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Mattarella convoca Consiglio supremo di difesa
Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di lettura«Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa, al Palazzo del Quirinale, per giovedì 8 maggio 2025 alle ore 17». Lo annuncia un comunicato del Quirinale. «L’ordine del giorno prevede le valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana. Inoltre, il Consiglio esaminerà l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente e alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo».Cosa è e quando si è riunitoIl Consiglio supremo di difesa è un organo istituito nel 1950, che si occupa di questioni legate alla sicurezza e difesa nazionale. È presieduto dal Presidente della Repubblica e include membri del governo, come il Presidente del Consiglio, i Ministri degli Esteri, Interno, Economia, Difesa e Sviluppo Economico, oltre al Capo di Stato Maggiore della Difesa.Loading…Il Consiglio era stato convocato l’ultima volta il 23 ottobre 2024, per discutere della crisi in Libano.Si era riunito anche il 21 maggio 2024 per la crisi umanitaria a Gaza. LEGGI TUTTO
Mattarella: sopraffazione è parte sbagliata della storia
Mattarella: sopraffazione è parte sbagliata della storia | Video Sky TG24 LEGGI TUTTO
«Violò i domiciliari per andare al ristorante», Denis Verdini a processo
Ascolta la versione audio dell’articoloL’ex parlamentare Denis Verdini è finito a processo, davanti al tribunale monocratico di Roma, per l’accusa di evasione dagli arresti domiciliari. Nel procedimento Verdini, che sta scontando una pena di 15 anni e 10 mesi di reclusione per cumulo di tre condanne per bancarotta (il fine pena è fissato per il 2036), è accusato dalla Procura della Capitale di non avere rispettato le autorizzazioni per recarsi dal suo dentista a Roma da Firenze. Gli inquirenti contestano tre episodi, il 26 e 30 ottobre del 2021 e l’11 gennaio del 2022, in cui l’ex senatore di Ala (e prima ancora di Forza Italia) sarebbe invece andato a tre cene in un ristorante di Roma.Dal carcere ai domiciliari In base a queste contestazioni il tribunale della Sorveglianza di Firenze aveva disposto per Verdini il carcere per Verdini (che lo scorso 8 maggio ha compiuto 74 anni) ma per motivi di salute, nel giugno scorso, i giudici lo avevano posto nuovamente ai domiciliari. Verdini era inizialmente detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano (dove aveva ricevuto la visita del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, fidanzato della figlia Francesca, poi per le condizioni di salute era stato spostato al carcere don Bosco di Pisa che ha un centro clinico. La prossima udienza del processo è stata fissata a dicembre.Loading…Le cene con imprenditori, politici e dirigenti pubbliciVerdini si era costituito nel carcere di Rebibbia il 3 novembre 2020 per espiare la condanna definitiva a 6 anni e 6 mesi per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino ma ha avuto anche una condanna definitiva a 5 anni e 6 mesi per la bancarotta della Ste a cui si aggiunge una a 3 anni e 10 mesi per il fallimento dell’impresa edile Arnone di Campi Bisenzio. Nel gennaio 2021 aveva ottenuto la detenzione domiciliare per motivi di salute, a causa della diffusione del Covid nel carcere capitolino. Decisione confermata poi dal Tribunale di sorveglianza di Firenze nel luglio 2021 per motivi di età. Verdini era stato poi autorizzato a recarsi a Roma dal dentista di fiducia che lo aveva già avuto in cura e a pernottare a casa del figlio Tommaso. Ma l’ex parlamentare, proprio nella capitale, sarebbe andato anche a cena con imprenditori, politici e dirigenti pubblici e avrebbe avuto una vita di relazione molto intensa, violando le prescrizioni imposte dal Tribunale di sorveglianza di Firenze. LEGGI TUTTO
Referendum, l’elettore che non ritira la scheda è considerato non votante
Ascolta la versione audio dell’articoloL’elettore che «rifiuta di ritirare tutte le schede», come oggi ha annunciato che farà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «non può essere considerato come votante e non deve quindi essere conteggiato tra i votanti della sezione». È quanto si legge nelle “Istruzioni per le operazioni degli uffici di sezione” redatte dal ministero dell’Interno in vista dei Referendum del’8 e 9 giugno.«Pertanto, per un corretto computo del numero effettivo dei votanti per ciascun referendum, qualora il seggio abbia già “registrato” l’elettore nella lista sezionale e/o nel registro per l’annotazione del numero di tessera, occorre provvedere, nei relativi riquadri e colonne di tali documenti, a una ulteriore annotazione (ad es., con la dicitura: “non votante”)», si legge ancora, e nello stesso paragrafo si precisa che «sulla tessera elettorale, il bollo della sezione non deve essere apposto (a meno che, ovviamente, non lo sia già stato)».Loading…Il vademecum del Viminale equipara all’astensione anche il caso in cui, «in caso di svolgimento contemporaneo di più referendum», l’elettore «può astenersi dalla partecipazione al voto per uno o più di essi e quindi può legittimamente ritirare la scheda per alcuni referendum e rifiutarla per altri. Gli scrutatori prendono pertanto nota, sia nei riquadri stampati nel retro della pagina di copertina del registro, sia nella lista sezionale a fianco del nome dell’elettore, dei referendum cui il predetto non partecipa e per i quali non può quindi essere considerato come votante». LEGGI TUTTO
