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Violenza sulle donne, Ddl con reato di femminicidio arriva oggi in Consiglio dei ministri
Il governo prepara una stretta sui reati legati alla violenza di genere. In Consiglio dei ministri arriva oggi, 7 marzo, un disegno di legge che prevede l’introduzione del delitto di femminicidio nell’ordinamento italiano, che diventerebbe quindi una fattispecie autonoma rispetto all’omicidio, insieme ad “ad altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”. La riunione, convocata per le 17, si tiene simbolicamente alla vigilia dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna. A quanto si apprende, il provvedimento – un nuovo passo verso la nascita di un Testo Unico contro le violenze di genere – verrà presentato dai ministeri di Giustizia, Interno, Famiglia e Riforme istituzionali.
Il nuovo reato di femminicidio
Il ddl, secondo quanto trapelato, andrà dunque a modificare il codice penale: al momento sono previste aggravanti per l’omicidio di una donna solamente se il responsabile è legato alla vittima dal matrimonio o da un rapporto di parentela. La nascita del reato di femminicidio non terrebbe invece conto di vincoli di vario tipo tra vittima e omicida. Come si legge nella bozza del disegno di legge, “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo. Fuori dei casi di cui al primo periodo, si applica l’articolo 575” del codice penale, che prevede una pena non inferiore a 21 anni. L’introduzione del nuovo reato, spiega la ministra alle Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella, serve a “rimarcare l’assoluta specificità del femminicidio che dipende da questioni strutturali della società”. Anche perché, aggiunge, “nonostante gli strumenti innovativi già adottati il numero dei femminicidi non cala, ogni tre giorni una donna muore”.
Pene aumentano fino al 50% per maltrattamenti
Secondo la bozza del disegno di legge, “la pena è aumentata da un terzo alla metà se”, nel caso di maltrattamenti di familiari o conviventi, “il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”. Negli stessi casi, la pena è aumentata da un terzo a due terzi per quanto riguarda le minacce e il revenge porn. Attualmente i reati di maltrattamenti in famiglia sono puniti con la reclusione da tre a sette anni, pena che aumenta nel caso siano coinvolti minori, donne in stato di gravidanza o disabili.
Ddl antiviolenza sulle donne, le novità
Nel testo rientrebbe anche un potenziamento delle comunicazioni informative sui propri diritti alle parti offese, insieme a “un’attenzione alla formazione dei magistrati”, spiega la ministra Roccella: “Il problema è intervenire prima del fattaccio, prima che ci sia il femminicidio, con gli strumenti delle misure cautelari in modo intelligente accorgendosi subito di quanto sta avvenendo”. Secondo quanto anticipato da Il Sole 24 Ore, ci sarebbe anche l’obbligo di audizione da parte del pm (e non della polizia giudiziaria) della vittima di violenza di genere, su sua richiesta. Si introduce poi un altro obbligo a carico delle procure, che dovranno sentire il parere delle vittime (seppur non vincolante) sulle eventuali richieste di patteggiamento per i reati del cosiddetto Codice rosso, che vanno dallo stalking allo stupro. Previsto poi il rafforzamento di alcuni elementi di carattere repressivo, a partire dall’ampliamento degli arresti domiciliari per i colpevoli di violenza. LEGGI TUTTOTensione sulla giustizia, oggi la Camera vota sulla sfiducia a Santanchè
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaE’ il D-Day per Daniela Santanchè, che oggi, alla Camera, affronterà (di nuovo) la prova dell’Aula. Di persona e dando la sua versione dei fatti, molto probabilmente. Nel pomeriggio i deputati voteranno l’ennesima mozione di sfiducia nei confronti dell’esponente di Fratelli d’Italia, rinviata a giudizio per falso in bilancio nell’inchiesta sulla società Visibilia. E in bilico per quello più pesante – per truffa all’Inps – che si teme arrivi a maggio. A chiederne le dimissioni sono le opposizioni. Dal M5S – che ha lanciato la proposta, sottoscritta poi da Pd, Avs e Italia viva – fino ad Azione che, pur non avendola firmata, assicura che voterà a favore.Giustizia, la partita della riformaMa prima del verdetto su Santanché, a Montecitorio finisce sott’accusa pure Carlo Nordio. Al ministro della Giustizia è rivolta la sfiducia del centrosinistra per la vicenda della liberazione e il rimpatrio, con un volo di Stato, del generale libico Almasri. Per il Guardasigilli ci sarà tempo solo per la discussione, il voto sarà nei prossimi giorni. Una doppia sfida al Governo che si gioca sul filo delle ostilità con la magistratura, che la maggioranza non ha mai nascosto. E focalizzate sulla riforma della separazione delle carriere, in discussione al Senato, assegnata alla commissione Affari costituzionali diretta dal fedelissimo della premier Alberto Balboni. Una partita che la maggioranza traina compatta, anche se forse servirà un referendum costituzionale per confermare le modifiche.Loading…Vuoti banchi centrodestra su mozione