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  • Mentre rischia la decadenza, Mimmo Lucano pensa a “europeizzare” Riace

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaFare il sindaco di Riace si sta rivelando una missione impossibile. Mimmo Lucano, protagonista di una lunga vicenda giudiziaria per la gestione dei migranti, oggi europarlamentare e primo cittadino di quello che in tutto il mondo è conosciuto come borgo dell’accoglienza, è costretto a fare i conti con la legge Severino.Sindacatura a rischioLa recente pronuncia della Cassazione, che ha confermato la sua condanna a 18 mesi con pena sospesa per falso (una determina per una richiesta di rimborso mai pagato), rendendo definitiva l’assoluzione disposta nel 2023 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria per tutti i reati riferiti alla gestione dell’accoglienza, mette però a rischio la sua sindacatura.Loading…La decadenza secondo la legge SeverinoLa Prefettura sarebbe pronta a determinare la decadenza di Lucano richiamando il comma 1 dell’articolo 10 della legge 190 del 2012, che alla lettera d) specifica: «Non possono ricoprire la carica di sindaco coloro che hanno riportato una condanna definitiva a più di sei mesi di reclusione per delitti commessi con abuso di potere o violazione dei doveri della pubblica funzione». Un’aggravante, però, che non è mai stata contestata a Lucano.L’avvertimento della PrefetturaNon c’è ancora nulla di ufficiale, ma «il segretario comunale ha ricevuto una telefonata da un dirigente – racconta Lucano – che chiedeva un indirizzo di posta elettronica per inviare degli atti». Un avvertimento? Il dirigente in questione è il viceprefetto Francesco Campolo, proprio quel funzionario che, nel 2017, dopo un sopralluogo a Riace, firmò con i colleghi Pasquale Crupi, Alessandra Barbaro e Maria Carmela Marazzita, una suggestiva relazione per elogiare il sistema dell’accoglienza creato da Mimmo Lucano. Poi, tutto si è ribaltato drammaticamente e il modello Riace che, in quegli anni, faceva scuola in Europa, è stato criminalizzato, alla stregua di un’associazione a delinquere.Cassazione, sussistente il falso per una determina Ma la recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione conferma «la demolizione totale di un impianto accusatorio insussistente, accertando la liceità dell’operato di Lucano – spiega con accuratezza l’avvocato difensore Andrea Daqua -. Lucano ha agito esclusivamente per fini benevoli e senza appropriarsi di un centesimo. La Cassazione ha ritenuto sussistente soltanto la residuale ipotesi di falso riguardante una determina su cinquantacinque, per la richiesta di un rimborso mai erogato. Un fatto quindi privo di incidenza, conseguenza o effetto pratico, visto che Lucano è stato completamente assolto dal reato di truffa a cui quella determina si riferiva. Si tratta, insomma, di una assoluzione ampiamente liberatoria». LEGGI TUTTO

  • Salvini: Dazi Usa, meglio il dialogo che la guerra. Ora cambiare le politiche suicide della Ue

