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    Il governo dà il via libera a Bper per l’ops Banca Popolare Sondrio

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    Via libera dal Governo alla ipotesi di aggregazione tra Bper e Banca Popolare di Sondrio. Bper Banca annuncia infatti che il 18 aprile la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha comunicato di aver deliberato, in accoglimento della proposta del Ministero dell’economia e delle finanze, di non esercitare i poteri speciali (golden power) relativi all’offerta pubblica di scambio volontaria promossa da Bper sulla totalità delle azioni ordinarie di Banca Popolare di Sondrio. Sempre ieri l’assemblea degli azionisti di Bper ha approvato con un plebiscito l’aumento di capitale al servizio dell’offerta pubblica di scambio sulla Banca Popolare di Sondrio. Ha, infatti, votato a favore il 99,9% del capitale presente, pari al 62,166846% del capitale sociale. Via libera con percentuali analoghe anche a tutti gli altri punti all’ordine del giorno, tra cui il bilancio 2024 e il dividendo da 0,6 euro per azione.Gianni Franco Papa, amministratore delegato di Bper ha fatto sapere che “Tutte le proposte all’ordine del giorno sono state approvate con una ampissima maggioranza. Siamo grati ai nostri azionisti per la costante fiducia e il continuo supporto e per il sostegno all’importante progetto strategico legato all’offerta pubblica di scambio su Banca Popolare di Sondrio. L’operazione ha l’obiettivo di consentire ulteriore crescita e sviluppo alla Banca e di creare sempre più valore a beneficio di tutti gli stakeholders nei territori nei quali operiamo”. LEGGI TUTTO

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    Bpm, c’è l’ok (condizionato) a Unicredit

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    Via libera del Consiglio dei ministri all’Ops di Unicredit su Banco Bpm. Il golden power non sarà esercitato, ma sono previste alcune prescrizioni. Piazza Gae Aulenti ieri ha portato a casa anche la promozione di S&P. Intanto, dopo il sì plebiscitario all’Ops del Montepaschi su Mediobanca, anche Bper incassa l’ok alla scalata a PopSondrio.Il via libera condizionato dell’esecutivo all’operazione di Piazza Gae Aulenti riguarderebbe sedi e perimetro dell’eventuale cessione di sportelli, mentre sarebbero più sfumate le possibilità di un intervento anche su personale e governance. Altro tema centrale, secondo indiscrezioni, sarebbe quello relativo alla presenza di Unicredit in Russia. In realtà la banca da quando è iniziata la guerra, con le relative sanzioni a Mosca, ha già ridotto di molto le attività ma non è completamente uscita facendo anche ricorso alla Corte di Giustizia contro le sollecitazioni della Bce. Ora, però, la richiesta sarebbe quella di uscire dal Paese al più presto. Queste prescrizioni hanno causato il malumore di Forza Italia la cui delegazione nell’esecutivo ha fatto mettere a verbale «le grosse riserve sulla base giuridica della golden power», ritenendo gli azzurri che l’offerta si configuri come un’operazione di mercato tra soggetti italiani.Palazzo Chigi ha replicato ribadendo che la decisione è stata presa «a tutela di interessi strategici per la sicurezza nazionale» con «l’imposizione di specifiche prescrizioni», evidentemente non considerando Unicredit al 100% autoctona.Nel corso degli incontri tra i dirigenti di Unicredit e i tecnici del comitato di Palazzo Chigi era stato approfondito anche il tema della partecipazione in Commerzbank. La banca guidata da Andrea Orcel ha una quota del 28% – di cui il 18,5 in derivati – e ha ottenuto l’autorizzazione dalla Bce a salire fino al 29,9%. Il tema Commerzbank è stato affrontato per il timore che, in caso di una futura aggregazione, il cuore del gruppo possa spostarsi verso Berlino. Di qui la preoccupazione di Palazzo Chigi. La circostanza, però, è stata smentita più volte con forza dalla stessa Unicredit.L’acquisizione di Banco Bpm, inoltre, consentirebbe proprio di rafforzare la presenza in Italia. Oltre al golden power, Orcel deve fare i conti anche con la posizione di Crédit Agricole, salita al 19,8% di Bpm. Con la banca francese si aprirà sicuramente un confronto il cui esito potrebbe avere tra i punti di caduta il rinnovo dell’accordo di distribuzione con Amundi, in scadenza nel 2027. Intanto non cambia la tempistica dell’Ops che partirà il 28 aprile per concludersi il 23 giugno. La risposta del Banco è attesa entro il 25 aprile, anche se l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha già detto no. Il contesto è ancor più delicato dopo il caos sul Danish Compromise, con la Bce che ha bocciato lo sconto patrimoniale per l’Opa su Anima, sebbene di competenza Eba.Si può tuttavia considerare un importante segnale di fiducia, in linea con la promozione dell’Italia, l’upgrade di S&P che ha alzato il rating LEGGI TUTTO

