Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaIl deposito delle scorie nucleari non lo vuole nessuno? E allora ne facciamo tre: uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud. E i rifiuti più radioattivi, quelli delle vecchie centrali, li lasciamo all’estero. A pagamento. E’ questa la soluzione che il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica sta valutando per risolvere l’annoso problema di dove stoccare i rifiuti nucleari italiani. Il ministro, Gilberto Pichetto Fratin, ha spiegato il piano a margine di una convegno di Confindustria a RomaValutazioni in corso«Tutti i giorni produciamo scorie nucleari a bassa e media intensità» ha detto, riferendosi ai rifiuti radioattivi prodotti dagli ospedali e dalle industrie». «In questo momento abbiamo 30 e più siti di stoccaggio – ha proseguito -. La cosa bella sarebbe ridurli a uno. Altrimenti, uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud. E’ una valutazione da fare». Poi ha aggiunto: «Sul deposito geologico», quello per le scorie ad alta radioattività, provenienti dalle centrali dismesse, «possono esserci soluzioni diverse. Possiamo anche lasciarle in Francia, facendo pagare noi e i nostri figli a vita».Loading…Cinquantuno aree individuate dalla Sogin L’Unione europea da anni chiede all’Italia di trovare un sito dove conservare in sicurezza i suoi rifiuti radioattivi. Oggi quelli più pericolosi sono nel Regno Unito e in Francia (a pagamento). Quelli meno pericolosi sono sparsi in una trentina di siti nel nostro paese, in condizioni precarie. La Sogin, la società pubblica per lo smantellamento delle vecchie centrali, ha individuato 51 aree in Italia dove si potrebbe costruire il deposito. Ma nessuno dei Comuni interessati ha detto sì. Il cerino è passato al ministero dell’Ambiente, che deve decidere dove realizzare la discarica.Sei regioni coinvolte«L’Unione europea non ci dice di fare “un” deposito – ha spiegato il ministro -. Ci dice che deve esserci “il” deposito dei rifiuti, in particolare per quelli a bassa e media intensità. In questo momento in Italia i depositi sono decine». Concentrando le scorie in tre depositi invece che in uno, il Mase pensa forse a impianti più piccoli e più accettabili alle popolazioni locali. Ma c’è anche il rischio che, invece di dover fronteggiare l’opposizione di un solo territorio, si trovi a dover affrontare quella di tre. In ogni caso, ha precisato Pichetto, «va avanti la procedura di Valutazione di impatto ambientale sui 51 siti», quelli individuati nella Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) preparata dalla Sogin. La mappa individua 51 siti in 6 regioni: Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia. S«u quella valutiamo», ha concluso il ministro. LEGGI TUTTO