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A inizio settembre un’insegnante della Virginia (Stati Uniti) con forti dolori nella zona lombare pensava di avere una colica renale, ma una volta arrivata in ospedale non solo ha scoperto di essere incinta, . Qualche settimana prima una partecipante al Burning Man, il famoso festival nel deserto del Nevada, sempre negli Stati Uniti, ha avuto un bambino nel suo camper, solo in quel momento di essere incinta. Questa settimana una neonata è stata trasportata d’urgenza in ospedale a Torino dopo che la madre aveva nel bagno di casa, dicendo in seguito di non essersi mai resa conto di essere incinta.
Questi sono solo tre casi di cronaca recenti tra i tanti simili che ogni anno vengono ripresi dai giornali o che finiscono in per raccontare quelle che vengono definite “gravidanze criptiche”, spesso mettendo insieme cose molto diverse tra loro ed estremamente delicate. I motivi per cui viene scoperta all’ultimo una gravidanza, o si realizza di essere incinte, sono infatti vari e riguardano sia aspetti legati al proprio corpo, sia condizioni psicologiche e di percezione di sé da un punto di vista razionale ed emotivo che portano a una negazione.
Le autorità sanitarie segnalano da tempo che le gravidanze nascoste o non riconosciute sono più di quanto si immagini, ma avere dati precisi sul fenomeno non è semplice e i pochi che ci sono riguardano paesi difficili da mettere a confronto. Secondo alcuni in media una gravidanza su 475 passa inosservata fino alla ventesima settimana, mentre una gravidanza su 2.500 viene scoperta solamente al momento del parto (i dati, appunto, variano molto). Riuscire a identificare queste gravidanze è importante perché la mancanza di attenzioni adeguate prima del parto può avere conseguenze sulla salute, e perché si possono così evitare morti premature o danni con cui si dovrà convivere per tutta la vita.
Come accade spesso in medicina, ogni storia è un caso a sé e i motivi per cui non si riconosce una gravidanza possono essere molto diversi tra loro, o difficili da ricostruire dopo il parto, soprattutto per quanto riguarda le condizioni psicologiche. Ci sono casi in cui non ci si accorge di essere incinte semplicemente perché sono assenti i segni classici della gravidanza, o ci sono altre condizioni che confondono.
Alcune donne non hanno le nausee mattutine, non si sentono particolarmente affaticate e non percepiscono il loro corpo come diverso da come è di solito. Condizioni mediche preesistenti, come per esempio l’obesità, possono mascherare una gravidanza, oppure saltuarie ma persistenti perdite di sangue possono essere confuse con quelle dovute al ciclo mestruale. L’insegnante del caso della Virginia, per esempio, aveva la sindrome dell’ovaio policistico, una condizione cronica che può portare a all’addome e a un ciclo irregolare, con periodi in cui i sintomi sono più presenti e altri dove danno meno fastidio.
Nel corso del suo sviluppo, il feto può inoltre una posizione che produce un minore ingombro anche nelle fasi più avanzate della gravidanza, specialmente con alcune particolari conformazioni dell’utero della madre. Oltre alla posizione del feto, anche la disposizione della placenta può rendere meno evidenti i suoi movimenti, al punto da scambiarli per crampi addominali o contrazioni intestinali, specie dalle persone che ne soffrono già abitualmente.
Tutti questi elementi possono portare a non pensare nemmeno a una gravidanza e di conseguenza a non fare un test. Anche durante una visita medica può sfuggire la condizione: secondo uno studio svolto una ventina di anni fa, il delle donne con negazione di gravidanza che si erano sottoposte a un controllo medico per altri motivi non aveva ricevuto una diagnosi sull’essere incinta. In alcuni casi i segni sono così poco evidenti che anche chi si presenta in pronto soccorso non riceve da subito la diagnosi corretta. Ma non ci sono solo le condizioni fisiche.
La componente psicologica è altrettanto importante e non sempre si accompagna a quella fisica. Si possono verificare in cui si sperimenta un distaccamento dalla realtà (derealizzazione) e da sé stesse (depersonalizzazione), che può riguardare il periodo della gravidanza e quello del parto. Per questo da tempo viene proposto di classificare la negazione di gravidanza come un disturbo dissociativo, che può avere origine da altri disturbi psichiatrici e della personalità, spesso caratterizzati da una immaturità affettiva o dalla presenza di un trauma vissuto in precedenza.
Dagli studi sono emersi casi in cui le pazienti riconoscono razionalmente di essere incinte, per esempio perché un test o un’ecografia lo mostra chiaramente, ma non riescono a dichiarare la loro condizione o ad accettarla emotivamente. Il mancato riconoscimento ostacola la progressione nelle fasi di attaccamento fetale e di preparazione al parto, con conseguenze sia sul piano affettivo sia per la salute del bambino che deve nascere. I casi in cui il rifiuto è forte e non diagnosticato sono quelli che hanno maggiore probabilità di complicazioni, perché non viene attivata un’adeguata assistenza medica.
Alcuni fattori sociali e culturali possono acuire il problema. Una gravidanza fuori dal matrimonio in molti contesti è ancora vissuta con la paura dello stigma sociale, del giudizio familiare o della pressione religiosa. Un senso di inadeguatezza ad affrontare non solo la gravidanza, ma anche l’accudimento del neonato, può contribuire a innescare o rafforzare certi meccanismi di negazione. Inizialmente si riteneva che la negazione riguardasse soprattutto donne in giovane età, con meno di 25 anni, ma studi più recenti hanno segnalato che il fenomeno è più diffuso e può interessare donne di qualsiasi età, stato sociale e in diversi contesti socio-culturali.
Per quanto possa apparire strano e siano casi estremi, è quindi possibile sia che non ci si accorga di essere incinte sia avere un rifiuto della condizione, che porta a negarla. Una circostanza non esclude l’altra e, anzi, talvolta la rafforza, rendendo necessaria una maggiore attenzione da parte del personale sanitario.
Un’ pubblicata nel Regno Unito lo scorso anno ha per esempio segnalato l’importanza per i medici di medicina generale, il personale di pronto soccorso e quello di ginecologia di approfondire i casi sospetti, proponendo test di gravidanza alle donne in età fertile che si presentano con mal di pancia o alla schiena, nausea e un aumento di peso poco spiegabile, accompagnato da senso di affaticamento o debolezza. L’approccio dovrebbe essere seguito anche in caso di presenza di sanguinamenti riferiti, problemi di infertilità o il ricorso a metodi contraccettivi, in modo da passare a un approccio più ampio che coinvolga chi si occupa di ostetricia, psichiatria e se necessario dei servizi sociali.
Fonte: https://www.ilpost.it/scienza/feed/

