ricerche che lo hanno ipotizzato si sono basate per lo più su esperienze osservazionali (dove i gruppi di ricerca si limitano a osservare i fenomeni) senza tenere in considerazione condizioni di salute preesistenti.Anche nel caso in cui ci fossero benefici, questi non sarebbero comunque tali da superare i danni che causa il consumo di alcol. Il consenso nella letteratura scientifica è che qualsiasi quantità di alcol consumata fa aumentare i rischi per la salute. «Il dibattito sui possibili e cosiddetti “effetti protettivi” dell’alcol distoglie l’attenzione dal più grande contesto dei danni causati dall’alcol; per esempio, anche se è ormai chiaro che l’alcol può causare il cancro, questo fatto non è ancora ampiamente noto alle persone nella maggior parte dei paesi», dice l’OMS.Un mondo di alcolTra molti c’è la percezione che la maggior parte delle persone consumi alcol, ma in realtà si stima che il 57 per cento della popolazione mondiale non lo faccia. Questa maggioranza è quasi sempre sottorappresentata, sia a causa delle massicce campagne pubblicitarie che invitano a bere, sia per la presenza degli alcolici in numerosi prodotti culturali (serie tv, film, libri, fumetti, per citarne alcuni). C’è anche una certa pressione sociale nei confronti di chi non beve alcol o vorrebbe provare a smettere, che spesso viene trascurata e sottostimata.– Leggi anche: Beviamo da un pezzoL’idea che un consumo moderato di alcol comporti pochi rischi deriva spesso dalle leggi, per esempio quelle che impongono un limite massimo di alcol nel sangue per poter guidare, o dalle pubblicità dei produttori di bevande alcoliche che ricordano di “bere responsabilmente”. Segnali e messaggi di questo tipo non mettono in evidenza i rischi per la salute, e soprattutto la loro esistenza a prescindere dalla quantità di alcol consumato.La legge in Irlanda con le indicazioni su rischi e danni causati dall’alcol è un primo tentativo nella direzione indicata dalle istituzioni sanitarie per rendere più consapevoli i consumatori di bevande alcoliche, in modo da fornire più elementi sui rischi e la pericolosità di alcuni comportamenti. Una ricerca condotta nello Yukon, nel nord-ovest del Canada, ha rilevato che l’aggiunta delle etichette di avvertimento ha fatto ridurre le vendite dei prodotti alcolici del 7 per cento rispetto alle aree del paese dove non sono impiegati gli avvertimenti sulle confezioni. Sull’efficacia di questo approccio mancano comunque studi più ampi e strutturati, benché ci siano dati più attendibili sugli effetti positivi che ha comportato l’introduzione delle etichette sui prodotti del tabacco in molti paesi.Alcol e altre drogheProprio perché ogni sostanza agisce diversamente sul nostro organismo, e in modo ancora diverso da persona a persona (siamo fatti tutti diversamente e ci comportiamo in modo diverso), è molto difficile stabilire quali droghe abbiano possibili effetti negativi per la salute più di altre. Uno studio che viene spesso citato risale al 2007 e fu pubblicato sulla rivista medica The Lancet, quando un gruppo di ricerca provò a stimare gli effetti negativi sia in termini di dipendenza sia di danno fisico di numerose sostanze che solitamente chiamiamo “droghe”, alcol compreso. Dallo studio era emerso che alcuni anabolizzanti, cannabis, LSD ed ecstasy possono avere effetti negativi inferiori rispetto all’alcol.Una valutazione sulla pericolosità relativa delle droghe effettuata nell’Unione Europea nel 2015 segnalò che in generale la sostanza più dannosa è l’alcol con un punteggio di 72 su 100 nella scala di pericolosità. L’alcol era prima dell’eroina (55) e del crack (50). Le altre 17 sostanze considerate avevano ottenuto un punteggio pari o inferiore a 38, cioè quello assegnato alla cocaina. Il punteggio del tabacco era superiore a quello della cannabis, e ancora minori erano i punteggi dell’MDMA e dell’LSD. È bene comunque ricordare che più le sostanze sono diverse più è difficile metterle a confronto e valutare i relativi fattori di rischio.CostiCosì come si tende a pensare che ci siano più consumatori di alcol che persone che si astengono, c’è anche una percezione alquanto diffusa sul fatto che i danni causati dall’alcol siano dovuti a un gruppo minoritario di forti bevitori. In realtà gli effetti negativi principali dell’alcol (cancro, infortuni e violenza) sono distribuiti ampiamente nella popolazione, anche tra chi consuma dosi relativamente basse di alcolici, come spiega l’Istituto superiore di sanità:Anche se i forti consumatori di alcol sono indubbiamente ad alto rischio di danni alcol-correlati, contribuiscono solo in minima parte al totale delle vittime di alcol ma rappresentano comunque per l’industria il target di consumatori