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Investita da un furgone mentre entra a scuola, morta la maestra Ninfa Indelicato
L’incidente è avvenuto mentre la donna stava entrando nell’edificio scolastico. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi e nonostante il trasporto d’urgenza all’ospedale di Castelvetrano, la maestra è purtroppo deceduta. Maestra investita e uccisa da un furgone – Nanopress.itAlla guida del furgone c’era un anziano, che è stato immediatamente fermato. Investita da un furgone mentre entra a scuola, morta la maestra Ninfa IndelicatoUna maestra di scuola elementare, Ninfa Indelicato, 64 anni, è stata investita da un furgone condotto da un anziano mentre stava entrando a scuola, nell’Istituto per geometri ‘V. Accardi’ di Campobello di Mazara (Trapani), dove ci sono le scuole elementari. Le condizioni della donna sono subito apparse gravissime e, nonostante il ricovero d’urgenza all’ospedale di Castelvetrano, la maestra è morta.Sul posto sono intervenuti i carabinieri, per ricostruire la dinamica dell’incidente. Sotto choc la comunità di Castelvetrano, dove la maestra viveva ed era molto conosciuta. LEGGI TUTTO
Schumacher, il patrimonio in vendita per pagare le cure da 7 milioni l’anno: «La moglie ha venduto orologi e ville»
Secondo quanto riferisce The Sun, le cure dell’ex campione di Formula 1 costerebbero 7 milioni di euro l’anno, per questo la moglie e i figli starebbero vendendo parte del patrimonio. Il patrimonio di Schumacher è in vendita per pagare le cure – Nanopress.itPer quanto riguarda le condizioni di salute di Schumacher, l’ultima notizia ufficiale risale al 2019, quando la famiglia assicurò che si stava facendo il possibile per aiutare il campione.Schumacher, il patrimonio in vendita per pagare le cure da 7 milioni l’annoCorinna Schumacher sta vendendo parte del patrimonio di famiglia per coprire gli esosi costi delle cure necessarie a mantenere in vita suo marito, Michael Schumacher. Secondo il tabloid inglese “The Sun”, la moglie e i figli dell’ex campione di Formula 1 stanno pagando 7 milioni di euro all’anno per continuare a sostenere le cure di cui Schumi ha bisogno, a seguito dell’incidente sciistico di cui è rimasto vittima nel 2013. Alcuni degli orologi appartenuti all’ex campione sono stati messi all’asta e sono stati venduti per 4,4 milioni di euro. Tra questi, un modello esclusivo di Patek Philippe, che è stato venduto a 2,5 milioni di euro. Inoltre, Corinna ha venduto l’aereo privato della famiglia (che aveva un costo di 31,6 milioni di euro) e alcune proprietà immobiliari, tra cui ville non più utilizzate3.Per quanto riguarda le condizioni di salute di Schumacher, l’ultima notizia ufficiale risale al 2019, quando la famiglia ha dichiarato: “Potete stare certi che siete ancora nelle migliori mani e che stiamo facendo tutto il possibile per aiutarlo. Vi preghiamo di comprendere che stiamo seguendo la volontà di Michael e per questo manteniamo privata una questione delicata come la sua salute”. L’incidenteIl 29 dicembre del 2013 il mondo intero venne raggiunto da una drammatica notizia: il sette volte campione del mondo, Michael Schumacher, era rimasto vittima di un incidente sugli sci. Quella domenica Shumacher si trovava a Meribel, sulle Alpi Francesi, con la famiglia e con gli amici per trascorrere le vacanze natalizie nel suo chalet ‘Les Brames’.Sciatore esperto e perfetto conoscitore di quelle piste, Schumacher scese lungo la Chamois, una pista Rossa, mentre gli amici scelsero di percorrere La Biche, una pista Blu. A rivelare quello che accadde al campione, fu una telecamera GoPro installata sul casco di Schumi. Schumacher stava procedendo a velocità normale, quando fu sorpreso da una roccia nascosta dalla neve appena caduta. La colpì e poi finì su un’altra roccia. L’ex pilota tedesco fu elitrasportato all’ospedale Universitario di Grenoble, dove venne ricoverato in “gravi condizioni” e da allora nulla più è stato come prima. LEGGI TUTTO