Referendum, quesito per quesito cosa cambia se vince il sì
Ascolta la versione audio dell’articoloDomenica 8 giugno e lunedì 9 giugno i cittadini italiani sono chiamati a esprimersi sui cinque referendum approvati a gennaio dalla Corte Costituzionale. Quattro – proposti dalla Cgil – riguardano il tema del lavoro, e in particolare l’abrogazione di alcune parti del Jobs Act. Un quesito, invece, è sul tema della cittadinanza, ed è stato proposto da +Europa. Se non si raggiunge il quorum (50%+1 degli aventi diritto) il referendum non è valido. Ma cosa succede se si dovesse raggiungere il quorum con una vittoria dei sì?Contratti a tutele crescenti e licenziamentiIl primo quesito (scheda verde) propone l’abrogazione delle norme del decreto attuativo del Jobs act (Dlgs 23 del 2015) che ha introdotto il contratto a tutele crescenti che, in caso di licenziamento illegittimo, ha ridotto notevolmente la possibilità di essere reintegrati nel posto di lavoro per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 nelle imprese con oltre 15 dipendenti. Il pagamento di un indennizzo sostituisce il reintegro. se vince il sì viene abrogato il Dlgs n. 23/2015 e si torna alla disciplina contenuta nella legge Fornero del 2012 che ha modificato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per i licenziamenti ingiustificati sanzionati con l’indennizzo, il limite minimo dell’articolo 18 modificato dalla legge Fornero è di 12 mensilità, più alto delle 6 mensilità del Jobs act, ma il limite massimo è più basso essendo pari a 24 mensilità contro le attuali 36 mensilità. Nei licenziamenti collettivi, se vengono violati i criteri di scelta, anche gli assunti dopo il 7 marzo del 2015 avrebbero diritto al reintegro.Loading…Licenziamenti e indennità nelle PmiIl secondo quesito referendario (scheda arancione) propone di abolire il limite massimo dell’indennizzo previsto dalla legge numero 604 del 1966, modificata dalla legge n.108/1990 per i lavoratori delle cosiddette “piccole imprese” che hanno fino a 15 dipendenti. Il referendum, eliminando il tetto massimo delle sei mensilità, permette al giudice di stabilire un’indennità superiore. Se vince il sì verrebbe meno la soglia massima di indennizzo fissata dalla legge, resterebbe solo la soglia minima di 2,5 mensilità e l’entità dell’indennizzo nelle piccole imprese sarebbe affidata al giudice che potrà, nella definizione del quantum, considerare elementi come l’anzianità di servizio, il numero di dipendenti, le dimensioni dell’impresa.Contratti a termineIl terzo referendum (scheda grigia) riguarda i contratti a termine. Nel quesito promosso dalla Cgil si chiede l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato il contratto a tempo determinato, proponendo l’introduzione di una causale specifica legale per i contratti a tempo determinato di durata inferiore ai dodici mesi. Se vincesse il “sì” l’obbligo della causale per i contratti di lavoro di durata superiore all’anno verrebbe esteso a tutti i contratti a termine, anche fino a 12 mesi. Per stipulare un contratto a termine, di qualunque durata, sarebbe necessario ricorrere all’unica causale legale prevista che è la sostituzione di lavoratori assenti, o alle previsioni dei contratti collettivi. In presenza di un picco di attività non si potrebbe assumere con contratto a termine, a meno che non sia una fattispecie prevista dal contratto collettivo. Da notare che le causali erano state abrogate per i primi 12 mesi perché avevano fatto lievitare il contenzioso.Sicurezza sul lavoroIl quarto quesito riguarda gli appalti (scheda rossa). Si chiede l’abrogazione delle norme che escludono la responsabilità solidale dell’impresa committente per il risarcimento dei danni in caso di infortuni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici. Il referendum propone l’abrogazione dell’articolo 26, comma 4 del Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro (Dlgs 81/2008). In caso di vittoria del “sì” al referendum, l’impresa committente sarebbe chiamata a rispondere in solido anche per il risarcimento dei danni in caso di infortuni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici LEGGI TUTTO