sfiducia NordioLa discussione generale sulla mozione di sfiducia al ministro Carlo Nordio, presentata dalle opposizioni alla Camera, è iniziata a Montecitorio con i banchi vuoti della maggioranza. Nelle chat delle opposizioni le foto dell’emiciclo deserto nella parte del centrodestra. Dai banchi della minoranza c’è chi ha fatto anche un conto dei presenti in aula: 10 di Fdi, 1 di Forza Italia e nessuno della Lega. Nell’elenco degli iscritti a parlare in discussione generale non c’è nessun rappresentante della maggioranza. Nei banchi del governo accanto al Guardasigilli siede solo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, mentre nella fila dei sottosegretari hanno preso posto il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto e il sottosegretario Ostellari.I precedenti in ParlamentoPer la lunga giornata delle sfiducie, alla Camera non si temono colpi di scena. I due ministri non rischiano e non entreranno nel poverissimo carniere che vede finora solo un ministro sfiduciato nella storia repubblicana (fu Filippo Mancuso del governo Dini, nel 1995).Gli umori nel partito della premierMa se Nordio è super blindato, su Santanché la difesa sembra d’ufficio e condizionata – si teme – al prossimo eventuale rinvio a giudizio. Così almeno appare tra quei meloniani che, a taccuini chiusi, ammettono di non condividere l’ostinazione della ministra a non lasciare l’incarico. Ministra che confida nello stesso trattamento che maggioranza e FdI in particolare hanno riservato solo pochi giorni fa al sottosegretario Andrea Delmastro. E che il sostegno sia inevitabile, ma di circostanza, si deduce dal fatto che nessun big del centrodestra interverrà per le dichiarazioni di voto in Aula. La scelta dovrebbe cadere, invece, su deputati che fanno parte della commissione Giustizia. È il caso del penalista Andrea Pelliccini per Fratelli d’Italia, di Enrico Costa per Forza Italia e della leghista Ingrid Bisa. Al contrario, per i 5 Stelle, la parola andrà a Giuseppe Conte, a rivendicare probabilmente la paternità della sfiducia. In aula ci sarà pure Elly Schlein per il Pd, mentre nel centrodestra stavolta le presenze dovrebbero essere più numerose rispetto a due settimane fa. Allora c’erano due ministri e una decina di parlamentari di maggioranza. In tutto, in Aula. LEGGI TUTTO
Meloni: «Mai parlato con Musk di Starlink. Nel 2025 daremo un segnale di attenzione al ceto medio»
Ascolta la versione audio dell’articolo7′ di lettura«Non ritengo di dovermi difendere dalla previsione di rappresentare un limite o un problema per la libertà di stampa o per la democrazia»: ha esordito così la premier Giorgia Meloni alla conferenza stampa organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare. «Sento dire che io non risponderei spesso alle domande dei giornalisti. Ho fatto fare un calcolo: ho risposto nel 2024 a 350 domande, più di una al giorno» ha aggiunto. L’anno è cominciato con 40 domande poste dai giornalisti, sorteggiati tra le 95 richieste arrivate, alle quali la premier ha risposto per circa un’ora e mezza. In platea, fra gli ospiti istituzionali, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Come sempre vasta la gamma dei temi trattati. In chiusura, in materia di scelte di politica economica, l’annuncio di un’attenzione al ceto medio «risorse permettendo».Il prefetto Rizzi capo del DisTra le notizie l’annuncio della premier che il prefetto Vittorio Rizzi sarà il nuovo capo del Dis. La nomina sarà formalizzata nel Consiglio dei ministri in programma oggi alle ore 18.Loading…Meloni: sul caso Sala triangolazione con Usa e Iran Parlando del caso di Cecilia Salala premier ha rivelato che «c’è stato un lavoro di triangolazione diplomatica con Iran e Usa per quello che riguarda una svolta nel caso – ha detto Meloni rispondendo alla prima domanda dei cronisti -, non direi che c’è stato un momento di svolta perchè la questione è stata seguita dall’inizio. Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza in questi casi. Mantovano è stato al Copasir ed è pronto a tornare nel caso in un’ulteriore audizione, ricordiamo che in Iran sono presenti altri 500 italiani e bisogna essere molto cauti».«Su Abedini dialogo con Usa: lavoro non è finito ieri»«Per quello che riguarda Abedini ha detto la premier – il caso è al vaglio della ministero della Giustizia, c’è un vaglio tecnico e politico, e secondo il trattato con gli Stati Uniti. È una vicenda che bisogna continuare a discutere con gli amici americani: avrei voluto parlarne con Biden – che è ha dovuto annullare il viaggio e a cui mandiamo la nostra solidarietà. Le interlocuzioni ci sono e ci saranno: il lavoro ancora complesso non è terminato ieri e penso si debba discutere nei dettagli nelle sedi opportune».«SpaceX? Non ne ho mai parlato con Musk»Si passa poi al caso Starlink. «Sono abbastanza colpita da come alcune notizie false rimbalzino e continuino ad essere discusse anche dopo essere state smentite, come il contratto smentito con SpaceX», ha commentato la premier. Che ha aggiunto: «Usare il pubblico per fare favore agli amici non è mio costume» ma «valuto l’interesse nazionale. E non ho mai parlato personalmente con Musk di queste vicende». LEGGI TUTTO
