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Conto corrente, recesso unilaterale solo se la banca spiega il perchè
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSoluzione in vista – dopo un tentativo andato a vuoto la scorsa legislatura – per chi si ritrova senza un conto corrente in seguito alla sua chiusura disposta in modo unilaterale dal proprio istituto di credito (nonostante il saldo attivo), e senza la possibilità di aprire un nuovo conto presso altre banche a causa del loro rifiuto causato da segnalazioni interbancarie. Il problema riguarda moltissimi italiani e per questo è «indispensabile» approvare una normativa sul tema, «per un motivo semplicissimo: quello di garantire ai cittadini italiani di avere un conto corrente bancario, ad esempio un conto corrente dove far transitare il proprio stipendio».Diritto soggettivo da tutelare«Stiamo parlando di un diritto soggettivo che deve essere tutelato», spiega Guerino Testa (FdI), relatore delle due proposte di legge in materia all’attenzione in prima lettura della commissione Finanze della Camera. «In qualità di relatore – aggiunge – ho ritenuto opportuno unificare i due testi per metterli al voto» in tempi stretti.Loading…Per le banche «sostanzialmente diventerà più difficile recedere dal contratto di conto corrente in caso di saldi attivi. se non per motivi gravi e documentati», e gli istituti dovranno «innanzitutto documentare il perché la banca recede dal contratto con il proprio correntista» anche in presenza di somme depositate sul C/c, «ovviamente sempre se non ricorrono fatti gravi, come ad esempioil finanziamento al terrorismo».Probabile calendarizzazione il 24-25 febbraioLa riforma, che «sarà calendarizzata per il 24-25 febbraio a meno di slittamenti», risponde ai problemi già sollevati nella passata legislatura. Le criticità riguardano in particolare «l’ipotetico finanziamento al terrorismo e l’antiriciclaggio», ma, conclude Testa, «al netto di queste fattispecie riteniamo che l’italiano possa avere un conto corrente presso istituto bancario dove non ci sia esigenza di chiedere il carnet degli assegni né tanto meno da fare l’accesso al credito né tantomeno avere carte di credito, ma avere anche soltanto una prepagata, e quindi poterla utilizzare in relazione alla propria giacenza». LEGGI TUTTO
Da Genova a Trento a maggio otto capoluoghi e oltre 400 Comuni al voto: ecco i candidati
Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaLa prossima tornata di elezioni amministrative interessa complessivamente 461 Comuni italiani (114 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 347 a regioni a statuto speciale). Di questi nove sono capoluogo di provincia: Aosta, Bolzano, Genova, Matera, Nuoro, Pordenone, Ravenna, Taranto e Trento. Nelle regioni a statuto ordinario si andrà alle urne per il primo turno il 25-26 maggio e per l’eventuale ballottaggio (una trentina i Comuni oltre i 15mila abitanti potenzialmente interessati) l’8-9 giugno insieme ai referendum. Si voterà invece il 4 maggio a Trento e Bolzano. E a settembre (ancora da fissare la data precisa) ad Aosta.A Genova la sfida di maggiore impatto nazionale. Una sfida apertissima e che ha il sapore di una possibile “rivincita” per il centrosinistra dopo le regionali ad ottobre scorso quando Marco Bucci ha battuto, per qualche migliaio di voti, Andrea Orlando confermando la guida della regione Liguria al centrodestra. Gli sfidanti sono il vicesindaco e assessore al Bilancio a Genova, Pietro Picciocchi, per il centrodestra e Silvia Salis per il centrosinistra. Piciocchi, classe ’77, avvocato, sei figli e due in affido, è stato l’uomo dietro la macchina di due giunte di Bucci: la sua candidatura è sostenuta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche. Il centrosinistra al gran completo ha raggiunto l’accordo su Salis, dopo alcune settimane di tensioni interne, soprattutto al Pd. Alla fine i dem hanno optato, anche grazie al lavoro di composizione messo in campo da Orlando, per una candidata civica. Salis, ex-atleta, è vicepresidente vicaria del Coni ed è sposata con il regista cinematografico Fausto Brizzi.Loading…A Trento il centrosinistra ricandida il sindaco uscente, Franco Ianeselli. Mentre per il centrodestra c’è il nome di Ilaria Goio (imprenditrice, già candidata alle elezioni provinciali del 2013 con la lista “Progetto Trentino”) messo sul tavolo da Fratelli d’Italia, è stato condiviso dalla Lega. Un nome che non ha convinto tutti, e che è stato considerato un “diktat romano” da alcuni partiti della coalizione di centrodestra che governa la provincia di Trento. E che hanno presentato come candidato sindaco Andrea Demarchi, 26 anni, attivo nel mondo del volontariato. Tra i candidati sindaco c’è anche Giulia Bortolotti, un tempo nelle liste di Ianeselli e ora candidata per Onda