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Botte e percosse a un bambino di due anni: arrestati la mamma e il compagno di lei
L’indagine è scattata dopo una segnalazione dei medici del Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Ponte San Pietro, dove il piccolo era arrivato il 17 luglio scorso, insieme alla madre, per problemi di deambulazione.Botte e percosse a un bambino di due anni: arrestati la mamma e il compagno di lei – Nanopress.itI sanitari hanno riscontrato lividi sul corpo del piccolo paziente e hanno segnalato la vicenda ai carabinieri. Dagli accertamenti, è emersa la condotta violenta perpetrata dalla mamma del bambino e dal compagno della donna. I due sono stati sottoposti all’obbligo di dimora in un comune del foggiano. Botte e percosse a un bambino di due anni: arrestati la mamma e il compagno di leiSono stati arrestati questa mattina, con l’accusa di maltrattamenti, la madre di un bambino di due anni e il compagno – 18 anni lei, 32 lui – dai carabinieri di Bergamo e di Ponte San Pietro. L’indagine è scattata dopo una segnalazione dei medici del Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Ponte San Pietro, dove il piccolo era arrivato il 17 luglio scorso, insieme alla madre, per problemi di deambulazione. Durante la degenza del bambino, i medici hanno riscontrato la presenza di numerosi lividi sul corpo del piccolo, e hanno inviato una segnalazione alle autorità.A quel punto si sono mossi i carabinieri, che hanno accertato i maltrattamenti perpetrati dalla donna e dal compagno di lei sul bambino, nato da una precedente relazione della giovane. I due sono stati quindi trasferiti alla casa circondariale di Bergamo e, dopo l’interrogatorio di convalida del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bergamo, sono stati sottoposti all’obbligo di dimora in un comune del Foggiano.Il piccolo è stato affidato a una comunità per minori, in attesa che si pronunci l’autorità giudiziaria minorile di Brescia. LEGGI TUTTO
Patente per la moto, cambia tutto: ecco le novità
Per ottenere la patente di categoria A3, vale a dire quella che consente di guidare moto senza alcun limite di cilindrata, non sarà più necessario sostenere alcun esame pratico. Verrà infatti ritenuta sufficiente la partecipazione a uno specifico corso della durata minima di 7 ore, organizzato presso le autoscuole autorizzate.Chi potrà beneficiarneStando a quanto stabilito all’interno del decreto Infrastrutture-bis, questa novità risulterà accessibile unicamente a quanti abbiano già conseguito le patenti di categoria A1 o A2. La prima, ottenibile a 16 anni, abilita alla guida di motocicli con cilindrata pari a 125 cm³ e con potenza non superiore a 11 kw, mentre la seconda, conseguibile dai 18 anni, consente di condurre motocicli con potenza massima di 35 kW e con un rapporto peso-potenza massimo di 0,2 kW/kg.La motivazione ufficiale di questo genere di novità è quella di ridurre i tempi delle pratiche, nonché quello di affrontare lo spinoso problema del drastico calo di personale presso le Motorizzazioni civili. Ecco perché sarà sufficiente attendere 2 anni dal conseguimento della propria patente di guida A1 o A2 per poter beneficiare dello scatto automatico, che consentirà di raggiungere la categoria A3 semplicemente seguendo un corso di teoria e pratica in autoscuola senza dover affrontare lo scoglio del consueto esame finale.Prima di questa novità, i possessori della patente A1 potevano ottenere la A2 solo dopo il compimento dei 18 anni e a seguito del superamento di un esame pratico di guida, mentre chi aveva la A2 poteva passare alla A3 dopo ulteriori 2 anni di tempo, previo superamento di un esame pratico.Le dateLa nuova normativa introdotta dal decreto Infrastrutture-bis entrerà in vigore tra il 10 e il 15 di agosto. Al momento l’approvazione è già avvenuta in Senato e si attende il via libera da parte della Camera, che dovrebbe avvenire al più presto con lo scopo di evitare il rischio di scadenza del Dl, previsto poco prima di ferragosto. LEGGI TUTTO
Terzo mandato di De Luca, la Consulta decide sul ricorso del Governo: ecco perché il caso si intreccia con quello di Zaia
Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaRiflettori della politica puntati sulla Corte costituzionale, chiamata a valutare la legge regionale campana del novembre scorso che autorizza il terzo mandato per Vincenzo De Luca. Una partita con ripercussioni non solo locali, visto il pressing della Lega sugli alleati a favore della ricandidatura di Luca Zaia e il secco no di Schlein all’ipotesi di tenere ancora in campo un De Luca ormai distante anni luce dal Nazareno. Oggi si terrà l’udienza pubblica della Consulta e la decisione potrebbe arrivare già in serata o, più probabilmente, giovedì.Scenari in casa dem A chiedere il giudizio della Corte è stato il Consiglio dei ministri, impugnando la legge campana che fa decorrere il computo dei due mandati da quello attualmente in corso. Nel caso di una bocciatura, per il Pd sarebbe più semplice cercare con lo stesso presidente uscente un’intesa su un nome condiviso che guidi un’ampia coalizione, sul modello di Manfredi a Napoli. Se invece l’ipotesi terzo mandato fosse confermata, De Luca potrebbe ipoteticamente correre anche senza il Pd, oppure dettare condizioni politiche molto più pesanti in cambio di un passo indietro volontario, come la scelta di un nome di sua assoluta fiducia.Loading…La partita nel centrodestraSpettatore interessato è ovviamente il centrodestra, chiamato a scegliere tra una candidatura politica (in campo finora Cirielli per FdI e Zinzi per la Lega, il ministro Piantedosi ha ribadito ieri di non essere interessato) e quella di un “civico”, ipotesi che Forza Italia potrebbe gradire dopo il ritiro del suo frontman Martusciello. Intanto, sul ricorso alla Consulta si è consumato l’ennesimo strappo tra il presidente campano e i dem, accusati di non aver protestato per l’impugnazione del Governo decisa nonostante per il via libera al terzo mandato in Veneto e Piemonte non fossero state avanzate obiezioni. «È vergognoso – ha detto nei giorni scorsi De Luca – che un partito di opposizione di fronte al calpestamento del principio che la legge è uguale per tutti non dica una parola. L’ennesima prova di ipocrisia di un gruppo dirigente che è arte povera».Il pressing dei GovernatoriOcchi puntati su Palazzo della Consulta anche da parte del Carroccio. La linea ufficiale del partito è quella del dialogo con gli alleati, ma la Lega non intenderebbe mollare né Lombardia, né Veneto malgrado le richieste di Fratelli d’Italia. «Dobbiamo dare ai cittadini la possibilità di scegliere da chi essere amministrati. Se una norma impedisce questa scelta, c’è un problema di democrazia», sostiene il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, anche lui al secondo mandato. LEGGI TUTTO
Strage di Bologna, dopo 44 anni migliaia di persone in piazza per ricordare l’attentato
L’attentato di Bologna del 1980 è stato attribuito ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), un gruppo neofascista italiano protagonosta di quelli che saranno definiti poi i cosiddetti “anni di piombo”. Due membri dei NAR, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, sono stati condannati per il loro ruolo nell’agguato costato la vita a 85 persone. Strage di Bologna, dopo 44 anni migliaia di persone in piazza per ricordare l’attentato – Nanopress.itOggi, a 44 anni da quel giorno, sono previste diverse commemorazioni per ricordare le vittime della strage di Bologna.Strage di Bologna, dopo 44 anni migliaia di persone in piazza per ricordare l’attentatoOggi ricorre il 44° anniversario della strage di Bologna, uno degli attentati più devastanti della storia recente del nostro Paese. Il 2 agosto 1980, alle 10:25, una bomba esplose nella sala d’attesa della stazione ferroviaria di Bologna Centrale, causando la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200.Oggi, a quasi mezzo secolo da quel drammatico giorno, si terranno diverse commemorazioni per ricordare le vittime e riflettere sull’importanza di non dimenticare le vittime. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato come questa tragedia rappresenti una ferita insanabile e un monito permanente per le generazioni future. Le condanneL’attentato di Bologna del 1980 è stato attribuito a gruppi neofascisti, in particolare ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR). I motivi dietro questo atto terroristico sono complessi e legati a un periodo di grande tensione politica e sociale in Italia, noto come gli “anni di piombo”.Durante questo periodo, l’Italia era segnata da violenze politiche, con gruppi estremisti sia di destra che di sinistra che cercavano di destabilizzare il Paese. L’obiettivo dei neofascisti era creare un clima di paura e insicurezza per favorire un ritorno a un regime autoritario. La strage di Bologna, con la sua brutalità e il numero elevato di vittime, mirava a colpire duramente la popolazione civile per raggiungere questo scopo. Strage di Bologna – Nanopress.itDue membri dei NAR, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, sono stati condannati per il loro ruolo nell’attentato. Tuttavia, il contesto e le dinamiche dietro l’attacco sono complessi e coinvolgono anche altre figure e gruppi dell’estrema destra italiana.Le indagini e i processi legati alla strage di Bologna sono stati lunghi e complessi. Nonostante le condanne di alcuni membri dei NAR, ci sono ancora molte domande senza risposta e teorie di complotto che circondano l’attentato. Ogni anno, come oggi, si tengono commemorazioni per ricordare le vittime e mantenere viva la memoria di questo tragico evento. LEGGI TUTTO
