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Dazi, Pirondini (M5S): governo non di patrioti ma traditori
Dazi, Pirondini (M5S): governo non di patrioti ma traditori | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Open Arms: per i giudici l’Italia non era obbligata ad assegnare un porto sicuro
Ascolta la versione audio dell’articoloLo Stato italiano non aveva l’obbligo di fornire il Porto sicuro (Pos) alla nave Open Arms. la conclusione da cui parte il ragionamento che ha indotto il tribunale di Palermo ad assolvere l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nella vicenda che ha visto protagonista la ong spagnola Open Arms. Alla imbarcazione, ad agosto del 2019, il Viminale vietò, illegittimamente secondo l’accusa, di far sbarcare i migranti soccorsi in mare. I giudici hanno depositato la motivazione della sentenza.«Il convincimento che nella vicenda oggetto del presente procedimento nessun obbligo di fornire il Pos gravasse sullo Stato italiano, né, dunque, sull’odierno imputato, – spiegano i giudici preliminarmente – esime evidentemente il collegio dall’affrontare analiticamente diverse tematiche prospettate ed animatamente dibattute dalle parti quali, ad esempio, quelle relative alla circostanza che la nave Open Arms avesse potuto fungere da Pos, ovvero al fatto che il primo intervento non avesse in realtà riguardato un’imbarcazione in distress, o ancora al fatto che i tempi trascorsi in attesa del Pos potevano legittimamente spiegarsi (anche tenuto conto dei considerevoli tempi ordinari di sbarco impiegati in altre operazioni di salvataggio concluse in Italia, anche in epoca diversa dalla reggenza Salvini del Ministero dell’Interno) con l’esigenza di provvedere prima alla distribuzione dei migranti fra gli Stati Europei».Loading… LEGGI TUTTO
Meloni: Netanyahu rispetti il diritto internazionale, non condividiamo le recenti proposte di Israele
Ascolta la versione audio dell’articolo«In questi mesi a più riprese ho sentito il primo ministro Netanyahu, sono state conversazioni spesso difficili in cui ho sempre richiamato l’urgenza di trovare una strada per terminare le ostilità e rispettare il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario. Una richiesta che rinnovo anche oggi, a fronte di una situazione umanitaria a Gaza che non ho difficoltà a definire sempre più drammatica e ingiustificabile». Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al premier question time alla Camera, rispondendo al deputato di Avs Angelo BonelliMeloni: non condividiamo le recenti proposte di Israele La premier ha aggiunto: «Non abbiamo condiviso diverse scelte e non condividiamo le recenti proposte del governo israeliano e non abbiamo mancato di dirlo ai nostri interlocutori, consapevoli come siamo che non è stato Israele a iniziare le ostilità e che c’era un disegno alla base dei disumani attacchi di Hamas e la crudeltà rivolta agli ostaggi».Loading…«L’Italia non richiamerà l’ambasciatore in Israele»Ma la presidente del Consiglio ha spiegato anche di essere convinta che «sulla base delle numerose conversazioni che ho avuto in questi mesi con i leader della Regione, si possa lavorare a un quadro politico e di sicurezza regionale capace di porre fine al conflitto, aprire la strada a un processo che conduca alla soluzione dei due Stati, e resto convinta che per farlo occorra partire dal piano di ricostruzione proposto dai paresi arabi. E’ verso questo obiettivo che il governo continua a impegnarsi, lavorando con i leader della Regione, con i nostri partner europei, con gli Stati Uniti. Lo faremo mantenendo con tutti un dialogo aperto, franco, se necessario anche critico. Ed è esattamente per questo che non è nell’intenzione del governo italiano richiamare l’ambasciatore italiano in Israele».«13.500 forze dell’ordine per potenziare sicurezza»Nel corso del premier time la presidente del Consiglio ha inoltre annunciato che «il governo ha disposto l’invio di oltre 13.500 unità tra carabinieri, poliziotti e finanzieri per potenziare la sicurezza nei territori, ai quali si aggiungono circa 3mila vigili del fuoco. Aiuteremo chi ci aiuta, proteggeremo chi ci protegge e difenderemo chi ci difende, perché è quello che fa uno Stato giusto e normale»«Errata transizione solo verso elettrico, aiuta Cina»Spazio anche alla riforma del Green Deal, in risposta a un’interrogazione di Forza Italia. In particolare, sull’automotive «abbiamo tenuto l’anticipo alla seconda parte del 2025 della revisione dell’intero regolamento sui veicoli leggeri. In quella sede, sulla scorta del non-paper promosso da Italia e Repubblica Ceca, sostenuto da altri 15 governi, punteremo a riaffermare il principio di neutralità tecnologica, aprendo così a tutti i carburanti alternativi che possono contribuire alla decarbonizzazione del settore. Continuiamo a ritenere sbagliato, sul piano industriale ma anche sul piano geopolitico, per seguire unicamente la transizione verso l’elettrico, le cui filiere oggi sono in gran parte controllate dalla Cina». Poi la premier ha ricordato che «nel marzo scorso siamo riusciti a inserire per la prima volta il principio della neutralità tecnologica. nelle conclusioni del Consiglio europeo» LEGGI TUTTO