Civica, Movimento 5 Stelle e Rifondazione Comunista.Claudio Corrarati, attuale presidente regionale di Cna, è invece il nome a cui pensa la coalizione come primo cittadino di Bolzano (sostenuto da Fdi, Civica per Bolzano, Forza Italia e Lega). Sul versante centrosinistra a Bolzano il candidato sindaco è Juri Andriollo, 49 anni, assessore comunale Pd dell’attuale giunta guidata dal sindaco Renzo Caramaschi. Andriollo è sostenuto da Pd, Verdi, Socialisti e Sinistra Italiana mentre M5S resta fuori dalla coalizione.In pole per Matera ci sarebbe Piergiorgio Quarto, segretario regionale di Fratelli d’Italia, già presidente della Coldiretti Basilicata ed ex consigliere regionale. Ancora da definire il candidato del centrosinistra. Matera è governata da un commissario prefettizio dopo il passo indietro nell’ottobre 2024 del sindaco M5s Domenico Bennardi in seguito alle dimissioni di 17 consiglieri comunali su 32. LEGGI TUTTO
Separazione carriere, la maggioranza accelera: subito in Aula al Senato
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaForza Italia accelera sulla riforma della separazione delle carriere dei magistrati. E nelle stesse ore in cui la maggioranza incontrerà oggi l’Associazione Nazionale Magistrati in Parlamento, il presidente dei senatori forzisti Maurizio Gasparri fa sapere di voler andare in Conferenza dei Capigruppo a chiedere che il testo venga calendarizzato per l’Aula anche senza che sia stato dato il mandato al relatore, cioè senza che si sia concluso l’esame in Commissione.Ipotesi esame in Aula tra fine maggio e inizio giugno In realtà lui, più che di accelerazione, Gasparri preferisce parlare del «superamento del blocco dei lavori che si è creato in Commissione Affari Costituzionali per gli oltre 1000 emendamenti presentati dalle opposizioni». «Ci avrebbero inchiodato a quasi 700 ore di lavoro in Commissione e questo non è accettabile», dichiara. Ma l’effetto, qualora la Capigruppo dovesse fissare per fine maggio o inizio giugno la riforma in Aula, come si ipotizza, sarebbe comunque quello di arrivare al secondo voto del ddl (la Camera lo ha approvato il 16 gennaio), «ben prima dell’estate».Loading…Obiettivo approvazione entro fine annoEntro la fine dell’anno il testo sulla giustizia dovrebbe, secondo i programmi concludere il percorso parlamentare, con i quattro sì previsti, per arrivare al referendum all’inizio dell’anno prossimo.La partita della fase attuativaCi sarebbe così tutto il tempo per il ministero della Giustizia di mettere a punto la complessa fase attuativa della riforma, scrivendo e facendo approvare le norme ordinarie che per esempio dovranno declinare nel dettaglio il sorteggio per la scelta dei componenti togati dei due futuri Csm. Un passaggio che andrebbe concluso prima del 2027, quando è previsto il rinnovo del Consiglio superiore e che dovrebbe vedere alla prova il nuovo meccanismo scandito dalla riformaLe altre questioni sul tappetoL’ok alla riforma delle carriere consentirebbe inoltre di riprendere in mano molte altre questioni, care soprattutto all’anima garantista di Forza Italia, che erano state messe in stand by per volere della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non voleva avere troppi fronti aperti con i magistrati. Tra i ddl finiti nel cassetto c’è quello ad esempio di Pierantonio Zanettin (FI) che disciplina il sequestro di Pc e smartphone. LEGGI TUTTO
I femminicidi sono una piaga sociale: oggi i funerali di Aurora, la 13enne uccisa dall’ex
A quasi un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, evento brutale che ha acceso un’ulteriore luce sulla piaga del patriarcato e della violenza di genere, i femminicidi rappresentano ancora un fenomeno incombente all’interno della società.Oggi, infatti, nella cattedrale di Piacenza si è celebrato il funerale di Aurora, la tredicenne uccisa dal suo ex fidanzato quindicenne.Aurora è stata scaraventata dal balcone e, pur avendo tentato di salvarsi aggrappandosi alla ringhiera, i suoi sforzi sono risultati vani perché l’ex fidanzato ha continuato a picchiarla facendole mollare la presa.Aurora a soli 13 anni aveva già sperimentato ampiamente gli effetti degradanti di una relazione violenta. Il fidanzato era geloso e possessivo e, molto spesso, questo sfociava in litigi abusanti.Aurora è l’ennesima vittima di un’educazione di tipo patriarcale che deve necessariamente essere affrontata alle radici, partendo dalle scuole. I dati del rapporto “Survey Teen 2024” sulla percezione della violenza negli adolescentiIl rapporto “Survey Teen 2024”, presentato dalla Fondazione Libellula, si è occupato di indagare la percezione di 1.592 adolescenti tra i 14 e i 19 anni rispetto la violenza di genere.Il documento riporta che, per circa il 20/25 % dei ragazzi toccare, baciare o rivelare dettagli intimi senza consenso non rappresentano