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  • Riarmo, Pd rischia la conta sulla risoluzione in Senato: trattativa non stop

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaRischio conta in Parlamento per il Pd sulla risoluzione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo. Per scongiurare un bis dello strappo all’Europarlamento per tutto il pomeriggio e fino a tarda serata è andata in scena una riunione fiume dei Dem alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il responsabile Esteri Peppe Provenzano, i capigruppo di Camera e Senato Chiara Braga e Francesco Boccia, i capigruppo delle commissioni Esteri e Difesa Senato Stefano Graziano, Enzo Amendola e Alessandro Alfieri che è anche il coordinatore della minoranza. Un lungo lavoro di cesello partito, comunque dalla linea critica al piano von der Leyen.La mediazione nel PdIl Pd, evidenzia Boccia in una intervista, crede nel «federalismo europeo» e chiede una iniziativa che punti soprattutto ad «accelerare la difesa comune con una politica estera comune». Il testo viene limato fin nell’ultimo particolare. Secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti la lunga riunione si sarebbe anche interrotta e poi riaggiornata, tra l’altro, sul nodo della critica al piano von der Leyen che nella prima versione si chiedeva andasse «radicalmente modificato». Una dizione non troppo digeribile per l’ala riformista tenendo conto anche dell’opinione di alcuni big che ne hanno parlato come di un «primo passo». Alla fine la soluzione di compromesso potrebbe essere più semplicemente «il piano va cambiato». Nonostante il successo della manifestazione del 15 marzo pesano, insomma, le divisioni e gli strascichi del voto europeo.Loading…Il no al riarmo del M5sSe il Pd è alla ricerca di una faticosa sintesi al proprio interno un dato di fatto è anche che tutti i partiti di opposizione presenteranno una propria risoluzione diversa dalle altre. Il piano ReArm Europe, chiede M5s, va sostituito “integralmente” con un piano di rilancio della competitività e le priorità politiche dell’Ue come spesa sanitaria, istruzione, incentivi all’occupazione. Il leader Giuseppe Conte, tra l’altro, si prepara alla piazza del 5 aprile alla quale fa sapere, «inviteremo tutti coloro che dicono no a questo folle piano per il riarmo». La piazza del 15 marzo?Le posizioni dai centristi a AvsNo un’Europa del riarmo anche da Avs che ha sfilato con le bandiere della pace a Piazza del Popolo. Dall’altra parte dello schieramento di centrosinistra Azione fa sapere che presenterà come propria risoluzione il testo delle due risoluzioni approvate il 12 marzo dal Parlamento europeo. «E’ il momento della chiarezza, sia per le forze di maggioranza che per quelle di opposizione», dice il partito di Calenda. A chiedere un piano ancora più ambizioso sono Iv e +Europa schierate anche, insieme ad Az, nel forte sostegno all’Ucraina. Almeno per domani, però, la conta nell’opposizione sarà scongiurata visto che in Senato il voto della risoluzione di maggioranza precluderà quello su tutte le altre che decadranno. Più complicata la questione mercoledì visto che a Montecitorio i documenti saranno messi tutti in votazione anche per parti separate. LEGGI TUTTO

  • Il camionista che travolse e uccise Davide Rebellin ricoverato per un ictus: è gravissimo

