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Tra il 13 e il 23 agosto, nell’Amazzonia brasiliana, un gruppo di biologi, veterinari e pescatori alcuni delfini di fiume per indagare sulle loro condizioni di salute e capire meglio come mai tra il settembre e il novembre del 2023 ci fu una moria di questi animali: tra il lago Tefé e il lago Coari, lungo il corso di due fiumi affluenti del Rio delle Amazzoni.
In quei due mesi l’Amazzonia, la regione sudamericana in cui si trova la più grande foresta pluviale del mondo, ricondotta a “El Niño”, l’insieme di periodici fenomeni atmosferici nell’oceano Pacifico che influenza il clima in gran parte del pianeta. Il livello dell’acqua nel Rio delle Amazzoni e negli altri fiumi della regione calò parecchio e ci furono numerosi incendi. Una conseguenza della scarsità d’acqua nei fiumi fu un inusuale riscaldamento di quella dei laghi: nel Coari si registrò una massima di 34 °C, nel Tefé furono misurati anche 40,9 °C, circa 10 gradi in più della media per quel periodo dell’anno. Si ritiene che siano state proprio queste alte temperature a causare la morte dei delfini – e di molti pesci.
I delfini dell’Amazzonia appartengono a due diverse specie: ci sono le inia (Inia geoffrensis), che possono raggiungere 2 metri e mezzo di lunghezza e sono i più grandi delfini di fiume del mondo, e i tucuxi (Sotalia fluviatilis), che somigliano ai tursiopi di mare ma sono più piccoli, lunghi al massimo un metro e mezzo. Entrambe le specie sono considerate a rischio di estinzione come tutte le altre specie di delfini di fiume del mondo, danneggiate dall’inquinamento e dallo sfruttamento dei corsi d’acqua. La moria dell’anno scorso riguardò soprattutto le inie.
Le inie si distinguono anche per il loro colore rosa, comune anche tra altre specie di delfini di fiume del mondo, . Quando nascono hanno la pelle grigia, come la maggior parte dei delfini, ma con l’avanzare dell’età si sbiancano sempre di più: in realtà la loro pelle è bianca ma i vasi sanguigni la fanno apparire rosa (infatti gli individui morti sono bianchi). Si pensa che il colore di questi animali sia dovuto alla torbidità delle acque dei fiumi in cui vivono: restando perlopiù schermati dalla luce del sole, col tempo perderebbero la pigmentazione iniziale.
Durante le indagini svolte nelle ultime settimane alcuni delfini sono stati temporaneamente catturati per fare dei prelievi di sangue, un’ecografia e altri esami. Non è ancora stato escluso che nella moria dei delfini sia stata coinvolta una qualche sostanza inquinante. Agli individui coinvolti sono anche stati attaccati dei microchip e una specie di marchio di riconoscimento sulle pinne dorsali per permettere future identificazioni, in caso di ricatture o ritrovamento di animali morti.
Nel corso della spedizione sono anche stati conteggiati gli avvistamenti di delfini per provare ad avere delle stime aggiornate del loro numero. Per il momento si ritiene che la moria del 2023 abbia ridotto la popolazione delle inie del 15 per cento.
Miriam Marmontel dell’Istituto Mamirauá per lo sviluppo sostenibile, l’ente di ricerca brasiliano che ha condotto la ricerca, che si spera le informazioni ricavate dalle analisi sui delfini forniscano qualche informazione utile per cercare di evitare nuove morie. L’obiettivo dei ricercatori è stabilire un protocollo di azioni da seguire da parte di chi si occupa della conservazione delle due specie per aiutare le popolazioni di delfini in caso di grosse siccità.
In Amazzonia sta per cominciare la stagione più secca dell’anno, le temperature stanno aumentando e si teme una nuova siccità. Attualmente l’acqua del lago Tefé ha delle temperature attorno ai 30 °C secondo le misurazioni dell’Istituto Mamirauá, ma il livello dell’acqua si sta abbassando.
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