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    Unicredit: Orcel confida in stop guerra Ucraina per sfilarsi dalla Russia

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    Unicredit segue con sguardo decisamente interessato gli sviluppi sul fronte ucraino. L’accelerazione impressa da Donald Trump per un avvio di negoziati di pace ha acceso le speranze di un cessate il fuoco in tempi relativamente brevi. Per piazza Gae Aulenti rappresenta uno scenario decisamente gradito, come spiega in maniera molto esplicita Andrea Orcel. Il ceo di Unicredit, intervistato dal Financial Times, ha rimarcato che la banca potrebbe accelerare l’uscita dalla Russia in caso di una svolta nella guerra in Ucraina.Orcel ritiene che un contesto di pace potrebbe consentire a UniCredit di assicurarsi condizioni migliori per l’uscita dal paese. Lo stesso banchiere romano fino a una settimana fa aveva escluso una cessione delle attività russe a un prezzo ritenuto “non equo”.”Se la politica cambia, la nostra capacità di vendere a condizioni più interessanti migliora, perché la situazione si normalizza per tutti, da entrambe le parti. In ogni caso, l’impegno di UniCredit a uscire dalle attività in Russia è assolutamente chiaro e non possiamo tornare indietro”, sono le parole di Orcel che nel corso dell’intervista al quotidiano finanziario londinese ha aggiunto che la pace aiuterebbe a far rimbalzare bene l’economia europea. Bpm e Commerz? “Si è degenerato in attacchi personali” LEGGI TUTTO

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    La Bce autorizza il patto di consultazione su Intesa: cosa può succedere

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    Si mette in moto il cantiere per il rinnovo del consiglio d’amministrazione di Intesa Sanpaolo che non dovrebbe avere particolari sconvolgimenti, con la conferma degli attuali vertici. La Bce ha, infatti, autorizzato il patto parasociale per l’assemblea prevista il prossimo 29 aprile. Si è così avverata la condizione sospensiva di efficacia del patto entro il termine ultimo previsto dallo stesso. Il patto è tra Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.L’accordo parasociale, sottoscritto lo scorso 11 novembre e che riguarda il 17,87% delle azioni di Intesa, punta a disciplinare la consultazione preventiva, la presentazione e il voto di una lista congiunta nell’assemblea di rinnovo degli organi sociali dell’istituto guidato da Carlo Messina prevista a primavera che dovrà anche approvare il bilancio 2024 chiuso con 8,7 miliardi di utile.Con in tasca il via libera di Francoforte a stendere una lista di maggioranza, i presidenti delle fondazioni potranno concordare la data della prima riunione che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni, comunque in tempo per presentare la lista entro fine marzo. L’elenco degli enti dovrebbe contenere 14 nomi effettivi su 19, più altri cinque di riserva pronti ad essere eletti nel caso in cui Assogestioni, a differenza di altre volte, non dovesse presentare la sua lista. La lista degli enti avrà al primo posto il presidente Gianmaria Gros-Pietro, al terzo Messina, mentre il secondo posto sarà occupato dal candidato vicepresidente. Dei consiglieri uscenti indicati dagli enti, 10-11 dovrebbero essere confermati.Lo scorso 17 gennaio, il presidente della Compagnia di San Paolo, Marco Gilli, sul patto tra le fondazioni azioniste per la lista del nuovo cda della banca aveva dichiarato: “L’amministratore delegato di Intesa ha portato la banca ad essere la prima in Europa, è stato valutato per 7 anni consecutivi come migliore ceo. Non posso dire altro, posso solo sottolineare le performance dell’ad che sono sotto gli occhi di tutti”. LEGGI TUTTO

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    Mps, Consob impallina il fondo avvoltoio

