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    Imane Khelif: la polemica antisportiva che nasconde pregiudizi e ignoranza

    Negli ultimi giorni non si è fatto altro che parlare del caso di Imane Khelif alle Olimpiadi 2024. L’atleta di boxe che nella giornata di oggi si è scontrata con l’italiana Angela Carini negli ottavi di finale dei pesi welter femminili. L’incontro è stato preceduto da una serie di polemiche da parte della classe politica italiana. La diatriba contro Khelif è proseguita anche al termine del match, a seguito dell’abbandono della competizione da parte dell’atleta azzurra. Imane Khelif e Angela Carini al termine dell’incontro – Nanopress.itNonostante Comitato Olimpico Internazionale (Cio) abbia ammesso Imane Khelif alle competizioni, essendo stata dichiara in linea con “le norme di ammissibilità e iscrizione alla competizione nonché a tutte le norme mediche”; politici, come Matteo Salvini o Eugenia Roccella, non solo si sono opposti alla sua partecipazione, ma hanno anche creato l’ennesimo becero dibattito che ha posto al centro dell’attenzione mediatica l’identità sessuale di una persona in modo violento e discriminatorio.Il match tra Imane Khelif e Angela CariniDell’incontro tra Imane Khelif e Angela Carini si è iniziato a parlare giorni fa. Le destre del nostro Paese fin da subito si sono opposte, definendo il match uno scontro impari. Questo a causa del fatto che la 25enne algerina è intersessuale. L’intersessualità è una caratteristica biologica che appartiene a circa l’1,9% della popolazione mondiale e che prevede livelli di testosterone più alti della media (in parole semplici).A tal proposito, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha criticato la decisione del Comitato Olimpico Internazionale, definendo la ragazza “un pugile trans”, errando. Lo stesso ha fatto la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, la quale ha affermato:“Desta grande preoccupazione sapere che in gare di pugilato femminili alle Olimpiadi siano stati ammessi uomini che si identificano come donne”. A queste visioni si è allineata anche la presidente Giorgia Meloni affermando di non essere d’accordo con la competizione proprio perché poco equa. Imane Khelif – Nanopress.itIl dibattito si è poi diffuso in tutto il mondo, dividendo coloro che si conformano alla visione della destra italiana e coloro che, invece, vedono la questione come “un’offensiva pagliacciata”.Ad accentuare la situazione surreale vi è poi stata la reazione dell’atleta italiana in gara, Angela Carini, la quale ha deciso di abbandonare il match dopo soli pochi secondi dall’inizio. Questo a causa – come ha affermato Carini durante un’intervista – del troppo dolore sentito dopo il primo pugno sferrato dall’avversaria. Va specificato che la pugile algerina ha perso nel corso delle Olimpiadi 2024 ben cinque match, questo vuol dire che altre donne sono riuscita a batterla, in conformità a quanto stabilito dal Comitato che l’ha ammessa alle competizioni.Il caso sportivo che diventa una questione politicaQuello che sta accadendo nelle ultime ore è frutto di un’arretratezza di pensiero che caratterizza l’Italia. Oltre a testimoniare una profonda mancanza di rispetto verso coloro che non si conformano a “standard classici” di qualsiasi tipo.L’intersessualità è una condizione genetica che può essere scoperta in tenera età o anche in età avanzata. In Italia vi è una forte ignoranza in tal senso, dettata anche dal fatto che la linea di gran parte dei medici nei confronti delle persone interessate e delle loro famiglie è quella dell’occultamento. Come riportato da “L’Espresso” il rapporto “Diritto e intersessualità” dell’Istituto Superiore della Sanità stabilisce che l’ordinamento italiano “non riconosce la specificità della condizione intersex, per cui occorre ricomporre il quadro delle tutele a partire dai diritti e dalle libertà previste nella Costituzione, dall’ordinamento dell’Unione Europea e dal diritto internazionale”. Tutto ciò è stato poi utilizzato da alcuni politici italiani per confermare la loro linea transfobica, discriminatoria, violenta e per giunta errata, dato che Imane Khelif non è una donna trans.Ancor peggio, la giustificazione fornita dalla presidente Giorgia Meloni è quella di aver espresso tali considerazioni in tutela dei diritti delle donne. Questo, però, ponendo sulla ghigliottina mediatica un’altra giovane donna, all’interno di un contesto totalmente errato e, soprattutto, indagando su una sfera intima senza alcuna competenza e/o diritto di farlo. Tutto ciò ha svuotato l’incontro di qualsiasi sportività. LEGGI TUTTO