    Ascolta la versione audio dell’articolo2′ di letturaSui dazi «la trattativa col governo americano ci deve essere, meglio dialogare che guerreggiare. Quello che può cambiare sono le politiche suicide dell’Ue: azzerare il green deal, la sbornia elettrica, il patto di stabilità, i danni fatti agli agricoltori. Parlano dei pericoli dei dazi di Trump sulle auto europee ma stando alle folli direttive 7 milioni di veicoli euro-5 tra poche settimane dovrebbero essere fuori legge. In attesa di portare a casa una trattativa utile con gli Usa azzeriamo le politiche suicide Ue che stanno massacrando le nostre imprese, azzeriamo la burocrazia europea». Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini aprendo il congresso federale del partito a Firenze.Asse con il governo«La Lega e il governo sono una cosa sola, lo vedrete coi messaggi di oggi e domani, si mettano l’anima in pace Conte e Schlein. La Lega è garanzia che il governo avrà vita lunga, è il collante del governo». Lo ha detto il segretario della Lega e vice premier Matteo Salvini, aprendo il congresso del partito a Firenza, e lasciando intendere che nel weekend arriveranno i messaggi degli alleati di governo.Loading…Attacco alla UeUmberto Bossi, Roberto Maroni, Matteo Salvini da un lato; Romano Prodi, Mario Monti, Giorgio Napolitano, oltre a Merkel, Sarkozy e Juncker dall’altro: il congresso della Lega si apre con l’attacco frontale all’Europa, inscrivendo l’appuntamento di Firenze in una storia fatta partire nel 1167 a Pontida, quando “la Lega Lombarda si unisce per combattere l’imperialismo del Barbarossa ottenendo libertà e autonomia” passando per il 1571 a Lepanto quando “la Lega Santa si unisce contro l’impero islamico e ottiene libertà e autonomia”, fino appunto “a Firenze nel 2025, la nostra Lega non si arrende”.Congresso unitarioUna storia, rivendica il segretario Matteo Salvini aprendo le assise, «di coerenza, coraggio, costanza, mai di conformismo. Ho letto una parte delle mozioni, sarà un congresso bello, ricco, unitario non perchè c’è un solo candidato ma perché ci sono uomini e donne da tutta Italia che costruiranno il futuro dell’Italia. È il primo congresso nazionale, benvenuti ai lombardi, veneti e piemontesi e per la prima volta a un congresso della Lega a romani, pugliesi, siciliani e a tutte le regioni d’Italia». Per quello che Salvini definisce un «congresso positivo, costruttivo, che guarda al futuro. Per proteggere i confini, i risparmi, la casa, il lavoro, le pensioni, il futuro dei nostri figli».Le immaginiE allora sugli schermi scorrono le immagini con gli interventi anti europeisti di Umberto Bossi nel 1997 e 1998, di Roberto Maroni nel 2011, dello stesso Salvini nel 2017. Contrapposti alle parole di Romano Prodi che rivendicava il tasso di cambio tra lira ed euro, a quelle di Mario Monti e di Giorgio Napolitano contro “illusorie rivendicazioni di meschini interessi nazionali”, e alle immagini di Angela Merkel e Nicholas Sarkozy che ridacchiavano in conferenza stampa alla domanda su Silvio Berlusconi LEGGI TUTTO