dai quali deriva gran parte del profitto. Di conseguenza, anche la riduzione dei consumatori a rischio e dannosi non è un obiettivo realisticamente supportato o supportabile da un approccio mirato a trarre il massimo profitto dalla commercializzazione del prodotto. In questo “paradosso della prevenzione”, la maggior parte dei danni correlati all’alcol si verifica tra i consumatori di alcol a rischio da basso a moderato semplicemente perché sono più numerosi nella popolazione.ItaliaSecondo l’ultimo rapporto sul consumo di alcol realizzato nel 2020 dall’ISTAT con dati riferiti all’anno precedente, il 66,8 per cento della popolazione maggiore di 11 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica all’anno. La quantità di consumatori di alcolici abituali (almeno una porzione al giorno) è pari al 20,2 per cento, in riduzione rispetto a dieci anni prima quando era il 27 per cento. La quota di persone che consumano occasionalmente alcol è invece passata dal 41,5 per cento del 2009 al 46,6 per cento del 2019.È stato calcolato che in media ogni giorno in Europa muoiono 800 persone per cause riconducibili al consumo di alcol. In Italia ogni giorno muoiono in media 48 persone a causa dell’alcol, circa 17mila ogni anno.***Il Telefono Verde Alcol (TVAl) 800 632000 è un servizio nazionale di ascolto per il contrasto al consumo rischioso e dannoso di bevande alcoliche, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16. Il servizio è anonimo e gratuito sotto la responsabilità del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità. LEGGI TUTTO

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    Come mai bere alcol di giorno sembra dare un effetto diverso

    Con l’inizio della stagione calda aumentano le probabilità di bere bevande alcoliche nelle ore centrali della giornata, tra un aperitivo anticipato e una birra per rinfrescarsi a pranzo o a metà pomeriggio. Chi lo fa segnala spesso di avere una sensazione diversa da quella del consumo di alcolici la sera, come se bere nelle ore diurne sortisse maggiori effetti e lasciasse più inebriati, se non proprio brilli. Non ci sono molte ricerche scientifiche per confermare o smentire questa impressione, ma ci sono comunque alcuni indizi che riguardano sia le nostre abitudini quando beviamo sia il modo in cui smaltiamo l’alcol, comunque dannoso per il nostro organismo.Che cosa ci fa l’alcolIn generale, l’ubriachezza deriva dall’effetto tossico dell’alcol (etanolo), per questo si parla spesso di “intossicazione da alcol” o “avvelenamento da alcol” per i casi gravi, nei quali la concentrazione di questa sostanza nel sangue diventa molto alta. Quando beviamo un bicchiere di vino, un cocktail o una birra, l’alcol contenuto nella bevanda viene rapidamente assorbito dallo stomaco e in seguito dall’intestino tenue, finendo con il distribuirsi nell’organismo. Il compito di smaltirlo spetta soprattutto al fegato che trasforma l’etanolo in acetaldeide e successivamente in acido acetico.È un lavoro molto intenso e il fegato riesce a smaltirne solo una certa quantità in un intervallo di tempo, pari a circa 8 grammi all’ora per una persona adulta di medio peso (intorno ai 70 chilogrammi). In un bicchiere di vino di media gradazione – quindi 12° – ci sono circa 10-12 grammi di etanolo, di conseguenza il tempo per smaltirlo nel nostro esempio è di poco più di un’ora, ma se si bevono più bicchieri o bevande con una gradazione alcolica più alta il tempo per smaltire l’etanolo aumenta molto.Oltre a far lavorare di più il fegato, circostanza che se si ripete spesso può portare a infiammazioni e malattie dell’organo come la cirrosi, l’alcol in generale fa aumentare il rischio di cancro. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) delle Nazioni Unite ha inserito da tempo le bevande alcoliche nel “Gruppo 1” delle sostanze cancerogene. In questo gruppo sono comprese le sostanze per le quali ci sono dati sufficienti e solidi per dimostrare che fanno aumentare inequivocabilmente il rischio dell’insorgenza di un tumore. Nel medesimo gruppo ci sono anche l’amianto, il fumo e gli insaccati, per esempio.