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Scandali e finanza, la riforma c’è ma il braccio di ferro non è finito
La gestione degli immobili e l’intero sistema economico e finanziario della Santa Sede, dallo Ior (la banca vaticana), all’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica) fino al Governatorato (in pratica il governo della Città del Vaticano): è stata questa la partita più complessa e per molti aspetti dolorosa affrontata da Papa Francesco. Fin dall’inizio del suo Pontificato, Bergoglio ha affidato la delicata materia a uno dei suoi più fidati collaboratori, il cardinale George Pell, mettendo in moto un vero e proprio terremoto nel sistema della gestione delle finanze vaticane.Il primo atto è stata l’istituzione della Segreteria per l’Economia, dicastero ad hoc voluto per coordinare e controllare le politiche economiche e finanziarie dei vari organismi della Santa Sede e della Città del Vaticano. Segreteria e due organi collegati, Consiglio per l’economia e Ufficio del revisore generale sono stati creati con un «motu proprio» del febbraio 2014.Al vertice, con l’incarico di Prefetto, è stato nominato il già citato cardinale Pell, costretto però a dimettersi nel 2019 a causa del polverone scatenatosi in Australia per l’accusa di aver coperto alcuni casi di pedofilia. Pell finisce alla sbarra (poi, dopo un lungo iter giudiziario verrà assolto), il Papa lo sostituisce con padre Juan Antonio Guerrero Alves, gesuita, tuttora in carica.Altro compito importante è quello affidato al segretario generale, il numero due del «dicastero» per l’economia. Dal 2014 al 2018 il ruolo è stato affidato all’arcivescovo Alfred Xuereb, nominato poi nunzio apostolico in Corea e Mongolia. Ora l’incarico è ricoperto da un laico, Maximino Caballero Ledo, spagnolo di nascita e americano d’adozione. Sessantuno anni, sposato con due figli, una laurea in Economia all’Università Autonoma di Madrid, un master in Business Administration, presso l’IESE di Barcellona, ha lavorato per vent’anni in campo finanziario tra Spagna, Medio Oriente e Africa. È amico d’infanzia di padre Guerrero Alves, Prefetto della Segreteria, che lo ha voluto al suo fianco.Un intervento specifico, con l’obiettivo di riformare interamente l’organismo è stato attuato sullo Ior, l’Istituto per le opere di religione. Nel maggio del 2013, una società esterna, l’americana Promontory, ha avviato una ispezione su tutti i 18.900 conti per verificare l’adeguatezza agli standard di trasparenza e correttezza richiesti dalle norme internazionali. Da allora, oltre 1.200 conti sono stati chiusi. Nel 2013, per la prima volta nella storia l’Istituto ha pubblicato il suo bilancio.Di fronte a questi tentativi di riforma la Santa Sede ha però dovuto fare i conti con lo scandalo che ha coinvolto il cardinale Angelo Becciu, vero e proprio numero tre della Santa Sede, per anni una sorta di primo ministro, a lungo stretto collaboratore di Papa Francesco.Nel luglio del 2021 Becciu è stato citato in giudizio nell’ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, per l’acquisto di un immobile di lusso da 200 milioni di euro a Sloane Avenue, nel cuore della City. Dall’operazione il Vaticano ha ricavato, secondo il Financial Times, perdite nell’ordine dei 100 milioni di sterline. Becciu è accusato tra l’altro di peculato ed abuso d’ufficio, ma il dibattimento è ancora in fase preliminare e il Tribunale ha già accertato e sanzionato una serie di violazioni procedurali, eccepite dalle difese, anche nei confronti del Cardinale, che si è da sempre pubblicamente professato innocente da ogni accusa.AGGIORNAMENTOIn una prima versione questo articolo conteneva delle inesattezze sulla vicenda giudiziaria che coinvolge il cardinale Becciu. Ce ne scusiamo con l’interessato e con i nostri lettori. LEGGI TUTTO
Manifestazioni pro Gaza: perché sono due, a Roma e a Milano, e quali sono le differenze