Autonomia e candidature, tensione nel governo. Vertice Meloni-Fedriga giovedì
Ascolta la versione audio dell’articoloPartita con Luca Zaia, in Veneto, la questione dell’impossibilità a candidarsi per un terzo mandato si estende al Trentino e, di conseguenza, al Friuli Venezia Giulia. Entrambe, guidate da esponenti della Lega. Il disaccordo all’interno della maggioranza riguardo alle elezioni regionali si propaga in tutto il Nord-Est e coinvolge anche il governo. In Consiglio dei ministri, la Lega si è opposta – senza successo – all’impugnazione della legge trentina che avrebbe permesso a Maurizio Fugatti di correre nuovamente, aprendo la strada a una simile opportunità per Massimiliano Fedriga. Il Carroccio considera questa decisione governativa una «scelta politica» e persino una «interferenza» nell’autonomia della Provincia autonoma a statuto speciale. Anche se Salvini ha minimizzato l’accaduto, («questioni locali») le forze di opposizione parlano di una maggioranza in crisi e chiedono un intervento della premier in Parlamento«Fare chiarezza sulla materia»La decisione dell’esecutivo era attesa, tanto che già ieri la Lega aveva scelto di far saltare il banco ritirando gli assessori e aprendo la crisi in Regione Friuli. Non abbastanza per far cambiare idea agli alleati, così come non sono servite in Cdm le argomentazioni di Roberto Calderoli, ministro competente: il Trentino è infatti ente a Statuto speciale, come il Friuli Venezia Giulia, e per il leghista hanno il diritto di decidere in autonomia sul numero dei mandati, anche dopo la sentenza della Consulta che bocciava il terzo mandato per le Regioni ordinarie. Di parere opposto la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, intervenuta dopo Calderoli in Cdm. Così come il capodelegazione di Fratelli d’Italia al governo, Lollobrigida: bisogna mettere ordine, fare chiarezza sulla materia; e dunque – il ragionamento – mandare la legge alla Consulta consentirà di dipanare l’aspetto giuridico. E sulla base delle indicazioni della Consulta, è stato il ramoscello d’ulivo nei confronti della Lega, si potrà aprire una riflessione complessiva sul numero dei mandati.Loading…Confronto ai massimi livelliIl confronto in Consiglio dei ministri è poi proseguito ai massimi livelli: il vicepremier Antonio Tajani ha espresso il sì di Forza Italia al’impugnativa, confermando la contrarietà al terzo mandato; l’altro vicepremier Matteo Salvini ha invece ribadito la necessità di salvaguardare la peculiarità delle autonomie, a maggior ragione – avrebbe osservato – dopo la vittoria del centrodestra a Bolzano. A chiudere il confronto la premier Giorgia Meloni, che avrebbe tirato le fila confermando la decisione di impugnare la legge per mettere ordine nella materia, e aprendo alla possibilità di un confronto successivo alla decisione della Corte costituzionale.Il peso dei nuovi rapporti di forzaLa Lega si deve accontentare per ora del sì del Cdm al disegno di legge delega per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali: un passo avanti verso l’Autonomia differenziata, nonostante la freddezza di Fi. Ma sul fronte delle Regionali, l’egemonia leghista sul lombardo-veneto è sempre più a rischio. «Squadra che vince non si cambia», ha ripetuto infinite volte Salvini, nel tentativo di conservare le Regioni che oggi esprimono un presidente leghista, riconfermando tutti gli uscenti figli di una stagione che vedeva la Lega primo partito della coalizione. Ma attraverso lo stop al terzo mandato, FdI rafforza le rivendicazioni affinchè siano riconosciuti i nuovi rapporti di forza. Salvini sperava di chiudere la questione offrendo la Lombardia e conservando le altre Regioni a partire dal Veneto, cuore dell’identità leghista. Ma restava da definire il futuro di Zaia, e in ogni caso Fdi non sembrava fidarsi: troppo in là nel tempo la scadenza della Giunta Fontana, tanto che nei giorni scorsi si ipotizzava di una crisi al Pirellone per anticipare il voto e renderlo più vicino alle altre Regioni.Il forfait per malattia della premierUn destino che invece potrebbe riguardare il Friuli Venezia Giulia, se la Lega dovesse andare fino in fondo. Una possibilità di ricomporre la questione poteva arrivare già domani, con la visita di Giorgia Meloni in programma al Festival delle Regioni in corso proprio a Venezia. Ma il forfait per malattia della premier impedirà la possibilità di confronti a quattr’occhi con Fedriga e Zaia. Meloni e il presidente friulano si vedranno però giovedì a Roma: lì si capirà se la Lega andrà fino in fondo e Fedriga rassegnerà la dimissioni. In ogni caso, FdI non sembra avere fretta di affrontare la partita Regionali: «Ci sono prima le amministrative», dicono da via della Scrofa. E anche l’ipotesi di un confronto ampio dopo la sentenza della Consulta sul Trentino, sembra rispondere alla logica del rinvio. LEGGI TUTTO
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