gesti violenti. Allo stesso tempo, circa il 50% degli adolescenti esaminati ritiene che la gelosia non sia una forma di abuso, mentre per circa un terzo del campione imporre al partner che vestiti indossare, che amicizie frequentare e tenere sotto controllo gli spostamenti o il cellulare, sono veri e propri gesti d’amore. Anche il 40% delle ragazze sono convinte che tali gesti rappresentano forme d’amore. Ancora, il 18% delle giovani ritiene che spesso durante i rapporti sessuali, anche quando le ragazze dicono di no, in realtà vorrebbero dire sì. Questo, a fronte del 38% dei ragazzi che sostengono tale affermazione. “Questi dati riflettono una percezione distorta della violenza di genere e del consenso per una buona parte di adolescenti – ha spiegato la Fondazione Libellula, aggiungendo che tutto ciò deriva dalla cultura dello stupro – Una pseudocultura che minimizza gli effetti dello stupro arrivando perfino a colpevolizzare le vittime, abbracciando l’idea che l’uomo sia strutturalmente un predatore e la donna una preda sessuale”.L’educazione a partire dalle scuole per contrastare il fenomeno dei femminicidiQuesti dati, in effetti, riflettono la necessità di educare le nuove generazioni sui rapporti e sull’amore. Ancor di più, testimoniano che i femminicidi sono diretta conseguenza di una visione distorta delle relazioni e della figura della donna, visione che viene innestata, per poi radicalizzarsi già a partire dalla tenera età.Per femminicidio si intende, secondo la definizione fornita dalla Oxford Languages, una “qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”.Ciò testimonia che la pratica è strettamente legata a retaggi culturali, che ora devono essere modificati. Ѐ fondamentale e urgente far capire agli adolescenti che non è vero che un uomo ha bisogno di una donna che si prenda cura di lui (ne sono convinti circa il 47% dei ragazzi esaminati e circa il 25% delle ragazze), che è una bugia che le donne hanno bisogni di un uomo che le protegga (il 49% dei ragazzi la pensa così a fronte del 27% delle ragazze) e che è assolutamente falso che un ragazzo sia più interessato al sesso rispetto a una ragazza (un adolescente su tre la pensa così).“Le scuole sono sempre più inaccessibili per proposte di educazione sessuale, affettiva, relazionale e al consenso”, denuncia il gruppo di Roma del movimento transfemminista Non Una Di Meno, aggiungendo, inoltre, che è necessario attivarsi perché nessun’altra donna venga mai più uccisa da un uomo e nessun altro ragazzo cresca come un “figlio sano del patriarcato”. LEGGI TUTTO
Edicole, diversificare per non sparire: la proposta Verini punta sull’utilità sociale
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaNegli ultimi tempi l’Italia ha perso migliaia di edicole, «soprattutto nei centri più sperduti e più marginali, nelle aree interne, ma anche nelle città». Si pensi che a Roma, «solo nel primo municipio hanno chiuso in questi anni 50 edicole». C’è anche questo bilancio – drammatico per chi considera le rivendite «un presidio anche sociale» oltre che «un contributo alla libertà di informazione» – all’origine di una proposta di legge dem appena presentata al Senato.Le misure salva edicoleIl dem Walter Verini, che della proposta di legge è il primo firmatario, riassume a Parlamento24 le possibili misure “salva edicole”, dalla defiscalizzazione di tasse e contributi previdenziali per gli edicolanti alla riduzione (o azzeramento) di una lunga serie di tasse locali che oggi gravano su queste particolari strutture di vendita capillare «ma con un ruolo di utilità sociale», dalla Tari alle tariffe comunali.Loading…La diversificazione delle attività e i contributi alla distribuzioneUno degli aspetti qualificanti della proposta di legge Verini riguarda la diversificazione delle attività delle edicole, per esempio come punto di contatto con i cittadini per conto delle amministrazioni locali: «Perché non mettere in rete le edicole con gli uffici comunali da cui arriva un certificato che consente ai cittadini di ritiralo senza andare lontano?». Tra le misure pro-edicole proposte da Verini anche l’introduzione di contributi per i distributori, «perché spesso portare dei giornali in luoghi lontani, sia nelle città e sia nelle aree più disagiate costa, costa in carburante, in benzina, in lavoro e magari per vendere cinque copie, dieci copie» in località difficile di raggiungere.Una battaglia che non deve avere bandierine politicheL’auspicio, conclude Verini, è che la sua proposta di legge attivi un dibattito per salvare le edicole aiutandole a superare la crisi che le caratterizza: «L’ho presentata io, ma davvero vuole essere molto aperta ai contributi di tutti. È una battaglia che non deve avere bandierine partitiche». LEGGI TUTTO
POLITICA
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