Ascolta la versione audio dell’articoloTutti per fermare il massacro dei civili a Gaza, tutti per il riconoscimento dello Stato della Palestina all’insegna del “due popoli due Stati”, tutti contro la politica militare di Benjamin Netanyahu. E allora perché le manifestazioni organizzate dalle opposizioni sono due? Prima a Milano con l’evento all’interno del teatro Parenti organizzato da Azione e Italia Viva, con gli interventi dei due leader Carlo Calenda e Matteo Renzi dopo tanto tempo di nuovo insieme. Il giorno dopo con il corteo romano che si snoderà da piazza Vittorio a piazza San Giovanni organizzato da Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra.L’accusa dei centristi: poco spazio al rischio antisemitismo nella piattaforma di RomaIl fatto è che, nonostante gli obiettivi comuni, le piattaforme delle due mobilitazioni contengono delle differenze non di poco conto: quella di Roma riprende pari pari la mozione unitaria di Pd, M5s e Alelanza Verdi|Sinistra presentata alla Camera in cui si chiede, tra le altre cose, lo stop all’accordo di associazione Ue-Israele. La seconda pone invece un accento particolare sul contrasto all’antisemitismo. «Se avessero voluto anche la nostra partecipazione avrebbero integrato la piattaforma con i rilievi di Sinistra per Israele (l’associazione dei dem Emanuele Fiano, Piero Fassino e Lia Quartapelle, ndr) e avrebbero quindi detto cose molto più nette contro Hamas, cose molto più nette contro l’antisemitismo, cose molto più nette sulla liberazione degli ostaggi israeliani…», si fa sapere in casa centrista. E lo stesso Calenda la mette così: «Non ho nulla contro la manifestazione di Roma, di cui però non condividiamo ciò che manca: il pezzo su Hamas, il pezzo su chi vuole la distruzione dello Stato di Israele, il pezzo sull’antisemitismo ancora più forte e pronunciato». Insomma, il fatto che Pd, M5s e Avs si siano rifiutati di integrare la loro piattaforma dando più forza ai temi posti dai centristi – anche perché, va detto, i temi del rischio antisemitismo e della liberazione degli ostaggi erano già presenti nella mozione parlamentare – ha portato alla rottura e al paradosso di due piazze con lo stesso fine.Loading…E i riformisti del Pd vanno a entrambe le iniziative: sbagliato dividersi«L’obiettivo comune è il cessate il fuoco a Gaza – sottolinea il senatore della minoranza dem Filippo Sensi -. Sarebbe stata meglio una sola manifestazione che rappresentasse tutte le forze di opposizione che nei giorni scorsi hanno chiesto al governo di riferire su Gaza. C’erano tutte le condizioni. Così non è stato. Ma in questo momento, al di là di ogni distinguo, l’importante era che ci si mobilitasse tutti per il cessate il fuoco. Perciò, come parlamentari, se si deve fare sia a Roma che a Milano, vuol dire che si va a tutte e due». Una pattuglia del Pd, dunque, sarà a entrambe le manifestazioni: oltre a Sensi e ai dirigenti di Sinistra per Israele, saranno sia a Roma sia a Milano anche Simona Malpezzi, Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Alessandro Alfieri, Walter Verini, Pina Picierno, Giorgio Gori e altri. Con l’ex premier Paolo Gentiloni che avverte: «Il 7 giugno a Roma è molto importante che non ci siano ambiguità nella condanna di Hamas e la richiesta di liberazione degli ostaggi».L’asse di Schlein con il M5s di Conte e le diverse sfumature sul “genocidio”Ad ogni modo le due manifestazioni sono la conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che la politica estera resta il principale fattore di divisione del campo largo. Con il Pd di Elly Schlein che in questa fase privilegia l’asse “ristretto” con il M5s e Avs, lo stesso in favore dei referendum sul lavoro, mettendo per ora la sordina alle forti divisioni con il partito di Giuseppe Conte sulla questione ucraina e sul riarmo Ue. Ma, a ben guardare, differenze ci sono anche sulla questione mediorientale. Basta ascoltare il leader del M5s: «A Gaza c’è un genocidio e chi oggi non lo guarda in faccia, chi dice che non si può fare la manifestazione si assume una responsabilità storica. Siamo oltre la violazione del diritto, siamo di fronte a uno scempio dell’umanità». Parole che in casa Pd – dove il termine “genocidio” rifiutato dagli ebrei è manovrato con estrema cautela – vengono pesate una a una. Anche nel timore che sabato nella piazza romana qualche animo si possa incendiare troppo. LEGGI TUTTO