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    Fabrizio Corona: “La serie su Yara? Bossetti è convinto di essere un attore” | Ecco quanto gli avrebbe dato Netflix

    “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”, la docu-serie uscita su Netflix il 16 luglio scorso, resta tuttora nella top ten delle serie più viste sulla piattaforma di streaming online. Fabrizio Corona: “La serie su Yara? Bossetti è convinto di essere un attore” | Ecco quanto gli avrebbe dato Netflix – Nanopress.itSulla messa in onda del documentario è intervenuto anche Fabrizio Corona. L’ex re dei paparazzi ha commentato l’intervista a Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, e la scelta di pubblicare gli audio dei genitori di Yara, che nel corso di questi anni si sono sempre tenuti lontani da telecamere e sguardi indiscreti di giornalisti e televisione.“Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”: la serie dei record su NetflixNon era molto difficile immaginare, anche prima della sua uscita, che la serie riguardante l’omicidio di Yara Gambirasio sarebbe stata un successo di ascolti. La docu-serie resta, a tre settimane dalla sua uscita sulla piattaforma di streaming online, nella top ten delle più viste. Un risultato che era facilmente immaginabile visto quanta attenzione ha attirato su di sé l’omicidio della piccola Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate di Sopra, uccisa il 26 novembre del 2010, mentre rientrava a casa, dopo essere stata nella palestra in cui si allenava. La docu-serie su Yara – Nanopress.itIl corpo di Yara fu ritrovato soltanto nel febbraio dell’anno seguente, quando un aeromodellista rinvenne quello che restava della giovane ginnasta in un campo abbandonato di Chignolo d’Isola.Le parole di Fabrizio CoronaLa serie ha suscitato molto interesse e ha generato diverse reazioni, tra cui quella di Fabrizio Corona. Durante un’intervista al podcast MondoCash, Fabrizio Corona ha espresso il suo disappunto per la scelta di Netflix di pubblicare gli audio privati dei genitori di Yara, considerandola una forma di sciacallaggio e strumentalizzazione del dolore. Inoltre, ha criticato Massimo Bossetti, l’ex muratore condannato per l’omicidio di Yara, per il suo comportamento nella serie, affermando che si comporta come un attore e che sarebbe stato pagato profumatamente per la sua partecipazione. Netflix potrebbe aver sborsato 50mila euro per far comparire, l’ormai ex muratore di Mapello, nella docu-serie, ha detto Corona ai microfoni di MondoCash.La serie, diretta da Gianluca Neri, si compone di cinque episodi. Come sempre, c’è chi si è schierato a difesa di Massimo Bossetti, che ha sempre ribadito la sua innocenza e la completa estraneità ai fatti, e chi ha continuato a credere che a uccidere la piccola Yara sia stato proprio il muratore di Mapello. LEGGI TUTTO

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    Tragedia a Cermenate, bimbo di 4 anni si tuffa in piscina e non riemerge: morto dopo 4 giorni di agonia in ospedale