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    Mps, plebiscito sull’offerta Mediobanca

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    L’aumento di capitale di Monte Paschi a servizio dell’offerta su Mediobanca passa con ampio margine e tra gli applausi degli azionisti. Nell’assemblea dei soci di ieri, infatti, ha votato a favore l’86,48% del capitale presente, circa 20 punti percentuali più di quelli che sarebbero stati necessari a fronte di un’affluenza in linea con le previsioni (73,5%).«La nostra banca è più che pronta per guidare un nuovo processo di sviluppo industriale che unendo le forze con Mediobanca può creare valore da subito», è stato il commento dell’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, prima di votare sull’aumento di capitale. L’integrazione tra Rocca Salimbeni e Piazzetta Cuccia è un’operazione «win-win situation» da cui nascerà «un nuovo leader del mercato italiano». L’assise ha dato l’ok anche al bilancio 2024 e al dividendo di 0,86 euro ad azione.In avvio di assemblea, il presidente Nicola Maione ha elencato le partecipazioni nel capitale della banca superiori al 3 per cento. Ebbene, il gruppo Caltagirone ha aumentato la sua quota in Mps al 9,96% del capitale, diventando il secondo socio del Monte. Confermate, invece, le partecipazioni di Mef (11,7%), Delfin (9,8%), Bpm (5%) e Anima (3,99%). Di tutti questi soci si sapeva che avrebbero votato a favore, ma alla fine il consenso è stato più ampio del 52-53% assicurato in partenza. L’Ops «porterà un beneficio a tutto il sistema bancario e anche all’economia del Paese», ha detto Maione.Ora l’operazione andrà avanti, con il periodo di adesione dell’Offerta pubblica di scambio che dovrebbe aprirsi tra giugno e luglio. Tante le tematiche sollevate nel corso dell’assemblea. A partire dal target che l’Ops su Piazzetta Cuccia dovrà raggiungere. «Mps conferma l’obiettivo di conseguire almeno il 66,67% dei diritti di voto», si legge sulle risposte per iscritto. In ogni caso, specificando che «gli obiettivi strategici dell’offerta sono realizzabili anche nel caso di uno scenario che prevede l’acquisizione del 51%». Quanto a un eventuale rilancio, la società ritiene «che, allo stato, l’offerta» su Mediobanca «sia già adeguata, e vi è ferma convinzione che questa sia una grande opportunità per gli azionisti di entrambe le entità». Tra i soci, c’è chi sarebbe anche disponibile a offrire una ciambella di salvataggio al dominus di Mediobanca, Alberto Nagel, che potrebbe «rappresentare una buona risorsa» a integrazione avvenuta. La società non si sbottona, ma non sembra aria: dicendo che a oggi non ha condotto «uno screening per prendere decisioni relative agli organi di gestione». Insomma, le faremo sapere.Mentre l’istituto afferma di non avere in corso trattative per risolvere la causa da 751 milioni con Caltagirone, per il futuro le ambizioni non mancano. Tant’è che, ha detto Lovaglio, se Mps acquisirà Mediobanca potrà svolgere «un ruolo da protagonista in un mercato che andrà necessariamente a consolidarsi». Il riferimento è a eventuali nozze con Bpm (che tuttavia è già sotto offerta di Unicredit): «Avremo una market cap che ci consentirà di sederci al tavolo» del risiko «con un diverso posizionamento». Ribadito anche il concetto che la quota di Mediobanca in Generali «non è strategica». LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis incassa l’ok per comprare Illimity. Cda in rosa con Benedetto vicepresidente

    Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis

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    Via libera all’aumento di capitale per alimentare l’offerta pubblica di acquisto e scambio su Illimity Bank, ma anche a una serie di novità ai vertici come il rinnovo del cda con più della metà di donne. Spicca l’ingresso di Rosalba Benedetto, direttrice della Comunicazione, nominata vicepresidente. Questo è stato, in sintesi, l’esito dell’assemblea degli azionisti di Banca Ifis, che ieri ha visto la conferma dell’amministratore delegato Frederik Geertman, con Ernesto Furstenberg Fassio (in foto) presidente e Sebastien Egon von Furstenberg alla presidenza onoraria.La società – cha ha giò incassato il via libera dell’Antitrust e della procedura Golden Power del governo – è pronta per presentarsi al via dell’Opas su Illimity, per la quale sono previste sinergie a regime per circa 75 milioni prima delle imposte per anno, delle quali il 50% conseguibile a partire dal 2026 e il 100% dal 2027. Certo ha molte carte da giocarsi, con l’istituto guidato e fondato da Corrado Passera che ha dovuto affrontare più di una difficoltà. Inoltre, il primo azionista di Illimity, ovvero Banca Sella con il 10%, ha già espresso interesse a esaminare l’offerta di Ifis, ritenuta una banca solida. E potrebbe trainare altri big dell’azionariato, escluso Passera che lotterà fino all’ultimo col suo 4%, sono i fondi che controllano circa il 20% del capitale oltre a un flottante di oltre il 65 per cento.Le sinergie sarebbero realizzabili, sebbene in misura ridotta, anche in assenza di una fusione ma l’obiettivo è quello di arrivare a un’integrazione completa, che Ifis stima «efficace nel 2026 o, al più tardi, entro il primo semestre del 2027» dopo la due diligence su Illimity e sul relativo gruppo, nonché a seguito dei procedimenti istruttori di rito. Ora si attende il prospetto informativo sull’operazione, con l’offerta che si dovrebbe tenere tra giugno e luglio, per concludere il tutto entro settembre. Oltre al via libera all’aumento di capitale per l’operazione, passaggio tecnico con il titolo in Borsa che ha chiuso in leggero calo dell’1,2% a 20 euro, l’assemblea ha rinnovato il Consiglio di amministrazione e ampliato da 13 a 14 il numero dei componenti, oltre a Benedetto entra in consiglio di amministrazione Chiara Paolino, a rafforzare appunto la componente femminile. LEGGI TUTTO

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    Mps-Mediobanca, la scalata può partire