– Ascolta anche: La puntata di “Ci vuole una scienza” su vino e rischio tumoriIl senso di ebbrezza che si ha dopo una bevuta dipende soprattutto dagli effetti dell’alcol sul sistema nervoso centrale. La sua presenza comporta una depressione di alcune attività dei neuroni e ha un effetto rilassante e ansiolitico, accompagnato da una disinibizione del comportamento. Ci sono effetti a carico del sistema cardiocircolatorio, con un aumento del flusso sanguigno, una maggiore perdita di calore (si ha l’impressione di avere più caldo, ma in realtà la termoregolazione diventa meno efficiente, quindi d’inverno una grappa non “scalda”) e una maggiore attività cardiaca, a volte accompagnata da aritmie e pressione sanguigna più alta. Nel caso dei bevitori cronici, tutti questi effetti possono avere gravi conseguenze a lungo termine, determinando un forte peggioramento della salute.Cibo e alcolCome abbiamo visto, l’assorbimento dell’alcol avviene in particolare a livello dello stomaco. Se beviamo qualcosa di alcolico a stomaco vuoto, il senso di ebbrezza potrà arrivare prima perché il passaggio dell’etanolo attraverso le pareti dello stomaco e dell’intestino tenue sarà pressoché immediato. Le cose di solito cambiano nel caso in cui si abbia lo stomaco pieno: l’assorbimento dell’alcol avverrà comunque, ma richiederà più tempo perché questo viene diluito nel cibo che è stato ingerito e ridotto in poltiglia con la masticazione. L’ebbrezza arriverà più gradualmente e se ne noteranno meno gli effetti, almeno all’inizio e a seconda di cosa e quanto si sta bevendo.Molto dipende anche dal cibo ingerito: alcuni alimenti come i carboidrati facilitano questo rallentamento rispetto ad altri. L’effetto è inoltre altamente soggettivo, perché siamo fatti tutti diversamente e ci sono componenti congenite e legate alle abitudini che determinano quanto ciascuno di noi regge il consumo di alcol (che dà comunque assuefazione).Sera e giornoDi sera è più probabile che si beva a stomaco pieno, per esempio perché si sta cenando o si è da poco finito di mangiare. In questo caso il senso di ebbrezza si manifesta più lentamente e ci si sente di avere più controllo di sé di quanto avviene per una birra bevuta in giornata a varie ore di distanza dall’ultimo pasto.L’effetto arriva prima e tendiamo a notarlo di più perché di solito di giorno dobbiamo svolgere più attività che richiedono concentrazione, rispetto a quanto avviene quando si esce a bere nelle ore serali e notturne dove il principale obiettivo è trovare la via da percorrere a piedi per tornare a casa o un taxi (mettersi alla guida dopo avere bevuto è rischioso per sé e per gli altri, oltre a essere vietato sopra una certa concentrazione di alcol nel sangue).Inoltre di giorno nella stagione calda si suda e ci si disidrata velocemente. Sopra un certo livello di disidratazione, l’effetto dell’intossicazione da alcol è più forte e ha maggiori conseguenze sul sistema nervoso centrale. È anche per questo motivo che dopo avere bevuto qualche bicchiere quando fa caldo il senso di ebbrezza è maggiore ed è spesso accompagnato da sensazioni poco gradevoli, come stordimento, capogiri e una generale sensazione di affaticamento. La minore quantità di acqua fa sì che siano in circolazione pochi minerali con ulteriori conseguenze sulle normali funzioni dell’organismo. L’alcol ha un effetto diuretico che porta a perdere ancora più velocemente i fluidi.Al di là di queste variabili, non ci sono molti elementi scientifici per sostenere che il nostro organismo gestisca diversamente l’alcol tra il giorno e la notte. Se dopo avere bevuto qualche bicchiere di giorno si iniziano ad avere i segni tipici del dopo sbornia (hangover), come mal di testa e di stomaco che di solito emergono il mattino dopo la bevuta, è semplicemente perché si è iniziato a bere prima del solito e l’organismo ha già smaltito una parte dell’alcol con tutte le conseguenze del caso.Quando si beve molto la sera, il successivo senso di malessere viene in parte stemperato dal fatto di andare a dormire. Il distaccamento dalla coscienza e dalla volontà dura svariate ore nelle quali l’organismo continua a smaltire l’alcol senza che ce ne rendiamo conto, ma al risveglio faremo comunque i conti con le conseguenze della disidratazione e dello scarso riposo. Interferendo con le attività del sistema nervoso centrale, l’alcol modifica le fasi del sonno, causa una maggiore quantità di microrisvegli e rende più difficile il recupero che ci consente al mattino di non sentire più la stanchezza.Tra l’ultimo bicchiere e il momento in cui si va a dormire viene di solito consigliato di attendere tra le tre e le quattro ore, ricordandosi di bere molta acqua nel frattempo o di fare un pasto. Il consiglio di bere acqua vale anche nel corso della giornata, evitando di provare a togliersi la sete con le bevande alcoliche.***Il Telefono Verde Alcol (TVAl) 800 632000 è un servizio nazionale di ascolto per il contrasto al consumo rischioso e dannoso di bevande alcoliche, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16. Il servizio è anonimo e gratuito sotto la responsabilità del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità. LEGGI TUTTO

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    In Irlanda le etichette degli alcolici dovranno indicare i rischi per la salute