    Per questa mattina era prevista la prima udienza del processo per la morte del campione Davide Rebellin, investito e ucciso da un camion il 30 novembre del 2022. Il camionista che travolse e uccise Davide Rebellin ricoverato per un ictus – Nanopress.itDal 23 febbraio scorso, Wolfgang Rieke era agli arresti domiciliari in un appartamento in provincia di Treviso.In gravissime condizioni il camionista che travolse e uccise Davide RebellinWolfgang Rieke, il camionista tedesco coinvolto nell’incidente stradale in cui perse la vita Davide Rebellin, è attualmente ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Cà Foncello di Treviso a causa di un ictus ischemico che lo ha colpito nella serata di domenica. Oggi, davanti al tribunale di Vicenza, era prevista la prima udienza dibattimentale del processo per la morte del campione di ciclismo. I legali di Rieke hanno presentato un’istanza di rinvio per legittimo impedimento, che verrà esaminata nelle prossime ore. L’11 marzo scorso, il Tribunale di Vicenza aveva rigettato la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali di Rieke, uguale a quella già formulata dinanzi al Giudice dell’udienza preliminare. I giudici avevano quindi dichiarato aperto il procedimento, fissando per oggi la prima udienza dibattimentale, durante la quale era previsto l’esame delle perizie sul luogo dell’incidente e sul Tir coinvolto. La moglie, la madre e i tre fratelli di Rebellin sono già stati risarciti dalla compagnia di assicurazione del mezzo pesante. Dal 23 febbraio scorso, il camionista si trovava agli arresti domiciliari in un appartamento di conoscenti nella provincia di Treviso.L’incidente costato la vita al campioneEra il 30 novembre del 2022, quando Davide Rebellin, 51 anni, campione di ciclismo e vincitore di tante medaglie, tra cui quella del Giro d’Italia, morì dopo dopo essere stato travolto da un camion mentre si allenava lungo le strade di Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza. La vittima si era ritirata un mese prima della tragedia. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il guidatore del mezzo pesante non avrebbe rispettato una precedenza, svoltando a destra senza inserire la freccia. Dopo aver travolto il campione in sella alla sua bici, Wolfgang Rieke si allontanò a bordo del suo mezzo, senza prestare soccorso. La bici di Davide Rebellin dopo l’incidente – Nanopress.itL’uomo è accusato di omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga. Secondo alcuni testimoni, l’indagato – una volta sceso dal camion – sarebbe rimasto qualche minuto accanto al corpo del campione, prima di risalire a bordo del mezzo.Il 17 giugno del 2023 è stato fermato e arrestato in Germania in esecuzione di un mandato d’arresto europeo. LEGGI TUTTO

  • Perché Meloni vuole cambiare il Rosatellum per un proporzionale con premio oltre il 40%

    Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaPremio di maggioranza al posto dei collegi, preferenze e/o listini bloccati, soglie di sbarramento. E chi più ne ha più ne metta. La riforma della legge elettorale è un evergreen, un classico di ogni legislatura. Con la maggioranza di turno che, va da sé, prova ad acconciarsi il sistema elettorale che più la potrebbe favorire. A volte riuscendoci (Silvio Berlusconi con il Porcellum che cancellò in Mattarellum) a volte no (Matteo Renzi con l’Italicum prima, bocciato dalla Corte costituzionale, e con il proporzionale con sbarramento al 5% poi, affossato nel segreto dell’urna alla Camera).Al via l’eterno gioco della legge elettorale: perché ora, visto che si vota a giugno 2027?Il gioco del cambio delle regole elettorali è dunque, se non lecito, sdoganato dalla prassi degli ultimi lustri. C’è solo una regola, rigorosamente non scritta: la legge per eleggere il Parlamento, se va cambiata, va cambiata nell’ultimo anno di legislatura, se non altro perché nessun parlamentare ha la sicurezza di essere rieletto e di conseguenza nessun parlamentare ha interesse a mettere sul tavolo della politica la pistola carica di un nuovo sistema elettorale pronto all’uso per eventuali elezioni anticipate. E allora perché il tema è tornato d’attualità, quando le prossime elezioni politiche si dovrebbero tenere solo a giugno 2027, con soli tre mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura? (La volta scorsa si è votato il 23 settembre per la repentina caduta del governo Draghi, ma l’accordo tra Palazzo Chigi e Quirinale è già quello di un leggero anticipo per non interferire con la sessione di bilancio e quindi l’approvazione della finanziaria di fine anno). Ma, soprattutto, che interesse ha la premier a cambiare la legge elettorale che l’ha fatta vincere tre anni fa quando il suo partito è saldamente primo nei sondaggi, tra il 28 e il 30%, e la coalizione di centrodestra supera la somma delle opposizioni, somma per altro politicamente molto difficile?Loading…Tutti i rischi del Rosatellum per la premier Meloni: con le opposizioni unite esito incertoQui occorre fare un passo indietro. Giorgia Meloni lo aveva già fatto capire nella conferenza stampa di fine/inizio anno: anche se la riforma del premierato non dovesse essere pronta all’uso in tempo per la prossima legislatura, la legge elettorale con cui andremo a votare tra la fine del 2027 e l’inizio del 2028 potrà subire “migliorie”. L’idea ormai prevalente a Palazzo Chigi è quella di approvare il premierato in Parlamento con calma e di celebrare il referendum confermativo solo dopo le politiche per non correre troppi rischi (il tonfo di Renzi, costretto a lasciare Palazzo Chigi dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 2016, è sempre ben presente ai nostri politici). Ma l’attuale legge elettorale – ossia il Rosatellum, basato sul 37% di collegi uninominali e per il resto su un proporzionale con liste bloccate – ha agli occhi della premier il difetto di costringerla a una defatigante trattativa con i partiti minori del centrodestra per la “spartizione” dei collegi uninominali. Basta un dato: oggi la Lega, che nel 2022 ha ben fatto pesare il suo radicamento al Nord, ha 94 parlamentari sul totale di 600, corrispondenti al 16 per cento degli eletti, quando alle urne prese poco meno del 9%. Ma non solo. C’è soprattutto il dato di fatto che con il Rosatellum non c’è la certezza della vittoria: nel 2018 l’esito è stato quello di nessuna maggioranza, tanto che nella scorsa legislatura sono nati tre governi di segno politico diverso (giallo-verde M5s-Lega, giallo-rosso a guida M5s-Pd, la grande coalizione di Draghi); al contrario nel 2022, grazie al fatto che il centrosinistra si è presentato diviso in tre (Pd con Avs e Più Europa, M5s da solo e Terzo polo di Renzi e Calenda), il centrodestra è riuscito a vincere nella quasi totalità dei collegi ottenendo una supermaggioranza.Per non correre rischi al Sud meglio un proporzionale con premio al di sopra del 40%E se alla fine le opposizioni dovessero trovare l’accordo mettendosi tutte assieme, magari solo per un accordo elettorale nei collegi come ha proposto un big del Pd come Dario Franceschini? Secondo le proiezioni il centrosinistra unito, dal M5s ai centristi passando naturalmente per il Pd, vincerebbe tutti i collegi uninominali di regioni come la Campania e la Puglia: grazie al recupero al Sud, in particolare al Senato il centrosinistra potrebbe dunque impedire la formazione di una maggioranza chiara di centrodestra. Dal punto di vista di Palazzo Chigi meglio optare subito, anche senza premierato, sulla soluzione da sempre preferita dal centrodestra e che è anche il “canovaccio” per la futura elezione diretta del premier: un proporzionale con un premio che assicuri a chi vince una maggioranza del 55%. Insomma, sul tavolo c’è un Porcellum che però preveda una soglia per far scattare il premio: nel 2014 la Corte costituzionale, nel bocciare quella legge, ha stabilito infatti che il premio non può in ogni caso superare il 15%. Soglia al 40%, dunque. Cosa fare al di sotto di quella soglia, vista l’allergia del centrodestra e in particolare della Lega al ballottaggio nazionale, non è chiaro. Meloni sarebbe favorevole a prevedere in questo caso residuale un ballottaggio tra le prime due coalizioni, ma la resistenza degli alleati è tale che in Fratelli d’Italia non si esclude di non prevedere alcuna norma di chiusura: se nessuno raggiunge il 40% non scatta il premio e la fotografia del Parlamento resta proporzionale. Ipotesi considerata appunto men che residuale a Palazzo Chigi, a meno che uno degli alleati non voglia affossare Sansone (ossia Meloni) con tutti i filistei sfilandosi dalla coalizione. Un suicidio, insomma.La mina piazzata sotto il campo largo: l’indicazione del capo della coalizioneQuanto alla scelta degli eletti, le ipotesi sul tavolo sono due: o piccoli listini bloccati di tre o quattro nomi riconoscibili da parte degli elettori oppure capilista bloccati e preferenza per tutti gli altri, il che significherebbe però che i partiti piccoli e medi riuscirebbero ad eleggere quasi solo i capilista. Un motivo, questo, di scontro con il Pd e con il M5s, che insistono almeno formalmente sulle preferenze tout court (meno formalmente è vero che tutti i leader di partito vogliono controllare e scegliere le candidature). Ma, preferenze a parte, il Porcellum rivisitato contiene una vera e propria bomba pronta ad esplodere sotto il Pd di Elly Schlein e di conseguenza sotto l’intero centrosinistra: il premio di maggioranza, così come era nel Porcellum, si porta dietro il vincolo del nome del capo della coalizione e quindi il candidato premier. Per Meloni è un modo per avere già alle prossime politiche un premierato di fatto, con la scelta del premier anche se non con la sua elezione diretta, pur senza riforma della Costituzione. Ma questo si traduce in problemi a non finire per il costituendo campo largo, visto che non c’è una premiership riconosciuta da tutti e visto che il leader del M5s Giuseppe Conte non nasconde la sua ambizione di tornare un giorno a Palazzo Chigi. Come dice il costituzionalista ed ex parlamentare del Pd Stefano Ceccanti, «finché si resta nel Rosatellum si possono anche fare accordi solo “in negativo” e non chiarire la questione dei candidati premier, ma se si passa ad una legge con il premio di maggioranza puoi fare le primarie di coalizione, puoi indicare di comune accordo un federatore, puoi anche indicare un nome temporaneo e dire che comunque verrà proposto il nome del leader del partito che prenderà più voti: l’unica cosa che non puoi fare è eludere il problema». Già. LEGGI TUTTO