Telefonata tra il segretario di Stato Usa Rubio e Tajani. Focus sui dazi
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaSicurezza euro-atlantica, Ucraina, Medio Oriente sono stati i temi del colloquio telefonico di domenica sera tra il nuovo Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e il ministro degli esteri, Antonio Tajani: si è trattato del primo contatto bilaterale tra il nuovo capo della diplomazia Usa e un ministro degli esteri europeo. Il tema tuttavia forse più delicato e importante del momento dal punto di vista economico è quello relativo ai dazi commerciali che l’amministrazione Trump ha minacciato e in larga parte annunciato. La questione è certamente di competenza della Ue – e se infatti ne parlerà al consiglio dei ministri a Bruxelles lunedì 27 gennaio – ma Tajani e Rubio lo hanno affrontato, visto che per l’Italia secondo le stime di aggravio dei “balzelli” che stanno circolando in ambienti di governo arrivano a superare i sette miliardi.Usa, Donald Trump sui dazi all’Italia: “Giorgia Meloni mi piace, vediamo cosa succederà”Forte avanzo commerciale dell’Italia verso Usa La questione è davvero centrale in questa fase di avvio dell’amministrazione, e l’Italia – si nota in ambienti governativi – vuole anche giocare d’anticipo. Ad eccezione del solo 2020 (anno in cui la contrazione degli scambi è perlopiù attribuibile alle conseguenze economiche della pandemia da COVID-19), nell’ultimo decennio (2014 – 2023) il commercio tra Roma e Washington si è caratterizzato per una crescita dell’export del nostro Paese verso il mercato statunitense, che nello scorso anno ha raggiunto livelli pari a 67,3 miliardi di euro, crescendo del 3,4% rispetto all’anno precedente. Allo stesso modo, crescono le importazioni dagli Stati Uniti verso l’Italia, che lo scorso anno hanno raggiunto quasi 25,2 miliardi di euro, in aumento dell’1,1% rispetto al 2022 e di quasi il 59,5% rispetto al 2021. Insomma, con più del doppio delle esportazioni italiane negli Stati Uniti rispetto alle importazioni statunitensi l’Italia ha forte avanzo commerciale.Loading… Italia paese più colpito da procedimenti anti-dumping Un rapporto che non è sempre lineare: con 14 procedimenti anti-dumping e 4 anti-sovvenzioni, l’Italia è risulta essere il paese più colpito dalle indagini (e dalle misure di difesa commerciale) statunitensi tra gli Stati membri UE, seconda solo al Giappone tra i Paesi G7. I procedimenti che colpiscono il nostro Paese rappresentano più di un quarto del totale dei Paesi UE. Seguono la Spagna e la Germania tra i Paesi più colpiti nell’Unione assieme all’Italia. I dazi che colpiscono la produzione italiana riguardano soprattutto i settori dell’acciaio, dell’alluminio e dei materassi, nonché il settore agroalimentare (pasta). Alcune delle misure commerciali statunitensi sono in vigore dagli anni ’80 e ‘90 del secolo scorso (tra cui alcuni prodotti dell’acciaio e della pasta), e continuano ad essere oggetto di revisioni amministrative. LEGGI TUTTO
Uccise la ex a martellate, confermato l’ergastolo per Ezio Galesi
Il killer attese la vittima sotto casa, a Castegnato, e la colpì con un martello per 16 volte. L’omicidio risale al 20 ottobre di due anni fa. Dopo averla colpita chiamò i carabinieri e attese l’arrivo dei militari. Elena Casanova aveva una figlia di 17 anni, avuta da un precedente matrimonio. Carabinieri sul luogo del delitto – Nanopress.itQuesta mattina la Corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna all’ergastolo per Ezio Galesi. Confermato l’ergastolo per Ezio GalesiLa Corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna all’ergastolo per Ezio Galesi, il 59enne che nell’ottobre del 2021 uccise a martellate la sua ex fidanzata, Elena Casanova, 39 anni. Quella sera aspettò la vittima sotto casa e la colpì con 16 martellate, poi disse ai vicini di chiamare i carabinieri. Elena Casanova aveva una figlia di 17 anni, avuta da un precedente matrimonio. LEGGI TUTTO
