Chi mangia velocemente si è sentito dire almeno una volta nella vita di masticare piano perché “la prima digestione avviene nella bocca”. Questo invito è di solito accompagnato dal consiglio di masticare un preciso numero di volte: 32, cioè tante quanti i denti che si hanno in bocca, oppure per i credenti 33 “come gli anni di Cristo”. Benché non ci sia in realtà una quantità universalmente riconosciuta, e buona per tutte, indugiare un poco sulla masticazione a ogni boccone può essere una buona pratica per digerire più facilmente gli alimenti e perfino per rendere più efficace una dieta dimagrante.
Impariamo a masticare da piccoli e continuiamo a farlo per tutta la vita quando mangiamo qualcosa. I denti sono i principali protagonisti della masticazione: ci aiutano a strappare il cibo e a sminuzzarlo, riducendolo in frammenti sempre più piccoli. Lingua e palato favoriscono questo processo insieme alla produzione di saliva, che si mischia al cibo sminuzzato contribuendo ad ammorbidirlo e ad amalgamarlo in modo da poterlo ingoiare e aiutare il suo passaggio nell’esofago, il “tubo” che mette in comunicazione la bocca con lo stomaco.
Una volta raggiunto lo stomaco, il cibo masticato e ingoiato si tuffa nei , la cui forte acidità contribuisce a scomporlo nelle sostanze nutrienti che saranno poi assimilate dall’intestino. Lo stomaco ha una grande capacità digestiva, ma avendo a disposizione solamente strutture molli e non ossee come la bocca può impiegare molto tempo a scomporre parti di cibo poco sminuzzate, magari ingoiate durante un pasto fatto di fretta.
Alcuni alimenti, infatti, non possono essere sempre scomposti dallo stomaco se sono stati ingeriti interi. Il rivestimento esterno del mais, per esempio, difficilmente si scompone in seguito all’azione dei succhi gastrici, ed è il motivo per cui dopo un’abbuffata di pop-corn o una più sobria insalata mista talvolta si trova con sorpresa un chicco di mais rimasto intero nonostante il lungo viaggio attraverso tutto l’apparato digerente. La presenza giallo vivo prima di azionare lo sciacquone è la dimostrazione che alcuni alimenti se non sono sminuzzati con la masticazione rimangono poco o per nulla accessibili e non vengono digeriti.
Qualche chicco di mais mal digerito ogni tanto non è certo un problema, ma ci sono casi in cui una masticazione scorretta può avere conseguenze. Le persone con problemi ai denti, o all’articolazione che comprende la mandibola, non riescono a sminuzzare più di tanto gli alimenti e di conseguenza hanno maggiori probabilità di avere digestivi. Tra i più frequenti ci sono un senso di fastidio, o dolore, nella parte superiore dell’addome in prossimità della parte alta dello stomaco (dispepsia) e acidità o crampi addominali.
Oltre a favorire la digestione, masticare con una certa calma aiuta l’organismo a sviluppare la sensazione di sazietà. L’apparato digerente impiega infatti un po’ di tempo prima di inviare i segnali al cervello per far percepire la pienezza dello stomaco. Alcuni segnali sono legati all’espansione dello stomaco stesso, ma altri sono dovuti ai nutrienti che entrando in contatto con le pareti interne soprattutto dell’intestino inducono la produzione di alcuni ormoni, che hanno il compito di ridurre il senso di fame.
Una revisione sistematica e una meta analisi (in sostanza uno studio di studi scientifici) ha qualche anno fa come una maggiore attenzione alla masticazione si traduca in una gestione migliore dell’appetito e di conseguenza della quantità di cibo ingerita. Le persone che si abituano a masticare più a lungo dicono di sentire meno il senso di fame, mentre si è anche registrata una maggiore produzione degli ormoni che regolano la fame.
Alcuni studi hanno che le persone obese masticano poco e per poco tempo rispetto alle persone di peso normale. Anche per questo motivo quando viene prescritta una dieta dimagrante tra i consigli c’è quello di abituarsi a masticare più a lungo, in modo da favorire la digestione e soprattutto percepire meglio il senso di sazietà.
Tornando alle 32 o 33 proverbiali volte in cui masticare, non c’è naturalmente un numero preciso e che si possa applicare a tutte le persone del pianeta. Ci sono persone che masticano poco e non hanno nessun problema di digestione, altre che si impegnano a masticare più a lungo, ma alla fine si ritrovano con i pasti sullo stomaco, e altre che non si pongono il problema. Molto dipende anche dal tipo di pasto, dagli alimenti che vengono consumati e dalla loro quantità. Passare la vita a contare i movimenti della mandibola non sarebbe molto pratico, né consigliabile, ma abituarsi a fare più attenzione a ogni boccone può rivelarsi utile anche per apprezzare di più aromi e sapori quando ne vale la pena.