    La tragedia si è registrata la scorsa domenica mattina a Cermenate, provincia di Como, in una piscina pubblica in cui il piccolo si trovava insieme alla sua famiglia. Tragedia a Cermenate, bimbo di 4 anni si tuffa in piscina e non riemerge: morto dopo 4 giorni di agonia in ospedale – Nanopress.itQuando i bagnini del centro sportivo hanno recuperato il corpicino, il piccolo era già in stato di incoscienza. Nonostante il ricovero d’urgenza all’ospedale di Bergamo, non c’è stato nulla da fare.Tragedia a Cermenate, bimbo di 4 anni si tuffa in piscina e non riemergeSi è conclusa in maniera drammatica la vicenda del piccolo di 4 anni di Lomazzo, provincia di Como, che la scorsa domenica mattina è rimasto vittima di un incidente in una piscina pubblica di Cermenate, poco distante dal paese in cui viveva. Il piccolo è deceduto dopo 4 giorni di ricovero all’ospedale di Bergamo, dove era arrivato in condizioni disperate. Dal giorno dell’incidente, il bambino, di origini marocchine, non aveva più ripreso conoscenza. Stando a quanto ricostruito finora, il piccolo sarebbe passato dalla piscina baby a quella degli adulti senza che nessuno se ne accorgesse. Quando i bagnini del centro lo hanno recuperato, il bambino era già in stato di incoscienza. Trasferito con l’elisoccorso nel nosocomio piemontese, la notte scorsa i medici ne hanno dichiarato il decesso.Il piccolo è morto dopo 4 giorni di agonia – Nanopress.itSotto shock i familiari del piccolo e la comunità di Cermenate e di Lomazzo, dove la famiglia del bambino viveva da anni ed era ben integrata.Annegamenti: numeri in crescitaQuella di Carminate è l’ennesima tragedia che conferma quanto siano preoccupanti i dati sugli annegamenti in Italia. Ogni anno, più di 400 persone perdono la vita in acqua, e tra queste circa 40 sono minori. Negli ultimi dieci anni, il totale delle vittime è stato di circa 3.760, con 429 bambini e ragazzi coinvolti. Il Lazio ha registrato una media di 16 decessi per annegamento all’anno, mentre in tutto il centro Italia sono morti 55 minori tra il 2012 e il 2021.Appena una settimana fa sono morte quattro persone nei laghi italiani: Anisa, la bambina di 7 anni morta nel bioparco di Caraglio, Hanna Shabratska e il figlio Oleksiy, trovati senza vita nel lago di Garda, dove si erano tuffati per un bagno insieme, mentre un turista inglese ha perso la vita nel lago di Como. Il 17 luglio scorso due giovanissimi sono morti nel Brenta: uno di loro si è tuffato cercando di salvare l’amico che non sapeva nuotare. LEGGI TUTTO

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    Abusi sessuali su un’alunna disabile, arrestato insegnante di sostegno

    I fatti si sarebbero registrati in un istituto superiore di Livorno. A far scattare le indagini è stata la denuncia della dirigente scolastica, che avrebbe notato alcuni atteggiamenti anomali da parte del docente. Abusi sessuali su un’alunna disabile, arrestato insegnante di sostegno – Nanopress.itPer l’uomo è stata disposta dal gip la custodia cautelare, per il pericolo di reiterazione del reato.Abusi sessuali su un’alunna disabile, arrestato insegnante di sostegnoUn insegnante di sostegno di un istituto superiore di Livorno è stato arrestato, questa mattina, dai carabinieri della locale Compagnia con l’accusa di presunti abusi sessuali ai danni di un’alunna disabile minorenne. Il reato ipotizzato dalla procura è violenza sessuale pluriaggravata. A far scattare le indagini è stata la denuncia della dirigente scolastica, che avrebbe notato dei comportamenti anomali da parte del docente.L’uomo sarebbe stato notato in più occasioni in luoghi isolati e inaccessibili in compagnia dell’alunna. Non solo, l’indagato avrebbe rivolto – in più di una occasione – commenti offensivi ai danni di colleghe e alunne. Disposta la custodia cautelareIl gip ha disposto una perquisizione nell’abitazione del docente, durante la quale i carabinieri hanno trovato materiale informatico con contenuti sessualmente espliciti che l’indagato pare avesse tentato di criptare, come riferisce Tgcom24. Disposta la misura cautelare – Nanopress.itLa misura di custodia cautelare è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari per il pericolo di reiterazione del reato. L’indagato “risulta avere contatti con giovani e giovanissimi anche in relazione ad attività svolte nella sfera privata” ha spiegato il gip.Se condannato, l’insegnante potrebbe essere interdetto dai pubblici uffici, il che significa che non potrà più esercitare la professione o ricoprire altri incarichi pubblici. In alcuni casi, una condanna per reati sessuali può comportare l’inserimento del nome dell’indagato (nel caso in cui venisse condannato in maniera definitiva) in un registro dei sex offender, con conseguenze a lungo termine per la sua vita personale e professionale. LEGGI TUTTO