Proporzionale, ma con premio: ecco come il “lodo Franceschini” ha rilanciato il dibattito sulla legge elettorale
Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaProporzionale sì, ma col premio di maggioranza. Alleanza sì, ma solo tecnica per vincere nei collegi uninominali. Anzi no, via i collegi e sì alle preferenze. Da qualche giorno il dibattito politico, a destra come a sinistra, ha rispolverato l’annosa questione della riforma del sistema elettorale. Che cosa c’è sotto, quando mancano ancora quasi tre anni alle prossime elezioni politiche? Qui occorre fare un passo indietro, anzi due.Il lodo Franceschini scuote il Pd: marciare divisi per colpire unitiA rilanciare il tema è stato da ultimo un big del Pd come Dario Franceschini: già segretario dopo Walter Veltroni, più volte ministro e parlamentare fin dove arriva la memoria dei cronisti, si è schierato con Bersani prima che Bersani vincesse le primarie, idem con Renzi, e contro tutti i pronostici idem con Schlein. Uno che conta, insomma, e che spesso indica la rotta prima degli altri. Ebbene, in un’intervista rilasciata a Repubblica il 24 gennaio Franceschini espone così il suo “lodo”: «Si dice spesso che la destra si batte uniti. Io mi sono convinto che la destra la battiamo marciando divisi. I partiti sono diversi e lo resteranno, è inutile fingere che si possa fare un’operazione come fu quella dell’Ulivo», è la sua realistica analisi di fronte alle divisioni del centrosinistra e in particolare tra Pd e M5s, a partire dalla politica estera. Da qui la proposta: «Si vada ognuno per proprio conto, valorizzando le proprie proposte e l’aspetto proporzionale della legge elettorale. È sufficiente stringere un accordo sul terzo dei seggi che si assegnano con i collegi uninominali per battere i candidati della destra». Non si tratta di un “liberi tutti” come se si giocasse la partita con un sistema proporzionale puro, visto che l’attuale Rosatellum prevede due terzi dei seggi da attribuire proporzionalmente e un terzo tramite collegi uninominali (viene eletto solo chi arriva primo). Inoltre la scheda elettorale è unica, con il candidato del collegio uninominale collegato alle liste dei partiti che lo sostengono, quindi non sono possibili desistenze vecchia maniera: l’alleanza va siglata. Ma un conto è un’alleanza “tecnica”, elettorale, un conto è la costruzione di una coalizione con un capo politico e con un programma dettagliato. Sulla base del “lodo Franceschini” bastano insomma pochi punti in comune, visto che la presentazione di un programma dell’alleanza è prevista dal Rosatellum, e per il resto ognun per sé con i suoi temi da proporre agli elettori. Quanto al capo della coalizione, e quindi al candidato premier, visto che la legge non obbliga a indicarlo, si vedrà dopo le elezioni in base ai voti raccolti da ciascun partito.Loading…Il placet di Conte: «Così si preserva la diversità del M5s»Tutto sommato lo schema non fa una piega, anche se non sembra poter scaldare i cuori, e serve al Pd per prendere le distanze dai continui diktat del leader del M5s Giuseppe Conte concentrandosi sulla proposta politica del Pd. Non c’è dunque da stupirsi se la proposta di Franceschini lascia tiepidi molti compagni di partito “unitaristi” e lo stesso padre dell’Ulivo Romano Prodi («la disunione non fa la forza») e piace invece ai Cinque Stelle: preserva infatti la voglia di distinguersi senza pregiudicare – almeno sulla