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    Se è vero che errare è umano e perseverare diabolico, allora il fondo olandese Optiver è ormai una creatura da girone dantesco. Certo lo è per la Consob: dopo averlo punito con una multa milionaria per un caso di vendite allo scoperto su Saipem nel luglio 2022, ieri l’Authority guidata da Paolo Savona ha sanzionato la società con sede ad Amsterdam per una manovra analoga sul titolo di Mps in occasione dell’aumento di capitale della banca realizzato nell’ottobre del 2022. La multa è di 400mila euro oltre alla confisca del profitto illecito pari a circa 291mila euro.Nello specifico, nel documento Consob si legge che Optiver ha realizzato illecitamente «vendite allo scoperto nude (quando un investitore vende un titolo senza averlo nemmeno preso in prestito, ndr) di 41.293 azioni Banca Mps per un controvalore complessivo di euro 407.999 (in data 14 ottobre 2022) e due omesse comunicazioni alla Consob delle variazioni delle Posizioni Nette Corte (Pnc) detenute sullo stesso titolo (in data 14 e 18 ottobre 2022)». Le vendite allo scoperto nude, così come l’omessa comunicazione delle posizioni nette corte rilevanti alla Consob, costituiscono infrazione di vari articoli del regolamento che sovrintende le procedure di Short Selling (ossia le vendite allo scoperto). Del resto, il fondo olandese – che è specializzato in speculazioni di Borsa – si è concentrato su un titolo che in quel momento doveva ancora imboccare la strada del rilancio e, proprio in quelle settimane, lottava per chiudere l’aumento di capitale da 2,5 miliardi con pesanti fluttuazioni del suo titolo di Borsa. Un ambiente ideale, quindi, per chi intende guadagnare con questo tipo di manovre speculative al ribasso. La Consob nel provvedimento aggiunge che «la condotta illecita ha riguardato una percentuale non trascurabile del capitale sociale pre-aumento di Banca Mps (0,41%)». Il che, probabilmente, ha contribuito ad aggravare la grande volatilità del titolo.Il fondo Optiver, come si accennava, non è alla prima sanzione da parte di Consob. La scorsa primavera aveva subito una multa da 2,5 milioni (più la confisca di 2,7 milioni di profitto illecito) per violazione della disciplina sulle vendite allo scoperto in occasione dell’aumento di capitale di Saipem.Intanto, nel pomeriggio di ieri è tornato a riunirsi il Patto di sindacato di Mediobanca, chiamato a esprimersi dopo il consiglio d’amministrazione sull’Offerta pubblica di scambio lanciata proprio da Mps su Piazzetta Cuccia. «Abbiamo preso atto della posizione del consiglio, ovvero della totale inadeguatezza» dell’Ops lanciata da Mps «e il patto è d’accordo», ha detto uno dei soci di Mediobanca aderenti all’accordo di consultazione all’uscita della riunione dei membri del Patto che si è allargato a due nuovi soci: la Afl Srl, controllata da Federico Falck con lo 0,13% del capitale, e Alberto Aspesi (tramite Bocca di Rosa Srl) con lo 0,33 per cento. Al netto della vendita dello 0,21% di Mediobanca da parte di Gavio, la quota in capo all’Accordo aumenta dall’11,62 all’11,87% del capitale. LEGGI TUTTO

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    Bpm, i proxy favorevoli al rilancio: dopo Iss ok di Glass Lewis su Anima

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    Si amplia la schiera di coloro che suggeriscono ai soci di Banco Bpm di esprimersi a favore della modifica alle condizioni dell’Opa su Anima. Dopo Iss, si è espresso in tal senso un altro proxy advisor che assiste gli investitori istituzionali nelle votazioni in assemblea. Si tratta di Glass Lewis che contestualmente non manca di bollare come «non adeguato» quanto offerto da Unicredit per prendersi tutta Piazza Meda. L’assemblea dei soci, in agenda il prossimo 28 febbraio, sarà chiamata a esprimersi sulla modifica del corrispettivo dell’Opa sulla società di gestione del risparmio (da 6,2 a 7 euro). Glass Lewis ritiene «sicuramente significativo» il rilancio annunciato da Bpm, ma «necessario» visto che le azioni Anima negli ultimi mesi sono state costantemente scambiate ben al di sopra del prezzo d’offerta originario per un’operazione ritenuta «strategicamente convincente e complementare rispetto alla strategia di medio termine», permettendo di diversificare efficacemente il flusso di ricavi del gruppo guidato da Giuseppe Castagna (nella foto).Le modifiche alla proposta, oltre a essere ritenute «ragionevoli» dal proxy advisor, non precludono a Unicredit la possibilità di modificare la sua offerta su Bpm ritenuta ad oggi un’opzione «non attraente» per i soci di Bpm in quanto «largamente non convincente» per la mancanza di un premio di controllo significativo. LEGGI TUTTO