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    Due alpinisti morti in Friuli Venezia Giulia: sono precipitati sulla cima di Riofreddo

    I corpi delle due vittime sono stati individuati questa mattina dalle squadre del Soccorso Alpino, che dal pomeriggio di ieri stavano perlustrando la vetta alla ricerca dei due dispersi. Due alpinisti morti in Friuli Venezia Giulia: sono precipitati sulla cima di Riofreddo – Nanopress.itLe vittime sono due alpinisti austriaci, precipitati dallo Spigolo Comici da cui erano partiti per raggiungere la Cima di Riofreddo, una vetta di circa 800 metri. Due alpinisti morti in Friuli Venezia GiuliaSono stati individuati questa mattina i corpi dei due alpinisti dispersi dal pomeriggio di mercoledì, 31 luglio, quando sono partiti in direzione della Cima di Riofreddo, in Friuli Venezia Giulia. I due, entrambi austriaci, sarebbero precipitati dallo Spigolo Comici, da cui erano partiti per raggiungere la vetta. Recuperati i corpi dei due alpinisti – Nanopress.itIl loro mancato rientro ha fatto scattare l’allarme e sono partite le ricerche degli uomini del Soccorso Alpino e dei militari della Guardia di Finanza. Dopo diverse ore di perlustrazione in elicottero, sono stati individuati e recuperati i corpi delle due vittime. L’auto con cui i due alpinisti erano arrivati al rifugio era ferma al parcheggio in Val Saisera. Da lì sono scattate le ricerche, concluse nella maniera più drammatica. LEGGI TUTTO

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    Orrore a Latina, fratellini di 6 e 8 anni bastonati e abbandonati tra topi e sporcizia: la mamma a processo

    Il più piccolo dei due fratellini è rimasto cieco, mentre il più grande ha riportato una deformazione permanente all’omero. Orrore a Latina, fratellini di 6 e 8 anni bastonati e abbandonati tra topi e sporcizia: la mamma a processo – Nanopress.itLa madre i due bambini, una giovane di 26 anni, è ora a processo per maltrattamenti e lesioni. Il legale della donna ha riferito che la sua assistita era vittima di maltrattamenti da parte del compagno, ma al momento resta la giovane donna l’unica indagata.Orrore a Latina, fratellini di 6 e 8 anni bastonati e abbandonati tra topi e sporciziaUn inferno in terra quello vissuto da due fratellini di 6 e 8 anni residenti ad Aprilia, in provincia di Latina, e scoperto da un agente della Squadra Mobile, che ha trovato i due bambini in condizioni disumane. I piccoli si trovavano in un casolare abbandonato di via Chiana, ad Aprilia, quando nel maggio dello scorso anno, l’agente – oggi chiamata a testimoniare in Tribunale – ha fatto la drammatica scoperta. Quello che è emerso dalle indagini si fa fatica persino a raccontarlo. I piccoli erano stati abbandonati tra topi e sporcizia. I due bambini erano pieni di morsi di topi su tutto il corpo quando sono stati messi in salvo dai poliziotti. Avevano bruciature di sigaretta e da acqua bollente.  Non solo, oltre al danno psicologico, i due bambini hanno riportati danni fisici permanenti. Il più piccolo è rimasto cieco, il più grande ha riportato una deformazione permanente all’omero.I maltrattamenti sarebbero andati avanti per oltre un anno. Nel casolare in cui sono stati poi ritrovati, i due fratellini erano arrivati nel marzo del 2022 insieme alla madre e al compagno di lei.La madre a processoAl momento l’unica indagata per l’orrore inflitto ai due fratellini è la madre, una giovane di 26 anni, che stava tentando la fuga in Francia (dove ha altri due figli) quando è stata fermata dagli agenti. La madre fermata al confine con la Francia – Nanopress.itSulla donna pendono le accuse di lesioni e maltrattamenti. Stando a quanto riferito dal suo legale, la 26enne era lei stessa vittima dei maltrattamenti del compagno, ma su questa ipotesi saranno le indagini a fare chiarezza. Il processo dovrà mettere in luce eventuali responsabilità da parte di terzi. Quando i piccoli sono stati tratti in salvo non erano neppure in grado di parlare, come l’agente stessa ha raccontato nel corso della deposizione in Tribunale. LEGGI TUTTO