carta – la possibilità di tornare al governo. «La prospettiva indicata da Franceschini per il centrosinistra è compatibile con la sensibilità del Movimento 5 Stelle», è il placet di Conte. «Dobbiamo anche prendere atto, ed è una realtà, che nell’area progressista ci sono forze di varie sensibilità. Quindi bene lavorare in modo realistico rispettando anche le diversità per poi colpire uniti. È un percorso che ci consentirebbe di coltivare anche le nostre posizioni più singolari e specifiche, di non lasciarci assorbire in un processo che ci snaturerebbe, ma con l’obiettivo di colpire uniti». Come poi una siffatta alleanza di diversi e senza un leader riconosciuto («diversamente uniti», copyright del dem Goffredo Bettini) possa essere competitiva di fronte a un centrodestra compatto attorno alla premier Meloni è un altro paio di maniche.Perché Meloni lavora invece a cancellare i collegi del RosatellumMa siamo sicuri che alle prossime politiche si voterà ancora con il Rosatellum? E che fine ha fatto la riforma costituzionale per l’elezione del premier che porta con sé una legge elettorale specifica? Qui occorre fare il secondo passo indietro e andare al 9 gennaio, giorno della conferenza stampa di fine/inizio anno di Giorgia Meloni: in quell’occasione la premier ha fatto capire che l’idea prevalente al momento è quella di dare il via libera al premierato in Parlamento con calma, verso la fine della legislatura, in modo da celebrare l’insidioso referendum confermativo solo dopo le politiche (il ricordo del fallito referendum del 2016 che portò alle dimissioni dell’allora premier Matteo Renzi è sempre ben presente agli inquilini di Palazzo Chigi). In questo caso – ha detto Meloni – l’attuale legge elettorale potrà subire delle migliorie. Già, perché il Rosatellum ha agli occhi della premier il difetto di costringerla a una defatigante trattativa con i partiti minori del centrodestra per la “spartizione” dei collegi uninominali. Non solo. Con il Rosatellum non c’è la certezza della vittoria: nel 2018 l’esito è stato quello di nessuna maggioranza, con la conseguenza che la scorsa legislatura è stata segnata da tre governi di segno politico diverso (giallo-verde con M5s e Lega, giallo-rosso con M5s e Pd, infine la grande coalizione di Draghi); al contrario nel 2022, grazie al fatto che il centrosinistra si è presentato diviso in tre (Pd con Avs e Più Europa, M5s e Terzo polo di Renzi e Calenda), il centrodestra è riuscito a vincere nella quasi totalità dei collegi ottenendo una supermaggioranza. E se la prossima volta le opposizioni dovessero trovare l’accordo mettendosi tutte assieme, magari solo per un accordo elettorale nei collegi come propone Franceschini?L’ipotesi allo studio: proporzionale sì, ma con premio di maggioranzaDal punto di vista di Palazzo Chigi meglio optare subito, anche senza premierato, sulla soluzione da sempre preferita dal centrodestra e che è anche il “canovaccio” per la futura elezione diretta del premier: un proporzionale con un premio che assicuri a chi vince una maggioranza del 55%. Insomma, sul tavolo c’è il vecchio Porcellum con l’aggiunta di una soglia per far scattare il premio: nel 2014 la Corte costituzionale, nel bocciare quella legge, stabilì infatti che il premio non può in ogni caso superare il 15%. Soglia al 40%, dunque. Oppure anche al 35%, come propone qualche dirigente di Fratelli d’Italia: l’importante è scavallare il 50%. Cosa fare al di sotto della soglia stabilita, vista l’allergia del centrodestra e in particolare della Lega al ballottaggio nazionale, non è chiaro (si rinuncia al premio, proporzionalizzando del tutto il voto?), ma l’ipotesi di non superare il 40% o addirittura il 35% è considerata residuale. LEGGI TUTTO
POLITICA
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