    Il ministro della Salute dell’Irlanda, Stephen Donnelly, ha firmato oggi una discussa legge che renderà obbligatoria l’indicazione sulle etichette degli alcolici di varie informazioni sulla salute, dalle calorie per ogni porzione al rischio di sviluppare tumori e altre malattie. I produttori di alcolici avranno tre anni per mettersi in regola, modificando le etichette dei loro prodotti. La firma della legge era attesa da tempo, considerato che il governo irlandese aveva annunciato le nuove regole mesi fa, ricevendo critiche soprattuto dai grandi produttori di vino, birra e altre bevande alcoliche.La nuova legge è la prima di questo genere a richiedere indicazioni così dettagliate e avvisi sulla salute, come avviene già da tempo per le sigarette. Per questo motivo l’Irlanda aveva prima chiesto un parere alla Commissione Europea e all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), in modo da non rischiare sanzioni o di dover correggere alcune parti del nuovo provvedimento una volta entrato in vigore.In un comunicato, Donnelly ha detto che l’Irlanda «è il primo paese al mondo a introdurre indicazioni sulle etichette legate alla salute sui prodotti alcolici» e che confida ci possano essere «altri paesi che seguiranno il nostro esempio». Al momento nessun altro paese europeo ha comunque annunciato iniziative simili, anche perché alcuni paesi come Italia e Spagna avevano protestato per la scelta dell’Irlanda rivolgendosi alla Commissione Europea. Diversi esponenti del governo italiano avevano criticato duramente l’Irlanda e sostenuto che una legge di questo tipo avrebbe penalizzato le esportazioni di vino.Entro il 22 maggio 2026, tutti i produttori di alcolici dovranno indicare sulle etichette di ogni bottiglia e lattina l’apporto calorico dei loro prodotti, accompagnato da avvisi sul rischio di cancro derivante dal consumo di alcol e di altre malattie, come per esempio quelle legate al fegato. Le indicazioni dovranno essere riportate anche ai banconi dei bar e dei pub che somministrano birra alla spina e altre bevande alcoliche.Drinks Ireland, uno dei più grandi gruppi d’interesse in Irlanda legato alla produzione e alla vendita delle bibite alcoliche, ha criticato la legge dicendo che potrebbe indurre alcuni produttori di vino a non esportare più i loro prodotti in Irlanda, per evitare di dover utilizzare etichette diverse da quelle impiegate nel resto del mondo. Secondo l’organizzazione la scelta per i consumatori si potrebbe quindi ridurre, ma è ancora presto per capire come si regoleranno i produttori europei in un mercato comunque molto importante come quello irlandese.Altri gruppi di interesse nei mesi scorsi avevano detto di essere contrari alla nuova legge perché non ci sono elementi per sostenere che il consumo di vino e altri alcolici faccia aumentare il rischio di ammalarsi di cancro. In realtà la questione è stata studiata per decenni e – sulla base delle numerose ricerche scientifiche svolte – l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) delle Nazioni Unite ha inserito da tempo le bevande alcoliche nel “Gruppo 1” delle sostanze cancerogene. In questo gruppo sono comprese le sostanze per le quali ci sono dati sufficienti e solidi per dimostrare che fanno aumentare inequivocabilmente il rischio dell’insorgenza di un tumore. Nel medesimo gruppo ci sono anche l’amianto, il fumo e gli insaccati, per esempio.– Ascolta anche: La puntata di “Ci vuole una scienza” su vino e rischio tumoriLe sostanze negli altri gruppi non sono necessariamente meno rischiose per la nostra salute, ma semplicemente si trovano in classi più basse di rischio perché non ci sono ancora studi convincenti come per quelli del Gruppo 1 (e potrebbero non esserci mai). Una sostanza è cancerogena oppure non lo è: la parola stessa “cancerogeno” indica qualcosa che fa aumentare il rischio di insorgenza di un certo tipo di tumore. Ogni cancerogeno agisce in modo diverso su un rischio che varia a seconda del tipo di tumore e che dipende da come si è fatti e dal proprio stile di vita.Nell’Unione Europea si parla da tempo della possibilità di introdurre etichette che mettano meglio in evidenza i rischi per la salute legati al consumo di determinate sostanze, un po’ come si fa già con il fumo. Per questo nei mesi scorsi alcuni paesi avevano chiesto all’Irlanda di attendere che fossero introdotte regole comuni, che potrebbero però escludere alcune indicazioni come i rischi legati ai tumori. Si è per esempio parlato della possibilità di inserire nelle etichette rimandi ai siti web dei produttori, con indicazioni più dettagliate, ma che secondo i detrattori sarebbero meno efficaci nel segnalare la presenza dei rischi. LEGGI TUTTO