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    Una data cruciale del risiko bancario italiano è arrivata. Oggi l’assemblea dei soci di Banca Mps sarà chiamata a votare sull’aumento di capitale a servizio dell’Offerta pubblica di scambio lanciata su Mediobanca. Gli umori della vigilia, da parte di Rocca Salimbeni, sono particolarmente inclinati all’ottimismo circa l’approvazione. Il conto è presto fatto: dal momento che soci forti come Delfin (la cassaforte degli eredi Del Vecchio) e il gruppo Caltagirone che insieme pesano per circa il 20% voteranno a favore, a questi si sommeranno il 9% diviso tra Bpm e Anima e l’11,7% nelle mani del ministero dell’Economia e delle Finanze. Ci sono stati, inoltre, gli endorsement di investitori istituzionali come le Fondazioni (1,5%), Algebris (1%), Enpam (2%), Inarcassa (3%), Norges Bank (2,6%) e Pimco (1,5%).Il totalizzatore dei cosiddetti voti sicuri è oltre la soglia del 52%, che nel caso di un’affluenza stimata tra il 70 e il 75% garantirebbe di per sé il raggiungimento della soglia dei due terzi del capitale necessaria per dare il via libera all’operazione Mediobanca. A maggior ragione se si considera il fatto che l’azionariato di Siena è per la gran parte costituito da investitori istituzionali (il retail è inferiore al 10%) che si appoggia alle indicazione dei proxy advisor. Se anche una fetta minoritaria di questi dovesse dare ascolto a Glass Lewis (che ha caldeggiato di votare «sì») e non a Iss (che si è espressa contro), allora l’aumento di capitale sarebbe approvato con ampio margine. Vedono questa prospettiva anche gli analisti di Equita che, facendo riferimento all’elevato numero dei soci che si sono già apertamente detti a favore, sostengono che l’approvazione dell’aumento di capitale «è altamente probabile».Intanto ieri, su indicazione della Consob, l’istituto guidato da Luigi Lovaglio e presieduto da Nicola Maione ha integrato la documentazione depositata a supporto dell’assemblea dei soci di oggi. Siena, confermando l’obiettivo di detenere una partecipazione pari ad almeno il 66,67% dei diritti di voto di Mediobanca, ha aggiunto che gli organi della banca di Rocca Salimbeni non hanno ad oggi (14 aprile, ndr) assunto alcuna decisione «in relazione alla determinazione di una eventuale sotto-soglia irrinunciabile ai fini dell’efficacia dell’Offerta». LEGGI TUTTO

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    Mps sostenuta anche da Bpm e Anima

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    Nessuna sorpresa sulla strada dell’operazione Banca Mps-Mediobanca. Ieri il consiglio d’amministrazione di Banco Bpm (azionista di Mps con il 5%) si è riunito per dare il via libera all’aumento di capitale di Mps necessario per proseguire sulla strada dell’Offerta pubblica di scambio su Piazzetta Cuccia. Stesso esito per Anima, che ha in portafoglio il 4% della banca guidata da Luigi Lovaglio, anche se ormai la società dei fondi è ormai da ritenersi nel perimetro di Piazza Meda (che la controlla al 90%) dopo il successo delle adesioni all’Opa.Tutto è pronto, quindi, in vista di domani, quando l’assemblea dei soci di Mps sarà chiamata a esprimersi. Considerando anche gli endorsement dei giorni precedenti, l’istituto guidato da Luigi Lovaglio gode ora del supporto di Enpam, Algebris, delle Fondazioni, di Pimco e Norges Bank, oltre che dei grandi soci Caltagirone (sopra al 9%), Delfin (+9,8%) e Mef (+11,7%) il blocco già sicuro dovrebbe essere vicino al 50% del capitale, buon viatico verso la maggioranza dei due terzi necessaria per approvare la delibera. Molto dipenderà dal tasso di partecipazione all’assemblea, ma le stime in ambienti finanziari vedono come raggiungibile la soglia del 70% dei partecipanti all’adunanza. Del resto, considerando che i due proxy advisor Glass Lewis e Iss hanno espresso pareri opposti (il primo si è detto favorevole all’operazione Mediobanca, il secondo contrario) anche supponendo che gli istituzionali si dividano in parti più o meno uguali allora il voto dovrebbe propendere nettamente per il «sì».Una certa positività circa la conquista di Mediobanca traspare dalle dichiarazioni rilasciate a Il Foglio da Francesco Milleri, numero uno di EssilorLuxottica: «Guardiamo con grande interesse a operazioni come Mps-Mediobanca: non solo come un’operazione di mercato, ma come un passo per rendere più competitivo il settore finanziario del nostro paese».Intanto ieri da un documento integrativo richiesto dalla Consob a Mps, sono emerse le proiezioni di un ipotetico gruppo Mps-Mediobanca. Ebbene, Delfin (la cassaforte della famiglia Del Vecchio guidata da Milleri) sarebbe il primo azionista, Caltagirone il secondo, il Mef terzo, il gruppo Banco Bpm-Anima quarto e Mediolanum quinto. LEGGI TUTTO

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    Quell’invito di Palenzona che Nagel non ascolterà

