- La 43enne vive tra Terni e Sharm el-Sheikh col marito e agente Antonio Orso
- I due si sono sposati il 21 marzo 2021 in piena pandemia
La mamma è mancata tre anni fa, soffriva di Parkinson. Il padre c’è ancora e soffre di un disturbo bipolare come lei. Sara Tommasi racconta la sua nuova vita tra Terni e Sharm el-Sheikh col marito e agente Antonio Orso. I due si sono sposati il 21 marzo 2021 in piena pandemia. La 43enne rivela di non prendere più gli psicofarmaci e di stare pensando all’adozione di un figlio. “Sono tre anni che non vado dal medico”, svela al Corriere della Sera.
E’ stata male, caduta in un tunnel. Sara, però, adesso sta bene. Non prende più neanche i farmaci. “No, da quando mi sono sposata vivo una fase molto tranquilla”, spiega. Orso l’ha conosciuto per lavoro: “Antonio fa il manager. Abbiamo iniziato a collaborare nel 2020. Poi un giorno, a un evento per San Valentino a Gubbio con Taylor Mega, è scoppiata una rissa e io, spaventata, mi sono stretta a lui. Diciamo che la scintilla è scoccata così”. Lui è il suo pilastro: “Mi parla e io mi sento bene. Dormo, mangio bene, vado in palestra, faccio una vita sana, lavoro…”.
La Tommasi confida: “Sono tre anni che non vado dal medico. Antonio sa che se vede qualcosa che non gli torna, ne parliamo e poi andiamo dallo specialista”. Quando le si domanda come mai hanno scelto Sharm el-Sheikh, Sara chiarisce: “A Sharm dovevo fare una pubblicità per un resort. Una volta lì, ci siamo innamorati del posto e dopo tre giorni abbiamo comprato casa. Facciamo la spola con Terni. Ma ci siamo trasferiti solo dopo che è mancata mia madre”.
La ex showgirl sa come si è ‘persa’: “Con le droghe. Mi sentivo giù e anziché prendere i farmaci prescritti, ho preso altre sostanze. Quello mi ha proprio fatto uscire di testa”. Pensa anche alla maternità, desidera un figlio: “Sì, ma sono stata operata all’utero e sarebbe una gravidanza molto a rischio. Stiamo pensando all’adozione. Con calma, però: siamo ancora nella fase adolescenziale del nostro amore, ci piace uscire per andare a mangiare il gelato, a trovare i suoi genitori…”. Il dolore le è servito: “E’ stato parte di una strada con mille cadute e altrettante riprese. Il dolore ti forma. Ma bisogna imparare a valorizzare quello che si ha, altrimenti ti resta la sensazione che ti manchi sempre qualcosa. Purtroppo io l’ho capito quando ho perso tutto”.
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