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    Mediobanca, i soci del patto: “Offerta di Mps inadeguata”. Entrano Aspesi e Falck

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    Il patto di consultazione dei soci di Mediobanca definisce “inadeguata” l’offerta pubblica di scambio di Mps. Un responso prevedibile, che arriva a rimorchio di quanto dichiarato in precedenza dai vertici di Piazzetta Cuccia. Mediobanca ha “preso atto, condividendole, delle valutazioni preliminari del consiglio d’amministrazione di Mediobanca in ordine all’inadeguatezza dell’offerta pubblica di scambio promossa da Mps”, si legge in una nota dell’accordo che sostiene i vertici di Piazzetta Cuccia. I soci hanno inoltre “confermato presidente dell’accordo Angelo Casò e i componenti del Comitato Massimo Doris e Alberto Pecci”. Il patto, infine, ha “esaminato i risultati semestrali al 31 dicembre 2024 del gruppo Mediobanca, approvati dal Consiglio d’amministrazione il 10 febbraio scorso, che confermano la validità del modello di business specializzato, incentrato sul Wealth Management ed il Private Investment Bank, in grado di offrire importanti e distintive opportunità di crescita nell’ambito del Piano “One brand – One Culture”.Piazzetta Cuccia: offerta Mps a sconto del 14,8%L’istituto guidato da Alberto Nagel ha sottolineato, in una nota, che lo sconto (in merito all’offerta di Mps su Mediobanca) ai corsi di Borsa di ieri sarebbe del 14,8%, per cui per tornare a premio l’offerta di Mps dovrebbe aggiungere oltre tre miliardi in contanti. Si tratta tuttavia di cifre teoriche e soggette a speculazioni e umori momentanei del mercato, che potrebbero cambiare anche di molto nel corso dei prossimi mesi. LEGGI TUTTO

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    L’Ue spinge il matrimonio Unicredit-Commerz: “Le fusioni rafforzano le banche”

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    Il risiko bancario europeo sta muovendo i primi passi e la Commissione Europea sembra guardare con favore alle operazioni di fusione e acquisizione tra istituti di credito, purché portino a una maggiore diversificazione e rafforzino la stabilità del sistema finanziario. Lo ha chiarito la commissaria ai Servizi Finanziari Maria Albuquerque, rispondendo a un’interrogazione della Sinistra Ue sul tentativo di acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit.“La Commissione non commenta i singoli casi di potenziali acquisizioni su cui potrebbe essere chiamata a decidere, in base alle sue competenze. Il settore bancario dell’Ue ha posizioni patrimoniali solide e un’ampia liquidità. Ha mostrato un’elevata redditività. In questo contesto, le acquisizioni, le fusioni e altre forme di consolidamento possono rendere le banche più resistenti agli shock, ad esempio, quando portano a una maggiore diversificazione degli attivi o geografica”, ha dichiarato Albuquerque.Una posizione che conferma l’orientamento di Bruxelles nel favorire la creazione di “campioni bancari europei”, in grado di competere con i grandi gruppi americani e cinesi. Tuttavia, se l’Europa delle istituzioni guarda con favore a un consolidamento del settore bancario, sul piano nazionale le resistenze restano forti. Il caso Unicredit-Commerzbank lo dimostra: il tentativo della banca italiana di acquisire la seconda maggiore banca tedesca non è stato accolto con entusiasmo a Berlino, dove il governo ha espresso perplessità su una possibile scalata straniera. Tant’è che Friedrich Merz, leader della Cda e possibile prossimo cancelliere, ha espresso forti critiche sulla gestione del governo tedesco riguardo alla scalata di Unicredit su Commerzbank.La Germania ha già dimostrato in passato una certa riluttanza verso operazioni di questo tipo: nel 2019 il progetto di fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank era naufragato anche per la mancata spinta politica a favore della creazione di un grande gruppo nazionale. Ora, l’idea che un importante istituto come Commerzbank finisca sotto il controllo di una banca straniera appare ancora più delicata, specie in un contesto geopolitico ed economico complesso e con elezioni politiche alle porte.Nonostante le resistenze locali, la pressione per un consolidamento del settore cresce. Negli ultimi anni, la frammentazione del mercato bancario europeo è stata vista come un ostacolo alla competitività delle banche dell’Unione, ancora troppo legate ai confini nazionali e meno attrezzate per affrontare le sfide globali rispetto ai colossi statunitensi o asiatici. La Bce stessa ha più volte sottolineato la necessità di rafforzare le banche europee attraverso operazioni di fusione, sia a livello domestico che transfrontaliero. LEGGI TUTTO