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    Su Generali siamo al liberi tutti? È questo che intende Fabrizio Palenzona, quando pone l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, di fronte al bivio cruciale delle sue dimissioni?Figura eclettica del mondo bancario, uomo dalle alterne stagioni ma sempre molto ascoltato quando si è trattato di imprimere svolte cruciali nel mondo della grande finanza, ieri Palenzona ha battuto un colpo. E che colpo. Citiamo testualmente le sue parole raccolte da Affari & Finanza, il settimanale economico di Repubblica, perché da sole dicono tutto. «Quando il grande Vincenzo Maranghi vide in pericolo le Generali – ricorda Palenzona – decise di farsi da parte a condizione di salvaguardare la compagnia, che Enrico Cuccia considerava l’asset più importante del Paese». E a seguire, rivolgendosi direttamente a Nagel: «Caro Alberto, la disponibilità a un grande sacrificio personale ti farebbe onore e ti consentirebbe, come fece Maranghi, di porre la condizione della salvaguardia dell’autonomia e della indipendenza delle Generali. Come? Chiedendo di votare l’unica lista completa presentata in assemblea e deliberando altresì, Mediobanca, di vendere una parte consistente della partecipazione in Generali, chiedendo nel contempo a tutti di abbassare la tensione. Si potrebbe, così, individuare e far spazio a un partner industriale che possa aprire immediatamente una nuova fase di stabilizzazione della compagnia e compattare intorno a questo l’azionariato storico, superando tutti, nessuno escluso, quell’ego e quei personalismi che caratterizzano la situazione attuale».Palenzona, attualmente presidente di Prelios (gruppo Ion del finanziere Andrea Pignataro), in passato è stato vicepresidente di Unicredit – a lui si deve la mediazione con l’ex ceo Alessandro Profumo durante un passaggio del testimone particolarmente laborioso – oltre che consigliere di Mediobanca al tempo di Maranghi dominus. Dunque, se parla di Piazzetta Cuccia non lo fa da estraneo. Che cosa chiede a Nagel? Sostanzialmente di farsi da parte subito per far cessare lo scontro frontale che sta minando l’immagine di un bene prezioso per il Paese qual è la compagnia di Trieste. Consentendo in tal modo che un partner industriale – il riferimento è probabilmente a una grande banca nazionale (è presto per capire se il riferimento è a Unicredit o a Intesa Sanpaolo) – ne raccolga l’eredità di indipendenza compattando un azionariato stabile che da tempo chiede di essere ammesso nella stanza dei bottoni per condividerne le strategie. Qui l’ex banchiere si riferisce alle grandi famiglie di imprenditori (Del Vecchio, Caltagirone, Benetton per citare i primi nomi del libro-soci) indebitamente tenute sull’uscio da Mediobanca nonostante il grande impegno di risorse proprie che negli ultimi anni ha consentito al titolo Generali di agganciare una valorizzazione di Borsa che la gestione di Piazzetta Cuccia aveva di fatto impedito nel suo esclusivo interesse.Ma non si ferma qui l’invito di Palenzona. L’ex banchiere chiede che Piazzetta Cuccia si impegni seriamente a vendere sul mercato una parte rilevante del 13% di Generali che attualmente possiede, tale da consentire che al suo fianco possa scendere in campo un partner industriale più adeguato. Solo così facendo e con il passo indietro di Nagel, la lista per il nuovo cda proposta dalla banca milanese può essere votata nell’interesse di tutti gli stakeholders. Naturalmente è impensabile che una vendita di titoli, anche solo parziale, possa avvenire nell’imminenza dell’assemblea delle Generali (l’adunanza è fissata per giovedì 24 aprile) convocata per la nomina del nuovo cda. Non fosse altro che per il fatto che l’Ops lanciata da Banca Mps su Mediobanca ne impedisce qualunque attività straordinaria. Di ciò però potrebbe incaricarsi Banca Mps, qualora la scalata a Piazzetta Cuccia abbia esito positivo: del resto, non è proprio il ceo Luigi Lovaglio che, riferendosi alla partecipazione in Generali, ha parlato di «partecipazione non strategica» nell’ambito del nuovo gruppo bancario? LEGGI TUTTO