IN EVIDENZA
Mauri (Pd): ransomware minaccia alla sicurezza, sì alle azioni sotto copertura
Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaSempre più spesso, le aziende e le piccole e medie imprese finiscono vittime del ransomware, tipo di software malevolo utilizzato dai pirati informatici per “infettare” i data center e i sistemi informatici aziendali rendendoli inutilizzabili fino al pagamento di un riscatto. Il fenomeno, in crescita e percepito come una delle principali minacce alla nostra economia da parte degli imprenditori, costituisce un serio attentato alla sicurezza nazionale, e richiede contromisure urgenti. Ed è in questo scenario che dal Pd arriva una proposta di legge per vietare i pagamenti di riscatti «almeno per quei soggetti che sono all’interno del perimetro nazionale cibernetico, cioè le realtà più delicate e più importanti dal punto di vista della sicurezza nazionale».Impedire il pagamento dei riscattiA fronte della minaccia ransomware, spiega il deputato dem Matteo Mauri, primo firmatario di una proposta di legge per il contrasto degli attacchi informatici a scopo di estorsione appena depositata a Montecitorio (Atto Camera 2318), occorre impedire il pagamento delle richieste in denaro avanzate degli hacker, replicando quanto fatto negli Anni Ottanta del secolo scorso, quando una legge ad hoc «impedì il pagamento dei riscatti per il rapimento delle persone», fenomeno ai tempi «molto diffuso in Italia».Loading…Consentire operazioni sotto copertura anche all’esteroNon solo. Il pacchetto normativo prevede anche «la possibilità per le forze dell’ordine di agire sotto copertura» nel contrasto del ransomware «anche all’estero, perché sappiamo perfettamente che gran parte, se non tutti, questi attacchi, provengono dall’estero o da criminali o a volte anche da strutture statuali, cioè da veri e propri Stati». LEGGI TUTTO
Meloni assente al vertice sull’Ucraina: «Italia contrari all’invio di truppe». Ma Macron la smentisce: «Non ne abbiamo parlato»
Ascolta la versione audio dell’articolo«Rispetto a questo dibattito sulla mancata presenza italiana nelle riunioni tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina io devo ribadire una cosa che ho già spiegato diverse volte e cioè che l’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina. Non avrebbe senso per noi partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità». Così la premier Giorgia Meloni nel corso di un punto stampa a Tirana. Nella capitale albanese i leader di Polonia (Donald Tusk), Ucraina (Volodymyr Zelensky), Francia (Emmanuel Macron), Gran Bretagna (Keir Starmer) e Germania (Friedrich Merz), durante il vertice della Comunità politica europea, hanno avuto una conversazione telefonica con il presidente Usa Donald Trump dopo la conclusione del primo ciclo di colloqui russo-ucraini in Turchia.Meloni: l’opposizione si lamenta, ma io su Kiev coerente«Credo che sia un fatto di chiarezza e di coerenza e a chi si lamenta, l’opposizione per esempio, chiedo la stessa chiarezza e stessa coerenza. Cioè ci si chiede di partecipare a questi formati perché dovremmo mandare le truppe in Ucraina o ci si chiede di partecipare a questi formati per fare una foto e poi dire di no? Perché in queste cose bisogna essere seri e io sono una persona seria», ha rimarcato la premier. «Dopodiché ovviamente l’Italia che ha sempre sostenuto l’Ucraina e continua a sostenere l’Ucraina nell’ambito di quello che è stato deciso in ambito Ue e in ambito Onu continua a partecipare a tutti gli altri tavoli, a tutti gli altri livelli, a tutti gli altri format, a tutte le altre iniziative. Su questa iniziativa specifica noi non abbiamo dato la nostra disponibilità. Spero di essere stata ancora una volta chiara», ha concluso MeloniLoading…Macron: invio truppe? Guardiamoci da false informazioniLe parole della premier italiana sono però contraddette dal presidente francese, «C’è un errore di interpretazione, non abbiamo parlato di inviare truppe, la discussione era per un cessate il fuoco in Ucraina, domenica e oggi. Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe» ha detto Emmanuel Macron in conferenza stampa a Tirana rispondendo ad una domanda sulle parole di Giorgia Meloni sul vertice dei Volenterosi in Albania.Da difesa a migranti, si rafforza cooperazioneL’incontro di oggi a Tirana tra Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama «ha consentito di individuare specifici settori sui cui concentrare il lavoro preparatorio in vista del vertice intergovernativo» in programma in Italia. E’ quanto si legge nella dichiarazione congiunta dei due leader. Il primo dei settori citati è la difesa: «nel quadro dell’Accordo sulla cooperazione nel campo della Difesa del 10 ottobre 1995 e del Memorandum d’intesa sulla collaborazione nel settore della difesa del 18 settembre 2009» viene sancito il «rafforzamento della cooperazione finalizzata alla fornitura di mezzi e tecnologie in ambito Sicurezza e Difesa e alla realizzazione e gestione di infrastrutture navali e cantieristiche in Albania, per la costruzione e manutenzione di unità navali e per l’implementazione di iniziative di formazione tecnica e professionale». Energia: «ampliamento della cooperazione in ambito energetico, sulla base dell’accordo tripartito Italia-Emirati Arabi Uniti-Albania siglato ad Abu Dhabi il 15 gennaio 2025, che prevede la produzione di energia rinnovabile in Albania e un’interconnessione sottomarina per l’energia rinnovabile che collegherà̀ Italia ed Albania». Cooperazione in ambito migratorio: «costituzione di un gruppo di lavoro congiunto per l’approfondimento della collaborazione nel contrasto all’immigrazione irregolare e rafforzamento delle capacità di pattugliamento in mare albanesi»Italia-Albania: favorire processo adesione Tirana a Ue LEGGI TUTTO
Dazi, incerto obiettivo al 10%. Polemiche sul respingimento di Piantedosi in Libia
Dazi, incerto obiettivo al 10%. Polemiche sul respingimento di Piantedosi in Libia | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Autonomia e candidature, tensione nel governo. Vertice Meloni-Fedriga giovedì
Ascolta la versione audio dell’articoloPartita con Luca Zaia, in Veneto, la questione dell’impossibilità a candidarsi per un terzo mandato si estende al Trentino e, di conseguenza, al Friuli Venezia Giulia. Entrambe, guidate da esponenti della Lega. Il disaccordo all’interno della maggioranza riguardo alle elezioni regionali si propaga in tutto il Nord-Est e coinvolge anche il governo. In Consiglio dei ministri, la Lega si è opposta – senza successo – all’impugnazione della legge trentina che avrebbe permesso a Maurizio Fugatti di correre nuovamente, aprendo la strada a una simile opportunità per Massimiliano Fedriga. Il Carroccio considera questa decisione governativa una «scelta politica» e persino una «interferenza» nell’autonomia della Provincia autonoma a statuto speciale. Anche se Salvini ha minimizzato l’accaduto, («questioni locali») le forze di opposizione parlano di una maggioranza in crisi e chiedono un intervento della premier in Parlamento«Fare chiarezza sulla materia»La decisione dell’esecutivo era attesa, tanto che già ieri la Lega aveva scelto di far saltare il banco ritirando gli assessori e aprendo la crisi in Regione Friuli. Non abbastanza per far cambiare idea agli alleati, così come non sono servite in Cdm le argomentazioni di Roberto Calderoli, ministro competente: il Trentino è infatti ente a Statuto speciale, come il Friuli Venezia Giulia, e per il leghista hanno il diritto di decidere in autonomia sul numero dei mandati, anche dopo la sentenza della Consulta che bocciava il terzo mandato per le Regioni ordinarie. Di parere opposto la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, intervenuta dopo Calderoli in Cdm. Così come il capodelegazione di Fratelli d’Italia al governo, Lollobrigida: bisogna mettere ordine, fare chiarezza sulla materia; e dunque – il ragionamento – mandare la legge alla Consulta consentirà di dipanare l’aspetto giuridico. E sulla base delle indicazioni della Consulta, è stato il ramoscello d’ulivo nei confronti della Lega, si potrà aprire una riflessione complessiva sul numero dei mandati.Loading…Confronto ai massimi livelliIl confronto in Consiglio dei ministri è poi proseguito ai massimi livelli: il vicepremier Antonio Tajani ha espresso il sì di Forza Italia al’impugnativa, confermando la contrarietà al terzo mandato; l’altro vicepremier Matteo Salvini ha