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    Bpm, Castagna a Unicredit: “Sbaglia ancora i conti su Anima”

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    Non si ferma il vortice di tensioni tra Banco Bpm e Unicredit in merito all’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) lanciata da quest’ultima. In una nota ufficiale, l’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha espresso forte preoccupazione per i contenuti del comunicato diffuso ieri da UniCredit, accusandola di non chiarire le condizioni relative a una possibile rinuncia o rilancio dell’operazione. Inoltre, da Piazza Meda tornano a volare siluri (come già avvenuto su altre questioni) sui calcoli sbagliati da parte dell’istituto guidato da Andrea Orcel sull’indice di solidità patrimoniale di Bpm.”A tutela della banca e dei propri stakeholder, e più in generale a salvaguardia della trasparenza nell’informativa al mercato, Banco Bpm non può esimersi dal manifestare la propria preoccupazione”, si legge nel comunicato. “Contrariamente a quanto comunicato da Unicredit, non è emersa alcuna incoerenza con quanto annunciato al mercato il 6 novembre 2024″. Secondo Piazza Meda, Unicredit da un lato mette in dubbio la validità dell’offerta su Anima Holding e il ritorno economico per Banco BPM, dall’altro si limita a ribadire le condizioni di efficacia dell’Ops senza chiarire se sia disposta a rinunciarvi in caso di via libera dell’assemblea o se intenda rilanciare l’offerta. Le (nuove) critiche ai calcoli di UniCreditBanco Bpm contesta alcuni aspetti tecnici del comunicato di Unicredit. In particolare, la banca milanese sottolinea che Unicredit ha riportato un valore errato del suo Cet1 Ratio, ovvero l’indice di solidità patrimoniale della banca, indicandolo al 15,00% invece del corretto 15,05%, con un conseguente impatto sulla percezione della solidità dell’istituto. Un altro punto critico riguarda l’impatto dei cosiddetti fattori normativi sfavorevoli (qui il riferimento è alla possibilità dell’introduzione di regole più stringenti come quelle di Basilea 3+ o il mancato riconoscimento dell’agevolazione per il danish compromise), che UniCredit ha quantificato in una riduzione di 94 punti base sul Cet1 Ratio di Banco Bpm. Tuttavia, l’istituto guidato da Castagna ribatte che tali effetti saranno attenuati da azioni manageriali già pianificate, minimizzando l’erosione del capitale.Bpm sottolinea inoltre che il requisito minimo regolamentare del Cet1 Ratio per il 2025 è pari a 9,18%, mentre per UniCredit è più elevato, al 10,27%. Questo dato, secondo Banco Bpm, è cruciale affinché gli azionisti possano valutare i rischi connessi all’OPS. Banco Bpm “manterrà un CET1 ratio superiore al 13% alle date di riferimento del piano, anche in caso di mancata applicazione del Danish Compromise alla partecipazione in Anima ed anche tenendo conto della remunerazione degli azionisti con un payout all’80%”. Le accuse di ambiguità sulla strategia di UnicreditBpm non risparmia critiche sulle mosse strategiche di Unicredit, sollevando interrogativi sulla mancanza di chiarezza riguardo agli investimenti in Commerzbank e Generali. L’istituto si chiede perché UniCredit non abbia fornito dettagli più approfonditi sull’impatto di queste operazioni sul proprio Cet1 Ratio e sulle eventuali implicazioni di rischio. Altro punto di preoccupazione riguarda l’esposizione di Unicredit in Russia. Banco Bpm evidenzia che UniCredit continua a quantificare il massimo impatto potenziale in 55 punti base, nonostante gli accantonamenti già effettuati. “È sorprendente – si legge nella nota – che Unicredit, mentre solleva dubbi sulla sostenibilità dei target di Banco Bpm, non ritenga necessario chiarire il proprio disegno strategico e le relative implicazioni sui propri azionisti». LEGGI TUTTO