Piano di riarmo Ue, stop di Giorgetti: «Frettoloso e senza logica». Gentiloni apre: «Direzione giusta»
Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaSul riarmo europeo, a parte gli aiuti all’Ucraina che non sono in discussione, per Giancarlo Giorgetti, «altra cosa è la difesa e sicurezza europea che implica un programma ragionato e meditato di investimenti in infrastrutture militari che abbiano un senso, e non fatto in fretta e furia senza una logica. Ricordo che per comprare un drone o un missile supersonico, non si va al supermercato, ci vogliono investimenti pluriennali». Il piano di riarmo dell’Europa da 800 miliardi annunciato da Ursula von der Leyen crea una grana in più nella maggioranza. Dopo la bocciatura di Matteo Salvini, arriva anche quella del ministro dell’Economia. La Lega è compatta contro l’ipotesi di fare debito per le armi, alla vigilia del Consiglio straordinario proprio su difesa e Ucraina convocato per giovedì a Bruxelles, nel quale Giorgia Meloni illustrerà la posizione del governo italiano. Sarà un’occasione per approfondire il piano di von der Leyen e per chiarire le modalità di finanziamento e le tempistiche di erogazione delle risorse.Il piano ReArm agita il PdMa il piano ReArm lanciato ieri da Ursula Von der Leyen agita anche il Pd. Ieri Elly Schlein lo ha criticato senza mezzi termini. «Non è la strada giusta», ha detto la segretaria dem. Una bocciatura condivisa dalla sinistra dem, da Andrea Orlando a Roberto Speranza. Anche l’area riformista ha avanzato perplessità. Lorenzo Guerini ha parlato di «modifiche» necessarie al piano della presidente della commissione Ue. Tenendo ferma però una cornice precisa: l’esigenza «ineludibile» della crescita della difesa europea. Stamattina il dibattito tra i dem è andato avanti. Con le prese di posizione di big come Dario Franceschini e Paolo Gentiloni. Il primo ha fatto quadrato attorno alla segretaria: «Condivido le affermazioni di Schlein. Il piano di ’riarmo’ di Von der Leyen va profondamente rivisto perché non porta alla difesa comune europea ma al rafforzamento di 27 difese nazionali, peraltro finanziandolo coi fondi di coesione».Loading…Gentiloni si smarca: piano von der Leyen va nella direzione giustaIl secondo, invece, ha “ribaltato” il giudizio di Schlein: il piano Von der Leyen? E’ «un primo passo, credo vada nella direzione giusta», le parole dell’ex-premier. Per Gentiloni quel piano «è chiaro che può essere migliorato. Ma un conto è dire che va migliorato, altro dire che – per un titolo – l’Unione europea è bellicista e guerrafondaia» alludendo alla stroncatura del leader M5s Giuseppe Conte (che ha parlato di «furia bellicista». E oggi ha rbadito: «E’ inimmaginabile che il governo italiano possa arrivare a spendere fino a 30 miliardi in armi quando invece destina solo 3 miliardi contro il carovita e il caro bollette»). E Schlein? L’ex-premier la mette così: «E’ un dibattito che va avanti, ognuno dà il suo contributo». L’ex-premier mette in rilievo alcuni punti del piano, in particolare il «fondo da 150 miliardi» che «è esattamente quello che l’Italia, governo e opposizioni, hanno chiesto in questi mesi. E’ un fondo comune basato su eurobond per finanziare i sistemi di difesa comune, interessa 15-20 Paesi, non tutti i 27, ma l’Italia è tra questi».Tajani: Salvini non vuole l’esercito europeo? Io favorevole Nella maggioranza Antonio Tajani difende la presidente della Commissione, presa di mira dagli alleati leghisti. «Io sono europeista, convintamente europeista, e se fossi convinto che questo fosse un governo anti-europeo non farei parte di questo governo» ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine dell’evento a Milano per la ricostruzione dell’Ucraina. E sulle divisioni con Salvini sull’esercito europeo, cristallizzate nel vertice di martedì sera a palazzo Chigi, Tajani ha aggiunto: «Ognuno ha le sue opinioni, io sono favorevole. Noi siamo sempre stati, lo ribadiamo, favorevoli alla difesa europea». Toccherà alla premier Giorgia Meloni fare sintesi. LEGGI TUTTO