invece ribadito la necessità di salvaguardare la peculiarità delle autonomie, a maggior ragione – avrebbe osservato – dopo la vittoria del centrodestra a Bolzano. A chiudere il confronto la premier Giorgia Meloni, che avrebbe tirato le fila confermando la decisione di impugnare la legge per mettere ordine nella materia, e aprendo alla possibilità di un confronto successivo alla decisione della Corte costituzionale.Il peso dei nuovi rapporti di forzaLa Lega si deve accontentare per ora del sì del Cdm al disegno di legge delega per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali: un passo avanti verso l’Autonomia differenziata, nonostante la freddezza di Fi. Ma sul fronte delle Regionali, l’egemonia leghista sul lombardo-veneto è sempre più a rischio. «Squadra che vince non si cambia», ha ripetuto infinite volte Salvini, nel tentativo di conservare le Regioni che oggi esprimono un presidente leghista, riconfermando tutti gli uscenti figli di una stagione che vedeva la Lega primo partito della coalizione. Ma attraverso lo stop al terzo mandato, FdI rafforza le rivendicazioni affinchè siano riconosciuti i nuovi rapporti di forza. Salvini sperava di chiudere la questione offrendo la Lombardia e conservando le altre Regioni a partire dal Veneto, cuore dell’identità leghista. Ma restava da definire il futuro di Zaia, e in ogni caso Fdi non sembrava fidarsi: troppo in là nel tempo la scadenza della Giunta Fontana, tanto che nei giorni scorsi si ipotizzava di una crisi al Pirellone per anticipare il voto e renderlo più vicino alle altre Regioni.Il forfait per malattia della premierUn destino che invece potrebbe riguardare il Friuli Venezia Giulia, se la Lega dovesse andare fino in fondo. Una possibilità di ricomporre la questione poteva arrivare già domani, con la visita di Giorgia Meloni in programma al Festival delle Regioni in corso proprio a Venezia. Ma il forfait per malattia della premier impedirà la possibilità di confronti a quattr’occhi con Fedriga e Zaia. Meloni e il presidente friulano si vedranno però giovedì a Roma: lì si capirà se la Lega andrà fino in fondo e Fedriga rassegnerà la dimissioni. In ogni caso, FdI non sembra avere fretta di affrontare la partita Regionali: «Ci sono prima le amministrative», dicono da via della Scrofa. E anche l’ipotesi di un confronto ampio dopo la sentenza della Consulta sul Trentino, sembra rispondere alla logica del rinvio. LEGGI TUTTO
Guerra dei dazi, le trattative dell’Europa e le diverse posizioni tra i 27
Guerra dei dazi, le trattative dell’Europa e le diverse posizioni tra i 27 | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
Mauri (Pd): ransomware minaccia alla sicurezza, sì alle azioni sotto copertura
Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaSempre più spesso, le aziende e le piccole e medie imprese finiscono vittime del ransomware, tipo di software malevolo utilizzato dai pirati informatici per “infettare” i data center e i sistemi informatici aziendali rendendoli inutilizzabili fino al pagamento di un riscatto. Il fenomeno, in crescita e percepito come una delle principali minacce alla nostra economia da parte degli imprenditori, costituisce un serio attentato alla sicurezza nazionale, e richiede contromisure urgenti. Ed è in questo scenario che dal Pd arriva una proposta di legge per vietare i pagamenti di riscatti «almeno per quei soggetti che sono all’interno del perimetro nazionale cibernetico, cioè le realtà più delicate e più importanti dal punto di vista della sicurezza nazionale».Impedire il pagamento dei riscattiA fronte della minaccia ransomware, spiega il deputato dem Matteo Mauri, primo firmatario di una proposta di legge per il contrasto degli attacchi informatici a scopo di estorsione appena depositata a Montecitorio (Atto Camera 2318), occorre impedire il pagamento delle richieste in denaro avanzate degli hacker, replicando quanto fatto negli Anni Ottanta del secolo scorso, quando una legge ad hoc «impedì il pagamento dei riscatti per il rapimento delle persone», fenomeno ai tempi «molto diffuso in Italia».Loading…Consentire operazioni sotto copertura anche all’esteroNon solo. Il pacchetto normativo prevede anche «la possibilità per le forze dell’ordine di agire sotto copertura» nel contrasto del ransomware «anche all’estero, perché sappiamo perfettamente che gran parte, se non tutti, questi attacchi, provengono dall’estero o da criminali o a volte anche da strutture statuali, cioè da veri e propri Stati». LEGGI TUTTO