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    Bambino scomparso a Locorotondo: il piccolo Domenico ha percorso 5 chilometri, ma nessuno lo ha visto

    Il lieto fine di quello che poteva diventare l’ennesimo caso di cronaca nera lascia ancora tanti dubbi da chiarire, sui quali stanno cercando di fare luce i carabinieri di Locorotondo, la località in provincia di Bari dove, martedì mattina, è scomparso il piccolo Domenico. Bambino scomparso a Locorotondo: il piccolo Domenico ha percorso 5 chilometri, ma nessuno lo ha visto – Nanopress.it (Foto da Paese Vivrai)Il bambino, due anni ancora da compiere, è stato ritrovato intorno alle 19, quando il titolare di una serigrafia lo ha notato in strada e ha immediatamente lanciato l’allarme.Bambino scomparso a Locorotondo: il piccolo Domenico è stato ritrovatoCosa sia accaduto tra le 11 di martedì 30 luglio e le 19 di quello stesso giorno saranno le indagini dei carabinieri di Locorotondo a chiarirlo. Quel che è certo è che un bambino di quasi due anni, il piccolo Domenico, è scomparso mentre giocava nello spazio antistante la sua abitazione, una villetta immersa nel verde delle campagne baresi. Quando la mamma si è accorta della sua scomparsa, ha immediatamente lanciato l’allarme.Le ricerche sono partite subito. Volontari e forze dell’ordine hanno battuto la zona palmo a palmo, finché il titolare di una serigrafia (a cinque chilometri da Locorotondo) non ha notato il piccolo Domenico rannicchiato sotto un albero, e ha immediatamente contattato le forze dell’ordine. Il piccolo era impaurito e visibilmente scosso, ma le sue condizioni generali sono state giudicate buone. Ecco come è stato ritrovato il bambino di Locorotondo.Un vero miracolo.Dario Baccaro Eroe.@Quirinale queste sono medaglie al valore da dare. pic.twitter.com/TQp5lJ26xk— Donnie Brasco (@Si_Si_come_no) July 31, 2024 È stato trasferito in ospedale per medicare una piccola ferita alla testa e per accertarne lo stato di salute. Dopo i controlli del caso, il piccolo ha fatto ritorno a casa, dalla mamma, dal papà e dai tre fratellini, che hanno vissuto ore di angoscia nell’attesa di ritrovarlo.I dubbi degli inquirentiSulla scomparsa e sul ritrovamento del piccolo Domenico è stata quindi aperta un’indagine. Quando è stato ritrovato, il bambino era a circa cinque chilometri da casa. Quello che si chiede chi indaga è come abbia fatto un bambino così piccolo a percorrere una distanza tanto lunga senza essere visto da nessuno, dato che avrebbe percorso un’arteria stradale piuttosto trafficata. Un’altra domanda a cui rispondere è come si sia procurato la ferita alla testa. Il sindaco di Locorotondo ha precisato che saranno le forze dell’ordine a chiarire cosa sia accaduto in quelle 7/8 ore tra la scomparsa e il ritrovamento del piccolo Domenico. “Ora è tempo di festeggiare”, ha detto il primo cittadino.Anche il papà del bambino ci ha tenuto a ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per le ricerche del figlio. Ai microfoni dei giornalisti, visibilmente commosso, l’uomo ha affidato le prime parole che è riuscito a mettere insieme dopo il grande spavento: “Non finirò mai di esservi grato”, ha detto, rivolgendosi a quanti si sono adoperati nelle ricerche. LEGGI TUTTO

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    Come si comporta il cervello nei momenti da ricordare