  • Fuoristrada precipita da un sentiero di montagna, morto il conducente

    Con la vittima viaggiava una giovane di circa 20 anni, che è stata trasportata all’ospedale di Sulmona in condizioni discrete.Fuoristrada precipita da un sentiero di montagna, morto il conducente – Nanopress.itLa giovane, ancora sotto shock, ha allertato i soccorsi, che sono arrivati sul posto dopo circa due ore a causa della nebbia e del maltempo. Fuoristrada precipita da un sentiero di montagna, morto il conducenteUn grave incidente stradale è avvenuto a Frattura, una frazione del comune di Scanno (AQ), sul sentiero montano che conduce al Piano delle Cinquemiglia in direzione Roccaraso. Un uomo di 40 anni, originario di Roma, ha perso la vita dopo che il suo fuoristrada si è ribaltato per seicento metri. Con lui c’era una giovane di circa 20 anni, che è stata trasportata all’ospedale di Sulmona in condizioni discrete.I carabinieri della compagnia di Castel di Sangro stanno indagando sulla dinamica dell’incidente. Sembra che l’uomo, accortosi della pericolosità del sentiero, abbia fatto scendere la giovane dall’abitacolo prima di tentare una manovra, ma purtroppo è precipitato nel burrone. La giovane, ancora sotto shock, ha allertato i soccorsi, che sono arrivati sul posto dopo circa due ore a causa della nebbia e del maltempo. LEGGI TUTTO

  • Cattolico con sei figli e due in affido: chi è Pietro Piciocchi, candidato del centrodestra alle comunali di Genova

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di lettura«Sono veramente felice e accetto questa candidatura con grande passione, determinazione ed entusiasmo, un atteggiamento che in questi anni impegnativi ho cercato di mettere in campo tutti i giorni per la mia città». Con queste parole Pietro Piciocchi, attuale facente funzione sindaco di Genova, ha accettato l’investitura a candidato sindaco della città per la coalizione di centrodestra. Le elezioni comunali sono previste per la primavera del 2025 dopo le dimissioni di Marco Bucci, eletto presidente della Liguria lo scorso autunno. «Ho fatto riflessioni interiori dopo quanto è successo con l’elezione del Presidente Bucci: potevo ragionare che ho già dato il mio contributo. Ma chi nella vita ha ricevuto deve dare, chi come me ha ricevuto tanto deve restituire alla comunità. Ecco perché ho deciso di accettare questa candidatura che mi è stata chiesta da tanti amici che fanno parte di una coalizione molto vicina. Vogliamo mettere al centro i cittadini perché sono al centro di tutto. Il nostro ruolo è il servizio ai cittadini, non il potere. Siamo anni luce da gestione clienterale».Le liste che lo appoggianoL’attuale facente funzioni è sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche.Loading…Assessore e vicesindaco dell’ultima giunta BucciClasse 1977, avvocato civilista, cattolico, sei figli e altri due in affido, è stato assessore e vice sindaco nell’ultima giunta Bucci.Attuale sindaco facente funzioniLa nomina a presidente della Regione di Bucci ha portato il suo vice ad assumerne la carica in attesa delle prossime elezioni comunali, previste per la prossima primavera. Assessore al Bilancio, Lavori pubblici, Manutenzioni, Verde pubblico, Piciocchi ha iniziato la sua carriera politica nel 2017 scegliendo di entrare nella squadra di Bucci.Avvocato specializzato in diritto amministrativo e degli enti localiLaureato in Giurisprudenza, docente di diritto alla Bocconi di Milano, il neo sindaco di Genova ha intrapreso la carriera da avvocato specializzandosi in diritto amministrativo e degli enti locali. Un background fondamentale che gli ha permesso di affrontare i suoi impegni nella pubblica amministrazione legati alle finanze pubbliche e alle opere infrastrutturali. Come assessore al Bilancio, Piciocchi ha lavorato per la riduzione del debito comunale trovando conferme del suo operato con la nomina a vice sindaco, arrivata con la rielezione del sindaco Bucci nel 2022. LEGGI TUTTO

POLITICA

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