Maggioranza critica sull’addio di Ruffini: i risultati della lotta all’evasione merito del governo
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura Suscitano reazioni dalla maggioranza le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini da direttore della’Agenzia delle Entrate accompagnate da critiche al governo («Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato, oppure sentir parlare di Agenzia delle Entrate che tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore»). La più caustica è la Lega che augura a Ruffini «le migliori fortune ma ben lontano dai portafogli degli italiani». Ma anche Fdi e Forza Italia non hanno apprezzato le parole usate da Ruffini per l’addio all’agenzia.Loading…Fdi: Ruffini si contraddice, risultati grazie a governoPer Fratelli d’Italia nell’uscita di Ruffini c’è «un po’ di contraddizione in quanto lui prima evidenzia un certo malcelato disagio rispetto al fatto che doveva lavorare con un governo e una maggioranza che parlava di pizzo di Stato ed era poco attenta al tema dell’equità fiscale, poi invece dice che in questi anni ha avuto il massimo del risultati della lotta l’evasione e dal rientro l’evasione precedente» dice Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera e responsabile economia di Fratelli d’Italia.Lega: «I contribuenti onesti non vanno intimiditi»«La lotta all’evasione fiscale è giusta e non a caso negli ultimi anni sono state recuperate cifre record (nel 2023, 24,7 miliardi: 4,5 miliardi in più rispetto al 2022) ma – sottolinea la Lega in una nota – un conto è contrastare chi non vuole pagare le tasse e un altro è vessare, intimidire e minacciare i contribuenti che hanno rispettato le regole con le oltre 3 milioni di lettere inviate sotto Natale. A Ruffini auguriamo le migliori fortune, ma ben lontano dai portafogli degli italiani».Gasparri: Ruffini ma non si dia meriti che non ha LEGGI TUTTO
La classifica delle città italiane in cui è più facile trovare lavoro
Uno dei tanti problemi che caratterizzano la penisola italiana è proprio la questione lavorativa. L’Italia, infatti, sicuramente non è il Paese europeo con la miglior nomea in termini di opportunità in tal senso. Va precisato, che il deficit occupazionale non è costante; al contrario, esso si verifica maggiormente in determinate zone della penisola. Vediamo dunque la classifica delle città italiane in cui è più facile trovare lavoro. Operaio di 33 anni muore schiacciato da un macchinario – Nanopress.itLa classifica è stata stilata di seguito a uno studio condotto dalla Fondazione Aidp – Lavoro e Sostenibilità, in collaborazione con Isfort. In testa alla graduatoria troviamo Milano, seguita da diverse città del Nord. La capitale, anche quest’anno non è riuscita a salire sul podio.La classifica delle città italiane più “vive” lavorativamenteUno studio depositato oggi presso il Comune di Napoli – condotto dalla Fondazione Aidp – Lavoro e Sostenibilità, in collaborazione con Isfort – ha permesso di classificare le città con maggiori opportunità lavorative all’interno del nostro Paese. Ad aggiudicarsi il podio vi sono tre città nordiche: tra queste Milano, la quale si conquista il primo posto, a seguire Bergamo, Padova, Trieste e Trento. Persone in cerca di lavoro – Nanopress.itIn sesta posizione troviamo, invece, Cagliari, seguita da Udine, Monza e Modena. La graduatoria rappresenta chiaramente la disparità territoriale tra Nord e Sud. Infatti nelle prime 40 posizioni vi sono ben 17 città del nord-est, 14 del nord-ovest e sei del centro. Solo tre sono, invece, le città del Sud e delle Isole.Roma – pur avendo subito un miglioramento rispetto agli anni precedenti – si classifica al 25esimo posto. Napoli, invece, non rientra all’interno della classifica.I criteri utilizzati all’interno dello studioLo studio messo in atto dalla Fondazione Aidp si basa su una serie di criteri volti a fornire un quadro generale delle condizioni lavorative all’interno delle varie città. I fattori presi in considerazione per stilare la classifica sono stati: dal lato interno, le retribuzioni, l’ambiente di lavoro e le opportunità professionali. Mentre da quello esterno, l’ambito dei trasporti, la vivibilità ambientale, i servizi digitali, di sicurezza e quelli per garantire un corretto godimento del tempo libero.Ampiamente presi in considerazione anche gli aspetti economici, come i redditi destinati ai servizi di cittadinanza (offerta formativa, sanità ecc..).“Questo rapporto fotografa il divario del Paese soprattutto dal punto di vista economico, ma se guardiamo nel dettaglio i vari indicatori vediamo un Sud dinamico, che sta crescendo dal punto di vista infrastrutturale e di contributo alla crescita del Paese che va attentamente considerato”. Afferma, come riportato da Fanpage, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. LEGGI TUTTO
POLITICA
Salva Milano, Sala: “Prese distanze ma non è una resa”. Bardelli si dimette dopo inchiesta
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