    Diverse ricerche di neuroscienze pubblicate negli ultimi decenni hanno permesso di scoprire che la conversione delle esperienze quotidiane in ricordi permanenti avviene per una sua parte significativa quando dormiamo. Il sonno agisce sul cervello come una specie di pulizia della memoria, utile a stabilire quali pensieri trattenere e quali scartare. Se una selezione del genere non fosse normale, in una certa misura, ricorderemmo qualsiasi cosa: come il protagonista del racconto Funes el memorioso, dello scrittore argentino Jorge Luis Borges.Un importante studio pubblicato a marzo sulla rivista Science e seguito da altri studi sullo stesso argomento ha descritto un processo neurofisiologico osservato nei topi, che potrebbe spiegare come il cervello dei mammiferi riconosce, tra le molte attività quotidiane, quelle che diventeranno ricordi a lungo termine. Le “contrassegna” con improvvise e potenti onde cerebrali ad alta frequenza, che vengono poi attivate in momenti successivi di riposo e durante il sonno. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricerca della New York University, guidato dall’influente neuroscienziato ungherese György Buzsáki, che si occupa da oltre trent’anni di studi sull’ippocampo, una delle aree del cervello responsabili della memoria.
    Le onde cerebrali sono oscillazioni di vario tipo prodotte dall’attività elettrica del tessuto nervoso nel sistema nervoso centrale, di solito rappresentate attraverso tracciati ottenuti tramite l’elettroencefalogramma poligrafico, che possono anche essere convertite in suoni (e persino in composizioni). Il tipo particolare di attività cerebrale studiato da Buzsáki e da altri è detto «increspature delle onde acute» (sharp wave ripples, SWR), secondo una definizione data alla fine degli anni Settanta dal neuroscienziato inglese e premio Nobel John O’Keefe, che le aveva osservate mentre studiava la memoria spaziale dei ratti.
    Le increspature delle onde acute sono generate dall’attivazione di molte migliaia di neuroni con una frequenza di pochi millisecondi: si verificano principalmente durante il sonno, ma anche in stato di veglia, quando il cervello riposa tra un’attività e un’altra. Che fossero coinvolte nel consolidamento e nella conservazione dei ricordi era noto da precedenti studi del gruppo di Buzsáki e di altri gruppi. Quello pubblicato a marzo su Science è però il primo studio a suggerire che queste specifiche oscillazioni siano coinvolte anche nel processo di selezione delle esperienze da fissare nella memoria a lungo termine.

    – Leggi anche: Ogni giorno facciamo un sacco di cose senza pensarci

    Per condurre lo studio il gruppo di ricerca guidato da Buzsáki ha impiantato degli elettrodi nell’ippocampo di un gruppo di topi in laboratorio, in modo da registrare le loro onde cerebrali mentre completavano una serie di percorsi in un labirinto, intervallati da pause indotte nella loro attività esplorativa (uno zuccherino diluito in una soluzione). Di ciascun individuo hanno registrato l’attività cerebrale di diverse centinaia di neuroni simultaneamente. Sebbene le increspature delle onde acute dell’ippocampo siano uno degli eventi cerebrali più simultanei in assoluto tra quelli osservati nel cervello dei mammiferi, i neuroni che le generano non si attivano tutti nello stesso momento ma in sequenza.
    Per provare a capire il funzionamento di queste particolari oscillazioni è utile immaginare «una melodia al pianoforte», ha detto a Quanta Magazine Daniel Bendor, un neuroscienziato della University College London non coinvolto nello studio del gruppo di Buzsáki. Una sequenza specifica di neuroni si attiva per registrare un’esperienza, più o meno come un pianista batte i tasti della tastiera in un certo ordine. Poi, durante il sonno, il cervello ripete quella sequenza ma più velocemente, centinaia o migliaia di volte. E le increspature delle onde acute si propagano dall’ippocampo, che è una specie di stazione di passaggio per i ricordi episodici di particolari esperienze, verso la corteccia, che è coinvolta nella memoria a lungo termine.

