Maturità, l'esame raccontato da Valentina Petri: “Ecco la mia classe”
Pensando ai suoi ragazzi che devono affrontare la prova di Maturità Valentina Petri ha scritto un post ironico: “A quelli che: ma proprio io per primo? A quelli che: sì, la commissione è interna ma io sto sulle balle a tutti; a quelli che: come, il presidente può fare le domande?”. Un modo per augurare ai maturandi in bocca al lupo e ricordare loro, seriamente: “Il voto con cui uscirete non siete voi”. La docente di Lettere insegna all’istituto professionale Lombardi di Vercelli. Dopo ‘Portami il diario – La mia scuola e altri disastri’, è appena uscito il suo secondo romanzo ‘Vai al posto’ (Rizzoli) dedicato alla scuola interrotta nei due anni di pandemia. La sua quinta MMT (manutenzione mezzi di trasporto) sta per affrontare l’esame di Stato. Sono tutti maschi tranne Giusy, eccellente donna-meccanico.
Professoressa, con che animo i suoi studenti affrontano l’esame?
“Sono nel panico. Quando il ministro Bianchi ha annunciato che tornavano gli scritti il giorno dopo in aula c’era il gelo: facce cupe e silenziose. Pensavano che il mondo non sarebbe più tornato come prima dopo il virus, esame compreso”.
La seconda prova scritta non sarà nazionale, ma decisa dalle commissioni della scuola.
“Giusto così, le classi hanno davvero fatto un percorso tutto particolare a seconda degli istituti. Noi abbiamo tenuto i laboratori aperti anche quando eravamo al 25% in presenza, ma è chiaro che hanno perso ore. Questa è la quinta che ho preso in terza, li ho visti crescere e attraversare tutta la pandemia, sono stati penalizzati, è un dato di fatto”.
Come si sono tranquillizzati?
“Facendo le simulazioni della prova. Le materie professionalizzanti devono avere una loro dignità, invece le chiamiamo ancora coi cognomi dei docenti: l’ora del prof tal dei tali…Non succede per materie come matematica, latino, italiano”.
A un futuro tecnico meccanico serve saper fare l’analisi di un testo poetico?
“Male non gli fa”.
Sono pronti per lo scritto di italiano?
“No, penso che stiano scandagliando il deep web alla ricerca delle tracce, hanno giustamente un po’ di strizza, ma è cosa sana”.
Ogni anno che emozione prova, da prof, alla Maturità?
“Per me è peggio che per loro, mi assale la paura di non saperla fare. La sera prima del tema ho il panico dell’allenatore quando in pedana c’è il suo atleta: non so se gli ho insegnato tutto, forse dovevo fare di più…Poi escono le tracce e passo un’ora e mezza a dirmi: ecco cosa avrei potuto fare in classe se mi veniva in mente. Da insegnante vivo malissimo anche gli orali perché ho sempre paura di fare un danno con la domanda sbagliata: se lo studente sta andando bene temo di rovinare il colloquio, se va male ho l’ansia che vada in panico. Insomma, mi preoccupo per loro”.
Ci tiene molto ai suoi ragazzi?
“Con loro succede una cosa strana. Li prenderesti a mazzate sino all’ultimo giorno poi arrivano lì, alla Maturità, e diventano i ‘tuoi’ studenti-figli a cui gettare il salvagente in mare se sono in difficoltà. Anche perché, poi, se arrivi al giorno dell’orale a sfogarti con uno studente, ma che insegnante frustrato sei? Questa poi è una quinta particolare che ha vissuto un grande dramma con la morte di un compagno, Nicolò: ha perso la vita in un incidente in moto. Da quel giorno il suo banco è pieno di fiori e lo hanno portato ovunque, anche in gita, regalando la foto di gruppo con le firme ai suoi genitori. E davanti a loro, l’ultimo giorno dell’orale, un compagno sosterrà simbolicamente l’esame nel nome di Nicolò. Sembrano studenti di classi ingestibili, invece sono ragazzi e ragazze che hanno un cuore immenso”.
Perché ha scritto un secondo libro?
“Nel primo non c’era stato tutto, i ragazzi che io racconto e che hanno ispirato i miei personaggi in Portami il diario sono quelli del 2020. E dunque in questo ho messo dentro la scuola che avrebbe dovuto essere e che non c’è stata nei due anni di pandemia: è dedicato ai miei studenti, per tutto quello che non hanno avuto”. LEGGI TUTTO