Separazione delle carriere, via libera del Senato tra le proteste dell’opposizione: ecco cosa cambia
Ascolta la versione audio dell’articoloIl Senato ha dato il via libera alla seconda lettura della riforma costituzionale della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il voto del Senato ratifica il secondo dei quattro passaggi parlamentari che scandiscono l’iter della riforma. Il primo è stato quello di Montecitorio lo scorso 16 gennaio. Come prevedibile nessuna modifica, come già avvenuto alla Camera, è stata fatta al testo approvato dal Governo l’anno scorso. Sui due successivi passaggi Governo e maggioranza spingeranno sull’acceleratore con l’obiettivo di andare alla celebrazione del probabile referendum, che non prevede un quorum, nella primavera 2026.Meloni: passo verso una giustizia più equa e trasparente“L’approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia, segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione”. Lo afferma sui social la premier Giorgia Meloni. “Il percorso – aggiunge – non è ancora concluso, ma oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente”.Loading…La protesta delle opposizioniProtesta delle opposizioni in Aula al Senato dopo l’approvazione del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere. Molti senatori dell’opposizione hanno intonato il coro ‘vergogna, vergogna’. I parlamentari del Pd hanno protestato alzando dei cartelloni con la copertina della Costituzione. Dai banchi del M5S hanno sollevato dei cartelli per dire alla maggioranza di non portare avanti questa legge in nome di Falcone e Borsellino. ‘Non in mio nome’, recitano i cartelli affiancati dalla foto dei giudici antimafia. Accanto il cartello ‘ma nel loro’, con accanto un fotomontaggio di Licio Gelli accanto a Silvio Berlusconi.I senatore del Pd, al momento del voto della riforma della separazione delle carriere, hanno tutti esposto un frontespizio della Costituzione rovesciata. I deputati di M5s hanno invece alzato un cartello con le immagini di Borsellino e Falcone con la scritta “non nel loro nome”.
+++FOTO DIFFUSA DALL’UFFICIO STAMPA – USARE SOLO PER ILLUSTRARE OGGI LA NOTIZIA INDICATA NEL TITOLO – NON ARCHIVIARE – NON VENDERE – NON USARE PER FINI NON GIORNALISTICI – NPK+++Calenda: votiamo sì alla separazione delle carriere. Renzi si astieneAnche se alla riforma mancano i due terzi dei voti necessari per evitare il referendum popolare confermativo, una parte dell’opposizione appoggia l’intervento. E’ il caso di Azione. «Votiamo a favore della separazione delle carriere, era nel nostro programma elettorale. Che problema c’è, se ritieni che sia una cosa giusta per il Paese perchè non dovrei votarlo» ha detto Carlo Calenda a Ominbus, su La7. Mentre Renzi schiera Iv sulla linea dell’astensione. Un’astensione di “apertura”La separazione delle carriereIl cuore del provvedimento è dunque la separazione delle carriere dei pm e dei giudici, per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione, e restarci. Insomma niente più ’porte girevoli’ tra pm e giudici secondo un’espressione abusata negli anni scorsi. LEGGI TUTTORiforma professione commercialisti: nuove regole e opportunità per giovani