Meloni assente al vertice sull’Ucraina: «Italia contrari all’invio di truppe». Ma Macron la smentisce: «Non ne abbiamo parlato»
Ascolta la versione audio dell’articolo«Rispetto a questo dibattito sulla mancata presenza italiana nelle riunioni tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina io devo ribadire una cosa che ho già spiegato diverse volte e cioè che l’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina. Non avrebbe senso per noi partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità». Così la premier Giorgia Meloni nel corso di un punto stampa a Tirana. Nella capitale albanese i leader di Polonia (Donald Tusk), Ucraina (Volodymyr Zelensky), Francia (Emmanuel Macron), Gran Bretagna (Keir Starmer) e Germania (Friedrich Merz), durante il vertice della Comunità politica europea, hanno avuto una conversazione telefonica con il presidente Usa Donald Trump dopo la conclusione del primo ciclo di colloqui russo-ucraini in Turchia.Meloni: l’opposizione si lamenta, ma io su Kiev coerente«Credo che sia un fatto di chiarezza e di coerenza e a chi si lamenta, l’opposizione per esempio, chiedo la stessa chiarezza e stessa coerenza. Cioè ci si chiede di partecipare a questi formati perché dovremmo mandare le truppe in Ucraina o ci si chiede di partecipare a questi formati per fare una foto e poi dire di no? Perché in queste cose bisogna essere seri e io sono una persona seria», ha rimarcato la premier. «Dopodiché ovviamente l’Italia che ha sempre sostenuto l’Ucraina e continua a sostenere l’Ucraina nell’ambito di quello che è stato deciso in ambito Ue e in ambito Onu continua a partecipare a tutti gli altri tavoli, a tutti gli altri livelli, a tutti gli altri format, a tutte le altre iniziative. Su questa iniziativa specifica noi non abbiamo dato la nostra disponibilità. Spero di essere stata ancora una volta chiara», ha concluso MeloniLoading…Macron: invio truppe? Guardiamoci da false informazioniLe parole della premier italiana sono però contraddette dal presidente francese, «C’è un errore di interpretazione, non abbiamo parlato di inviare truppe, la discussione era per un cessate il fuoco in Ucraina, domenica e oggi. Guardiamoci dal divulgare false informazioni, ce ne sono a sufficienza di quelle russe» ha detto Emmanuel Macron in conferenza stampa a Tirana rispondendo ad una domanda sulle parole di Giorgia Meloni sul vertice dei Volenterosi in Albania.Da difesa a migranti, si rafforza cooperazioneL’incontro di oggi a Tirana tra Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama «ha consentito di individuare specifici settori sui cui concentrare il lavoro preparatorio in vista del vertice intergovernativo» in programma in Italia. E’ quanto si legge nella dichiarazione congiunta dei due leader. Il primo dei settori citati è la difesa: «nel quadro dell’Accordo sulla cooperazione nel campo della Difesa del 10 ottobre 1995 e del Memorandum d’intesa sulla collaborazione nel settore della difesa del 18 settembre 2009» viene sancito il «rafforzamento della cooperazione finalizzata alla fornitura di mezzi e tecnologie in ambito Sicurezza e Difesa e alla realizzazione e gestione di infrastrutture navali e cantieristiche in Albania, per la costruzione e manutenzione di unità navali e per l’implementazione di iniziative di formazione tecnica e professionale». Energia: «ampliamento della cooperazione in ambito energetico, sulla base dell’accordo tripartito Italia-Emirati Arabi Uniti-Albania siglato ad Abu Dhabi il 15 gennaio 2025, che prevede la produzione di energia rinnovabile in Albania e un’interconnessione sottomarina per l’energia rinnovabile che collegherà̀ Italia ed Albania». Cooperazione in ambito migratorio: «costituzione di un gruppo di lavoro congiunto per l’approfondimento della collaborazione nel contrasto all’immigrazione irregolare e rafforzamento delle capacità di pattugliamento in mare albanesi»Italia-Albania: favorire processo adesione Tirana a Ue LEGGI TUTTO