    – Leggi anche: L’uomo che non dimenticava nulla

    Il gruppo di ricerca guidato da Buzsáki ha scoperto che ogni sequenza, cioè ogni ordine specifico di attivazione dei neuroni, «codificava» una particolare sezione del labirinto attraversata dai topi. E ha scoperto che i neuroni si attivavano poi secondo la stessa sequenza ma a velocità maggiore in momenti in cui i topi riposavano tra un’attività e un’altra, e mentre dormivano.
    I percorsi compiuti dai topi nel labirinto e subito seguiti da 5-20 increspature delle onde acute, durante la momentanea inattività indotta, erano quelli che venivano riprodotti di più anche durante il sonno, attraverso serie di 2-4mila increspature. Il giorno successivo i topi mostravano di ricordare di più le sezioni di labirinto associati alle increspature, mentre i percorsi seguiti da pochissime o nessuna increspatura – sia durante le pause momentanee che durante il sonno – non erano diventati ricordi duraturi.
    Il nuovo studio ha prima di tutto confermato un modello noto da tempo: gli esseri umani e gli altri mammiferi fanno esperienza dell’ambiente per alcuni istanti, poi si fermano, poi riprendono l’esplorazione, poi si fermano ancora, e così via. Dopo aver prestato attenzione a qualcosa, scrivono gli autori e le autrici dello studio, il cervello passa spesso a una modalità di provvisoria rivalutazione «inattiva», sia durante il giorno che nel sonno, in modo da rafforzare le connessioni tra le cellule coinvolte nel processo di memorizzazione.

    – Leggi anche: La rabbia è contagiosa, almeno nei topi

    Lo studio più recente di Buzsáki e dei suoi colleghi è il primo loro studio a mostrare increspature delle onde acute nella fase di esplorazione attiva, suggerendo l’ipotesi che siano parte di un meccanismo innato e inconscio di «etichettatura» delle esperienze con schemi neuronali che si attivano poi in un secondo momento. «Molte parti della nostra esperienza di veglia vengono ritagliate e legate insieme ad altre esperienze utilizzando questo schema nell’ippocampo», ha detto Buzsáki a Discover Magazine.
    È come se il cervello avesse due diverse modalità: una di acquisizione e una di archiviazione. Non è del tutto a riposo quando siamo inattivi, perché rielabora ciò che è stato «contrassegnato» durante l’attività. «Le increspature delle onde acute si verificano quando non siamo attenti, ma sono importanti quanto lo è la modalità attiva», ha detto Buzsáki. Ed è questa la ragione per cui le pause sono necessarie per il funzionamento del cervello e della memoria, come mostrano da tempo diversi studi, anche molto recenti, sugli effetti della privazione del sonno su vari processi neurofisiologici e sui comportamenti.
    Non è chiaro come né perché questo sistema si sia evoluto nei mammiferi, ha detto la ricercatrice Wannan Yang, coautrice dello studio, in un comunicato stampa diffuso dal centro ospedaliero universitario della New York University. «Future ricerche potrebbero tuttavia mostrare che dispositivi o terapie in grado di regolare le increspature delle onde acute possono migliorare la memoria o addirittura ridurre il ricordo di eventi traumatici», ha aggiunto Yang. Interrompere le increspature potrebbe diventare, per esempio, parte di un trattamento per condizioni come il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), in cui le persone ricordano determinate esperienze in modo troppo vivido.

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    Lo studio pubblicato a marzo su Science ha fornito informazioni rilevanti sugli schemi di attivazione neuronale attraverso cui il cervello, non soltanto durante il sonno ma anche durante le pause, rafforza il ricordo di determinate esperienze. Lascia tuttavia inevasa la domanda sul perché alcune esperienze siano conservate e altre no. A volte le esperienze che ricordiamo sembrano del tutto casuali o irrilevanti, e comunque diverse da ciò che selezioneremmo se potessimo scegliere, perché è come se il cervello stabilisse priorità diverse, ha detto a Quanta Magazine Loren Frank, neuroscienziato della University of California.
    Dal momento che le esperienze nuove e quelle di grande impatto emotivo tendono a essere ricordate meglio, secondo Frank è possibile che siano le oscillazioni interne dei livelli di determinati neuromodulatori e neurotrasmettitori, come la dopamina o l’adrenalina, a influenzare i neuroni responsabili della selezione delle esperienze da ricordare. LEGGI TUTTO