Ascolta la versione audio dell’articoloIl Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di delega al governo per la riforma della disciplina dell’ordinamento della professione di dottore commercialista e di esperto contabile, il cui esame era stato rinviato nella riunione di una settimana fa. Il ddl è stato predisposto sulla spinta della riforma approvata dal Consiglio nazionale della categoria.Ok anche all’esame preliminare di un decreto legislativo con integrazioni e correttivi sulla disciplina dei regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Sul tavolo, sempre in esame preliminare, anche uno schema di decreto del presidente della Repubblica sulla struttura e il funzionamento dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur).Loading…Le novitàLa necessità di una riforma della disciplina dell’ordinamento della professione di dottore commercialista e di esperto contabile viene spiegata nella relazione informativa al Ddl: in 18 anni i commercialisti under 40 iscritti all’albo sono diminuiti del 32,3%, mentre gli over 60 sono aumentati, anche per via dell’innalzamento dell’età pensionabile, del 64,3%; l’età media è passata da 47,4 a 52,5 anni e quelli che scelgono di svolgere il tirocinio professionale e di sostenere l’Esame di Stato per diventare commercialista sono diminuiti del 63,5 per cento. La riforma cerca, quindi, di rendere più attrattiva la professione per i giovani, consentendo lo svolgimento dei 18 mesi di tirocinio, necessari per poter accedere all’esame di Stato per iscriversi alla sezione A dell’albo, nel corso del biennio professionalizzante.Lo svolgimento dell’attività in forma aggregataLa riforma ha tra gli obiettivi quello di favorire lo svolgimento dell’attività in forma aggregata, una formula che permette di offrire una gamma di servizi più ampia e registrare introiti 2,4 volte maggiori rispetto a chi lavora da solo. Da qui la decisione di disciplinare in modo organico l’esercizio della professione sia in forma associata sia in forma societaria.Viene introdotto nell’ordinamento il principio dell’equo compenso per le prestazioni professionali, anche svolte in forma associata o societaria con l’aggiornamento dei parametri (fermi da tredici anni). LEGGI TUTTO
Un caso gli insulti a Zangrillo. Meloni, giù i toni
Ascolta la versione audio dell’articoloPoteva essere una prova tecnica di dialogo ed è diventata una bagarre. Protagonista di un botta e risposta con il pubblico il ministro Paolo Zangrillo, sfociato anche in fischi e insulti durante un dibattito, sabato sera alla Festa dell’Unità a Torino.Il titolare della Pubblica Amministrazione ha ricevuto la solidarietà del suo partito, Forza Italia, ma anche della premier Giorgia Meloni, che ha invitato tutti ad “abbassare i toni” e dei presidenti di Senato e Camera.Loading…Replica il Pd locale: “L’approccio del ministro al dibattito ci ha molto sorpresi. Non ci aspettavamo un susseguirsi di provocazioni”. Zangrillo era stato invitato sabato sera alla Festa dell’Unità per discutere con la vicepresidente del Senato Anna Rossomando (Pd) di ius scholae: un tema su cui, come aveva detto lui stesso prima di cominciare, le posizioni fra i due partiti non sono molti distanti.Ma gli animi si sono riscaldati quando il ministro ha cominciato a parlare della situazione di Torino dal punto di vista della sicurezza urbana: “Non dobbiamo rendere impossibile la vita ai cittadini, corso Giulio Cesare è così pericoloso che ho vietato a mia figlia di andarci, l’unica cosa che ha fatto il sindaco Lo Russo per le periferie è stata legalizzare Askatasuna”.Dal pubblico, composto per lo più da simpatizzanti Dem un po’ attempati (ma nessun militante del centro sociale), in molti hanno cominciato ad alzare la voce, a rumoreggiare e a battibeccare con il ministro (’e allora CasaPound?, ’cosa fa Piantedosi?’, ’siete sempre quelli dell’olio di ricino’), il quale ha tenuto botta con decisione e ha anche risposto a un ’si vergogni’ con un ’si vergogni lei’. LEGGI TUTTO