  • Referendum, per cosa si vota e come sono schierati i partiti

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaManca un mese ai quattro referendum sul lavoro (promossi dalla Cgil) e a quello sulla cittadinanza (sponsorizzato tra gli altri da +Europa) dell’8-9 giugno. E i partiti iniziano a schierarsi. Nella maggioranza (contraria al merito dei quesiti) prevale la linea dell’astensione, per far fallire il raggiungimento del quorum. Pd, M5s e Avs sono invece mobilitati per la partecipazione al voto e per il sì ai quesiti (con l’eccezione del M5s che sul referendum sulla cittadinanza ha lasciato libertà di voto).Cosa chiedono i 5 cinque referendumI 5 referendum che hanno superato il vaglio della Corte Costituzionale, si svolgeranno l’8 e 9 giugno in occasione del secondo turno delle elezioni amministrative. Nel mirino c’è innanzitutto il Jobs act per il ripristino dell’articolo 18 e quindi del reintegro nei casi di licenziamento illegittimo per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 (da quando sono entrate in vigore le norme del governo Renzi, che hanno introdotto il contratto a tutele crescenti); i contratti a termine per limitarne l’utilizzo a causali specifiche e temporanee; l’eliminazione del limite all’indennità per i lavoratori licenziati in modo ingiustificato nelle piccole aziende (l’obiettivo è aumentare le tutele per chi lavora in aziende con meno di 16 dipendenti); la responsabilità solidale delle aziende committenti negli appalti, in caso di infortunio e malattia professionale. L’altro quesito ammesso, proposto tra gli altri da +Europa, chiede di dimezzare da 10 a 5 anni la residenza in Italia degli extracomunitari maggiorenni per presentare la domanda di cittadinanza.Loading…Maggioranza per la linea dell’astensioneManca ancora una presa di posizione ufficiale di Fdi (così come della Lega), ma, in base ad alcune indiscrezioni circolate, i vertici di Fratelli d’Italia avrebbero indicato a deputati e senatori la linea dell’astensione sul voto referendario dell’8 e 9 giugno. Il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha invece schierato chiaramente il partito. «Non so cosa dice FdI noi siamo per un astensionismo politico, non condividiamo la proposta referendaria». E la linea della non partecipazione al voto, secondo fonti del Carroccio, è quella scelta anche dalla Lega. Nella maggioranza, invece, a non seguire la linea dell’astensione è Noi Moderati, che però preannuncia 5 noSchlein schiera il Pd per cinque sì, ma riformisti su altra lineaLa segretaria del Pd Elly Schlein ha firmato per tutti i referendum. E ha schierato il partito a favore di 5 sì ai quesiti, compresi i 4 sul lavoro promossi dalla Cgil, tra cui quello sul Jobs Act. Ma consapevole dei mal di pancia dell’ala riformista del Pd, non ha chiesto abiure a chi non li ha firmati tutti e ha deciso in favore di tutti. Una sorta di libertà di coscienza, insomma, che alla minoranza tanto basta per veder garantita la sua agibilità politica. L’orientamento prevalente dei riformisti del Pd di Energia Popolare è di andare a votare, con l’indicazione di dire sì ai referendum sulla cittadinanza e a quello sulla responsabilità dell’impresa committente e di non votare gli altri tre sul lavoro.Conte: al referendum quattro sì per il lavoro Il leader del M5s Giuseppe Conte ha annunciato che ai referendum dell’8 e 9 giugno il M5s dirà 4 volte sì. Libertà di coscienza, invece, sul referendum cittadinanza. «Il Movimento 5 Stelle ha avviato il percorso dello Ius scholae – ha spiegato -. Riteniamo che sia il modo migliore per consentire l’acquisto della cittadinanza. Con la formazione scolastica c’è la possibilità di un’integrazione vera anche culturale, quindi è qualcosa di molto più concreto rispetto al dimezzamento puro e semplice dei termini attuali per l’acquisito della cittadinanza. Però abbiamo lasciato libertà di coscienza alla nostra comunità politica” LEGGI TUTTO

  • Bambina di un anno e mezzo investita nel parcheggio della scuola: è in condizioni disperate

    Il dramma si è registrato questo pomeriggio all’esterno della scuola Little England di Brescia. La piccola era con la nonna quando è stata travolta da un’auto. Bambina di un anno e mezzo investita nel parcheggio della scuola – Nanopress.itTrasferita d’urgenza in ospedale, le sue condizioni sono gravissime. Bambina di un anno e mezzo investita nel parcheggio della scuolaUna bambina di un anno e mezzo è ricoverata in ospedale, dopo essere stata investita mentre si trovava nel parcheggio della scuola Little England, comprensorio unico con materna elementare e media di Brescia. La piccola era insieme alla nonna al momento dei fatti. A investirle sarebbe stata la nonna di un bambino di prima elementare, mentre faceva retromarcia.La bambina è stata trasportata d’urgenza in codice rosso al Civile, mentre la nonna si trova all’ospedale Sant’Anna, ma le sue condizioni non destano particolare preoccupazione.Notizia in aggiornamento.  LEGGI TUTTO

  • Meloni a Parigi, no a formato anti-Trump. «Coinvolgere gli Usa»

    Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaArriva per ultima, quando tutti sono già attorno al tavolo da quasi un’ora. E lascia l’Eliseo senza parlare, nonostante fosse tutto pronto, facendo cenno con la mano dalla macchina che proprio non era possibile. Giorgia Meloni riparte da Parigi al termine di un vertice «interlocutorio», convocato d’urgenza da Emmanuel Macron e di cui non ha condiviso i presupposti, e la scelta degli inviti. Perché la sede naturale dove prendere decisioni comuni dei 27 doveva essere Bruxelles. E perché andavano sentiti, seppure in un formato ridotto, quantomeno quei Paesi che con la Russia condividono centinaia di chilometri di confine e più sono esposti, un concetto sottolineato dalla premier al tavolo, «al rischio di estensione del conflitto». Non solo, non si può trattare, avrebbe sottolineato, di un «formato anti-Trump», anzi: gli Usa lavorano per «giungere a una pace e noi – avrebbe chiarito la premier – dobbiamo fare la nostra parte». Nessuno, a Roma, mette in dubbio l’urgenza del momento, dopo l’accelerazione inaspettata di Donald Trump e l’incontro organizzato in fretta e furia a Riad tra la delegazione americana e quella russa per esplorare le condizioni per un negoziato di pace con Kiev. Però certo, è la convinzione ai piani alti dell’esecutivo, bisognava coinvolgere i Paesi baltici e pure Svezia e Finlandia, appena entrate nella Nato.Le critiche del vicepresidente VanceLa premier dopo lunga riflessione decide comunque di partecipare al summit per portare tutte le perplessità dell’Italia – e lo confermano alcune espressioni che si vedono dalle immagini al tavolo – a partire da quelle sull’ipotesi di dispiegare soldati europei in Ucraina. Una opzione che Meloni avrebbe definito davanti agli altri leader «la più complessa e la meno efficace». Soprattutto senza adeguate «garanzie di sicurezza» per Kiev, senza le quali qualunque negoziato rischierebbe, secondo la premier, di fallire. Meloni avrebbe esortato quindi a «esplorare altre strade» e soprattutto a coinvolgere gli Stati Uniti perché, il suo ragionamento «è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana». Meloni avrebbe anche condiviso, nel merito, le critiche mosse dal vicepresidente Usa Vance. L’attuale amministrazione ha certo «lanciato una sferzata» al Vecchio Continente, avrebbe puntualizzato Meloni ricordando che «analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee». In sintesi, il pensiero della presidente del Consiglio italiana, «non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi».Loading…Il confronto dei prossimi giorniMeloni prima di volare a Parigi incontra prefetti e questori, un appuntamento anticipato ma irrinunciabile tanto da farle varcare il portone dell’Eliseo alle cinque del pomeriggio, senza essere accolta da Macron che la accompagnerà invece alla macchina alla fine, con tanto di baci sulle guance di saluto. Mentre gli altri leader fanno il punto nelle rispettive ambasciate, lei riparte, mantenendo la posa del silenzio che da qualche settimana è calato sul fronte internazionale. Meloni da una ventina di giorni non incontra la stampa, e dalla sua viva voce non si registrano interventi diretti a commento delle politiche annunciate, o attuate da Trump, compresa la spinosa questione dei dazi. Certo, nella convinta solidarietà a Sergio Mattarella dopo gli attacchi russi della scorsa settimana ha ribadito, di fatto, che la posizione dell’Italia rimane a fianco a Kiev. Posizione riaffermata anche nella telefonata con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. «Siamo sempre stati convintamente al loro fianco, molto più di altri partner», osservano i suoi. Che probabilmente avranno occasione nei prossimi giorni di confrontarsi con i loro omologhi americani in due diverse occasioni di scambio, il Cpac di Washington che vede la presenza italiana nella delegazione di Ecr, e pure alla riunione dell’assemblea parlamentare della Nato in programma a Bruxelles, dove ci sarà anche una delegazione americana (già in Europa per il vertice sulla difesa che si è appena chiuso a Monaco). LEGGI TUTTO

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